Le avventure di due giornate di marcia

Le avventure di due giornate di marcia La conquista di Zavia Hnìa Le avventure di due giornate di marcia (Dal nostro inviato speciale) MESSA, 17 ottobre, notte. La oolon.ua Latini è partita da Cirene, Como già vi Jbo comunicato in una mia lettera da Apollonia dell'altro ieri sera ; c partita il giorno 15, allo ore 6,30. Essa era |onnata del 6.o battaglione eritreo (capitano ■tadini-Tedeschi), il quale marciava in avanguardia, del 7.o battaglione eritreo (maggiore Di' Benedetto), della batteria eritrea del capitano Verdiani, dello squadrone di Savari, del capitano Bonati (plotoni dei tenenti Attanasio, Marasca e Arno). Ad essa èra aggiunto, come ho già detto, il battaglione del 26.o Fucilieri del maggiore Billia, la mezza batteria da montagna del tenente Mai nardi (mezza della 15.a batteria del capitano Bellini, famosa vi tutte le •■ioni, della 4.a Divisione speciale, dal giorno dello sbarco a Totalità ad oggi), ed una Stazione radiotelegrafica da campo, caricata tu sei autocarri, .condotta personalmente dal 'capitano Levi, del Genio, direttore dei servizi radiotelegrafici della Divisione. Con la colonna, il cui comando era affidato, come è noto, al colonnello Giulio Latini, accompagnato dal suo ajutante maggiore capitano Amari e dal capitano di Stato Maggiore Guillefc, si muoveva l'Ufficio Politico Militare, composto del direttore tenente-colonnello iVaooaaù e del tenente Zambon, i quali oon«luoevano con sè i tre notabili indigeni Moli amm ed bu Zeid, bea Zebla e Saleh el Medui, ed erano scortati dal sottotenente dei carabinieri Coro e da un manipolo di Zaptiè. Ad otto chilometri circa da Cirene, avanzando la colonna per .la strada che noi abbiamo oggi ripercorsa Verso Sidi Rafa e Zavia Beda, le pattuglie fiancheggianti la ■colonna 6ulla sua sinistra, pattuglie di Safari, furono fatte segno ad alcune fucilate per parte di qualche pastore. I Savari procedettero immediatamente alla punizione di quelli che avevano sparato, e ne sequestrarono le greggi — più di trecento capi di bestiame ovino. — Più tardi, nei pressi di Sidi Baia, sempre dalle pattuglie di Savari fiancheggianti la colonna sulla sinistra, furono avvistati in lontananza piccoli gruppi di armati, i quali, dopo poche schioppettate, fuggirono nei boschi in direzione di Talcazà. • La colonna passò quindi Sidi Rafa c Zavia Beda, trovando i luoghi deserti, e giunse \wso mezzogiorno ad Ain Belange. I Salvali in pattuglia di punta accostandosi alla Jonte di Belange ebbero ancora occasione dvriInglccprpcZmpsbtdafzdssesspsBddpfftavsdZecfrardi. scambiare poche fucilate con- qualche!Starmato ohe fuggiva, davanti alla nostra ayanzata. Dopo un'ora di sosta ad Ain Belange, fu ripresa la marcia; e la testa della colonna giunse iverso le ore 14,30 alla valle di Messa. Anche qui si ebbero poche schioppettate tra le nostre punte e alcuni fuggiaschi. Due dei beduini armati che fuggivano e sparavano, furono potuti catturare, e con essi le loro famiglie e due cammelli. Questi animali, lzvggsmrdper la cifra impressa a fuoco che portano sul ibcolo, sono stati poi riconosciuti di quelli che pochi giorni or sono furono predati dai ribelli a una nostra carovana che scendeva scarica da Cirene ad Apollonia. I due prigionieri, sorpresi mentre eparavano e in possesso di un tal bottino, saranno condotti a Cirene, e là giudicati dal Tribunale di guerra. La colonna pose i suoi accampamenti nella valle di Messa, e distaccò sulle alture sorgenti tutt'intomo, le sue piccole guardie. A notte, verso le ore 20,30, alcune schioppettate echeggiarono davanti alle piccole guardie del fronte orientale. Splendeva la luna. U.u posto di guardia di sette fanti del 26.0, comandato dal .caporale Prin-a, vide avanzarsi due individui a cavallo. Colui che precedeva, eretto sur un moltocrrnito cavallo bianco, sparava replicatamente il suo schioppo in direzione dei nostri accampamenti, quasi per provocare una nostra risposta di fucileria, e riconoscere quiudi, per mezzo di essa, la disposizione del nostro fronte. Ma l'individuo non si accorse che egli correva precisamente sur un posto di guardia: questo era abilmente dissimulato tra macerie e cespugli; e lo attendeva al varco. Quando egli fu a solo più dieci passi dalla guardia, i soldati fecero improvvisamente una scarica, simultanea. Fulminati dai proietti, uomo e cavallo si abbatterono sulle roccie, precipitarono uniti in uno stesso spasimo di morte giù per .un alto grado del mónte. Da Messa ad Anìa i II maggiore Billia, con .quella giovenile alacrità di spiriti e di mosse che gli è propria, accorse immediatamente sul luogo ove si era svolto l'episodio. L'individuo, che era staio colpito da tre proietti e che rantolava negli ultimi strazi dell'agonia (morì pochi minuti dopo) fu .poi riconosciuto dagli indigeni che accompagnavano l'Ufficio Politico Militare per certo bu Farag, capo molto influente della tribù dei Brassa, della cabila dei Gazael. L'altro cavaliere che lo accompagnava, e che essendosi avanzato più prudentemente di lui, era riuscito a scampare al nostro fuoco e a dileguare nella notte, 'doveva essere probabilmente un servo. La notte, dopo questo incidente, trascorse tranquilla. Al mattino (mattino del giorno 16, vale a dire di ieri), la colonna Latini aWe ore 6,30 mosse verso il nord, .verso Zavia Anìa. A Messa rimasero a presidio il battaglione del 26.o Fucilieri e la mejtza batteria Majnardi. Stappate I«l*H^re, che. chiudono la valle ecsms6mlAusndccmddercacbbc di Messa dalla parte settentrionale, apparve alla colonna una vastissima plaga di terreno boscoso, rotto, frastagliato, che a sbalzi irregolari successivi scendeva fino al mare. Il mare, lontano, era velato da una soitil nebbia azzurrina, nel primo splendevo del giorno. Dopo un paio di chilometri di marcia, la stazione radiotelegrafica che era caricata, come ho detto, su sei autocarri/per le difficoltà del terreno accidentatissimo, noi potè più avanzare. Fu deciso che sarebbe stata riportata a Messa, e che là si sarebbe impiantata durabilmente, mettendosi subito in comunicazione con la stazione di Cirene. Da Zavia Anìa a Messa e viceversa, le notizie, dispacci, sarebbero stati poi mandati a mezzo di pattuglie di Savari. La colo'ina procedette oltre, lentamente, per il terreno impervio, insidiosissimo. E sul suo fianco sinistro, dal folto di alcune boscaglie, echeggiarono le prime schioppettate. Il 7.o battaglione eritreo, comandato dal maggiore Di Benedetto, che marciava in avanguardia, rispose immediatamente al fuoco. Poi ad esso 6Ì unì, prendendo posizione, la batteria eritrea del capitalo Verdiani, la quale battè con una dozzina di shrapnell» alcuni gruppetti di beduini che si vedevano fuggire verso l'ovest. La resistenza nemica non durò molto. Si' ebbe ancora, riprssa la marcia, qualche episodio distaccato di schioppettate, qualche scaramuccia delle pattuglio di punta e .delle pattuglie fiancheggianti dei Savari, le quali si scontrarono con pochi beduini armati. Poi, Bncora, la batteria Verdiani ebbe occasione di sparare alcuni colpi contro dei gruppi di genie che andavano raccogliendosi nei pressi di Zavia Aula — in vista della quale fi era giunti — e che aille prime cannonate fuggirono precipitosamente. Quando, verso le 13,30 le pattuglie di punta dei Savari giunsero a Zavia Anìa, gli abitanti del luogo che non erano fuggiti, aveva.no imbandierato le loro miserabili casupole, costruite in pietra c in rossa malta di terra, intorno al più grande edificio della Zavia, di drappi bianchi, in segno di resa e di pace. Donne e bambini uscirono dalle case incontro ai nostri Savari ; e — strano fatto e nuovo della nostra conquista in Cirenaica — avevano volti e grida e modi di allegrezza. Le donne lanciavano il grido garrulo della zayruta, simile a un acuto giù' Sula5e d\*™*™°' *«?icat(> esprimere la giocondità; i bambini.si accostavano senza diffidenza, curiosi, agli uomini ed ai cavalli. E il tenente Attanasio, primo ufficiale giunto ad Aula, trovò tra gli indigeni eh gli offri ospitale un bicchiere di dal, di tè, secondo il gusto arabo acutamente profumato di timo e di menta. Anìa — ove tutta la colonna si trovò riunita e pose i suoi accampamenti poco dopo le 14 — è, mi si dice, un luogo molto bel]o> di ■ soggiorno piacevole. Vi sono pozzi e palme ed orti. La Zavia e le poche case che le si raggruppano intorno, e che costituiscono un minuscolo villaggio, non molto dissimile nell'aspetto da Apollonia, sebbene assai più piccolo e più miserabile, 60no distanti dal mare memo di mezzo chilometro. Davanti al villaggio il lido s'inarca lunato, a formare una baja, la morsa di Anìa, protetta contro i venti occidentali da un promontorio — ras el Hamama. La sottomissione dello sceicco della Zavia e II nuovo campo di Argub. Lo sceicco della Zavia era fuggito prima del nostro arrivo. Ma, quando le truppe del colonnello Latini occuparono la zavia, egli, che evidentemente si trovava nascosto non molto distante, mandò messi ad annunziare che era disposto a presentarsi e a fare atto di sottomissione. Difatto venne verso le 17 dello stesso giorno della nostra occupazione; ed ebbe subito un lungo colk^uio col Direttore dell'Ufficio Politico Militare, tenente colonnello Vaccari, il auale aveva lasciato a Messa, per le pratiche politiche tentate con qualche capo Brassa, il tenente Zambon e Mohammed bu Zeid, e insieme con ben Zebla e con Saleh el Medui aveva accompagnato la colonna Latini ad Anìa. La presentazione e l'atto di sotto missione dello sceicco di Zavia Anìa hanno un'in¬ dubbia duplice importanza. Questo sceicco è Sidi Mohammed el Aissaui, figlio di quel Sidi Ahmed el Aissaui che è sceicco della Zavia senussita di Bcngasi, profugo da Beugasi dopo la uostra occupazione, capo influentissimo nella congregazione senussita, il più influente forse dopo Sidi Ahmed el Scerif. E' improbabile che Sidi Mohammed el Aissaui si sia deciso all'atte di sottomissione senza consigliarsi con il padre : il suo atto significherebbe quindi un nuovo indirizzo, un atteggiamento d'insperato favore nei ncetri riguardi del padre. Ed egli 6teaso — pare — ha affermato al tenentecolonnello Vaccari che suo padre sarebbe ora, finalmente, ben disposto a presentarsi e a sottomettersi a noi. L'alleanza di Sidi Ahmed el Aissaui, in cui il figlio, colle si» parole e più evidentemente col suo atto, oi fa sperare, costituirebbe certo per-noi un vantaggio immenso, potrebbe significare una reale vittoria politica, e il principio della disgregazione della resistenza senussita. E' sotto questo riguardo che la sottomissione di Sidi Mohammed el Aissaui ha per noi una speciale importanza. Per 'altro riguardo, poi, è importante ancora, in quanto Sidi Mohammed el Aissaui è il primo sceicco di Zavia, dopo l'esempio, che era rimasto finora unico, di Sceik Tuati, della zavia di Tolmita, che si accosta a noi, accétta di trattare e si accorda con noi. Sidi Mohammed el Aissaui implorò dal direttore dell'Ufficio politico militare che a Zavia Anìa sia lasciato u i forte presidio militare, per tutelare la popolazione e lui stesso dalle rappresaglie che i ribelli non mancherebbero di tentare contro di loro, se lascia' ti,indifesi, ini conseguenza della loro sottomissione agli italiani. I timori dello sceicco di Zavia 'Anìa erano e sono più che legittimi, meglio che giustificati. E' ormai un fatto, noto e sicuro che un forte aucleo di ribelli, fuggiaschi di Taloazà, e di Sidi Rafa e Zavia Beda, si è venuto raccogliendo e riorganizzando a Zavia Argub, a meno di una giornata di marcia a sud-ovest di Zavia Anìa e ad ovest-sud-ovest di Messa. Di questo nucleo, che supere i cinquecento armati, fanno parte circa duecento ex-regolarizzati turchi, con tre cannoni: due di questi sono — aliarne ! — nostri, da montagna, uno presoci a Sidi Garba, cui i cannonieri nostri non riuscirono, abbandonandolo, a portare via l'otturatore ; l'altro presoci a Safsaf. Il campo e queste forze sono comanda ti da un bengasino, ex-ufficiale turco, il bimbasci Hussein Cueri. ' Si impone quindi a noi — è inutile nasconderlo — una nuova azione di guerra contro il campo e i ribelli di Zavia Argub. Ed è da augurarsi ed è da sperare che si procederà presto, con efficace ardire. H generale Vinaj ci ha dimostrato molto ben» di non conoscere debolezze od esitazioni, di sapere andare dritto allo scopo e di sapere colpire giusto e forte. Non sarà certo un condottiero di truppe intelligente e perspicace come è lui, che vorrà dare tempo ai ribelli di Argub o di aumentare e di rafforzarsi in modo da poter sostenere una più seria resistenza, o di prepararsi ancora una volta una nuova via di ritirata verso un nuovo centro di concentramento. Schioppettate di pattuglie e d'avamposti. Stamane i— 17 — il colonnello Latini ha rimandato a Messa, colle notizie deQa sua felice operazione, una pattuglia di Savari, seguita a peoa distanza dalla 3.a compagnia del 6.o battagliale eritreo, comandata dal tenente Bassiuo. Per via i Savari sono stati assaltati da alcuni beduini armati: un Savari è rimasto ferito a una gamba; ma gli assalitori sono stati respinti, e fuggendo hanno abbandonato sul terreno due dei loro mortS. Poiché gli assalitori furono riconosciuti per pastori ribelli, furono catturati i greggi ohe avevano lasciato poco distante — : circa duecento capi di bestiame. Qualche schioppettata si è avuta oggi anche a Messa, poco prima che giungessimo noi da Cirene, con il plotone dei Savari del tenente Berio. Si trattava forse di qualche pattuglia mandata dal campo dei ribelli di Argub, a riconoscere se le nostre truppe presidiavano ancora la valle di Messa. La notte, ora, è tranquilla. La luna, apparendo tra sfrangiate nuvole lattee, illumina la scena tóste e solenne della valle di Messa notturna. Nel silenzio,, echeggia assiduo, con sonorità musicale, lo scoppiettìo elettrico della stazione radiotelegrafica che parla aerea con Cirene. MARIO BASSI.