Una tesi di laurea nell'Africa equatoriale

Una tesi di laurea nell'Africa equatoriale STUDENTI ESPLORATORI Una tesi di laurea nell'Africa equatoriale Il risorgimento del Benadir* Un successo di cai non vi ha esempio nella stona delle Scuole Superiori e delle Università italiane e straniere è quello che hanno riportato due giovani, due studenti dell'Istituto Superiore Agrario di Perugia, Nallo Mazzocchi e Giuseppe Scassellati, i quali sono andato a preparare la loro tesi di laurea... in Somalia e nelle regioni dell'Est Africa inglese e tedesca. Della geniali ss ima iniziativa dà oggi notizia diffusa un volume riccamente illustrato pubblicato per cura del Governo della Somalia italiana. Il contenuto del volume, lo diciamo subito, è rigorosamente tecnico, per quanto esbre- pigvpzltemfslnd inamente interessante. Quello però che forma il lato più seducente della saggia avventura dei due giovani e al quale essi hanno la modestia di accennare appena, è costituito dai disagi, dalle difficoltà, dalla perseveranza che hanno dimostrato durante il lungo o fortunoso viaggio durato dieci mesi. Chi mette in rilievo la figura dei viaggiatori degni veramente di essere additati ad esempio della gioventù italiana, chi fa rilevare la severità scientifica con la quale essi raccolsero dati e materiali, eseguirono ricorolle, condussero esperimenti, attinsero notizie, rilevarono controlli in colonie stranie ire, è :M senatore Faina, presidente dell'Istituto Superiore al quale i giovani appartenevano. Dev'essere — lo si comprende dalle prime pàgine del libro — un elevatissimo e nobile ambiento, quello dell'Università Agraria perugina. All'ardita proposta degli studenti del 3.o corso, Mazzocchi e Scassellati, manifestanti ai loro professori il desiderio di recarsi a preparare la loro tesi di laurea, nella Somalia, i giovani vengono bensì inco raggiati nel loro divisamente, ma si impone loro anzitutto una paziente preparazione scientifica. L'Ufficio coloniale del Ministero degli esteri informato del progetto, prometto facilitazioni, ma non può dare concorso finanziario alcuno; il Ministero dell'Agricoltura offre un modestissimo incoraggiamento, l'Istituto darà il materiale necessario alle ricerche. Ottenuto dal Consiglio dei Professori un congedo di sei mesi, i due viaggiatori e>i imbarcano a Napoli; pieni di entusiasmo e di fede. Giunti a Massaua, hanno campo, in una breve gita all'A smara, d'apprezzare come sincera e completa sia la conquista morale della popolazione indigena e salda la devozione all'Italia, di cui i battaglioni eritrei dettero splendida prova più tardi in Libia. Da Mogadiscio, dove il governatore De Martino li munisce di informazioni e di consigli, i due studenti proseguono per Kisimayo, il porto dell'Africa Orientale inglese alla foce del Giuba, giungendovi il giorno stesso della dichiarazione di guerra dell'Italia alla Turchia. Nella Goscia sconosciuta Poco prima di attraversare il Giuba, un doloroso incidente scavalca il Marzocchi da una mal doma cavalcatura, procurandogl. gravi ferite alla testa. Trasportato a Giumbo il male andava per le lunghe, il tempo strili' geva, il medico esigeva che il Mazzocchi tornasse in Italia, ma i due amici si erano stretti ad un patto solenne di comune aiu ito... Decisero che lo Scassellati. sarebbe andato avanti per cominciare il laverò ed avrebba atteso il Mazzocchi alla prima concessione italiana; vinsero la gioventù, la tenacia, l'amicizia e il Mazzocchi appena potè reggersi in piedi, raggiunse poco dopo il compagno. La pi-ima parte del viaggio aveva per iscopo il riconoscimento della regione del Giuba. Togliamo dal diario dei viaggiatori: « Risediamo nelle varie concessioni della Goscia, a Margherita, a Elva-Ida, a Bieva, per farci unidea esatta delle condizioni economico-agrarie della regione, delle difficoltà incontrate dai concessionari, dell'indole della gente somala, delle loro coltivazioni ed allevamenti del bestiame. Progettiamo varie opere di canalizzazione e ne curiamo l'esecuzione. Impiantiamo esperimenti culturali nelle varie regioni, un piccolo osservatorio meteorologico a-j. Elvtulda, fornito d'un igromemetro sul Giuba. Passiamo varie settimane fra i più importanti affevetori di bestiame somalo, vivendo senza scorta di ascari, nelle, loro capanne, facendo importanti misurazioni sul bestiame, per - poterne desumere le differenze di razza, il valore, la precocità... » Lasciate le concessioni italiane, i viaggiatori penetrano nel cuore della Goscia, risalendo per via di terra il Giuba, centro di escursioni dell'immensa regione che si propongono di attraversare per il lungo e per il largo. Raccolgono, per via, campioni di terreni, di acque, di legname, lattici di piante, insetti, frutti spontanei e coltivati, fiori; visitano l'importante isolotto fluviale di Mombasa (italiano da non confondersi con la Mombasa oceanica), abitato da una popolazione completamente differente per razza e religione dagli indigeni delle due sponde : a Cansuma, la piccola guarnigione degli ascari italiani rende loro gli onori militari e da Gelib, dove eseguiscono prove di macellazione, i due giovani fanno una gita ad Alexandre, sulla sponda destra del Giuba a visitare gli esperimenti culturali di cotone e di caucciù, di quel residente inglese. A Geflib i due studenti organizzano la carovana per risalire sempre per via di terra il Giuba., sino alla foresta di Scionde, estremo limite della Goscia. Troviamo scritto nel loro diario: i Partenza da Gelib per Bidi a piedi, con una ventina di ascari di scorta, con sessanta portatori naa-Goscia, con un cuoco, con i nostri servi, con tre o quattro capi della regione e con molta fede e coraggio ». I due studenti sono diventati due esploratori veri e propri, la zona che essi attraversano è infetta, la malaria insidia gli uomini, la mosca tsè-tsè '1 bestiame; in compenso la sicurezza è perfetta, le accoglienze degli indigeni deferenti e premurose, la fedeltà degli ascari a tutta prova. Da principio si temeva che la guerra con la Turchia potesse^far dubitare degili ascari arabi, ma il tatto dei nostri ufficiali e le notizie della rivolta di Said Idriss nel Yemen dissipano ogni pericolo. I disagi e la fatica del lungo viaggio a piedi, poiché la tsè-tsè uccide le cavalcature, non sono lied. Soltanto l'esploratore che dispone di molti mezzi può prendersi il lusso di aver con sè muletti e cavalli, nel- la speranza che qualcuno possa sopravviviargii, i due bravi studenti non avendo quei mezzi, si assoggettano a procedere con le loro gambe, dietro i portatori, fra paludi e foreste, in un clima spossante, sotto la sferza del sole dell'equatore. Ma nulla vale a deprimere la loro fibra e far loro dubitare che non riusciranno a svolgere tutti i capitoli della loro tesi di laurea compilata sotto la tenda. A Bidi, dopo un breve riposo i giovani ritornano per via fluviale, scendendo il Giuba in daù, in piroga, fino a Gelib, stanchi, sfiniti quasi, ma dove hanno finalmente la gioia di ricevere la lorq corrispondenza dopo quasi due mesi di mancanza assoluta di notizie della patria e delle famiglie. Mazzocchi e Scassellati hanno raccolto altro materiale importantissimo per essere la zona che hanno attraversato quasi sconosciuta. Nella sosta operosa di un mese a Selib, gli studenti battono la regione dei Balli, dove l'Uebi Scebeli impaluda, lo studio lei paese e specialmente della pastorizia in digena si alterna con la caccia grossa e con a raccolta di materiale d'ogni sorta, botanico, zoologico, entomologico, eeologico, etnologico, zootecnico. Quindi da Gelib i viaggiatori tornano alla costa e a Merca. Da Merco alle falde del Kenia La seconda parie del viaggio comprende lo studio della zona fra il mare e l'Uebi Scebeli. Intanto il Governatore del Benadir, apprez" zata l'importanza di quanto andavano compiendo i due valenti giovani, seconda il loro desiderio di poter controllare le osservazioni fatte in Somalia con l'esame delle condizioni e dei risultati ottenuti nelle limitrofe colonie inglese e tedesca, ne telegrafa a Roma, e a titolo di incoraggiamento. Governatore e Ministero concedono ai giovani un concorso finanziario assai limitato ma di alto valore morale. Così i due studenti, al colmo della gioia, partono da Brava per Mombasa, ne ripartono subito per Nairobi, la capitale dell A- frica Orientale brittannica, e per Porto Florence sul Vittoria Nianza, percorrono tutta la ferrovia inglese dell'Uganda — circa HOC Km. — attraverso una meravigliosa regione tropicale, che dal mare sale oltre i 260C metri. Si succedono rapidamente visite ad aziende agrarie, dirette da inglesi, da francesi, da italiani. A Lhnmo i nostri giovani sono ospitati dai missionari della Consolata di Torino, pionieri di civiltà nelle selvagge regioni del Kikuio, intorno alla grande montagna Kenia, rivale in altezza della Ruvenzori. Le autorità inglesi donano agli studenti-esploratori sementi e talee di piante, perchè "le distribuiscano fra i concessionari italiani della Goscia. Nell'Africa orientale tedesca Tornati a Mombasa, Scassellati e Mazzoc chi si accingono a penetrare nell'Africa Orientale tedesca, partendo per Tanga, visitano le vaste aziende di agave sisalana e caucciù, guidati dall'italiano Zanetti, che da modesto lavoratore ha accumulato laggiù un'immensa fortuna. 11 tempo e i mezzi stringono. Dopo rapide escursioni nella regione, i due giovani ritornano a Mombasa e Kisimaio, dove imbarcano ben- quarantacinque grosse casse di materiale scientifico che andranno ad arricchire le collezioni della loro Scuola. Lasciato il Benadir, fanno ancora una sosta nel basso Egitto per visitarvi le più importanti aziend© agrarie, e finalmente, dopo dieci mesi di -assenza, ricalcano la soglia dell'Università Agraria perugina, accolti a braccia aperte dai professori e dai compagni, orgogliosi del loro ben meritato successo. Nè le accoglienze e gli onori si limitano all'ambiente ristretto della scuola. Il ministro Bertolini ha per gli arditi viaggiatori parole di ammirazione, il Re li intrattiene per quasi un'ora a colloquio, mostrando il più vivo interessamento alle condizioni agricole- della nostra Colonia dell'Oceano Indiano. Ritorno alla scuola Ma i viaggiatori sono tornati studenti e da studenti disciplinati e zelanti essi sanno comportarsi durante il tempo non breve che devono ancora passare neùle aule dell'Istituto, che di loro si onora Non si può "mmaginare nulla di più simpatico e di più commovente dell'intima unione spirituale che deve passare fra maestri ed allievi a vantaggio della Scuola e diciamo pure della scienza. Mentre scorrono i mesi operosi che precedono sii esami, il direttore dell'Istituto 3 i due amici decidono di fare del viaggio una relazione che costituisce- per ora l'opera più completa sul Benadir: La colonizzazione agraria della Somalia meridionale. L'opera è divisa in tre volumi, di cui il primo « Clima, terreno, e coltura, j, comprende lo studio dell'ambiente dal punto di vista agrario, è ricco di dati, notizie ed analisi dei terreni, vi sono descritte non solo lo piante spontanee ed i metodi colturali seguiti dagli indigeni, ma anche le colture in tradotte dopo l'occupazione italiana,- con la critica suggerita dall'esperienza personale e su confronti con i risultati ottenuti nello colonie limitrofe al Benadir. Il Mazzocchi viceversa si dedica al secondo volume che tratta dell'Impresa agraria pro-f priamente detta, cioè della utilizzazione ' scopo agrario delle acque del Giuba e dei l'Uebi Scebeli, che un giorno faranno deHn Somalia italiana quello che il Nilo fa dell'Egitto. Inoltre l'autore cerca di individuare i vari possibili tipi futuri di aziende agrarie, accennando alla possibile costituzione di una Società industriale agraria italo-inglese per la sistemazione idraulica dei Giuba ; logica soluzione del problema idraulico dell'hinterland italiano e britannico. Jl tfias. pi ultimo, volume dosata gbd*•ja•sirdaoa?.uMiai Scassellati, svolge il programma di una grande Impresa Zootecnica fondata sul pascolo naturale. E vi sono descrizioni vive, interessantissime dello stato attuale della pastorizia somala, che forma, come ognuno sa la ricchezza maggiore di cotesta lontana, ricca e troppo dimenticata regione. Invano noi cercheremo nella bibliografia tecnica coloniale italiana un libro più utile e pratico di quello che ci offre lo studente perugino. ■ Come la Somalia diverrà produttiva Attraverso le pagine che il Governo della Colonia ha fatto sue curandone la pub .blicazione, vi è tutta una rivelazione del modo come la Somalia potrebbe finalmente giungere ad essere produttiva. Tutti i problemi zootecnici della Somalia italiana meridionale vi sono trattati. E vi è dimostrato *ome con poche disposizioni governative, con •-apitali non ingenti, e qualche opera d'arte jpnsistente principalmente nella ricerca di acque sotterranee, auella regione anche nelle sue attuali condizioni offra largo campo ad imprese pastorali economicamente rimunerative. I cenni che diamo, bastano a dare un'idea della vastità dell'impresa alla quale si sono accinti i due piovani : non la lena mancò oro, ma il tempo, e quando si presentarono all'esame di laurea, non poterono produrre ?.he lo schema generale della loro opera e una parte del lavoro, saggio che però fu più he sufficiente per meritare ai due giovani studenti la laurea ad honorem e la profferta del Governatore De Martino perchè i manoscritti fossero, come dicemmo pubblicati dal Governo della Colonia. Senonchè l'elaborazione dei dati meteorologici e le analisi del materiale raccolto affidati per necessità di cose a laboratori pubblio! e privati hanno ritardato la pubblicazione del primo volume dello Scassettati. Il Mazzocchi a sua volta, aggregato dal Ministero dolile Colonie a far parte della Missione Agrologica in Libia non ha potuto ancora condurre a termine il secondo volume. Così accadde che il terzo volume destinato ad esser l'ultimo della serie, è stato viceversa il primo a vedere la luce a spese del bilancio della Colonia del Benadir. E bene a ragione. L'impresa pastorale è proprio il solo e vero tema di attualità per chi voglia accingersi ad impiegare capitali e opera personale in Somalia. Sino a che le acque del Giuba e dello Scebeli non irrigheranno le foreste, non potranno dare risultati corrispondenti alla naturale, alta fertilità del suolo, e l'impresa agraria dovrà restringersi o languire, mentre anche nelle condizioni attuali l'impresa zootecnica, già largamente esercitata dagli indigeni, deve a maggior ragione essere rimunerativa in mani italiane. Nota argutamente il senatore Faina che nella espansione della razza umana, il pastore ha sempre preceduto l'agricoltore. Non vi è ragione che le cose vadano diversamente in Somalia. L'impresa zootecnica, che potrebbe creare una grande ricchezza al Benadir, non ch;ede al Governo che un porto accessibile alle navi di medio tonnellaggio in tutte le stagioni' dell'anno, concessioni di terreno a pascolo che- favoriscano gli allevatori senza pregiudicare l'avvento degli agricoltori che devono col tempo sostituirli, tranquillità nella Colonia, eliminazione di ostacoli doganali ; dal Governo l'impresa zootecnica non chiedo di più. Parecchie di quelle condizioni sono al Benadir in gran parte raggiunte. Sicurezza perfetta, estensioni sterminate, popolazione rada. Unico ostacolo serio, la scarsa conoscenza dell'ambiente, sotto l'aspetto agricolo, che i libri dei due studenti italiani colmano. L'opera loro non deve essere stata compiuta invano. Noi la segnaliamo, perchè essa dissipa la diffidenza, perchè essa vuole coepe rare a indirizzare le energie italiane verso la più promettente delle nostre Colonie, perchè essa ha un valore patriottico positivo, che nessuna opera scritta in trent'anni di dominio nostro sulla lontana Colonia oceanica lia mai saputo così esattamente, semplicemente e onestamente contenere. I figli della nuova Italia sono degni dei grandi destini che l'avvenire le addita. ar. ci, Denti di elefante • Gelib (Giuba). Abbeverata di Avarbullò (Uebl Soebeii). Attili su Dromedari! con bufagho. (Fotografìa degli Ufficiali dell'Istituto Geografico Militare). ca Orientale brittannica e per Porto Floi d dtti Ttti i Bovino di razza Maoien dalla grandi oorna,