Manzoni inedito

Manzoni inedito Manzoni inedito L'inno per la fetta d'Ognissanti — II nonno di Luigina La trascrizione di un canto abruzzese .. Come l'autore dei "Promessi Sposi,, evita la lettura di un "copione,, Dolori familiari -L'omaggio di Lamartine. H conte Stefano Stampa, il devoto e atte-■ionatissimo figliastro e amico di Alessandro Manzoni, morendo, vecchio e cieco, ma sere-■ no e fiducioso di poter ricominciare a vive- Padrigno, lasciava al Pio Istituto pei figli della Provvidenza, un'istituzione sulla quale' aleggiano — benedicènti — gli spiriti magni di Alessandro Manzoni e di Antonio Rosmini — la sua villa di Lesa, a specchio del Vertano. Con la bella villa manzoniana che sembra custodisca nelle stanze spaziose le serene voci del Ròveretano, di Manzoni, di Gustavo Benso di Cavour e quella rumorosa di un quasi giovinetto, Ruggero Bonghi, destinato a tanta fortuna, e a tante fortune, il Pio, Istituto ereditò anche un tesoro inedito di memorie e di carte manzoniane. Sono' minute o trascrizioni di liriche, bozze di stampa, molte centinaia di lettere del Manzoni; della moglie Teresa, de' suol intimi,- di amici, di conoscenti, di ammiratori, libri, ritratti e memorie, anche della più -segreta intimità domestica, un tesoro insomma per doppia ragione prezioso all'istituto erede- e agli studiosi. Attilio De-Marchi. professore all'Accademia scientifico-letteraria di Milano e fratello dell'indimenticabile Emilio che ha, in libri ancor vivi, raccolto un po' della luce a del genio del creatore di Don Rodrigo e di Don Abbondio, .di Donna Prassede e del dottor Azzeccagarbugli, ha potuto prendere visione e fare un esame e una scelta dei cimeli manzoniani. Egli il dona ora, come, cara strenna natalizia, agli ammiratori pensosi dell'opera grande e cristiana: sono davvero — come scrive - una Inaspettata rivelazione. Nel nitido opuscolo il De-Marchi oltre a parecchie, ma non significantissime lettere del Manzoni, del Rosmini, del Tommaseo, di Massimo. D'Azeglio, sono pubblicate la lettera delia contèssa Teresa Stampa alla madre, in cui-le annuncia'li suo fidanzamento col Man- zoni vedovo di Enrichetta Blondel e una, breve lettera di Lamartine, nella quale il poeta contro cui — per l'offesa all'Italia — più che la punta della spada di Guglielmo Pepe ave,yu potuto la musa atrocemente satirica é solenne di Giuseppe Giusti, riconosceva che Manzoni non era seppellito coi morti in libreria. La breve lettera dice: • Monsleur et illustre contróre — en passant Mcr à Mllan fai desiré saluer l'homme Qui en fall la gioire. Je me proposai d'u retourjnet ce matin chez vous, mais une course tó varne m'en empechera. Becévez du moin's en .passant tous mes voeux et tous mes senti--im(nts. f 15 octobre 18M. Lamartine. Ma l'opuscolo è specialmente interessante perchè contiene le quattordici strofe integre dell'inno inedito Ognissanti e.con-esse le ottave, ancora sconosciute, a cùi: appartengono i due versi-ben'hbti citati dal Grossi in una lettera al poeta di Pescia. Attilio iDe-Marchi ha trovato queste qu'att-or-' ; diti -strofe in una trascrizione di mano del Manzoni con alcune varianti marginali e due (sole cancellature e in quattro copie- fatte' da donna Teresa. Sulla copertina. d'una di lesse si legge: «Copia scritta — Da Teresa •Borri Stampa Manzoni: Per il mio Stefano»; e su quella d'un'altra: «I v'ersi seguenti saranno tenuti da Poppino e da Giovannino, miei fratelli, saranno tenuti da loro, dico per — . . - /_ . liloro soli soli, e con grande cura che non gl • sieno presi, nè sorpresi. ■- Teresa Manzoni Borrisca-.E so^^^ U^^^t^^V^^^iiVlZ sacri: manca l'introduzione: il De Marchi credo che in essa il Manzoni avrebbe .volto un'idea più geniale, forse in forma di apostrofe, come nelle Pentecoste: l'editore os-serva che nel seguito dell'inno altre formedi santità avrebbe ricordato, oltre a quelle del Contemplatori e dei Pentiti:. Cercando col cupido sguardo, . Fra il vel della nebbia terrena. Quel sol che in sua limpida piena V'avvolge or beati lassù;. Il secol vi sdegna, e superbo Domanda guai merlo agli altari V'addusse; che giovin-gli avari Tesori di solinone .virtù. A Lui che nelVerba del campo la spiga vitale ripose. Il fl.1 di tue vesti'compose, Dèi farmaco, i succhi temprò; Che il pino inflessibile agli austri, Che dòcile il salcio alla mano. Che il larice al vermi, e l'ontano Durevole all'acque creò; A Quello domanda, o sdegnoso. Perchè sull'inospite piagge. All'alito d'aure selvagge. Fa sorgere il tremulo fior. Che spiega dinanzi a Lui solo ' la pompa del candido velo. Che spande al deserti del cielo Gli olezzi del calice, e muor. E voi che gran tempo per ciechi Rentier di lusinghe funeste ■ Correndo all'abisso, cadeste ìn grembo a un'immensa pietài E come Vumor, che nel limo Errava sotterra smanilo. Da subita véna rapito, m ■ Che al giorno la strada gii fa, Si lancia, e seguendo l'amiche Angustie con ratto gorgoglio. Si vede d'in cima allo scoglio In lucido sgorgo apparir; Sorgeste già puri, e la vetta Sorgendo, toccaste, dolenti : E torti; a magnanimi intenti nutrendo nel pianto l'ardir; Vn timido ossequio non veli Ve piaghe che il tallo v'impresse: Vn segno divino savr'esse la man, che le chiuse, lasciò. Tu sola a Lui testi ritorno Ornata del primo suo dono: Te sola più su del perdono t'Amor Che può tutto locò; + Te sola dall'angue nemico '+ Non tocca ne prima, né poi; + Dall'angue, che appena su noi + l'indegna vittoria compiè. Traendo l'oblique rivolle Bigonno e tremante, tra l'erba. Senti sulla lesta superba Il peso del puro tuo pie. I versi nella trascrizione di Donna Teresa hanno a Manco parecchie varianti di forma più ebe di sostanza; i versi della penultima strofe, legnati con quattro crocette, dovevano certo, pel proposito del poeta, che fu un terribile ed Inconteutato maneggiatore di lima, essere sosti» hii'.i da altri migliori. Sono effettivamente brutti : lk tarare, fin* U De Marchi dice un po' cascante e volgaruccia, è dura, affaticata, piena di sforzo, mentre le altre — perdonino i passatisti e gli esaltatori del verso libero — hanno e nel concettò e nel ritmo e nella forma un'lm- pronta vigorosa ed originalissima. Il De Marchi, oltre a questo lungo frammento ed alle ottave che hanno il titolo Visioni poetiche, ha trovato nel prezioso archivio due strofette « che il canonico curato Tosi di Sant'Ambrogio (poi vescovo a Pavia) ottenne che il Manzoni facesse per i suol fanciulli allievi della scuola catechistica e comunicandi •. Sono vd . bruiti anzichenò, é il Manzoni deve indulgere, dalla sua immortalità, per la tarda e forse inutile riesumazione: Vieni, o Signor, riposati, . Regna nei nostri petti ISgombra da' nostri affetti Ciò che immortai non e. Sei nostro! Ogni tua visita Prepari un nuovo ritorno, Fino a quell'auro giorno Che ci rapisca in le. Altri versi o frammenti di liriche chp non sieno già pubblicati il De Marchi non- ha tro¬ vato net manoscritti esaminati, eccetto una variante, assai notevole alla terza strofe del 5 Maggio; eccola nella prima trascrizione Lui folgorante in solio Vide il mio Genio, e tacque, Quando, con vece assidua,. Cadde, risorse e giacque Schiuso per lui dei candidi Inni U'.tesor non ha. E dalla poesia passiamo, purtroppo, alla prosa... Ùmile prosa, che dice di episodi tristi, fastidiosi e di tristezze casalinghe. Nello' lettere inedite a Donna Teresa si apprende che anche nella casa del Manzoni non. tutte le giornate trascorrevano serene, e che non. tutte le conversazioni erano filosofiche. Il pettegolezzo e li sospetto vi regnavano più nella villa di Lesa che nella quieta'casa milanese, ri fatto che la- villa verbanina èra: proprietà della famiglia Stampa e che le seconde nozze. •^■■*»»a»r«i»> « vuv ic DCVIXUUO UUiviCCi con „ u ^ u fl u produoevano ine- vltaiili 6ltuazloni dlfflPcm e' *tetlTa^hno di ^alcune lettele e 'i^ frasi plene * «C0°Fati melanconia. ^fj"! "«'». a%^*^*a*» i".a"°' Mfc maggio 1849 era co £g£ ^SuaBlif L 'Jfìf°& coi figliastri, la seguente dichiara Cara Teresa! Poiché tu desideri per tua quiete ch'io attesti che la tua cassa e i due bauli segnati del tuo nome e trasportati da Milano a lesa non contengono che roba tua; e poiché questa è la pure verità, l'attesto nel modo più esplicito e più assoluto, dichiarando cioè, in un modo egualmente assoluto, che non ammetto la possibilità che persona veruna di mia conoscenza possa mai avere il più leggero e lontano sospetto del contrario. Il tuo Alessandro Manzoni. Ma il bé Marohi, con delicato pensiero, non si inoltra su questo terreno, per quanto non mancherebbero fra le carte esaminate gli Inviti; egli è persuaso che non sta necessario, nè alla storia, nè alla scienza, Varcare, in nome'di pretest diritti di studio, certe soglie domestiche: e ha ragione: anche U Genio ha l suol pudori, e l'immortalità degli uomini grandi deve essere rispettata quanto la caducità dei piccoli mortali. Piene di grazia e di intimità sono le due lettere che il Manzoni scrisse alla moglie da Massarosa, dove era ospite di G B. Giorgini nella quale 11 buon nonno parla della sua nipotina Luisina, e un'altra da Cassolnovo (18 settembre IS85), nella quale è trascritta una ottava Iti vernacolo abruzzese. « sentita a tenuta a mente dal Leopardi *. e che faceva parte di un canto improvvisato da una gio¬ vane sposa-al funerali - di suo marito,.-ucciso dal gendarmi. Il Manzoni cosi trascrive l'ottava: Se Varrecorda, drent'allu vattone, Quando ce commenzemmo a ben volerce, fu me .dicisti: dimme sci o rione; r te vordai le spalle, e me ne iene; Or sacci, mio' dorassimo patrone. Che inzin d'allora f te volevo bene, Vience domane,. vtèmme a conzolart, ' Che la risposta te la voglio dare. E.commenta, tacitianamente: « E ditemi se, in lutti i canti popolari che abbiate letti, avete trovati otto versi, che passano stare al paragone con questi »< La lettera che il De Marchi pubblica integralmente, nella quale l'autore dei Promessi Sposi parla delia sua nipotina, ' è del 21 settembre 1852: è opportuno riprodurne-un brano, che e fresco, vivo.e buono come un canto. « luisina mi parve di rivederla, tanto la trovai quale me l'avevano descritta:, è vero chr quanto alla figura, ero aiutalo dal bel ritrattino che ci. fece vedere la tante Louise. In quanto allo spirito, è quella prontezza e grazie ila che tutti ci dicevano. Ti dirò una' risposlina che mi diede ieri. Entrava nella mia cantera,. mentre io mi lavavo il viso, e mi.disponevo a rivestirmi per il desinare. Gli dissi: « Luisina, non vieni a veder nulla di bello ». « 7o, non vengo-per il bello », rispose, « E perchè vieni? « Perchè ti voglio bene». Nelle lettere che si leggono, non senza commozione, in questo volumetto, uno del motivi più Insistenti ■ è la preoccupazione che Manzoni esprime per là salute della sua Teresa, una .preoccupazione ora ansiosa, ora tenera, ora faceta, spesso muta, a tranquillar la moglie, sempre morbosamente inquieta - e preoccupata sulla sua salute. Il lì settembre 1852 scriveva alla consorte; . «...fo sto bene, benone, benissimo, e se ti avessi a descrivere lo stato della mia salute, farei una tiritera da farmi passare per un egoista, appassionato del suo, corpaccio, a chi capitasse in mano questa lettera. Ma quel positivo, quell'accrescitivo e quel superlativo devono bastare anche a te', povera Teresa, che veramente hai per questo corpaccio la premura che un egoista può avere del suo ». La lettera ' più dolorosa e più rassegnata, rinvenuta nel carteggio di Lesa, è quella nella quale Alessandro Manzoni annuncia alla'moglie la morte'di Antonio Rosmini, il santo, l'uomo incomparabile e caro, che,' in una lettera precedente, quando il - filosofo era. già vinto'dal-male mortale, chiamava- ottimo e induigenlissimo. Dopo il transito del'Filosofo, al quale i Gesuiti e,la Corte di Roma avevano rattristato gli ultimi giorni, ' e che era spirato beatamente, dicendo: Adorare... tace re... godere; Manzoni (l.o luglio 1855) scriveva: *0 mia [cara. Teresa! questa mattina ho sentito nel Vangèlo delia Messa le parale Con. summatum "»St^"r'chV 'rispondevano tento ai terribile sentimento', che occupava il mio animcr.'^e'mi comandavano'insteme;'e'm'mimavano a riportarlo atta -sorgente-di ogni consolazione. — Ho pregato Bonghi di ripetermi un articolo che:ha mandato allo Spettatore, senza averne fatta la minuta; e parendomi una cosa perfetta, l'ho anche pregato di scrivermelo, per quanto se ne rammentava, affine di mandarlo a te. Supplisca questo, come anche la lettera di'Stefano, ai particolari, che mi sarei fatta la forza di*darti,-se fossi stato solo a scriverti, ma che saranno un soggetto di dolorose, maj preziosissime rimembranze, tra di noi. fin che Dio mi lascia quaggiù. Mercoledì,-se non nasce impedimento, saremo a Milano, Stefano e io. Ai .soliti sentimenti, che mi rendono cosi: caronti rivederti, s'aggiunge il bisogno di divider con te un tanto dolore. « Q tuo: Alessandro ». «P. S. — Quantunque Stefano t'abbia già ■scritto che il grande e sant'uomo, che piangeremo per quanto ci rimane di vita, dopo avermi data la sua benedizione, aggiunse: la mando anche a D. Teresa e a Stefano; sono certo, di-darti una suprema consolazione, col ripeterli queste sante parole». Scarsi ed incolori sono, nelle lettere pubblicate gli accenni agli avvenimenti .politici e guerreschi : la politica non commuoveva lo scrittore: il 7 giugno 1860 da'Torino, dove era venuto a prestare il giuramento di senatore, cosi scriveva al suo figliastro: ■ • Caro Stefano. » Torino, 7 giugno 1890. t. Non c'essendo il giorno del mio arrivo sedata pubblica, e essendo festa il giorno seguente, ho potuto .giurare - solamente questa mattina: E siccome, potrebbe-parere sfrano l'andarsene prima- della votazione, che sarà probabilmente domani così mi fermerò' probabilmente ftno. a lunedi. Ho dunque tempo di ricever nove della nostra povera .Teresa, e le aspetto da te. Sono solo in casa, e non vi posso quindi mandare l saluti degli Arconall eatffaeteMdnatbptfdddèivnèalccdolmmrcsttqcgdnfcmnmnszsl'il2Uldcog1sgdmdtvagafdsdslgscedat. lpsmdmpFalAd e di Blsta; ma sono di que' saluti che s'indovinano. Ti prego ài spedir l'accluso viglielto a Brvsuglio, il mia ricapito è: Casa Bora, via dell'Arcivescovado. Se aggiungi al mio riverito nome■. .Senatore,del Begno.non avrai bisognod'affrancar la'lettera. Un bacio per me a teresa, è addio. t II tuo afl.mo A. Manzoni ». * P. S: Se la votazirme fosse protratta, dovrei protrarre anch'io la partenza ». In questa letterina, anziché la commozione e l'esultanza per-' una 'nomina che fu molto apprezzata dallo' scrittore. ltalianlssirao si notano un certo scetticismo e una diffusa noia; forse il pensatore mal poteva adattarsi alle formalità e agli atteggiamenti senatoriali. Invece negli scritti che ora vedono la luce abbondano l'arguzia e l'ironia: il De Marchi esuma, tra l'altro, la brutta copia di una lettera ad un incognito che' aveva pregato U Manzoni di leggere una sua commedia per dargliene un giudizio: è un modello del genere che Roberto Bracco, Sabatino Lopez, e altri commediografi e drammaturghi perseguitati dai copióni degli scrittori in erba potrebbero far copiare' a centinaia di copie e tenerle pronte per la quotidiana spedizione i Pregiatissimo Signore, ìion so in che termini rispondere alla cortesissima lettera colla quale.Ella vuol pure far meco scusa di .cosa per la quale io Le debbo ringraziamenti. Anticiparmi la lettura di una sua commedia era dalia parte sua una degnazione e un favore: l'essermene privato è stato per me un sacrifizio.-Ma ella aveva imposto una condizione impossibile, ch'io avessi' a portare un giudizio; al che, per buona sorte mia e. d'altrui,- la mia ripugnanza è pari alla incapacità. Non ch'io non sappia a un-bisogno-lanciare anch'io risolutamente la mia sentenza,- e far l'uomo addosso Olle cose altrui; ma in voce, e con amici vecchi coi. quali ormai non debbo più aver paura di dire ciò che ' alia prima osservazione sarò obbligato di ritrattare, col quali posso farmi lecito di dare dubbu invéce di soluzioni, e di metter, in campo le idee come mi vengono, mozze e imperfette, perchè dalle repliche poi ricevano un tal quale compimento, o sieno chiarite per isproposile (sic), coi quali, insomma il mio discorso ■ può camminare '<A tentone, a balzi', a precipizio innanzi è indietro; ehè tale è il-suo andare. Or veda se questo sia modo di procedere in-iscritto, e con lei. Mi lasci ella dunque il piacere di gustare le sue composizioni in istampa, netto dall'obbligo. di. allacciarmi una giornea che non-io saprei manco mettere indosso; e diffalcando.- come è giusto, dell'eccedente buon concetto ch'Ella si degna manifestarmi di me, voglia- però mantenermi la preziosa benevolenza che v'è unità, e che, sebbene egualmente non meritata, posso pure più ragionevolmente' desiderare, E col più distinto rispetto ho l'onore di rassegnarmele. Mll.o 9 9bre 1823. Il libro, che, è ornato di parecchie illustrazioni,interessanti, tra l'altro'rivela Manzoni disegnatore : 11 disegno che riproduciamo è, nell'originale, grande al vero: è un disegno che il'.Manzoni fece, .per passatempo, la sera del 2 febbraio 1858; di chi sarà questo profiloT... Un altro. Mitizzo, ritrovato dal De Marchi nell'archi vie di'Lesa riproduce il giro ideale fatto da' Renzo-nel lazzaretto di Milano: Io scrittore cristiano e verista fia tracciato l'angosciosa odissea del contadino brianzolo in cerca, tra gft appestati,.del suo puro amore: e si vedono 1- diversi punti, di sosta: bambini... fra Cristoforo;:. - lucia... Le altre note che accompagnano il disegno indicano la destinazione del diversi locali e son fatte con le parole del mèdico'Tadino,, che. ba. narrato- la cronaca della, peste-del 1630, dalla quale il Manzoni trasse 1 dati per le pagine più tragiche e più vere, della.moderna letteratura E-facciamo punto nelle citazioni che servono a far più grande e più cara la figura del grande scrittore, che, se ritornasse quaggiù, assisterebbe all'impunito scempio cinematografico dèi suo capolavoro. Noi auguriamo ai Figli della Provvidenza, che erano i reietti della società, gli ex-ospiti delle carceri, i vagabondi del marciapiede, e che ore, per la virtù di un sacerdote entusiasta, hanno una casa e una legge, una disciplina e un'arte, 1 sensi di giustizia e di civismo che furono le caratteristiche morali dello scrittore. E polche colui che lt. Manzoni disse < suo come figlio » H ha eletti custodi di tanti documenti di grandezza, di'arguzia, di poesia a di dolore, è opportuno augurare loro di mantenersi sempre degni di tanto'onore e di un'cosi alto ufficio. . Nella casa del derelitti rlsplende una grande luce. •.a. Gp•ssssrtznnnNiltg.camlocGggnpcctdu«prumddchamroccvssaminsctipctrdsqilnlatin« tatausmsctailsatevtancdlogzqsl'«trpScssdtsmbgcr«pplfdcsPFrdPnsscggensgde Uno schizzo a matita di Alessandro Manzoni