Abissinia

Abissinia Abissinia Un contributo importante -e in molt» •parti completo, allo studio dell'intima essenza dell'Impero Etiopico ci dà oggi il capitano medico Anarratone, con un magnifico e grosso volume riccamente illustrato (1). E Ferdinando Martini, il governatore ■di colonie certamente più geniale che l'Italia abbia insediato alla reggenza dei suoi possedimenti africani,. presenta al pubblico la nuova, notevole opera con una lusinghiera prefazióne, dove in poche ma lefBoaci frasi è tracciato lo scopo e' fatto risaltare il valore del libro. L'AbÒEsinia d'oggi, se non molto diversa, non è pur tuttavia quella del Bruce e dell'Abbadie, e neanche quella del Massaia: dela penetrazione europea vi si scorgono, e siano pur lievi, le traccie. Menelik, monarca savio, men irozzo, più umano e più avveduto dei prossimi predecessori, di mentalità superiore d'assai alla comune negli uomini della sua razza^ ebbe intuiti felici, desiderò incamminare l'impero sulla via dell'incivilimento e' capì che il suo «paese non avrebbe zn<ad progredito di un passo ee non lo soxreg- gesso nel cammino l'esperienza di popoli malestri di civiltà. Molto avrebbe voluto, poco potè, impedito nell'opera da* femminee ignoranze e superbie ataviche ch'ei non si risolse a combattere e vincere; sì che fra le. debolezze dell'uomo, spesso i propositi del principe si smarrirono. Che avverrà ora dopo di lui? Succede ramno, alla lunga pace, inconsueta nell'Abiasmia nuove guerre intestine? E l'unità dell'Impero durerà ancora? E sino a quando i Galla, tollereranno in affaticata miseria, le inenarrabili sevizie della razza dominatrice? Gravi problemi dei quali Jasu, il giovaBiasimo imperatore ohe non ha nè l'autorità né l'assennatezza dell'alvo, prepara, forse prossima, la soluzione. Poiché quei problemi interessano l'Europa tutta, ma l'Italia segnatamente, bene è che nel considerarli fin d'ora ci soccorra lucidamente esposta la nozione degli ordinamenti politici ed economici dell'Abissinia,1 dei suoi traffici presenti o possibili, delle sue (varietà etniche, delle sue credenze reii- : gioee, di quanto per ultimo i nostri agenti vi adoperano. Tutto ciò il libro del capitano Amarratone insegna Tendendolo quindi degno di fortuna. L'autore ha dimorato lungamente nell'Abissmia settentrionale, e certo nessuno come lui ha lasciato negli etiopi grandi e piccoli uin tretaggio così vivace o sincero e generale di simpatie. Altri che come lui, hanno rappresentato l'Italia alle corti dei grandissimi capi etiopioi, saranno forse stati più temuti o più rispettati o avranno approdato a dei risultati politicamente più pratici od utili ma nessuno è stato in questi ultimi tempi più popolare in Abissinia del capitano Anarratone. Il suo oarattere gioviale, la singolarissima dote di ispirare una fiducia illimitata, il franco sorriso che egli portava nelle au stero rocche feudali della tetra acblgqdcAbissinia medioevale, la sua abilità di yac/n^ói medico miracoloso lo avevano reso così ac-'cotto che la sua amicizia costituì per chi scrive, il passaporto più efficace per essere accolto con la più larea e eincera^spitalitàin ogni terra che la rapidissima carovana del medico italiano aveva attraversato. Poi--bè il dottore Anarratone è stato essenzial- mente un infaticabile percorritore delle zone centrali etiopiche. Invece del poderoso ed prgMiico lavoro col quale si presenta ora al giudizio del pub- blico, il capitano Amarratone avrebbe potuto darci la più deliziosa raccolta di impressioni personali, di vita vissuta in intima comu- j 'E vo-.'.il) Cablo Anarbatone — in Abissinia ghera, editore. nione con la irrequieta anima etiope meazo mistica e mezzo causidici, rovente di ambizioni non mai dome, agitata senza tregua da propositi di grandezza e di miseria. Ma questa parte, la parte vorremmo dire umana manca nel libro e benché sia una manchevolezza certamente voluta, risalta a ohi ha conosciuto l'opera altamente civile, umanitaria e italiana; del capitano Anarratone in Etiopia. Egli reggeva, ricordo, l'Agenzia oomV merciale italiana in Dessie, capitale del dominio di Ras Micael, padre del nuovo im-, paratore, nell'interessantissimo periodo corso fra la scomparsa effettiva di Menelik, il tentativo di Taitù di usurpare il potere imperiale e la lotta fra l'imperatrice e la Reggenza per rassodare la posizione dell'erede legittimo del Negus. Il centro dell'intrigo etiopico anziché ad Addis Abeba era precisamente a Dessie, sede di ras Micael, che situato com'era a cavallo fra lo Qcioa ed il Tigre, fra i sostenitori cioè di Jasu e i fautori di Taitù, riusciva con l'imponente forza militare di cui poteva disporre (quasi 60 mila uomini) ad essére il vero arbitro della situazione. Di frequente Micael ricorreva al consiglio del capitano Anarratone e di frequente l'accorto nostro rappresentante seppe far prevalere le sue vedute che erano naturalmente quelle dell'Italia. D'improvviso, allo scoppiare di una di quelle feroci contese fra le forze dei capi settentrionali ribelli e quelle faticosamente rteà spedato dallo Scioa a soccorrere il prestigi della volontà imperiale, l'Abissmaa del nord si incendiava, battaglie sanguinose copriva- no gli alti pascoli nebbiosi di Quorem di cadaveri e Anarratone partiva rapido con i 'suoi-muletti carichi di medicinali, di ferri e di bende, cavalcava instancabile notte e giorno per settimane intere superando diali- velk fantastici, passando dalle temperature tortridte dei quella, delle valli, ai geli dei colli al disopra dei 3000 metri, per giungere ancora in tempo soccorritore, e salvatore di centinaia di vite umane... Ma per accennare a quello che l'infatica- bile, coraggioso autore del nuovo libro sul- l'Abissinia, ha compiuto in Etiopia, biso- gnerebbe sorivere un altro libro, poiché quello che abbiamo dinanzi non fa parola di quell'opera paziente, continua, cotidia.na che iniziata poco dopo la battaglia di Adua, (episodio che nei rispetti del nostro pre- stigio in Etiopia è. stato molto meno letale di quanto in Italia si possa ritenere) ha ri- P°rfcato 11 nostro paese ad un grado di in- "«enza nella politica interna etiopica che nè la Francia e neppure l'Inghilterra forse vi posseggono. Di cotesta opera il capitano Anatratone *è stato .con il Conte Colli di posseggono. ,Di cotesta opera il capitano Felizzano' nostr0 abilÌ£SÌmo rappresentante al'la 00146 di Addis Abeba 6 di altri bene-; meriti °°me P- Martini, Salvago-Raggi, Ta-!^11^ Marazzani, Odorizzi, parte im-|portante. Grazie a loro il Tigre oggi vive e respira dalla nostra Colonia Eritrea e il fatale distacco di quella magnifica provincia dal lontano Scìoa è avvenuto di fatto. Interessantissime sono le osservazioni che l'autore fa sulla condizione psichico-morale dell'Abissino che si direbbe plasmato sulla natura che lo circonda: la religiosità ed il libertinaggio; l'ospitalità e la ferocia sino all'evirazione; la vernice di civiltà con la sua rigorosa etichetta che vige nelle Corti dei grandi capi e la schiavitù; le eccessive intemperanze nei pasti ed i lunghi digiuni sopportati con rassegnazione, l'ambizione sfrenata per gli onori e l'adattamento quieto al nulla; l'attaccamento alla vita e il disprezzo pel pericolo; il coraggio temerario e la vigliaccheria; la superbia, l'orgoglio e il servilismo, l'umiltà più abbietta, strisciante fino al bacio del piede ed alla pietra al collo; il poco conto nel quale è tenuta la donna e la soggezione ad essa sino a battersi per lei nei tornei sanguinosi e cor.ee derle il governo di gwovincie ; il lusso di vesti di seta trapunto d'oro e l'usanza di usare i più luridi stracci nei. lutti; il sudi- ciume abituai» del corpo ed i frequenti lavacri delie mani e dei piedi ; la prodi galità e la grettezza che giunge da parte an che di grandi capi al punto di spogliare i j viaggiatori bianchi dei loro indumenti per- 'somali; la gentilezza della donna in certi casi .veramerite raffinata e signorile e la bar-'bara costumanza vigente tuttora in asWunf,' r regioni di mettersi al collo in certa feste i stn. - • ...... ... .... "trofei genitali dei vinti; l'ohmpica serenità ](e 1 irruenza felina che esplode terribile nel- alira; le costumanze mosaiche come la cur-i concisione innestate sulla più rigida forma u dei riti ctU^aL Tutto ciò costituisce un quadro a tinte f dissonanti, degno di prc.fonda osservazione. Ma dove VfJ/aban 9Ì giuIjgendo a c profondità di osservazioni originali è nello fe ^budio -M ,{em>metnt0 dell'Etiopia unico Io cristiano dell'Africa, che ha saputo t mantenere per millenni la sua autonomia, o ^ sua r6Hgionej la sua foirma di govemo p La terbida massa bèrte de, ]o aW_ ao ntìn sorretta. ^ dalla iofza degli scambi e del,e reI,azioni che costitui. mezzi M& trasmisskme dei pensieri, dei sentimenti, delle idee civili, rimase cristallizzata in forme che ricor damo un millennio addietro, Una parte notevole del libro poi è dedi Cata alla scienza, alla pittura e alla lette ratura etiopica di cui l'autore ci fornisce saggi originali e non privi di grazia. Ma l'abissino è un popolo materialista, ha il sentimento esaurito e logoro, solo la lirica amorosa ha una nota di vibrata sensualità che commuove e riscalda e trae spesso le similitùdini dalla bellezza della natura. Della storia non sono coltivate in alcuni conventi che le successioni dei grandi capi e le origini delle famiglie. 'L'a medicina*^' superstizione ed empirismo, la matematica, quasi un mito, l'astronomia banale deduzione infantile senza studio di fenomeni. Accennato alle cinque classi nelle quali la popolazione etiopica si divide: dignitar dello stato, clero, .possidenti e mercanti, con tadini, schiavi, poveri, ammalati' e prigionieri, l'autore nota argutamente che per la società abissina si potrebbe dire col Talleyrand, che è divisa in due classi, tosatori e tosati; cioè capi prepotenti ed insolenti e plebe servile e misera. La violenza e vi do- minio fanno legge im Eriopia. Sotto una veste di finta cavalleria, di eroismi., di ma- gnanimità, si annidano istinti semi seJvag- gi e sfrenati. Dell'abissino si può _ dire con Zarathustra: i Tro me!amori'osi rieilo sp:'ri- to io vi narro. Connesso divenne un cammello e di cammello leone e di Jeoue fanciullo, Cammelli raramente, leoni vorrebbero essere, fanciulli sempre ». Gli ordinamenti militari e abissini hanno subito con i moderai fucili - 6 con l'offesa a distanza cangiamenti note- - v.oIi' C°SÌ 1 capi Doa vesto,no Piu in combat- è timent° 5 vistosi indumenti di guerra. Ogni i cfP° '^portante, ogni ufficiale si regola da o 9® durante l'azione, avendo molta iniziativa, i ^n eser°ito etiopico che si sposta rimane o e pero sempre 1 inconcepibile conglomerato di -; ma^cianti dove appena un quarto sono sol- -!c -|Della nuova Corte di Addis Abeba il libro I del capitano Anarratone benché ci dia ragguagli già noti, dà una dipintura che in alcune parti potrebbe prestarsi alla contestazione. Così egli classifica il nuovo imperatore Jasu o Giosuè come giovane di qualità intellettuali mediocri, mentre egli ha dimostrato, malgrado la giovanissima età, doti non comuni di energia in occasione del non "VU LUJimui IV* ili wwwwuw w-l nuli ](mUnodi ,ribellion« di Ras Abate avv(amto ne]k, iMe ebeesa . , .... ... ., Ripreso da Addis Abeba il cammino verso il nord, il capitano Anarratone attraversa il Goggiam e a Gondar è ricevuto da ras Ailù, suo governatore. Ras Ailù è l'ultimo di quei tre figli del Negus Tacleimanot che fu sospettato di eccessiva simpatia verso di noi e che contribuì efficacemente alla liberazione del compianto capitano Cecchi. Il ras ricevette assai gentilmente il rappresentante dell'Italia, dolendosi che il commercia del suo paese languisse verso il sud e l'ovest e fosse poco attivo verso il nord, sulle vie che portano alla nostra Colonia. Avendogli il dottor Anarratane detto di aver provato una triste impressione nel vederi il suo ,paese così ricco di acque, di molte e buone terre, tanto spopolato e povero e nell'avere inteso dire da alcuni suoi rsudditi essere la fortuna del Goggiam morta assieme col .negus Tacleimanot, il Ras asumendo una posa piena di dignità, quasi orgogliosa, disse: «t Con me il mio paese sarà ancora più fortunato e ricco, nulla sino ad ora è mutato dalla morte di mio padre, egli è stato in corrispondenza epistolare co] vostro re Umberto che si è mostrato con lui tanto gentile ». Soggiunse che la Colonia Eritrea ed il Goggiam hanno ora degli interessi perchè ora molte delle migliori braccia si recano in Eritrea a compiere faticosi lavori, assicurandosi poi con i loro risparmi un agiato avvenire, * * Ma di una infinità di altre cose tratta an¬ cora il nuovo libro suIl'Àbissinia. Il suo di- fetto 56 ^leito si Puo chiamare è forse quel Io di ***** 6tato pubblicato un poco in ri tardt> e dì ritrarre più specialmente una orisi che l'Abissinia ha già superato. Il ca pitano Anarratone infatti è tornato dall'E tiopia, se ben ricordiamo, nell'estate de 1910 e da allora un fatto nuovo impor- tante è intervenuto nele relazioni fra uri e l'Etiopia. Questo fatto è dato dalla guern libica e dalla intensa partecipazione alla can-pagna fatta dalle truppe eritree che .pe ia grande maggioranza, come tutti sanno, sono truppe tignine, cioè formate da cori- tingenti venuti sotto la nostra bandiera da territori di là del March, il torrente che se gna il iconfine fra i nostri possedimenti ■ l'Etriopia. Data la mole del libro e la sua impor tanza, noi speravamo che ,1'agile mente" del l'autore avrebbe intuito l'importanza de! l'argomento e avrebbe portato il contribuì dèlia sua parola autorevole sul (complessa problema del reservnir d'uomini che l'Abis sima ci ha offerto e ci potrebbe offrire .nello nostre conquiste coloniali presenti ed avve I Ar. CI. I grandi bicchieri privilegio del valorosi net bancìieltl Guardiano legato col detenuto o l'accusato coll'accusatore La tomba del maggiore Toselll ad Amba Alagi Gran, dama abissina: Uotzerò Amarecc Monumento alla batterla siciliana e tomba ìlasotto

Persone citate: Abis, Cammelli, Cecchi, Conte Colli, Ferdinando Martini, Marazzani, March, Negus, Negus Tacleimanot