I precedenti del Perugia

I precedenti del Perugia I precedenti del Perugia Alla ttieeveo. dei complici — Il ministro Viviani ringrazia l'ambasciatore d'Italia.(Servizio speciale della Stampa). Parigi, 14, sera. Il ministro dell'istruzione, Viviani,' si èrecato personalmente dall'ambasciatore d'I-talia on. Tittoni, a nome del Governo fran-cese, per ringraziare il Governo italianoper la premura spiegata nel ricupero della«Gioconda». Il colloquio tra il rappresen-tante dell'Italia e il Ministro è stato impron-tato alla maggiore cordialità, ^e .«...«, Il trafugatore era socialista? ,.. , . ,. ,. .„ „.,„i.„.„ Niclausse, commissario di polizia giudizia-ria-ha esaminato la corrispondenza seque-strato, presso Vincenzo Perugia. Essa è senzainteresse e in nessuna parte parla della« Gioconda ». Si sono pero trovate fra-lecarte quattro cartoline postali illustrate rap-presentanti caricature della « Gioconda » erecanti questa scritta :« Se la svigna semprela « Gioconda ». Sulla prima era scritto:al Quai dOrsay; sulla seconda: a Bruxelles;sulla terza: al Louvre; sulla quarta: a Londra. Si 6 pure trovato una tessera del Sinda-cato degli imbianchini di Francia, e unatessera della Camera del Lavoro di Milano,nonché varie carte © documenti socialisti. Niclausse continua l'inchiesta onde conoscere se il Perugia abbia avuto dei'complici a Parigi e attende il ritorno di Giuseppe, Antonio e Carlo Perugia, cugini del ladro, che si trovano attualmente a Dumenza, paese nativo di Vincenzo. La prima'condanna Vincenzo Perugia ha avuto due volte a che fare con la Polizia francese e la sua fotografia è fra quelle conservate dal servizio antropometrico. E' nel 1908 che fu arrestato per la prima volta, a Macon, nellecircostanze seguenti, che vengono narrateal « Journal », dal suo corrispondente diquella città. « All'arrivo del corriere di Parigi, l'agen-te della Polizia municipale, Moreau, leggen-do il nome del ladro della «Gioconda», siricordò immediatamente di avere arrestatoun tempo un individuo del medesimo nome,a Macon. Prese informazioni, si potè accer-tare essere appunto il ladro della « Giocon-da » che l'agente Moreau aveva arrestatonel 1908, nelle circostanze seguenti: Il 20giugno, alle 18, un uomo mal vestito, conun cappello a cencio, penetrava nella saladelle feste, attigua alia casa municipale virompeva un tubo e si metteva al lavoro perportare via altri due tubi, ma sorpreso dalsignor Pichon, portinaio del Municipio, pre-se la fuga. Avvertito da quest'ultimo, l'a-gente Moreau si pose alla ricerca dell'indi-viduo e lo raggiunse sul « quai » del Sude lo condusse' al vicino posto di Polizia, oveil Perugia disse di essere Pietro Perugia,nato a Dumenza, in Italia, figlio di Giaco-mo e Celeste Rossi, e disse di essere arri-vate a Macon nella mattinata, con il trenoproveniente da Milano. Perquisito, gli furono trovate carte, 25 franchi e 80 centesimi, sigari, sigarette, fiammiferi e cartoline illustrate oscene. « Il Perugia disse di non sapere ciò che si volesse da luì e di non ricordarsi di aver commesso il reato che gli era rimproverato. Era, infatti, molto sconvolto. « Tre giorni dopo, il Perugia comparve dinanzi al Tribunale Correzionale, per tentativo di furto, e fu condannato a ventiquattro ore di carcere. « Durante il suo interrogatorio dichiarò di aver lavorato a Parigi", come decoratore, dal 1900 al 1901, per conto di diversi appaltatori, e particolarmente dei signori Campa e Desagna. Aveva lasciato Parigi nel 1904, era andato in Italia e poi era venuto nuovamente in Francia. Si recava nuovamente a Parigi per esercitare la sua professione. Egli non aveva subito, condanne fino a quel giorno e fu per ciò che, sembrando al Tribunale che avesse agito in istato di ubbriachezza, ebbe una condanna minima. La seconda condanna « TI secondo arresto del Perugia avvenne ,11 24 gennaio 1009, in seguito ad una lite con uno dei suoi compatrioti. Egli fti condotto .aj- Commissariato della via Sant'Ambrogio, ed essendo stato trovato in possésso di una rivoltella, venne processato e condannato, P8 febbraio dello stesso anno, a 8 giorni di carcere, ed a 16 di lire.di multa, dal Tribunale Correzionale. « Il Perugia, cosa t ingoiare, aveva avuto p) [fra le mani il capolavoro di Leonardo da jvinci> m°'to tempo prima di rubarlo. Egli era stato impiegato al Louvre, non già co;me decoratore, ma come vetraio, e doveva «coprire buon numero di quadri. Vincenzo Perugia aveva lavorato infatti a Parigi, presso il signor Gobier, appaltatore dei la von di vetreria. Lo consu erava come un ot timo operaio, senza specialità ben definita, ma buono a tutti i lavori, ed è per queste ragioni che il Gohier lo cedette ad un 'suo iparente, egualmente appaltatore di vetre- ! £ie e decoratore » 1 n contabilfi d^H c sìgnor Alberto cheminade, che conosce molto bene l'ita K na datQ le seguenti inf0rmazioni al -, jounial „. „ n Perugia è rimasto al no str0'servizio tre anni e mezzo circa. Era un lavoratore zelante, ed avevamo per lui una certu considerazione. Conosceva benissimo i iavori di vetreria e fu la sua qualità in onesti iavori che lo fece scegliere per far ricoprire i quadri del Louvre, che l'Amministrazione dei Musei aveva deciso di far eseguire, in seguito agli atti vandalici, che erano stati commessi a! Louvre, ; «Durante questi tre mesi, dal novembre al gennaio degli anni 1910-911, abbiamo collocati 1600 vetri circa ai quadri più preziosi. Il vetro alla "Gioconda,, «Si gridò al vandalismo, e una campa gna di stampa pose fine ai lavori. Parecchi vetri furono così tolti da taluni quadri. E' nel 1910 che il Perugia si recò con me al Louvre, per mettere il vetro al quadro della « Gioconda ». Eravamo in quattro occupati a quel lavoro. Il signor Daury, inquadratole del Museo, il Pavard, egualmente del- i I l'Amministrazione, Perug'ia,"ed io. Non fu senza una certa emozione che compimmo I questo lavoro, giacchè le più grandi precau ! zioni ci erano state raccomandate. « Dopo aver tolto la cornice, il quadro, 1 che è dipinto su tavola di legno, apparve rugoso e guasto al rovescio. Buchi, dovuti ai tarli, lasciavano sfuggire una polvere fine, gialla, che ci diede molto da fare. Fu i il Perugia che incollò la carta dietro al 1 quadro, per impedire alla polvere di pene trarvi. Facendo ciò, potè benissimo ren dersi conto del lavoro che bisognava com ipiere per togliere il quadro dalla cornice i «L'italiano si teneva al corrente degli av I venimenti del giorno, nelle ore di riposo : leggeva i giornali italiani e francesi. Il suo carattere ci sembrò abbastanza originale: ! era selvatico, chiuso in sè, conversava po.co con i suoi compagni. Ci lasciò l'8 luglio ! 1911, per porsi in isciopero, giacchè appar teneva ad un Sindacato, e non riapparve più al laboratorio ». „ . . . , II dlStOOe del LOUVre,, *vaAm ai oAmnlioì ! crei» al WBpuu stidcptiacqs«rLqbscgR1nraARsllqmutbtvecpUn redattore del « Journal » ha avuto un ] colloquio con il custode De Papouden, che era di servizio nella sala quadrata, il giorno in cui fu commesso il furto, e che per primo constatò la scomparsa del quadro. Il brav'uomo, più di ogni altro, ha serbato dell'avvenimento un ricordo melanconico e profondo. Egli fu deferito ad un Consiglio di disciplina, per negligenza nel suo servizio. Il giornalista fece vedere a Papouden la fotografia di Vincenzo Perugia, domandandogli se lo riconoscesse. — No! — rispose il Papouden, e soggiunse che il Perugia mentisce quando dice che ha compiuto il furto senza complici. Il Papouden crede, del resto, che anche il giudice istruttore Drioux sia del medesimo parere. ImrdscaddniLigièr—Lsd