Come fu sorpreso e disperso

Come fu sorpreso e disperso Come fu sorpreso e disperso l'ultimo importante nucleo nemico in Cirenaica (Pet* telegrafo dal nostra inviato speciale) BU-SCEMEL (Quartier Generale della IV Divisione speciale), 7 Ottobre (telegrafato da Bengasi il giorno 11). Nella notte che avvolgeva di ombre profondissime questi dorsi montani e queste .valli e questi borri dirupati lungamente hanno rosseggiato e sfavillato i luoghi della vittoria e i fuochi del bivacco. Giù per fLdlGl pendìi precipiti del Buscemei e del Maa- dgas, ardevano, con fumi densi, con crepitìi se rombi, spandendo intorno nauseabondi b[odori di stoffe e di pelli e di pattume, leÌC.bruciate tende dell'immenso campo bedui-iino conquistato c devastato nel giorno Sulla\p'cresta delle colline, le dorsali dei contraf-] tforti ardevano con gaiezza di improvvisi\ntcintillli. col buono odore della stipa e del cginepro in fiamma, i [alò dei nostri accam- gpamenli, stabiliti alla sera, c accanto vigir,nlavano, scrutando avanti se il buio più asfitto, le nostre sentinelle. Val buio, veniva'dad ora ad ora lo stridulo lamento degli scia-\ncalli, che dilaniavano qualche carogna. ln.Talto tutto il cielo era innumerabilmente,]lfulgidamente fiorilo di stelle. Rievochiamo l'episodio di questa abilissima e fortunata impresa del generale Raffaele Vinaj, il quale ha conquistato ieri vittoriosamente il campo dei ribelli di Buscemei, il più vasto e più importante campo beduino che sia stato in Cirenaica dopo la nostra pace colla Turchia e si è cacciato innanzi, battuti e dispersi, cinquecento 0 seicento ex-regolarizzati turchi e numero indeterminato di armati delle tribù dei marabutti dei Mansnr e dei Gheift, colle loro {famiglie e colle loro greggi in fuga disastrosa. cdnnricKLvLa Divisione gloriosa ■ Il giorno 4, la 4. a Divisione speciale, la ■eroica gloriosa Divisione che nel maggio je nel giugno scorso, al comando del generale Tassoni, condusse attraverso tutta la Cirenaica centrale da Tolmetta a Merg, a ■Slontu; a Cirene, a Mar sa Susa, e poi a El ifiUerat e a Mara, affidata ora al generale '{Vinaj, mosse da Cirene ove è stabilita e si ^dislocò a Ghegab. La Divisione era rinforzala dalla colonna nera del colonnello La\tini. Il giorno slesso moveva da Derna il 'generale Ettore Mambretti, con cinque battaglioni e tre batterie di quelle del presidio 'e si dislocava a Mara. A Ghegab, la brulla 'conca, che accoglie nel suo fondo l'unica Ma grande costruzione, l'inquadrato castelllo dì relativamente recenti origini turche '■■e che è presidiata da due battaglioni di fuIcilieri, l'uno del 22.o, l'altro del 52.o, e do {una batteria da campagna, sotto il comando del colonnello Martinelli, la Divisione accampò la sera del giorno 4. La colonna Latini pose le sue tende fuori della conca, \sulla via di Sidi Budra, presso la breve ferace oasi che precede traendo il nome da {Siili Ameida. Questo 'nome mi fa ricordare un fortunatissimo episodio accaduto in questi giorni. Sidi Ameida, proprietario dell'oasi e sceicco della Zavia di Tert, a una dozzina 'di chilometri da Ghegab, fu ira i nostri più 'acerbi nemici, consigliere del Gran Senus'■ so c organizzatore delle tribù beduine ai {nostri danni. Appunto a Tert, pochi giorni fa, un buluk della compagnia del 10.O battaglione eritreo, comandato dal capitano Ricciardi, uscito in ricognizione nei dintorni si incontrò in alcuni cavalieri coi quali renni' a conflitto II buluk uccise due cavalieri, altri fugò col fuoco di fucileria. Dei \duc morti rimasti sul terreno uno fu subilo riconosciuto per il famoso Sidi Ameida. Il piccolo episodio ha acquistato quindi immediatamente e logicamente un'eccezionale importanza poiché la morte di Sidi Ameida, avvenuta cosi, si può dire accidentalmente, ci ha liberali da un potente perico' ,00 nemico c al tempo stesso ha portato come conseguenza un profondissimo sgomento tra i ribelli di questi luoghi, tutti ligi a lui come al capo più importante dopo Sidi Àluned ci Scerif. La seconda marcia Il giorno 5, mentre le truppe del generale Mambretti sostavano a Mara, la Divisione Vinaj si dislocò ancora da Ghegab a Sciara e a Gubba. Questa costituiva luitima marcia di accostamento al campo neviie.o. Bisogna Itinere presente che Buscemei segna il vertice meridionale di un triangolo [che ha per angoli della base Mara, verso mord-est, e Gubba, verso nord-ovest. Quindi ;é da Mara, da un lato, e da Gubba dall'altro [che k colonne del generale Mambretti e le \forzc della 4.a divisione, coll'ospedale, avrebbero potuto scendere verso Buscemei, con emarcie convergenti e chiudere come entro \morse di una immensa tenaglia il campo [nemico. Però la marcia che le truppe detta j4.a divisione speciale il giorno 5 compiva[no per recarsi da Ghegab a Psiara e Gubba poteva anche dare luogo a un primo combattimento, dato che si sapeva che appunto a Psiara e a Gubba il nemico, teneva grandi guardie per la protezione di Buscemei dalla parte settentrionale occidentale. Le truppe partirono da Ghegab il mattino 'del 5, alle ore set, divise in due scaglioni con direttrice principale di avansata Sidi Gub ba-Psiara-GubbU. U primo scaglione era pdsdaa formato dalla colonna nera del colonnello Latini il quale, secondo l'ordine del Comando della divisione, avviò due colonne laterali, una a sinistra, sulla strada diretta da Ghegab a Psiara, Valtra a destra sulla stra¬ tteV da da Ghegab alla Buerat, Sidi Budra. Il r secondo scaglione, formato dalle truppe c bianche al comando del maggior generale sCavacìocchi, seguiva la direttrice prlncipaie di marcia. Ogni scaglione aveva seco le proprie salmerie e i servizi, fortemente pro tetti da ogni lato. Il Comando della divisio- mne veniva in testa allo scaglione Cavacioc-\s cM insieme col generale Vinaj, accomna-]I gnato dalla sua speciale ordinanza, soltote-\anente Ferrucci, dèi lancieri Mantova, erano z a capo di 5 M della dj„is,07le, maggiore \ ddi Tellinì il capitano di S M Santi-] nit it comandante l'artiglieria, Toisit u comandante n GenÌ0t maggiore Col.\tlinii n 0 delVuffici0 di Sanità tenente\dcolonnello medico Santoro, il capo ufficio dell'Intendenza, capitano Toselli, degli alpini e tutti gli altri ufficiali del quartiere generale Lo scaglione Latini, oltre alle salmerie someggiate, eira seguito da venti autocarri con rifornimentt, condotti ctal tenente Kingland, dei lancieri Firenze e dal tenente colonnello cnbgcibLecorini.del I6.0 fucilieri. Lo scaglione Ca-,cvaciocchi, èra seguito da un convoglio di!*o o i o e n o o a a o i o n a più di una trentina di autocarri, condotti dal capitano del Genio Finti, direttore dei servizi automobilistici e dal capitano, pure del Genio, Pendrisei, direttore dei servisi di acqua. La meravigliosa organizzazione Ho ricordalo queste colonne di autocarri che per le vie meno facili e spesso là dove di via non è neppure .1$ menoma trgccta^.se-lguivano le truppe neWavaraatu ' ■'afàavcyso^bmnrlriccpl'aspro insidioso paese, come le seguivano !costantemente in tutte le operazioni che io | vidi in Cirenaica, per rilevare ancora una volta da un lato l'importanza eccezionale, I anzi essenziale, dei servizi automobilistici in I guerra; in questa guerra, cììé per svolgersi in paese quasi assolutamente privo di strade rotabili, parrebbe dovere rendere vano e impossibile l'impiego dell'autocarro e per dichiarare dall'altro lato, che le prove fatte in questa guerra dal nostro materiale automobilistico, quasi tutto prodotto dalla industria nazionale, e dai nostri meccanici, sonò tali da non lasciare dubbio, da stupire coloro stessi che nutrivano la più completa fiducia nella organizzazione di questo servizio. Credo di essere nella più stretta verità affermando che l'autocarro ha costituito in Libia il principale adiutore di ogni movimento di truppe, di ogni avanzata e che senza di esso non sarebbero probabilmente state effettuate molte delle più ardue operazioni militari in quella misura di tempo e di mezzi in cui sono state effettuate. Nella avanzata da Ghegab a Psiara e a Gubba, insieme collo scaglione Cavaciocchi, veniva anche il direttore dell'ufficio politico militar^ di Bengasi, tenente colonnello Vaccari, accompagnato da due arabi, di molta intelligenza e di molta autorità personale. Le prime fucilate La strada da Ghegab a Psiara, superata l'oasi di cui ho detto sopra, si svolge attraverso valloni e colline non troppo aspre ma insidiose, perchè vestite di folti boschi di\ginepro e di cipresso. Le truppe avanzanti iprocedettero senza incontrare resistenza fin verso Sidi Budra In vista di questa località, oltrepassati i boschi e giunte in terreno scoperto, brullo e sassoso, le nostre avanguardie avvistarono greggi numerosissimi che fuggivano avanti alla marcia delle truppe. Colle greggi di capre e di pecore erano alcuni pochi pastori beduini, armati, i quali credettero opportuno — troppo spesso l'uomo, anche se beduino, è soggetto a errare! credettero opportuno sparare qualche fu- citata contro le nostre pattuglie di punta,costituite da buluk eritrei. Queste, logicamente e necessariamente, risposero al fuoco. La nostra fucileria ebbe migliore successo di quella dei pastori la quale era rimasta perfettamente senza risultato. Quattro 0 cinque dei pastori caddero uccisi, altri fuggirono, abbandonando le loro immense greggi. Gli ascari raggiunsero queste e le catturarono. Furono più di duemila capi di bestiame ovino che noi razziammo e che vennero ad aumentare le nostre provviste di carne fresca. Poco dopo, in prossimità di Sidi Budra, un marabuttino bianco, eretto su petrose colline grigie e rosse, circondato da un paesaggio desolato e sterile — ecco avanzare verso le nostre avanguardie una cavalcata di una dottino di arabi avvolti nei bianchi barraccani svolazzanti; essi agitavano in alto il segno pacifico di uno stendardo, bianco come i loro barraccani. Gli uomini delle pattuglie avanzate li circondarono. Essi manifestarono intenzioni pacifiche e chiesero di parlare col bascià (bascia, corruzione indigena dell'appellativo pascià che gli arabi attribuiscono ai generali in capo) per offrirgli to loro sottomissione. Erano sceicahi di ,<$jrl ^'to.tribù e di "Allei, della regione tra Psiifiii e Guba e Buscemei, venuti ad arrendersi.'', Furono condotti in conspetto del generale Vinaj. Alla presenza del generale essi balia-' rono da eavallo e si radunarono intorno al cavallo di lui e tentarono di prendere, \ idi i stringere, di baciargli le mani, ISon parole, fatti rI mli, generale Vinaj, prima di accoglierli, a-mezzo degli interpreti domandò dove fos- psero le loro armi e aueUe dei loro uomini VIissi tentarono i soliti giri di frasi, le solite sambaaic sottilmente pettegole, le dichiara-:p" di\espm zioni solite e troppo facili di umiltà e devozione. " *° 71071 afceUP ~ dichiarò secco e prp- tomissione,.se qi \dalla ^mediata c"° generale Vinaj — nessun alto di solquesto non è accompagnato consegna delle armi; io non vi chiedo parole: io voglio fatti». . Il generale Vinaj è una buona testa, un buon polso. Piemontese, con lui non è luogo nè a chiacchiere ne a mezzi termini;, le colline monregalesi, tra cui nacque, hanno impresso al suo spirito i caratteri equilibrati e saldi e potenti della loro struttura, ,c°sì come nella schiettezza del suo sorrìso; !*a™° ™?*cchlatl l* le*sl* * Pingue l^et vostr^^emìmie^verrannoi^^o'fts ^oltanfoaòp^'wuesta cons^&nrid 'pi/lì berta e di limpido sole che tanto giocondamente le allega. Gli arabi sottili e insinuanti tentarono invano, con questo generale, le loro lusinghe, offrirono invano le loro promesse. Essi forse speravano di riuscire a trattenere colle loro parole e colle loro affermazioni, il Corpo di truppe che si accingeva ad invadere i loro accampamenti. Breve, incrollabile, il ' generale troncando le loro querimonie, impose : « Due di voi andranno a prendere tutte, le .armi !scutere il vostro atto di sottomissione. 'Gì | altri dieci, restano prigionieri in ostag gio ». I E affidò alla . sua scorta questi dieci 1 I congedò, con un cenno, i due incaricati di a a riportare le armi. Poi diede ordine di riprendere l'avanzata. E le truppe passarono oltre il marabutto e la località di Sidi Budra. La sosta a Psiara e a Gubba Dopo Sidi Budra, gli ascari eritrei di avanguardia ebbero ancora occasione di catturare altri seicento capi di bestiame. Il paese, in questo tratto, fino a Psiara, appare sterilmente incolto, sassoso, monotono, triste. Psiara è un aggruppamento di poche case grigie, raccolte mtorno alla Zavia, un basso massiccio edificio imbiancato di calce. Oltre la Zavia, giù per un declivio petroso, verdeggiano poche piante di fico. Le nostre truppe giunsero a Psiara verso le 12. Il luogo e le cose erano deserte, sotto un implacabUe accecante ardore di sole. A Psiara pose i suoi accampamenti la colonna condotta dal generale Cavaciocchi. La colonna Latini avanzò ancora un paio di chilometri, verso Oriente su una bella, piana, sterrata strada,' costruita da Enver bey fino a Gubba. La romana Gubba, celebre ai tempi splendidi della Cirenaica; per le sue fresche acque salubri e per le sue ricche terme, ostenta ancora fra il ver\ deggiantc ridente di una piccola oasi, quali i Che rudero memore della nobile architettura n i o i ! - degli edifici sontuosi. Il monte, da cui sgorga la fonte che irriga l'oasi, appare in parte scavato con grotte di vasta capacità e di forma regolare. La volta delle grotte alla entrata è sostenuta da una serie di colonnette quadrate coi capitelli scolturali secondo i modi dorici. A Gubba la colonna Latini sostò e pose i suoi accampamenti. Al cadere del giorno il Comando di Divisione, il generale Vinaj col suo capo di S. M. maggiore Piccione, ,'»col sottocapo capitano Tellinì, coll'uffidale . o a . e o e , i i o i iti d'ordinanza sottotenente Ferrucci, riconobbero gli avamposti che la colonna Latini aveva spiegato sulle alture sud sud-est a fianco della strada per Buscemei. Contro il gruppo, formato dal generale e dal suo seguilo, alcuni individui appostati non lontano dai nòstri avamposti, spararono poche schioppettate; il generale e gli ufficiali che gli erano attorno, senza curarsi all'attendamento sione a Psiara del Comando di Divi- Le disposizioni per l'attacco dell incidente continuarono le loro osser- ■ . >, . . , . i _ . ..vazioni finche le ebbero compiute Quindi., , ., ,. ""*"'u''c- il generale e il suo seguito fecero rdornoLa situazione delle nostre truppe alla seradel giorno 5, vale a dire alla vigilia dell'at-tacco al campo di Buscemei, era dunque laseguente-, la colonna Latini, con tre batta-'glioni di ascari eritrei, colla batteria eritrea,calio squadrone dei savari a Gubba; la co-lonna Cavaciocchi, con quattro battaglionialpini e fucilieri, con due batterie da mon-tagna, con uno squadrone di cavalleria a l Psiara. Dall'altro lato, a Mara, la colonna Mambretti, Icon cinque battaglioni fucilieri e con tre batterie da montagna. Il Coman- 'stazioni-radiotelegrafiche da campo e le ar dWssìme pattuglie dei savari hanno stabilito ; s il contatto tra la quarta divisione e il gene-; pdo della divisione fu stabilito a Psiara. Le llfrate Mambretti. Alla mattina del giorno 6 le forze al coI mando del generale Vinaj muovevano verso \ ldls-Buscemei. Il generale aveva cosi disposto s per l'attacco del campo nemico : Da nord-o-'\l VCst, vale dire da Psiara e Gubba, le truppe f sarebbero avanzate divise in tre scaglioni, li.s:primo scaglione, al comando del colonnello ! =\Latini, era composto cioè del 6.0 battaglione] eritreo, capitano Radini-Tedeschi, del 7.o | battaglione, maggiore Di Benedetto (da que-: sto battaglione erano slate tolte le due com- tpagnie cui ho accennato) del 9.0 battaglione, I maggiore Guastane, della batteria eritrea del]capitano Verdiani, dello squadrone dei sa- \ vari del capitano Devoto. Col Comando di\i questo scaglione erano il capitano Amari, aiutante maggiore del colonnello Latini, il tenente Danesi, il capitano di S. M., addetto alla colonna nera, Guillet, il capitano medico Zara, il tenente interprete Balena. Questo prima scaglione doveva avanzare fino a Tai-^ bit-Lessim, ossia circa a metà strada tra Gubba e Buscemei, quindi piegare verso destra e assaltare il campo nemico di ovest, tagliando possibilmente ai difensori del campo la ritirata verso sud-ovest. ..Il secondo scaglione, affidato al colonnello degli alpini Borzini, era composto dei battaglioni alpini « Mondavi », maggiore De Franceschi, e « Fenestrellc », dalia batterla di montagna del capitano Bellini, da una delle due compagnie del 9,o battaglione eri- i i i i r o o . o , r ; e a i a i o j , e i a l oii la Semii^^dM^eWBSES^à^i^^^^S^ squadrone dei cavalleggeri « Caserta » col tenente Vitale. Il secondo scaglione avrebbe avanzato fino a Taibit-Lessim; quindi, poiché a questo punto il primo scaglione avrebbe, come ho detto, piegato a destra per compiere l'ampio giro per attaccare il campo nemico sul lato destro, e possibilmente sul rovescio, il secondo scaglione avrebbe avanzato ancora frontalmente, per attaccare il campo nemico dal lato di nord. Il Comando riunito di questi due primi scaglioni, Latini e Borzini, era affidato al generale Cavaciocchi. Il terzo scaglione costituiva la riserva generale, affidata al maggiore Billia, che aveva al suo comando, il suo battaglione del 26.0 fucilieri, l'altra compagnia del 9.o battaglione eritreo, tolta alla colonna Latini e precisamente la compagnia del capitano Rolandi-Ricci, una compagnia del lO.o battaglione eritreo, quella del capitano Ricciardi, segnalatasi a Tert, colla uccisione di Sidi Ameida la batteria da montagna del capitano Bauci e mezzo squadrone di cavalleggeri u Caserta » col capitano Devoto. Questo terzo scaglione, detto di riserva, avrebbe seguito la via tracciata dal secondo scaglione del colonnello Borzini e con esso sarebbe avanzato il Comando della divisione. Dall'altro lato, da nord-est, vale a dire da Mara, • il generale Mambretti sarebbe avanzato per la via Kasrcn-Bugrat e Kasr Settaba, per attaccare il campo nemico dal lato di nord-est e di est. Il generale Mambretti procedeva con due colonne, l'u- na di avanguardia, agli ordini del colon-nello Arista, composta degli ascari libici del tenente Frank, di un battaglione del iO.o fucilieri, di un battaglione del l.o fucilieri, maggiore Cci, della batteria da montagna Testa; l'altra, che doveva seguire immediatamente Ta prima, di due battaglioni del 52.0 fucilieri, di un battaglione dell'll.o, delle batterie da montagna dei capitani Squilloni e Gavazzeni. Colla seconda colonna veniva il generale Mambretti, accompagnato dal suo capo di S. M. capitano Businelli, dal capitano di S. M. Carpentieri, dal suo ufficiale di ordinanza nobile Basile dei lancieri u Novara ». La mirabile azione f^MÈJ^jSf^à^iS^^SÉ' dal generale Vinaj, si può dire che questi concretò il suo piano di attacco del campo di Buscemei, in questa guisa: tre attacchi simultanei e concentrici, l'uno sulla destra {colonna Latini), l'altro centrale (colonnai- r- \ , ..'Borzini seguita dalla riserva), il terzo sul-di,, . ■ , ,, , , Il ' ia stmslra (le due colonne Mambretti). o\ . ,„„,„. o„ , .. La giornata segnò il successo più completo della manovra del generale Vinaj. Il nemico senza combattere, s< vide immediatamente impossibilitato a resistere. Tentò di provare le nostre ali per prepararsi a quella manovra di avvolgimento dell'estrea1 mila delle colonne, che costituisce la sua t-\principale tattica di combattimento, ma ura tò prima contro la colonna Latini, poi cona-, irò la colonna Borzini e comprese immea, ^ diala me lite clic un aggiramento stava cio-1 fettuandosi si, ma nei suoi riguardi a tutni' lo suo danno. E la sua azione brevissima n-'r materiata di debole ■ consistenza si ri addusse alla protezione della propria ritirataIn conclusione, per una comprensioneriassuntiva dell'azione ideata e condotta sta, sorpassata la località Taibit Lessim, piegò, come era nel suo compito, verso la la quale, dòtto l'imperversante flagello delle nostre, artiglierie, si mutò ben prèsto in fuga precipitosa.. ' La prima resistenza fu incontrata verso lariomdi le ore 8,30 dalla colonna Latini appena que-^prchvadestra, lasciando libero il fronte alla colonna Borzini. Furono dapprima poche schioppettale, che andarono intensificando¬ si ed estendendosi verso la destra della colonna stessa e verso la sua sinistra fino sul fronte della colonna stessa c verso la sua sinistra fino sul fronte deUa colonna Bor =<>'• A questo punto il colonnello Latini caU cola di essersi trovalo contro tra i 200 ai 300 nomini, quasi tutti ex-rcgolarizzall turchi, armati di fucile Mauser e facilmcn te riconoscibili per le divise di colore oscu]™. Sulla, destra della colonna Latini re\ spingendo il nemico, avanzò lo squadrone \'lei savari del capitano Bonati. Verso la ^ sinistra, prese posizione la batteria Verdiani, che apri immediatamente il fuoco e protesse i due rapidi sballi in avanti delle fanterie del 9.o, del 6.0 e del 7.o battaglioni eritrei. Quasi contemporaneamente il combattimento si accendeva, ma senza nessuna particolare intensità, sul fronte della colonna Borzini, colonna che prendeva posizione e cominciava i suoi tiri di batteria comandati dal capitano Bellini, scortata dalla compagnia eritrea del capitano Cappa. Poi subito dopo la colonna avanzava e concorreva all'azione del fuoco la batterla Bauci della colonna di riserva, scortata dalla compagnia del capitano Rolandi Ricci. oge orponocanooge tismladetaroricetehnlòficodiundoIm^ l j 1 e a o e fronti, non accennava a desistere da ogni Ém^ vivacemente combattendo. Dopo il ' lpYimo scontro-, coma ho detto, affatto aayro; dopo avere riconosciuto la vastità dello spiegamento delle nostre forze e la grandiosità delle forze stesse, la sua azione si riduceva alla protezione del ripiegamento. Per parte nostra spiegavamo un' azione quasi esclusivamente di artiglieria; le batterie proteggevano la costante regolare avanzala della fanteria. Le batterie percotevano il nemico, lo seguivano con il fuoco, incessantemente, nella sua ritirata, disperdendo i nuclei che tentavano qualche resistenza, flagellando le carovane che uscivano dalle valli del Buscemei, e del Maagas e avviavansi fuggiasche verso il sud. Così si spiega l'esiguità delle perdite nostre, in confronto alle perdite indubbiamente ingenti, che deve avere subito il nemico, in confronto al successo, indubbiamente grande, ottenuto sul più grande campo dei ribelli che fosse in Cirenaica. Il fuoco al campo nemioo Verso le 10, continuando l'avanzata simultanea delle colonne Latini e Borzini riunite, al comando del generale Cavaciocchi, la sinistra della colonna Bortini, o meglio alcune pattuglie dei cavalleggeri « Caserta », col sottotenente Vitale, dislocate sulla estrema sinistra della colonna, trovarono contatto effettivo coli'avanguardia delle truppe del generale Mambretti, formata dalla compagnia degli ascari libici, del tenente Frank. Intanto la colonna Latini, affacciatasi sulla conca del Buscemei, era giunta alle prime tende del campo nemico ,e vi aveva appiccalo fuoco. Le fiamme, che alzaronsi subilo alte, le dense oscure nuvole di fumo, che velarono la limpidità azzurra del cielo, ardentemente fulgido di sole, furono il segno, che tutte le truppe dappresso e da lontanò operanti videro, della nuova conquista emacila nuova vittoria. Il terreno per cui le colonne avanzavano è montana, stranamente e variamente intricato e sconvolto, brullo e roccioso, con pietre di colore ferrigno, con plaghe di terra rossa intersecata da uadi, da burroni, da botri profondi, dirupati, appena accessibili. tiIl nemico, appena urtato contro i nostri | lcciqSarmtscvcl'psdliltssbiatcstbcrmlipmsti o i a a - l ò a a a ia, L'insieme delle locatila che prendo il nome'generico di Buscemei, si può considerare co- 'eme il bacino sorgentifero del Derna, il quale]raccogliendo i displuvi del Buscemei prò-'e. a\Pr{amente iMl0> del ilaanas di qualche g'altro uadi minore, scende poi verso est fino [aall'altezza di Derna e piega quindi ad angolo retto verso nord per precipitare coi successivi strapiombi dell'altopiano verso il mare. Tutti i valloni ed i valloncelli dette località apparvero alle nostre truppe gremiti di tende beduine, dì povere sforacchiate rattoppate, slembate tende, che i ribelli fuggendo avevano abbandonato insieme con quelle robe e con quegli animali che non erano riusciti 0 che non avevano avuto tempo di portar via. Il campo si estendeva cosi vastissimamente che dava a vedere di essere siato meno provvisto e sopratutió meno ordinato e meno organizzato di quelli principali di Benina, di Ettangi, di Mduar, dì quelli, vale dire_ stabiliti e formati durubilmente da Enver bey e dai suoi comandanti in sottordine, ma di essere jyiche stato di questi più esteso !e probabilmente più popolato. Mentre la colonna Latini si affacciava sul- ' pfncrf la conca del Buscemei, nel cui fondo teatu* rise e una sorgente e scintilla tra le fresche ombre di una piccola oasi un breve specchio di laghetto, la colonna Borxini giùngeva so-l pra la valle profonda del Maagas, lieta an*\ che questa di una abbondante polla sorgi* va e verde di alberi di fico e~ài erbe. .E'ini1 ogni valle e in ogni recesso di valle, tende e tende. Verso le ore undici e trenta, quando fu, ordinato l'alt di un'ora per concedere il ri* poso alle truppe (le artiglierie non ristavano di inseguire col loro fuoco incessante le carovane dei fuggiaschi che si allontanava* no sempre più rapidamente verso il sud) det ogni punto della località sorgevano fiamme e fumo in rosse immani lingue, in nere;aU\ tissime colonne. Il campo beduino di Buice-! mei ardeva come un solo immane rogo sotto la ridente chiarità del cielo, sotto il fulgor» del sole prossimo al meriggio. Episodi Isolati Al metto lecco le truppe ripresero Vavan* tata. Mentre le artiglierie continuavano i lo*] ro tiri contro gli ùltimi fuggiaschi, le truppe riconoscevano i monti intorno e le'vatti rit' cercando e incendiando gli ultimi gruppi di' tende che venivano ad ora ad orat scoprendo} hn una di queste catoni particolari si segna* lò il sottotenente dei carabinieri Gitemi, ufficiale al seguito del generale Vinaj. E giù con quattro o cinque tarabinieri e con una diecina di ascari eritrei, si era internato per un vallonceilo dalle pareti dirupate, in, fon do al quale era un piccolo gruppo di tende., Improvvisamente fu-circondato da una ven* l ; o i o l e , , a è ea a i. tina di beduini, sbucati da qualcìi$ grotta | lcavata nette pareti del vallonceilo '«a quali che anfratto di roccia. I beduini scaricarono i loro fucili sul tenente e sulla scorta, ma,. que/tti furono ■pronti a lUpoiiSire al fuoco S'impegnò un rapido, violentissimo duello a corpo a corpo. Pochi minutt di lotta acerrima, poi i beduini fuggivano precipitosa^ mente lasciando quattro dei loro morti sul terreno. In uh altro episodio consìmile si segnalò il sottotenente, pure dei carabinieri, cord, addetto, con qualche milite e con una ventina di zaptiè indigeni, al comando, della colonna Latini Verso le ore diciassette, tome ha dettò, l'artiglieria terminava i suoi tiri. Le tfup-l pe accampavano esultanti per la vittoria^ sulle posizioni conquistate. Le nostre per-' dite, nella fortunatissima giornata, furono lievissime. 4Da informazioni assunte dal tenente colonnello Vaccari dell'Ufficio politico miti-, tare, ieri sera stessa è risultato che il no*\ stro superbo spiegamento di forze e la nostra avantata decisa e il nostro formìda*] bile fuoco di artiglieria, hanno sgominato, il nemico il quale fuggì con terrore ed ebbet a subire rlella fuga appunto per i nostri tiri di artiglieria gravi perdite. Si calcola che contro di noi, nella giornata, siano stati cinquecento o seicento ex-regolarizzati, turchi e parecchi ailet, armati dei marabutHni dei Manbur e dei Gheift, .capi del campo di Buscemei. Erano per i riguardi] religiosi Abdebran el Agiali, e pei riguardi] militari. Omran Effendi, ex-ufficiale turco* Sulla giornata nostra vittoriosa cadevai la seraj incontro ai fuochi del tramonto,!, incontro alle prime ombre della notte, vam-\ pavano ancora gli incendi del campo ne-; mico. E durarono, sotto il gelido riso delle stelle MARIO BASSI. ti aitai ih vogliosa Andini con la Serbia miap annosa» oiziatas) Balgrado, 11, mattino. f,a rivolta albanese volge ora al suo tere'mine. I territori della nuova Serbia» che o- 'erano stati durante alcuni giorni invasi da e]sessantamila albanesi, sono ora completa-'mente evacuati. Tutte le posizioni strate- sopra la linea di divisione del Drin e dell'Adriatico sono e glene o [acque l i po ourito to di le ne, so ! domandano l'autorizzazione di ritornare alle Imo case ». l- ' delle occupate dalle truppe serbe, che vi si sono fortificate. A Luma distaccamenti di ar- \ nauti furono circondati dall'esercito serbo, che intimò loro di arrendersi. Gli arnauti rifiutarono ed apersero il fuoco : caddero fino all'ultimo uomo! Le bande che marciavano su Giacoviza sono siate disperso dalle' truppe serbe e montenegrine. Le notizie che giungono dalla frontiera mostrano che la discordia regna fra gli organizzatori dell'invasione albanese: i cui principali capi propongono di deporre le armi e di chiedere" la riconciliazione con la Serbia. Un comunicato ufficioso dice: « La calma continua a regnare in Albania. Gli arnauti dei territori della Serbia, che rimanevano is=enti avendo combattuto per la Turchia,