Il povero Banchio

Il povero Banchio REATI E FglIVg Il povero Banchio La dolorosa storia d'un notaro poeta (Sezione d'Accusa dl Torino). j ne, Presiedeva il uomni. FJeochi. L'aula «ra mlta di una folla di spettatoli. Allora fi matógrafo non aveva ancora fatto conci-za alle Assise, o quéste, per ogni processo dt maggiore o minor conto, rigurgitavano di un pubblico che vivamente s'interessava «le vicende dei drammi giudiziali. Il giovane avvocato, che per la prima volta aveva indossala la toga» aveva finito di perorare nell'aula, vij orante d'emozione e di commozione, s'era levato eonoro un Istigo ed intenso appiana?. Neanche 11 severo presidente s'era sentito 1»nlsno di frenare la vivace dimostrazione di plauso, tanto egli stesso era rimasto ammirato dell'arringa del giovane avvocato, esordiente. Questi aveva messo nella sua orazione il cuore e l'arte di un poeta. Allora i oratoria forense ancora si compiaceva di virtuosità artistiche, n nome del principiante avvocato, corse di bocca in bocca rapidamente. La fama pareva avere preso in collo il giovane ed ancor timido patrono. Si pronosticava per lui il più brillante avvenire. Va solo tra gii inni di gloria, pure amando sinceramente l'avvi»oatlno cosi fortunato e valente, si manteneva diffidente e sfiduciato nella rosetta cu Giovanni Ignazio Banchio; il euo maestro: l'avvocato Àbramo Lavi, nel cui ufficio aveva fatte lo sue prime anni. Questi ben conosceva fi carattere e l'indole del giovane avvocato che 6 affacciava con tanta fortuna all'arringo forense. Ne aveva apprezzato l'animo mite coinè quello d'una timida fanciulla e buono : ma ne aveva notato la incorreggibile smemoratezzo, nraquchsuqucòdgfupdtacadaploaqaadNNstcubile rifuggiva alle durezze aspre e rigide del- mLt^JS*?861 W*» ed, 9& *U sorrl- te'ghnd & à il suo facile abbandono alle fantasticherie peri inle quali ieri pareva talora vivere in sogno •[Ntentano dalla realtà della vita. Anima sensi-, 35' 'm------- . T _ _ „ -tedeva comporne e con discreta forma un so- — netto, che stendere una comparsa. Le esigenze procedurali lo soffocavano, bistratto nel modo più Iperbolico, quasi incredibile, egli dimenticava i olienti e le cause: lasciava scader termini, o si presentava intempestivamente alle i lienze. Non poteva, nella sua concezione romantica e sentimentale della vita, curarsi e soffermarsi 6ulle fatalità proce<hirali. BgU stesso, dopo Q trionfale esordio, presto si occorse che 11 suo non era stato che un foco fatuo di gloria: si convinse presto che. l'arringa forense e per la sua umidita e per lo instabilità del euo carattere, non gli poteva offrire visione al una sicura riuscita. Debbo cambiare professione, si disse. Ma, per l'illogicità fondamentale d'ogni sua determinazione, egli scelse proprio la professione nella quale maggiormente si richiedono quelle qualità e caratteristiche, delle quali il buon Banchio era proprio assolutamente privo. S'iscrisse notaio. Quando il euo maestro lo seppe, quasi presago, gli disse: — Ma sventurato, tu vuol finire in prigione. Come 11 poeta smemorato, che si svariava dietro i rondoni, poteva dedicarsi alle minuziose, diligenti pratiche tabeliioruu-i... ma che portano nella loro apparente semplicità e nel loro ordine tante serie & gravi responsabilità? Banchio, forse impressionato dall'esclamazione spontanea dea suo avvocato principale, non aperse subito studio da notaro, ma concorse al posto di segretario comunale in un paesello. Ma in questo impiego, che gli era stato procurato dalle raccomandazióni del deputato Chiapperò, la sua smemoratezza gli fece commettere i più strani errori Egli rilasciò certificato di mòrte a vivi, certificati di vita a morti, dimenticò di fare verbali o ne fece doppi, smarrì documenti o ne fece degli inutili. Insomma furono tante le sue assenze e le sue dimenticanze, che i maggiorènti del jpaese se ne lagnarono coll'on. Chiapperò. » i dQuesti, che era spirito arguto, (rispondeva, scusandosi della non buona riuscita del euo à i a l cèrlnprccfrslpplccprotetto : — Io ho sempre, detto che Banchio era un uomo d'ordino, ma non un uomo ordinato! Ma Banchio tra le cure dèi suo modesto Impiego, che egli scordava o interpretava a modo suo, continuava a poetare ed a fantasticare Vibra la nota, palpita il mio core ma i palpiti nessun li vedo o sente profumano casi, mammole iti flore capar tra l'erba si vede niente. Flebile noia messaggera, vola col più tremante suono ed a. Lei sola di tu i miei palpiti, ma vibra plano come il mio cuor quando lo son lontano l Banchio s'era aposato. Anche jier le sue nozze si narrano delle smemoratezze veramente comiche. Ma Bauchio, che è sopratutto buono, d'animo gentile, di sentimenti affettuòsi, amò la famiglia che s'era creata attorno con Intenso e tenero amoro che fece vibrale con intensità le corde della sua lira. E mentre „attendeva p «tendere procure o a redigere atti tra vivi o di morte, poiché s'era poi messo od aesercitare il notariato, eoo ripose in versi un graziosissùno Abbici pei suoi bimbi, che odo- rava. E soventi d'altronde dimenticava un do- eumento od una pratica per uno stornello od Luna quartina ch'egli raccolse poi In un volu- t i : t . __ . • j ■ , em« di versi sotto lo psendoniino di Lux. - rlllezza sempve8ingenua e buónav nella sua a -jera peritante a chiedere il documento, purché i eh" rincresceva che il collega potesse credere i che gli avesse, come si suol dire in .gergo fo- c ; carriera da notalo. Un giorno, un^ollega ha -!bisogno da lui di un documento riguardante o persona ohe era stata cliente del Banchio, -1 ma che pòi aveva scélto l'altro notalo. Questi - ^'ì^ rubato il cliente. Ma fu ras-siburato da n. ^ 0611 conosceva il povero Banchio e lo sua S. lenonienoto e .bonario trascuratezza. Il uota.ro -; Questi Vaccolse^festosameiùe^ gii fece" cordiali i garbatezze e gli rilasciò il documento, senza o per nulla ricordarsi che esso riguardava un - suo cliente, del r,uale aveva scordato la pra- i tica e perfino 11 nome - 11 buon Banchio viveva umilmente, raccolto >Uoi suoi sogni d'arte, modesto nei suoi desi- sempre intinti di un romanticismo, ino-^o si a ti B- e n a, ò trto. ri della vera vita. vuoi tu che ci facciamo la casetta nella corolla candida e gentile sorta nel prati, fra la fresca erbetta, al raggio mite del ridente aprile? In essa avremo noi sole c rugiada, dell'usignolo solitario il canta, l'ape, deposta la pungente spada, ci porterà il suo miei di tanto in tanto! il polline, gli stami ed i pistilli saremo noi, eterni innamorati. Oh bella cosa vivere tranquilli ve la corolla candida obliati! i : * •Egli aveva quasi avveralo il suo dolce so- gno. Nella sua casetta, piccola coma una co- a; rolla di flore, a San Remo, agli coltivava i d suoi affetti famigliari e le sue adozioni or- a ! colpiva cosi, terribile e travolgente. Ora, il aI tiatiche, in uu pittoresco disordine, pieno di [sentimentalità e di poesia. Lo catwtro/e lo a aa v e he une o dottor Giovanni Ignazio Buncoio trovasi de- el tenuto, come tutti i giornali hanno pubblicato, aiPflr correità in bancarotta fraudolento, e con ne sentenza in data recenttasmia, la Sezione di to ^cuba dl l01l0° «li D««»^ * ^ ">row; w soria- ~ <Ucouo 1 re inqilU.eDti - non si può accertare (.a abbia 0 non abbia iondarucnto l'accusa che gli è stata fatta. Le caubc, che hanno originato il grave prov- vedimeuto. devono ricercarsi iti una fosca tragedia famigliare, nella auale il povero Ben- caio, l'eterno trasognato, fu coinvolto, on- cora non si può dire con quale e quanto suo consapevolezza II 81 luglio 19«3, lo suocero di Banchio, poneva fine ai suoi giorni, a Mo- ^\i^^a^. Ben tosto ai seppe che la re- -, ' rtpl l1iBntìrst0 Droposito doveva ricercarsi Rione del disperato proposito doveva ricercarsi in un profóndo dissesto finanziarlo, che l'avo- va tratto a irreparabile rovina, aia come pri- voto, aio come direttore di «io Banca coope- rativa di Moretto, Alla sciagura seguirono declaratorie di fallimento anche dell'Istituto che lo suocsro dirìgeva. I correntisti della Banco, pressoché tutti modesti agricoltori, tflustìunente protwtotofio pef la perfiita dei il foro sudati peculi II morto non baita per r.. «,,.1/>nAj> JH IWHII i. to o- àipiazione" Occorre che quateuno di persóna ei risponda della catastrofe finanziaria, in cui furono travolte tante piccole fortune. li Banchio, che aveva fallito da avvocato, da notaio, dà segretario comunale, fallisce, miseramente da commerciante e banchiere, in quella impresa, in cut si era lasciato rimorchiare dalla iniziativa alacre ed audace dello suocero, senza forse ben comprendere quale c Oquanta fosse la sua responsabilità, e senza fcòrreggerst di quel continuo vaneggiamento ndella sua.volontà e dalla Bua attenzione, ohe ugià gli avevano creati tanti guai e tante disti- cfusioni. L'istruttoria per la fallita Bacca Coo- pperativa spinse le sue ricerche nella villetta vdi San Remo, dove U povero Banchio si alile-1 tava di una tranquilla e serena pace domestl-1 lca, del sorriso dei suoi bimbi, delle memorie gdel suoi afletti più cari, nel quali pareva però flavere sempre una presaga nota di tristézza, j dVarie la terra m'aprirà le broccia, prima che Morie t'abbia tócca, o mamma/ lo spero, che 'l pensier del triste dramma, ahimè, m'agghiaccia! Ma se vecchio cadente, in su la sera, quando volano in itelo i morti a squadre, ansiosi, aspettando una preghiera, a la mia madre. Volger dovrà il pentier, oh, allora il ciglio dirà, con lacrime d'amore: oh madre! Nessuno al par di te amò tuo figlio! Nessuno, oh madre! Banchio è stato arrestato. Ammanettato 5 stato tradetto a Saluzzo. Nuove sventure si accumulavano sol suo capo. Nello stesso giorno. minacciato dagli atti estcutlvL che? fatalmeii- * te, seguironnórRlsvegliato dal suo torpido so- «'gno di'fantasticherie e di irrealita, l'InfeMee Sha visto crollerà rutto in «nn illusioni cosi ,na> vira crouare rune le sue illusioni, coni in cui Io suocero si suicidava, il Banchio, a [Novara, si assumeva par quello un debito di , 35.000 lire, pel quale oggi, il disgraziato, ò 'minacciato dagli atti esicT' -te, seguiranno. Risvegliato — a e l , n a i e e jgfl forse" c^reTb*é""càpace dT leggere questa i dolorosa e sincèra biografia, senza avvedersi o tvcome egli conta in un suo sonetto: Chinata in giù la testa impensierita guatano a terra con brividi worror! li* il superbo, nell'età, /lènta. fogliame verde, che ingiallito or muor! Lacrimo la ramaglia inumidita del sudario di nebbia nel candori Forse in quei ttiste istante della vita pensa a le infanti fogliatine ancor nate, verde illusione d'un, mattino prtiuaverile al raggio più divino, cadute or gialle de l'inverno al gel! Povere piante che ora nel dolore, le guatate con tanto e immènso amore, le braccia aitando ischeletrite al elei! iDa due mesi il fianchle è in carcere: egli è quasi attonito in un dolore pieno di stupore e lacrimante di rassegnazione. Scrive dar le lunghe lettere ai suol cari nel quali parla nostalgicamente della pace della sua casetta piena di tepore e d'amore. Pensa con lacerante dolore al suol figliuoli. Lontan dagli occhi non. è mica vero Lino, che Tu mi sia lontan dal core! Colora un'alba falla dal chiarore dei tuoi capelli biondi, al mio pensiero. Colora un cielo pieno del mistero del tuoi occhioni, o Pina, e un solo amore confonde in me l'azzurro e il biondo albore,e il mio tramonto triste fa men nero! Cosi, Voi papà vostro via adducete da notte ai dolor, cari bambini, ' die le Anóoseie del cor non conoscete, ad albe di capélli biondi e fini a cieli d'occhi ingenui di quete, che segnano d'amore i suoi confini!... Eppure il povero Banchio anche in carcere continuerà a sognare, a divagare smemorato udsgcnlpmslandche e la sua. Ma se egli si riconóscesse, soffermandosi sulle sue poesie, egli forse amaramente penserebbe che gli occorreva 1 atroce ; sciagura del carcere, per rivelare al PubM*co : la sua anima poetica e sognatele^ i cui palpiti ha dovuto soffocare tra le grige cure di professioni per la quali non oro noto e ohe 1 lo condussero a imparabile e tragica rovina. L'assiste con affetto che non gli è mal mancato anche ora il suo primo patrono: 1 avvocato Àbramo Levi. n e

Luoghi citati: Novara, Saluzzo, San Remo, Torino