Frati e monache sospetti

Frati e monache sospetti Il problema degli italiani in Austria Frati e monache sospetti (Inchiesta del nostro inviato speciale) TRIESTE, ottobre. .. n. «,„«„_.,,. _„„„_- ,-_„„„ Dl° dl battaglia, sempre iroso, più fatto per colpire e distruggere che per perdonare e creare. Con questo Dio, che i nuovi uomini . _ , , . ... ,, hanno plasmato a loro somiglianza, gli slavi del sud sussidiano possentemente la C'è un Dio degli slavi, battezzati dalla Chiesa cattolica, che non è più quello degli taliani. Ha cipiglio fiero, cuore aspro, con poca pietà e molto livore: milita nei partiti, vive di cose terrene, chiude la sua universalità nella grammatica slava e fa distinzione, per la sua misericordia, fra quelli che dicono Trieste e Zara e quelli che traducono Trst e Zadar: sembra, come un nastri parlano e agiscono come degli apo gtoli di crociata. Proprio qualche giorno fa ,, vp,__vn rti Tpipqt- p r morii stri i rhe * 11 vescovo ai meste e i.appaistna, cne e uno sloveno, monsignor Karlin, in una.vi ^ canonica, lui parlato a Segna pubbli , ■ : . , . . .... 5 ■.,«3. samente, fra i preti, dei suoi ideali, ha detlo che essi sono tutti per una unióne fra gll sIov6ni e -L croati ed ha promesso di de°. . ... ,. , r .. clicare ad essi tutta la sua opera di vescovo slavo. Trieste e Capodistria sono città ita ,ja)le d h f rattroi dei preti Italia ... , » 4 ni. Monsignor Karun non ci ha pensato: più che vicario di Dio ha voluto dichiararsi . ■ . . . . . dimoatrato aih. vicario aegii siavi^ £, io na aimostrato già in passato. Ce a Trieste un minuscolo partit0 clericale di preti italiani, che ha una Banca, un'associazione, un oratorio salesiano: è devoto alle autorità, docile e moderato, nemico del liberalismo italiano, ma si sente italiano pur esso e erede di poter difendere i diritti naturati della sua na- 11 vescovo «u ha ^P08*la sione di un suo piccolo giornale innocuo, Dunque.: guerra agli italiani, anche nella chiesa, quando ci sono preti slavi Il movimento si è già propagato da molto tempo, per tutte le Provincie italiane dell'Austria. Prima dell'amore. di Dio c'è l'odio della nazione Roma lo ha forse inconsciamente favorito. Una riforma del 1831, nella sistemazione delle diocesi, ha portato improvvisamente una massa slava nei vescovati italiani. Con essa la diocesi di Trie- ^é'viene unita a" qùèlla'di càpodistrÌà"e . , „™4,.,,« „. '„„«„■ ,,„, " ^tenfe. ^Buratamentefino ai confini del- la-cqntea-di Pismo e di Fiume, spingendosi nelle zone interne slave dell'Istria: Vurcidincesi di Gorizia riunisce quelle di Veglia — prima appartenuta alla Dalmazia — e di Lubiana, il gran centro generatore sloveno: Parenzo si fonde con Pola. Così pure Fiume italiana è stata annessa a Segna croata. Con un tale artificio di confini si è messa una lontana massa slava a canto a quella italiana, le si è data la maggioranza numerica, si è snaturato il principio nazionale del paese, si è creato il diritto agli slavi di averne il dominio assoluto e di occupare ì posti del potere locali. E' interessante osservare che, con gli stessi sistemi della chiesa, più tardi i Governi di Vienna hanno tentato, in Istria e in Dalmazia, di brilla, con il denaro dei triestini fonda un seminario croato e impone in altre chiese funzioni slave : Glavina è Sterck perpetuano i sistemi: il tedesco Nagl arresta un attimo il movimento: ma il suo successore sloveno Karlin lo riprende con amore e prudenza^ ' Chiesa slava, in queste provinole dell'Au- stria, significa così solo: politica slava. E' uno dei fenomeni meno conosciuti, che de vono essere seguiti con molta attenzione, an che in Italia, per le sue ultime finalità. Da per tutto, fra i sud slavi, i preti sono com-, parsi come ardenti pionieri di nazionalismo. Nei piccoli.e nei grandi posti. I parroci croa-j ti di campagna, in Dalmazia, sono stati i Primi a parlare d'una patria ai contadini, ai ucllunticvreqlarPtsslshlfdistruggere i collegi elettorali italiani. In-1ftanto dal 1831 fino ad oggi la diocesi di ì fiTrieste è stata quasi sempre in mano dijfiprelati slavi e non ha mai più visto dei ve- j ascovi italiani. Dopo Raunicher, monsignor Legat comincia a introdurre funzioni slave nel Duomo di San Giusto, il successore Do- pt insegnar loro ad avere fede in una bandiera : li hanno organizzati e più tardi li hanno guidati a votare, in compagnie serrate, mar ciando alla testa, con il bastone, come ma-.J rescialli della vecchia guardia. Sopra di essi- i vescovi croati hanno pensato, tra i primi, I ad un programma di solidarietà nazionale i e politica. E' il vescovo di Zagabria, Vrho- [vuc, che, già nel 1805, quando comincia in Ungheria il movimento di magiarizzazione, invita i croati a domandare l'introduzione della lingua illyrica negli uffici pubblici.del la Croazia: ed è più tardi il vescovo di Dja kovo, Strossmayer, quegli che Marco Min ghetti metteva a canto a Bismark, che inizia veramente la rinascenza della nazione croata in Croazia. Queste sono state agitazioni simpatiche, fiere, che, nella fervida vita na zionale slava, ci ricordano i movimenti in telletuali italiani, partiti dalla pace dei ohiO: stri per rinnovare le buone lettere e le arti del pensiero. Ma oggi le battaglie dei preti slavi non specchiano più nulla della loro lu ce e della loro nobiltà. Son divenute baruffe di piazza: han qualche cosa di cosi ostenta- temente barbaro e fanatico, di così violen- temente'settario che'vi.fan pensare, senza esageraztone.'ad un mercato della religione, alle manovre di una congrega di terroristi; Si direbbe che il meraviglioso patriottismo, che muove oggi gli slavi del sud, non possa soddisfarsi se non in un disprezzo atroce di tutto ciò che è italiano. I I vescovi hanno portnto nella loro chiesa la ideologia, i sistemi della loro nazione. Se gli sloveni, i croati danno la caccia ngli uff!-' 'ci pubblici o vogliono occupare tutti I posti er e ni ,, li a a i n le n oa * e ii. ta eo aa: si h. à ra eoa er a- o, a to lon1, o ee- "e , l- si ia di ere a si o nali csmi a di n e o o no ' u- E' enDa m-,il carattere, lo alimenta del suo spirito soloj o. Ciò che >è il seminario sono i suoi discepoli^ a-j E il seminario slave delle Provincie adriàJ i fiche è prima di tutto una scuola di agita-I ai zione:' si direbbe che abbia il solo-compito dr ufficiali per avelie;.una burocrazia slava e* con essa, lo strumento del Governo nello loro mani, i prelati che hanno il potere dèi* la Chiesa, lavorano per creare e ingigantirà un clero slavo, propagarlo, come una sentinella della nazione, per tutti i paesi, penetrare con esso nelle coscienze e vincerle con il timore di Dio. E una efficacissima politi^ ca delle anime, del sentimento religioso, eh» si accompagna henc a quello delle;scuole del Governi. Ha qualche cosa di fluido, suggestivo, penetrante: e in ciò è il suo pericoloIl contadino può resistere ad un agente gali tonato, che gli rappresenta il Governo ei vuol violentare la sua coscienza: non sa ribellarsi all'uomo che gli rappresenta Di» e gli parla della sua infinita volontà. Gli slavi hanno perfettamente compre!» questa fatalità e organizzano l'esercito del loro preti, come una legione di. volontari, d'armi. Nella diocesi di Trieste, fra 290 preJ ti, ce nesono già 190 sloveni Sono penetrati ancora poco in città, dove non se ne con«j tano più di 20 su 70: ma hanno, già quasi tutti i contadini nelle loro mani. So intanto! che monsignor Karlin, il quale usa viver»' assai silenzioso ma mantiene una vivace corrispondenza con gli agitatori eicapi-parJ tito sloveni,, ha già manifestato il suo proi posito di introdurre a poco a poco dei. prò-' ti sloveni nelle stesse parocchie di TriesteJ Si va all'assalto delle sacrestie e delle preJ bende come alla conquista di una divisa di agente di polizia o di fattorino postale. GIS italiani stanno già naturalmente indietro ini questa gara. Sopratutto a Trieste non mostrano molta vocazione religiosa. Hanno l'aJ nima italiana delle città d'Italia: senza diJ sprezzo di Dio, ma senza fervore : una-' blanda indifferenza ohe fa di Trieste una cittài quasi senza campanili, senza chiese. Prefe-j riscono alla preghiera la vita libera del la^ voro, più febbrile e produttiva. I figli de3 contadini slavi si trovano invece meglio ivi seminario : vi hanno una carriera già bUo-' na per i loro bisogni inferiori. E i vescovt aiutano in ogni modo questo movimento:! riempiono i vuoti che si fanno a -Trieste, ai Parenzo, a Veglia con preti siavj.: >e poi tentano di importare nuove schiere.di monaJ ci, per far numero. Un convento di PisinóJ un, tempo italiano, è ora tutto iètòv.eno: -D prèti di Daila, in Istria, prima italiani, sOnoi già anch'essi slavi? In un convento di minòi ri osservanti, a Capod'istfia, cominciano' a penetrare menaci croati, inviati dalla DalJ mazia. Monache croate della Santa Croce! di Giakovar, venute da Zagabria; Hanno a-i perto un educandato a Pola. Anche Un ten-4 tativo di invasione con la croce vi è giài stato a Trieste: ma è fallito. Le monache] slovene di Cilli vi avevano aperto una scùo-| la commerciale e un liceo femminile : . mal son cadute negli imbrogli e il Governo 1 ha salvate dalla bancarotta, comperando loro edificio per 900 mila corone. Invece frati italiani di Pirano, che avevano temp n-1fa domandato di aprire, a loro apese, uàd di ì figliale a Pola, si è risposto con un reciso r'J dijfiuto: si è poi saputo che monsignor KarKrd e- j aveva dato confidenzialmente alle autorità ti r e o- parare contrario, qualificando i monaci ita^.. Mani: « irredentisti ». Anche il prete, il frate italiano vien rcpu« tato elemento sospetto. E con questo pretesi o| si lascia la via sgombra al prete•'«i-aptr; la sua propaganda. E' una propaganda veramente di guerra, che mescola al %ute raw segnato sorriso di Gesù l'urlo di una gentei ebbra. La preparano nei seminari. -Per-quel stì figli di contadini sloveni o'croati, venuti' dàlia montagna, senza scuola, senza tradizione cri cultura, il seminario è tutto: dà,: insieme alle norme liturgiche, le • poche re--, gole elementari del sapere comuife, formai preparare dei soldati alla guerra dal pulpi-j to e dall'altare. Ha una strana forza.irhmena sa di attrazione e di trasformazione : iniettai : no ra-.Ji|f:virua folle».slavismo guerriero e ne fana si-tizza> la coscienza per sempre. Quel tal Piemi, Itro Flego, che inizia, in Istria, il movimento' le ipanslavista del clero e vi porta-la tempesta! o- [nazionale, dove c'era prima quasi-una con-' inicordia d'animi, era un buon italiano, figlio! ne,'di patrioti, educato all'italiana: dopo il gin-1 ne ! nasio entra nel seminario di Gorizia e nei elania ani nainiO: rti eti luffe ta- en-j usciva dalla borghesia, si educava in semiza, nari italiani: dirigeva il movimento n azio. ne, ■ naie, ma non insegnava ancora l'odio contro, ti; I la nazione che Io aveva alimentato spiritualmo, j mente. I nuovi seminari come le nuove sa scuole degli sloveni, hanno portato un ele di monto generatore inferiore di cultura: han-i Iim moltiplicato il clero e gli alfabeti slavi V sa insieme gli agitatori, che si mettono, con un Se programma, alla testa delle masse analfaff!-'bete e le muovono. ti • Cosi-tutta la-v|ta roHtiòaa'skw«a«-e '«oa» esce in pochi anni slavo. V'è là una cultura intensiva, accelerata, ostinata, frenetica che, vi sbalordisce. Tutto ciò che parla di pio raccoglimento degli spiriti, di preghiera e di pietà, di serena contemplazione del mondò! vi è così assente che vi pare un'altra forma; lontana.1 misteriosa, perduta di religione, Questo vi spiega anche quel nuovo acido! prodotto contemporaneo, che è spesso il eie-' io sud-slavo. Un tempo in Dalmazia e in Istria esso rappresentava quasi solo tutta; la cultura slava: aveva nobiltà di idee, in-; telligente amore per le buone lettere e gli' stùdi di eruditi, pensiero largò e degno: ma

Persone citate: Bismark, Cilli, Flego, Glavina