Paesaggi tripolitani

Paesaggi tripolitani Paesaggi tripolitani <Da uno dei nostri Inviati speciali) TRIPOLI, gennaio. L'oasi di Tripoli era molto popolata. Ad ogni pie sospinto Appaiono tra il" vérde piccolf casette coloniche o pid ▼aste fattorie : tra i ciuffi di palme si drizzano al cielo esili guglie di minareti ed attorno a qualche moschea si raggruppano capanne o casuocie tutte, bianche. • Tutte le località, anche meno importanti in rapporto «Ile vie di comunicazione, o ai traffici, o alla vastità e fertilità dei terreni e delle proprietà private, hanno nomi ' sonori e misteriosi, per noi che non conosciamo la lingua del paese (un àrabo molto corrotto), nomi che forse al viaggiatore farebbero, credere di «*rrar giungere per lo meno in grossi villaggi, o presso gruppi di cascinali, o in qualche centro, carovaniero. itu questa ricohffltza.dl nomi, coi quali gli indigeni indicano e distinguono quasi direi casa da casa, campo da campo, che hanno teso inganni nei prinii tempi della nostra fortunata campagna, agli italiani. Ancora ho viva nella mente l'espressione einoera di doloroso stupore che un. amico Èlio qui venuto, non potè nascondere, quante, • accompagnato in pellegrinaggio ai luoghi che il valore dei nostri soldati'aveva resi sacri ormai a fama immortale ed alla nostra ammirazione, vide che di poco si era allontanato da Tripoli e che molto di questi luoghi, che i loro nomi lasciavano supporre paesi o villaggi avanzati nel più folto dell'oasi, altro non erano che sobborghi della città o .piccolo fattorie nella campagna vicina. L'impaziente entusiasmo del nostro popolo giovane e ardito, non aveva allora ancora potuto, di lontano, rendersi conto preciso dell'enorme difficoltà, che attraverso l'oasi presentava un'avanzata: per lo fonde e tortuosissime vie che più propriamente potrebbero dirsi iost si, per l'irregolarissima divisione del terreno coltivabile, per le folto macchie e per i frequenti gruppetti di casupole che erano diventate altrettanti fortilizi. Ora che col paziente coraggio dei nostri e l'energica azione contro i ribelli,' l'oasi è completamente sgombra da ogni insidia, tutti quei luoghi che più frequentemente ricorsero nella cronistoria di questa nostra 'conquista militare, sono meta di visita per tutti gli italiani,, che già qui sono sbarcati per attivare commerci ed affari o anche per semplice turismo, e così1 i piccoli cimiteri, ove la pietà dei compagni ha raccolti i corpi degli eroi caduti. Al doveroso pellegrinaggio hanno diritto di precedenza Kirkarisch, (dove è la tomba del primo marinaio morto in questa guerra), Amnangi, Navia, Sciara-Aschrin, il Marabutto di Sidi Elmasri, la batteria Sultania, i fortini B è C e tutta la linea ideale di fortificazioni fino alla piccola oasi di Griegi e a quella più lontana di Gargareso, della quale gli alti' palmizi si raggruppano verso il mare lungo una stretta lingua di terra. In queste località rifulse il valore e l'ardire dei marinai, valore ed ardire che ora, dopo che le altre vicende guerresche che hanno permesso una esatta valutazione delle forze nemiche, appaiono sbalorditiva temerarietà. A chi entra nel porto di Tripoli, la città s'offre tutta lucente e «vivida di smaglianti colori in un incomparabile e vasto panorama, : se non profondo verso l'orizzonte, perchè la vista è limitata dai palmizi che fanno corona alla città, molte disteso lungo la spiaggia dall'estrema punta di Tagiura cho appena 6Ì delinea sul fondo del cielo che la confina col mare, all'oasi di Gargaxese che limita, dalla parte d'occidente, una lunga, cocostiera un po' brulla ed arsiccia. Kirkarisch ha un aspetto veramente e profondamente esotico per noi. Bade palme altissime sveltenti nel cielo, a! continuo soffio potente del mare che viene ad infrangersi sulla spiaggia vicina : una serie di leggere ondulazioni di sabbia sulla quale folti ciuffi di ginestre e di gaggie o grossi arbusti di ricino mettono delle chiazze intense di colori. Poi più lontani nuovi palmizi più fitti: nel fondo, la città bianca, eminente, come eretta su un alto promontorio e poi il mare infinito ed infinitamente .azzurro. Verso occidente ancora un piccolo gruppo di palme, che danno ombra .ad un bianco marabutto (tomba di un monaco) dalla caratteristica cupola tonda, e sul quale vigila una nostra sentinella: incontro al solo che tramonta, corre, e pare che vada verso l'infinito, la larga strada carovaniera, dritte, tra dune di sabbia ed attraverso un paesaggio arido ma pieno d'imponenza. E' da questa parte che il deserto avanza più verso la epiaggia, così ohe, rimontando ida Kirkaxiac un piccolo poggio di sabbia ed attraversata una piccola macchia d'ulivi, ultima propaggine dell'oasi, subito si apre il vastissimo piano della « mensola », grigio -e desolato, nel quale solò emerge come incantevole isolotto verde in un infinito lago plumbeo, la piccola oasi di Gurgi, proprietà del famigerato Lochow. Il forte B, ostenta una mole rossicciaDai suoi terrapieni, dalle sue casematte salgono e si diffondono per l'infinito piano canti dei nostri soldati, mentre 'drappelli più avanzati conducono febbrilmente a termine le opere accessorie di difesa, veri miracoli di ingegnosità e di astuzia. Ormada questa parte, e precisamente da SidMeeeri a Gurgi, che si teme l'ultimo disperato attacco dei nemici, e,su tutta questa lunga linea di trincee che fronteggia più allo scoperto il deserto si stanno, preparando ed attuando tutti i mezzi di. difesa contro ui», possibile ed improvviso assalto. Ai reticolati già esistenti, se ne sono ag giùnti dei nuovi e più intricati, e si sono ecavate profondi buche nel cui fondo stanno infissi pali acuti; ai/sono formati' poi piccoli avvallamenti di terreni, nei quali sono radunati cocci e vetri, si sono aperte nella sabbia bocche di lupo sulle quali sono distese insidiosamente foglie di palma ricoperte di sabbia. In questo lavoro i soldati del 40.o, deil'82.0- e 'deIÌ''84.o occupano le lunghe ore di attesa del nemico, che informatori hanno annunciato,in, avanzata, e per ingannare e quasi -rendere dilettevole !■ grave fatica, cantano coti quella giocondità spensierata, che ha riempito di tanto stu- poro d'ammirazione i giornalisti stranieri. Tratto tratto abbandonano il lavoro, per correre, richiamati da un improvviso allarme, allo trincee, impugnare il fucile e, col cuore -sospeso dall'emozione, ma l'occhio scintillante, spiare attraverso l'infinito piano un movimento, un segno,che annunci il sopraggiungere del nemico, per inviargli il fragoroso saluto! E nelle ore di riposo, brevi e non frequenti, i buoni soldatini hanno cura di abbellire le loro provvisòrie dimòre. Hanno creato qua e là dei graziosi giardini, con le aiuole fiorite, con i piccoli pinacoli, t>. le panchette e le sedioline verdi e magari la piccola grotta ed il ponticello. Vi hanno trapiantato delle palmo a fasci. A tre esemplari magnifici di questa elegantissima pianta, in'un giardinetto presso le trincee, i fantaccini dell'84.o hanno imposto i nomi delle principessine Iolanda, Mafalda, Giovanna. Ho visto presso una ridotta, un piccolo « chalet » grazioso e civettuolo, colle finestre guernite di tendine di carta, e il .balconcino tutto fiorito. Percórrendo la lunga e formidabile distesa delle trincee dal forte B fino all'estrèmo lembo orientale dell'oasi, per una varietà mirabile di paesaggi s'avvicendano sensazioni sèmpre nuove. Dal desolato, ma imponente panorama della « mensola » si scende nella tranquilla campagna di Sciara Aschrin e di Sciara Budrida, fra uliveti e palmizi, piccoli orti, ed agrumeti, che ora ostentano i loro frutti dorata al sole. L'oasi non è qui ancora molto folta, nè molte variata, ma pur tuttavia, di fronte all'uniforme. aspetto del deserto, essa conforta l'occhio del bel verde fulgido delle sue piante e dei suoi prati. Sciara, ohe vuol dire, strada, si potrebbe dire un prefisso comune a molti nomi di località dell'oasi: anzi esso quasi serve a segnare una intera zona attraversata appunto da una strada di campagna. La piccola Sidi precede pure eoventissimo altre denominazioni di località. Sòdi vuol dire padrone, o signore. Cosicché mentre Sciara servirebbe a delimitare una parte di territorio, la parola Sidi, accompagnata,'dalla specifica indicazione d'una località, vuole significare la proprietà privata attuale od antica di qualche ricco indigeno. »** Bumeliana ha avuto rinomanza gloriosa per noi, in molti fatti d'armi. I suoi pozzi sono diventati famosi e sono stati anche descritti o designati colla più fantastica inesattezza. In questo punto, che si trova sul limitare dell'oasi, e dove "una presa d'acqua a vapore tutto il giorno è in azione, le trincee sono saldamente rinforzate. Parve per molto tempo che questi .pozzi fossero l'obbiettivo di tutti i tentativi audaci dei nemici, i quali avrebbero continuata così la loro inveterata tradizione di guerra, di distruggere cioè ed inquinare le fonti. Ma ora ogni attacco s'infrangerebbe contro le potenti opere di difesa: che mercè il provvidissimo rifornimento, che al Molo Sparto si può ottenere ooll'acqua di Sesino, qui trasportate dalle navi cisterne, i pozzi di Bumeliana, diventati famosi come una leggenda, non hanno più quell'importanza che i turchi loro danno nei rapporti nostri. A Bumeliana, dove alcune oa6e si raggruppano quasi ; a formare un villaggio, la vegetazione è rigogliosa, e di qui l'oasi incomincia a rivelare al visitatore tutte le bei- lezze della sua: feracità, talvolta meravigliosa. Ed allora .tutta la larga zona, dove appunto la 'floridézza"dèlia coltivazione, la frequenza di casolari e cascinali, la fitte rete di strade e viottoli, le folte boscaglie resero più- facile ed accanita la difesa- degli àrabi e più penosa e pericolosa la nostra avanzata, si distende ad oriente di .Tripoli, in un continuo succedersi dei paesaggi pieni di fascini, ora vividi di luci, ora misteriosi d'ombre e di silenzi. ' ; Dalla Caserma di. cavalleria, a Messri, a Sciata Meesri, a Sidi Messii, è tutta una vicenda d'olmeti, d'agrumeti e di campi, ora abbandonati, ma che rifioriranno presto a che una più progredita agricoltura, re nderà ancora più fèrtili. Sidi Messri, guarda il deserto, sorvegliato da una lunga fila di nostri cannoni. Si susseguono le dune, come onde che vanno dolcemente l'ima dietro l'altra a lambire ' l'estremo lembo d'una sp.'aggia lontana. Sulle dune le piccole figurine nere immobili guardano verso il Ghebel lontano. Qui a Sidi Messri su un alto cartello di vedette, un'altra sentinella invigila. Qualcuno qui veglia serapre : solo sempre e per sempre, nel vicino piccolo cimitero, costrutto dalla, paziènza meravigliosa e .dall'arte ingenuamente originale dei soldati, dorme un manipolo dcroi. E Flesclhum tutto ricco di palmizi è immerso nel più profondo silenzio, dopo che i granatieri l'hanno abbandonato, lasciando dipinte le loro gloriose insegne sul frontone dèlia moschea ed i loro motti guerrieri. sabaudi scritti sulle mura. Flesclhum è un piccolo villaggio, caratteristico,, cui fanno capo alcune strade principali, tra le quali.quella che conduce ad Hehni glorioso,- che da un poggio scoperto- contempla quasi un mare di palmizi verdi, fluttuantattorno attorno, mentre in una gloria di sole biancheggia la moschea, dove eroi nostri diventarono martiri per fa crudeltà indescrivibile dei .nemici. Ma Hanura, colla bellezza dei suoi giardini, che tutto attorno la circondano d'ombre e frescure deliziose e tutta l'aria riempono dei più aromatici profumi, è forse la zona più pittoresca di tutta l'oasi. A fianco della piccola moschea, un parco, dall'impeto furibondo dell'assalto, è stato tutto sovvertito. In mezzo ad uba verde aiuola, una villetta, colle sue finestre spalancate al sole, le viti vergini che, verdi tuttora, s'arrampicano fin sui davanzali dei piccoli balconi, con la festosa gaiezza piena di luce delle sue linde camerette, pare attendere ancora ospiti felici in un sogno d'amoreMa poco lungi presso il muretto che cinge il giardino, alcuni teschi mostrano le vuote occhiaie orribilmente, e una larga teoria di croci, attorno alle, quali qualche fiore lahgue, bruscamente risvegliano dalla visione dolce e piena di poesia, per prendervi l'anima con un senso di-orrore e di dolore. *** Sidi Giaber, dai romiti silenzi, coi faggeti imponenti, coi gelsi annosi, i pratverdi, le freschi ombre, un po' melanconiche, ricorda più paesaggi delle terre nostre, mentre man mano che l'oasi ci si accosta al mare meno ricca diventa la vegetazione e meno pittoresco il paesaggio fino agli aridi promontori di Hamidiè o delU tombe dei Caramanli. Cosi Sciara Sciat che lungo la profonda via distende le piccole case, ora deserte o diroccate, la moschea di Ben Tamar, che si nasconde dietro macchie di gaggie. Amruss dai piccoli orti solatìi, che non offrono varietà di panorami e di .paesaggio, pure dimostrando, per i floridi frutteti ed i campi pingui, uua feracità notevole del suolo. Ravvicinandoci alla città, Duhra il 'villaggio ai quale è ' permesso' il ritorno aglindigeni, biancheggia su un grosso ammasso di tufi. Per le sue viuzze tortuose risalgono quasi faticosamente i rialzi del terremo, o si perdono in un'aia tutta innondata di sole o per. la campagna folta di boscaglie ; sulla soglia di qualche casetta, poverindigeni rimangono ore ed ore immobiliquasi assorti, mentre .un silenzio grave d> abbandonò, pesa su lo strano, caratteristico paese nel .quale un giorno era tutto un fervore di vita, ina anche di tradimento ai nostri danni. E a Sciara Zaniet, dove fanno capo le vie per Fleeclbun, per Henni, per Sciara Sciat t Sidi Giamer, ancora covava pochi giorni sono l'incendio di qualche casetta, nella quale si temevano nascoste armi e munizioni. Sciara Zaniet è un sobborgo di Tripoli, come lo è Sciar». Zaùia. Nelle case che formano una interrotta doppia fila di piccoli edifici, tutti del medesimo aspetto, avevano impiantato i loro telai gli operosi tessitori delle stoffe a smaglianti e vivacissimi colori colle quali s'abbigliano le donne indigene. Ma furono anche questi tes- sitorf, che nei giorni della rivolta ti' dimostrarono decisamente avversi a noi, impugnando le armi e- contrastando ai soldati nostri il passaggio all'oasi. Su ogni soglia di casa si è combattute. La lotta è stata accanita. D borgo è rimasto dopo la battaglia immerso nel più desolato abbandono^ nel silenzio che seguo, quasi pauroso, una grande distruzione. Nei vicini campi ancora tra palma e palma, fino alle tombe mussulmane, si drizzano tuttora le trincee, più simili a barricate improvvisate con ogni sorta di suppellettili, con arnesi, strumenti di mestiere, battenti d'usci, casse, carri, con ogni, oggetto e con qualsiasi mezzo che potesse offrire un riparo o far scudo al combattente. Ma ora ride la natura tutt'atterno al bel sole e tutto pare rifiorire di letizia e serenità. Sulla più alta antenna di una delle barricate, formata Colla lunga, asta di un telaio, una piccola bandiera tricolore, tutta stinte, fluttua alla brezza. E' formata da tre piccoli fazzoletti cuciti assieme. Quale storia di gloria ha la piccola bandiera? Per la spiaggia, varia d'aspetti, e qua e là dolcemente degradante al ■ mare, in altre parti scoscesa e violenta, si rientra a Tripoli. La bianca città scintilla1 ■ t,_t,j- „:„o_f-o-a -,„tt>nio ! come in una fantastica gigantesca aureola, d'oro, mentre il solo tramonta sul mare che s'ingemma meravigliosamente. CIRO. ISlfirtì butto Ivarkarisch

Persone citate: Ben Tamar, Henni, Mafalda, Navia, Sidi Elmasri