La prima vampa

La prima vampa La prima vampa pA quattoni ici Bollì era ancora anni compiuti Lisetta una ragazzina ingenua, sempre meravigliata di tutto e eli tutti, sempre pronta a ridete od a piangere, a disperarsi od a consolarsi con una sorprendente sensibilità. Le sue amiche, e specialmente la maliziosa contessina Nella Ferrari, la più intima, la giudicavano con- la massima convinzione molto sciocca, ma la soia fralllcin, che l'aveva lasciata da soli tre mesi per cedere il posto a una mezza dozzina di professori variamente dotti, la considerava una piccola anima fresca, ancora chiusa in so stessa, come il fiore della pervinca 'nascosto sotto l'ultima neve a primavera. Solo la signora Anna Dolfi, sua madre, non s'era mai domandato se Lisetta fosse candida o stupida j ella no osservava talvolta con occhi vagamente inquieti la personcina svetta, ma troppo piccola e troppo esile, il viso di graziosi contorni ma anemico e pallido, gli occhi larghi e azzurri, ma sempre socchiusi da una leggera miopia e si ripeteva con qualche segnata preoccupazione che la povera Lisetta non rassomigliava troppo a quella seduoentissima donna che l'aveva messa al mondo. La signora Anna, quindici anni innanzi maestra in un villaggio manitauijno, era salita ad 'insperata fortuna, mediante la protezione di un ricco e maturo deputato, capitato un giorno lassù in missione elettorale, i'1 quale le aveva offerto dapprima un poste di damigella di compagnia in casa della sua vecchia madre e poco più tardi, grazie alla non lontana nascita della piccola Lisetta, quello di sua legittima moglie. Ella dopo tanti anni conservava ancora quasi intatte le grazie ch'erano state fatali al cuore del maturo onorevole: l'alta persona di proporzioni perfette, il volto pieno e un po' corto, ch'ella riusciva a correggere con una pettinatura sapiente, gli occhi non grandi ma balenanti di oscuri lampi, la bocca carnosa sempre semi-aperta,, quasi per respirare una maggior vita, i piccoli denti acuti come quelli di una fiera. Le consuetudini mondane e signorili avevano aggiunto alle suo attrattive naturali i fascini d'una eleganza raffinata che i maligni dicevano destinata a ben altre compiacenze che non a quello dell'ormai vecchio marito. Lisetta Doliì amava sua madre con una Bpecie di passione esclusiva od inquieta, composta d'adorazione e d'ammirazione, con un a.ttaccan»ente cieco di cagnolino mansueto, capace di lasciarsi calpestare pur di viverle vicino, pur di sentire su la sua piccola faccia pallida la carezza lieve e distratta delle sue dita. Mentre le suo compagne e le sue amiche già incominciavano a discorrere dei loro capricci, dei loro vestiti, dei loro gioielli e dello loro simpatie, per Lisetta non esistevano ancora che i capricci e i vestiti, i gioielli e le simpatie della mamma, o le piccole ribellioni irriverenti, le piccole impertinenti protervie, cosi facili alU'adolescenza che sfrena la sua gioia di vivere, sonnecchiavano ancora in fondo alla sua anima chiusa, sotto le ali della sua tene rezza innocente. Invano Nella Ferrari, la sua amica più intima, le aveva portato di nascosto qualche romanzo d'amore, raccomandandole di leggerlo solo di notte quando tutti quanti in cas3 dormivano e di tenerlo celato in fondo ai cassetti della biancheria dove sua madre non li poteva trovare; la piccola Lisetta s'era addormentata alla terza pagina, proprio nel punto in cui l'eroe bruno e fatale deponeva il primo bacio su le labbra della bionda fanciulla innamorata, e sua madre, entrando in camera la mattina seguente, s'era chinata a raccogliere il libro sul tappeto mentre Lisetta ancora dormiva e l'aveva fatto misteriosamente sparire. — Sei una sciocca, — le disse Nella dopo alcuni giorni venendo a prendere il libro che Lisetta non poteva più restituire, e poiché la colpevole mortificata la supplicava di perdonarla, ella alzò sdegnosamente le spalle e sogghignò con una smorfia ironica, imparata il giorno prima dalla sua maestra d'inglese: /— Dopo tutto, tua madre potrebbe immischiarsi negli affari che la riguardano più da vicino: ne avrebbe già abbastanza, credo. Ma Lisetta non colse in quelle parole alcuna allusione offensiva; solo, immaginando che l'amica si dolesse molto per la perditadel suo romanzo, cercò di placarla con le carezze, come la sua natura affettuosa le suggeriva. — Mi annoi — esclamò Nella corrucciata alzandosi con una crollatili a di spalle dalla poltrona ove s'era sprofondata con una gamba sull'altra e il capo sulla spalliera. E ei mise a passeggiare per il piccolo studio dell'amica, tutto arredato di chiaro, con lisci mobili inglesi di rovere lucido, fermandosi dinanzi alla biblioteca ove si allineavano i volumetti a taglio dorato, coperti di cuoio verde-cupo, impresso in oro, preziosi e graziosi come gingilli. — Prendine uno — le disse timidamente Lisetta, aprendo i battenti di cristallo; — scegli pure e porta con te quello che preferisci; te lo dò in cambio dell'altro. Ma Nella Ferrari, ritta in punta di piedi a leggere sui dorsi dorati i titoli dei volumetti, li commentava ad uno ad uno con una esclamazione di fastidio o di terrore:— / Promessi Sposi. Che noia! La Divina Commedia. Dio mi scampi! La Capanna dr.ìlo zio Tom. Il decotto di camomilla per la nonna quand'è infreddata. Le mie prigioni. Tisana come sopra. Walter Scott, Tomaso Grossi, Massimo d'AzeglioDio mio ! B' tot*» qui la tua biblioteca? E che vuoi ci» me ne faccia di questi libri di aonolat Lisetta mxgf ari — Li puoi far vendere dalla tua cameriera — disse lisciando con le dita la rilegatura di un gigantesco Don Chisciotte, —■ Questo, per esempio che è molto grande, sarebbe pagato bene. — Mi pare che tu diventi sempre più stupida, — le dichiarò rudemente Nella volgendole le spalle. — Non è per il valore del libro che m'indispettisco. E' per il romanzo che non è mio, che mi è stato imprestato c che devo restituire domani stesso al marchesino Arrighi durante la lezione di ballo. Hai capito ora? E se hai capito, Dio sia lodato ! Di nuovo iella s'era sdraiata sulla poltrona con una posa snodata e contorta da prima donna in litigio con l'amante e guardava il soffitto come per aspettare una ispirazione del cielo. Lisetta seduta allo scrittoio con la testa bassa e gli occhi pieni di lagrime batteva coi tagliacarte piccoli colpi secchi sul margino del buvard, un artistico oggetto di gusto inglese, chiuso in quattro bacchetto d'argento liscio, regalatole due giorni innanzi da suo padre di riterno da un viaggio a Londra. — Che cosa picchii? — le domandò Nel la alquanto rabbonita dinanzi alla desolazione dell'amica e venne a mettersi alle sue spalle, le tirò la treccia, le soffiò nel collo, le vellicò le orecchie per farla ridere, finche Lisetta in un impeto di riconoscenza per l'ottenuto perdono si volse improvvisamente col prezioso buvard fra le mani e l'offerse a Nella con un sorriso esitante: — Ecco, Nella, te lo regalo. E' un dono del babbo ed è ancora nuovo, lo vedi, — disse con la sua vocina perplessa, dove vibrava sempre un lieve tremore di timidezza. — No, no, tienilo, ò troppo bello, — mormorava Nella Ferrari con gli occhi avidi; ma subito corrugò la fronte, si chinò sulla prima pagina bianca del buvard e segnò col dito l'angolo destro, in. basso dove alcune righe di un'alta scrittura moderna macchiavano il candore del foglio di sottili segni neri regolarmente allineati: — L'hai già adoperato, — disse, «salirà, quasi per diminuire il valore del dono offerto. — No, certo, — rispose Lisetta chinan dosi a.nch'e6sa ad osservare coi suoi occhi un po' miopi ; — non ho più scritto una pa rola da tre giorni e nessuno viene qui, nè adopera il mio scrittoio. — Aspetta ; si fa presto a sapere, — disse Nella, con un sorriso, orgogliosa della sua esperienza. Aperse il tavolino da lavoro di Lisetta dov'era incassato nell'inferno del piano uno specchio e vi avvicinò la pagina scritta. Allora le due fanciulle, inginocchiate dinanzi al piccolo mobile in crostato di madreperla, pieno di matassine di seta a vivacissimi colori, decifrarono insieme sul lucente cristallo alcune frasi misteriosamente rivelatrici. Esse dicevano « Mio Gigi adorato. Ti aspetto. La piccola a è In casa di un'amica ed egli ò partito per « Roma. Vieni subito. Abbiamo per noi ala cune ore di solitudine e d'amore. La tua « Anna ». Nella Ferrari rilesse a mezza voce da capo a fondo il biglietto come per imprimerselo bene in mento, poi disse con gravità: — C'è anche l'indirizzo. — E lesse compitando: «Al capitano Pier Luigi Sommi. In sue mani ». Lisetta Dolfi non parlava, non si muoveva. Sentiva oscuramente che qualche cosa di molto strano, di molto grave, di molto malvagio le era stato in quell'attimo rivelato e cercava in se stessa qualche ragionamento che smentisse questa sua confusa sensazione, che l'aiutasse a non approfondirvi il suo pensiero, che la costringesse a non fermarvi la sua ansiosa curiosità, la sua istintiva indagine. Ma Nella Ferrari la guardava, la fissava con un lungo sorriso maligno, e tutta la sua malizia precoce, tutta la sua già esperta intuizione del vizio balenavano beffarde in quel sorriso, che l'offendeva, la tferiva, la schiaffeggiava. Allora ella s'alzò di scatto e corse a togliere violentemente dalle mani dell'amica l'odioso ' documento, lo strappò dalla sua cornice d'argento, lo lacerò minutamente, ansando, tramando , col volto striato di rosso come se l'avessero battuta. L'altra la lasciò fare in silenzio, poi disse, alzando bruscamente le spalle : — Puoi strappare tutto ciò ohe vuoi, è inutile : ormai ho letto e mi ricordo. Il 1 capitano Sorami abita in casa mia ed ha un cavallo nero che si chiama Fritz. Vedi che 10 conosco. Quando passa ed io sono alla finestra mi sorride sempre. L'altro giorno ho veduto un facchino consegnargli una lettera. Adesso capisco: era quella di tua madre. — Bugiarda ! — gridò Lisetta Dolfi, scagliandosi contro Nella così pallida e con gli occhi così dilatati e fissi che quella si ritrasse impaurita. — Bugiarda, va via, va via, ti odio ! — E il pianto le serrò la gola. Allora Nella rise di nuovo, irritata del suo stesso spavento e la consigliò, scettica : — Non far tragedie, cara. — Ed intanto che s'infilava la sua giacchetta dal gran collo alla marinara e si schiacciava in testa 11 cappello floscio rialzato davanti alla pulcinella, continuava acre : — Ti prego, cara, fatti restituire da tua madre il mio romanzo. Dille pure che è già troppo vecchia per imparare qualche cosa là dentro. Se vuoi io pregherò il capitano Sommi perchè glie lo chieda lui stesso. Addio, Lisetta; non piangere che ti sciupi gli occhi. E la viperetta scomparve con un lungo riso pieno d'allegria pregustando la molta gioia che il niuoyo pettegolezzo affidato alla sua piccola lingua attossicata, avrebbe concesso a so ed al suo breve mondo di oziosi. Liaatta Dolfi le divenne da qua! giorno • 4» {goal giorno «JTa espi» dare intorno a se la vita con occhi meno puri e più profondi, con volto meno attonito e più intento. Il fiore della pervinca, nascosto sotte la ultima neve a primavera, aveva sentito la vampa bruciante del nuovo sole. La prima vampa del disinganno, dello sgomento e dell'odio folgorando la piccola anima, chiusa fra le ali della sua innocenza, le aveva mostrato, di un colpo solo, tutta la miseria del mondo e insieme insegnato quale sia la legge fatale che lo governa per il suo poco bene e per il suo molto male. AMALIA GUGLIELMI NETTI*

Luoghi citati: Londra, Roma