Il Cardinal Camerlengo

Il Cardinal Camerlengo Il Cardinal Camerlengo aseraeugo,aemnuti, Leone XIII spirava, dopo una lunga e solenne agonia. •• Pochi minuti prima di morire ai Cardinali di Curia a ai familiari il meraviglioso vecchio, destatosi d'improvviso dal sonno co- matoso che precede l'eterna pace( aveva det tu, alzando la mano a benedire: E' questo l'ultimo vale l Luigi Oreglia di Santo Stefano, Camerlengo ai Santa 1-ìomana Chiesa, già vecchio e stanco, senza una lagrima, freddo, un po' pallido, ma tranquillo come aveva' assistito senza dolore all'agonia del 'PaPa- al °.uale era stato sempre ostile, com Pi. nducendole al minimo possibille e di suo arbitrl0; te funebri 6 str£ne rituaiità mor- tutine senza tremare: TOre%Jia . non battè come eia suo obbligo tre volte sulla fronte 'maestosa del morto col martellino d'argento, nè lo chiamò tre volte Gioacchino, Gioacchino, Gioacchino! col nome di battesimo: recito frettolosamente il De Profundis, dopo aver detto: Il Papa è veramente morto! L'Ambasciatore di Francia, Nisard, che si trovava nella stanza prossima a quella del Papa detunto, quando vide uscire il Cardinale Oreglia, diritto e tranquillo, disse ai suoi collegni : « Questo Porporato non ha paura delia morte : è ùn piemontese : doveva, idre il soldato. Avrebbe sacrificato tutto il suo esercito senza la minima preoccupazione, pur di vincere ». Nei periodo delia sede vacante, e durante il Conclave, dalla morte cioè di Leone XIII all'assunzione al trono papale di Pio X, la figura del Cardinale piemontese s'impose — pei- l'ultima voitu — all'attenzione del mondo civile. E fu giudicata non simpatica. Nella sua .doppia qualità di Decano del Sacro Collegio e di Camerlengo' — egli ereditò questo ufficio dal Cardinale Casolini, mono nel 1865— Luigi Oreglia, di Santo Stefano regnò in Vaticano pochi giorni, ma regnò da tiranno. Tutti, dal Cardinale Mariano Rampolla al giovane Monsignor Merry del Val, avrebbero dovuto dipendere da lui: e quelli che non sopportavano per i suoi modi altezzosi, per dignità o per alterezza, erano fatti segno a sarcasmi e a ostilità evidenti. In quei giorni storici l'Oreglià si pompeggiava in una specie di signorilità decorativa e faceva da Papa provvisorio con qualche successo coreografico: amava farsi vedere di frequente e convocava, anche nelle ore più tarde della sera, i Cardinali per delle sedute nelle quali non chiedeva consigli, ma. impartiva órdini, 1 suoi intimi assicurano che l'Oreglià non avesse allora aspirazioni pontificie: è certo però che dovette più volte, negli uffici della duplice carica, pensare alla possibilità di -k^nde^e definitiva. !a_aua-situaz-ioHC preou- ria. Non lavorava però i colleghi per la sua candidatura: era troppo superbo — d'una silenziosa superbia austera — per poter chiedere e assicurarsi voti. Un giorno il Cardinale Vives y Tuto, alla vigilia della apertura del Conclave-aveva osato dire: — Eminenza, chi sarà Papa?... —. Voi, non, di certo : siete spagnuolo ; io no di certo ; sono cordialmente antipatico a tutti. Luigi Oreglia, per l'ingegno, per la vasta dottrina, per l'esperienza diplomatica fatta in lunghe residenze come Intemunzio e come Nunzio presso le Corti d'Olanda, del Belgio e del Portogallo, avrebbe potuto diventare Papa ed essere un Papa politico di alto valore. Ma alla scomparsa di Leone XIII l'allora settantacinquenne porporato era il meno papabile fra tutti i papabili. Il suo carattere angoloso, la sua intransigenza assoluta, il suo non nascosto odio alle teorie.democratiche leoniane, l'avversione per l'Italia unita,che non nascondeva neppure in quei giorni "in cui gli italiani d'ogjli partito e il Governo di Zanardelli seguivano con interesse rispettoso il libero svolgimento degli avvenimenti vaticani e il lutto della Chiesa orbata di tanto Lume, gli avevano preclusa assolutamente l'ascesa all'alto soglio. Infatti nel Conclave ii Cardinale Decano non riportò che duo voti il primo giorno: poi scese ad uno, il suo : dopo d'allora gli scrutatori non ebbero più occasione di pronunciare il suo nome. Finito il Conclave la fama e la po tenza di' Luigi Oreglia di Santo -Stefano declinarono rapidamente: anche l'intelletto subì l'insulto degli anni e degli affanni: l'irnperioso avversario di Leone XIII, l'uomo che seppe misurarsi «on Mariano Rampolla, che tenne fede alla politica di Pio IX della seconda maniera — del Papa antiunitario e del Sillabo — oJa quasi un rìseennió aveva l'intelligenza stracca e la carne inferma. La. Liberatrice non ha visitato un uomo infermo, ha distrutto un doloroso vegetante, degno di molta pietà, Il Cardinale Oreglia fu il vero tipo del Cardinal gesuita, benché non appartenente all'Ordine formidabile. Figlio di un perfetto gentiluomo piemontese e.della Contessa Teresa Gotti di Selerano, congiunta del Conte Solaro della Margarita, che fu il più tenace oppositore di Cavour, egli visse sem pre, fin dalla fanciullezza austera, assórta e studiosa, curvo sui libri di Teologia e nella intimità coi Gesuiti, presso i quali, a Torino, fu iniziato agli studi classici. Due suoi fratelli, Padre Giuseppe e Padre Fe derico appartennero alla Congregazione di Gesù ; il primo, anzi, fu dei fondatori della Civiltà Cattolica, che redasse con molta intelligenza per qualche decennio. Nominato nel 1873 Cardinale da Pio IX per i suoi meriti diplomatici e per la perfetta dedizione .alla politica temporalista, l'Ore glia prese parte attiva al Conclave- di Leone XIII: egli votò sempre, in quella oc casione, contro il Cardinale ciociaro, di una nobiltà affamata, più freddo e più disdegnoso di lui. Leone XIII, conoscitore di uomini e di energie, dimenticò o finse di dimen ticare l'opposizione del suo emulo, che chiamava <d'irreducibile allobrogo », lo creò Camerlengo e lungo gli anni del Pontificato gli affidò importanti e delicati uffici. Colto, ma d'idee fossilizzate, il 'defunto Cardinale ebbe sempre il culto d'uria Chiesa immobile, anche nelle sue forme esteriori: la resistenza accanita di essa a ogni coiÌt clusione intellettuale e sociale era per lui un dogma. Quando Leone XIII tentò di farsi amica la Repubblica francese andò sulle furie,*si recò dal Papa a dirgli chiaro e tondo che deplorava che la Sede Apostolica fosse diventata sostenitrice della dema giacobina. Nel 1902 il vecchio Cardinale giurò aperta guerra al Papa bianco e estenuato, quasi ncorporeo, che si preparava, maestosamene, a morire. Per circa sei mesi egli non prese parte a nessuna riunione cardinalizia e non si fece vivo nemmeno nei solenni ricevimenti diplomatici e nelle feste ponificie. Il suo ostentato assenteismo dalla Corte Vaticana,- della quale fu vero lustro per lo splendore del nome e per la santa purità della vita, era stato provocato da un mediocre incidente di carattere amministrativo col Cardinale Mocenni, il custode bizzarro, avaro e intelligentissimo dell'Obolo di San Pietro. L'Oreglià faceva parte della Commissione di Porporati incaricata di sorvegliare su quell'Amministrazione, che' ha i suoi uffici nei Palazzi Apostolici, lassù in alto, in fon do, alla_ mirabile Galleria didiejCarte ■geografiche. Era'una Commissióne per modo di dire, perchè j, membri dovevano firmare quanto il Mocenni aveva deciso. Un giorno il « piemontese » trovò a ridire su alcune spese e disse chejnon si dovevano fare: Mocenni e Rampolla insistettero: la questione fu posta in votazione : battuto, il ■ Cardinale Oreglia si alzò, uscì urlando alcune volgari male parole nel natio dialetto. pie-.| montese e non si fece più vedere in Vaticano, neppure in occasione delle Feste giubiar!. La stampa liberale notò quell'assenza dal grande cerimoniale in San Pietro e Leone XIII'soffri moltissimo dello scandaletto perchè l'Oreglià in quel giorno stesso si era atto vedere, in abitò di porpora, passeggiare lento e solenne presso gli acquedotti di Porta Furva. in quella prateria suburbana nella quale muore l'Urbe divina e cominia l'Agro e dalla quale si contempla, nei giorni sereni, la mirabile e armoniosa corona dei colli laziali. Leone XIII gli fece sapere dopo qualche mese che avrebbe desiderato abbracciarlo: ma il Camerlengo resistette a lungo all'afettuoso grido del morituro che stera fatto più mite e commosso: comprese alla fine, l suo dovere e rientrò in Vaticano, in berina di gala. Il colloquio col Papa durò a ungo: molto si scrisse e si pettegolò su quella pacificazione: ma non se ne seppe mai nulla. Quando uscì dalle stanze papali, salutato rispettosamente dalle guardie nobili e dagli svizzeri, l'Oreglià s'incontrò col suo emulo che l'attendeva al varco nelle Loggie di Raffaello : Mocenni era fermo nela luce di una finestra, col berretto di veluto nero in testa, alla bersagliera, con un pipone in bocca, e col prediletto gatto d'Angora tra le braccia. I due si guardarono senza parlarsi, senza chinare il capo. Rimasero nemici, .fierissimamente. Laborioso e di abitudini frugali e parsimoniose il Cardinale Oreglia, benché congiunto con ufficiali e con insigni funzionari di liberi sensi italiani, ostentò fino, all'ulimo l'avversione verso la terza Italia. Riconobbe, indirettamente l'Italia unita con Roma capitale una volta sola, ma a maincuore. Val la pena di narrare l'episodietò. L'Amministratore dei Sacri Palazzi e il comm. Puccinelli avevano fatto rilevare l'enorme e faticoso servizio fatto dai fattorini telegrafici in occasione- della morte di Leone . XIII : egli concesse allora 500 lire di mancia-a quegli umili impiegati del.» Governo, usurpatore », imponendo però che non si dicesse che erano state offerte dal Cardinale Camerlengo. Ren più eloquente è l'altro episodio, che può dirsi storico. Appena eletto Papa Pio X usciva per la prima benedizione papale al popolo attendente. Una guardia nobile, appartenente, a una delle più distinte e illustri famiglie romane, avvicinò il nuovo Papa e osò pregarlo di esaudire il voto dei popolo cristiano che,-raccolto in piazza San Pietro, invocava la benedizione apostolica dà quella Loggia dalla quale l'altro Pio s'era presentato accolto con ovazioni e con applàusi fragorosi. II mite e sereno Pastore veneto, non ancora contristato e reso-guardingo dalla politica, rispose subito che avrebbe accondisceso al desiderio di tanti buoni figli. Mentre stava per avviarsi verso la Loggia, il Camerlengo compi, come ultimo gesto della sua potestà, un atto .antiitaliano e poco senimentale: sbarrò il' passo al neo-eletto < disse :. * «Vostra Santità è libera di fare tutto quello che vuole: ma io, come Decano, sento il dovere di significarle che il Sacro Col iltttltNnIpzatvptpvemlddmssepbsrglmcvntrtPMcldpdddrlcnSnvgpqNnsdpCtncggiugbrlI .. - .... , .-.légio intende declinare ogni responsabilità per le conseguenze, forse gravi, che possono diKivare alla Chiesa da un atto come quwJo'd he la Santità Vostra sembra voglia comiere ». Pio X, commosso e incerto,-si lasciò conurre dove voleva il vecchio Cardinale di uria e benedisse dalla Loggia' interna il opolo deluso... Sulla piazza i soldati d'Ialia erano su\:Vattenti !, e Giuseppe Zanardelli, in una «botte chiusa, vigilava perchè utto procedesse con ordine. Litigioso e amante delle contese giuri-, iche il Cardinale Oreglia fece .'sempre laorare i tribunali civili, penali, ecclesiatici. Il defunto Camerlengo ebbe infatti ua memorabile causa coi sacerdote Amalfiano, un dipendente suo nell'amministraione dei beni annessi alla carica di Commendatario di San Paolo: questa causa u transatta dopo clamorosi incidenti, per utorevoli interventi pacificatori. Un'altra ausa l'ebbe col Governo italiano per la rionquista dei beni di tutte le baronie di an Paolo, tenute dal Demanio. In questa ausa in cui era patrocinato da un senatore el mal sopportato Regno, il Porporato rimase soccombente ; però, se non potè avere l possesso di $uei feudi, ricuperò le rendite i circa 50,000 lire all'anno, rendite che eroò seniore in opere di beneficenza, occulamente, con molto criterio e con strana magnifica cortesia di modi verso i benecati. Odiava il giornalismo e i giornalieti lierali e liberalizzanti: quasi prese in dipetto un suo prediletto nepote, Pio Oreglia i Santo Stefano, quando seppe che era pasato dalla redazione di un antico giornaleto papalino torinese alla condirezione di un quotidiano di tendenze liberaleggianti democristiane. Una volta,. sui primi del gennaio 1003, i giornali pubblicarono che l Cardinale era assai malato e preoccupao. Un'agenzia liberale segnalò queste noizie al Cardinale, il quale rimandò i ri*: agli del cattivo augurio con queste paroe: ce Prego il direttore dell'Agenzia di'smenire le frottole pubblicate dai giornalisti. Nessuna malattia mi dà noia: sto benone:nessuna apprensione della morte è in. me. n quanto poi a raccomandarmi l'anima, per ora, penso da me». Vennero gli acciacchi, venne la stancheza dello spirito : il Porporato, che da molti anni raramente si recava nella sua desolaa e tragica diocesi di Ostia e Velletri, dove la sua scomparsa non sarà certo molto pianta e deplorata, e che viveva inchiodao su una poltrona, ora pregava e faceva pregare per la sua salvezza eterna: era diventato un umile e: pavido vecchio tremulo e quieto; nei rari momenti di lucidezza mentale, prendeva, i.libri, d'archftolngia.-je ì'tirfo "p ti afncrlìnT d'àrté~"e" li sfogliava lentamente, in cerca della bellezza e della grazia antiche. E chiamava qualche volta, nella 'sua dimora deserta qualche congiunto, qualche prete de) suo per troppi anni dimenticato Piemonte eroico e italiano: e parlava loro di vicende politiche che sembrano remote, di lotte e di battaglie con una dignitosa mestizia, rasegnato alla sua sorte e fidente nella misericordia del SignAre. Parecchi anni fa aveva detto a persona che gli ricordava Torino, il Valentino, Cuneo, a sua Benevagienna, le Alpi : « Salutatemi quelli di lassù, i monti e il Po ». E s'era ommosso, per un istante: poi aveva ritrovato il suo sarcasmo consueto, col quale nascondeva sempre anche i buoni sentimeni che pure erano molti nel suo cuore : ce Toino ? —-disse quasi rivedendo la città lonana e trasformata. — Era la capitale del Piemonte, era la sede della Legge e della Milizia ; dopo il 1870 è diventata la fabbria dei cappelli da signora e delle caramele ; ora fabbricano anche le automobili. 0« dio l'automobile romorosa e che pute! ». Con Luigi Oreglia di Santo Stefano scompare l'ultimo dei Porporati di Pio IX e uno degli tioiriini più sìnceri, più rappresentativi della Chiesa moderna. Rimane — dei grandi Cardinali di Curia — solo e doloroso, Mariano Rampolla del Tindaro, che celebrerà e esequie del suo leale e aspro avversario, con cuora triste e venerabondo. Poi verranno le tenebre. EMIÙO ZANZI.