Come la spedizione Scott è arrivata al Polo

Come la spedizione Scott è arrivata al Polo Come la spedizione Scott è arrivata al Polo Sulle traccie di Amundsen - Ritorno tragico (Per telefono alla Stampa). Parigi, 21, sera. cli Journal riprende nel suo numero odier- cno il seguito delle memorie della spedizio- &^*J%&8J*b t^SaJro* ^questo breve riassunto delle due precedenti puniate: » l.a piccola truppa si è disseminata lun- d«go la strada ghiacciata. Al tempo stesso STS^ « non aver più da nutrirli nelle ultime tap- N«pe. Ora non sono più che cinque: Scott, v« Bowers, Wilson, Oates ed Evans, che si 2«affrettano verso la mèta misteriosa con iu una febbre crescente, che fa toro dlmen« tirare tutte le loro sofferenze». Indi il Memoriale prosegue: Amundsen ci ha preceduti Vna penosa sorpresa li attendeva: Amundsen li aveva preceduti. « Abbiamo cammu- nolo bene nella mattinata — scrivono essije abbiamo percorso sette miglia e mez». L'osservazione fotta il 16, a mezzodì, rnaveva mostralo loro che si trovavano a 89 nradi e 42 minuti di latitudine sud e partirono, nel pomeriggio, col cuore lieto. La mèta sarebbe raggiunta il giorno seguente. Ma, verso la seconda ora di marcia, gli occhi penetranti di Bowers scoprirono una ■nsa che pensò essere un cairn (un mucchio fi pietre a tumulo). La cosa lo inquietò ; via poi pensò che poteva essere anche un ammasso di neve spinto dal vento. Una mezz'ora dopo però egli scorse innanzi a sè un'ombra nera, che non aveva la forma di neve naturale. In breve arrivarono ad una\ bandiera nera attaccata ad un sostegno di slitta e trovarono a lato le vestigia di un accampamento, con traccie di slitte e di sky he andavano e venivano, e l'impronta di ampc di un gran numero di cani. uCosl appresero la storia: i norvegesi erano arrivali prima! Ciò fu naturalmente una disillusione per essi; ma decisero di cseguire i loro piavi fino all'estremo e di giungere al Polo l'indomani, per poi tornare ndietro con tutta la velocità possibile, a Une di arrivare alla loro nave. « Il 17 gennaio stabilirono dunque il loro 69.o accampamento al Polo. La giornata era assai dura, con un violento vento contrario ed una temperatura di 22 gradi sotto zero. « Il vento soffiava ancora fortissimo, quando giunse la notte. Ed essi constatarono « la curiosa impressione di freddo umido, che ghiaccia in breve tempo fino alla midolla delle ossa». In quel momento il cielo i coperse. Le traccie della neve si inclinavano sempre più verso l'ovest e gli esploraori decisero di procedere diritti al Polo. « Il mattino del giorno seguente, il 18, dopo avere riunito le loro osservazioni, acertarono di essere a tre miglia e mezzo dal Polo. Ancora una tenda norvegese « Guardando verso la destra, la vista penetrante di Bowers faceva scorgere un altro cairn, o una tenda. Constatarono poi che era una tenda, collocata a due inizia dal loro accampamento, e quindi a circa un miglio e mezzo dal Polo. Sotto questa tenda si trovavano le firme dei cinque uomini che erano giunti in quel punto: Roald Amundsen, Olav Olassen, Bjaaland Hilmer, Haussen Sverre Hassel, Oscar Witling. Data, il 16 dicembre 1911. « La tenda eccitò la loro ammirazione: era piccola, ma solidissima sostenuta da una pertica. Parecchi oggetti di riscaldamento vi erano stati abbandonati, come se la temperatura si fosse mostraa più calda di quello che i loro proprietari non allesserò previsto. Trovarono pure un biglietto di Amundsen, che pregava Scott di far pervenire una lettera a re Haakon Gli esploratori si occuparono allora di la sciare traccie del loro passaggio; elevarono un cairn all'accampamento del Polo, vi collocarono la loro bandiera e fecero la lo ro fo tori rafia. «A meno di un miglio a sud scopersero un vecchio pezzo di slitta piantalo nella neve e ne fecero un'asta per la loro vela. Al Polo! La nota a questo punto parla della tenda, come situata a due miglia dal Polo. Il giornale di Scott ha la lealtà di fare questa constatazione generale: «A'on. vi è dubbio che i nostri predecessori si sono bene assicurati della posizione a cui erano giunti e hanno completamente adempiuto il loro programma ». « Finalmente trasportano la loro bandiera a circa tre quarti di miglia a nord e la collocano sull'alto di una pertica, tanto vicino al Polo quanto fu possibile. Il ritorno « II ritorno comincia il 19 oennafo. Fin dal principio la marcia fu penosa, nono stante la. leggerezza del carico e della vela Durante le dieci ultime tappe erano gradatamente disceti di mille piedi fino al polo fdgtlsgteganplcGdtltlbtmAp cot\ che ia prima parte del ritorno, compii cala dalla cattiva condizione del suolo, rese necesSario di tirare molto per salire. Le ^kie traccie erano «coperte.» alcuni siti profondamente, e alcuni « saslrogi » si era no già formati sopra di esse. Era pia gra- devote procedere secondo là direzione del venln che Contro di esso: ma forse il fred più sensibile nei punii Ut<™*£ Nondimeno i « cairn* » erano facili a ritro varsi ed il deposito del sud fu raggiunto il 20, il che diede buona speranza di ritrovare it denotilo dei Tre Gradi ». j^'", ed era veramente difficile poter prò u Da principio, con la vela spiegala. Inflitta avanza a grande velocità. Poi gli esploratori si trovano sopra un terreno straordinario., con ammassi di neve elevati dal vento. Questa neve si attaccava agli sl;g, che non si potevano far muovere che con la \ cedere avanti con la slitta. Prime sofferenze « Ma il penoso sforzo per rimontare le cento miglia che erano già stale difficili a fare nella discesa, non fu la meno difficile delle prove che dovettero subire. Gli clementi non tardarono a cospirare contro di essi, il 21 vi fu un vento ghiaccio per una mezza giornata. Il 23. il 24 ed il 25 ne vennero altri che portarono con loro il principio delle calamità che li attendevano. Vi fu un rallentamento di velocità. Col ritardo diminuiva la sicurezza calcolata per la distanza che si stendeva fra un deposito e l'altro. Alle lotte ed alla difficoltà di seguire la pista si aggiungevano i primi sintomi di indebolimento e di diminuzione di vitalità in coloro che erano destinati ad essere colpiti prima: il gelo dava loro dei « morsi » di cui non si accorgevano immediatamente. I viveri mancano « La sera del 21 rimanevano loro sci giorni di viveri e 45 miglia li separavano dal prossimo deposito ove selle giorni di viveri li attendevano; poi novanta miglia da percorrere per giungere al deposilo dei Tre Gradi. Quivi sembrava loro che avrebbero dovuto essere in sicurezza, ma sarebbe stato necessario avere un giorno o due più dello stretto necessario per far fronte alle eventualità imprevedute, come, per esempio, alle perdite delle traccie antiche, all'impossibilità di trovare il deposito nell'oscuro deserto mediante osservazioni astronomiche, ammettendo che queste potessero essere esatte. Altre volte la pista si perdeva in diversi punti, particolarmente nella regione accidentata, ove aveano dovuto, per evitar peggiori ostacoli fare dei zig-zag attraverso un mare di « sastrugi » ammucchiati dalla tempesta. La pista fu riprovata grazie alla vista acuta di Bowers, il quale scoperse un cairn elevato a quattro miglia di là. Evans ebbe le mani assiderate dal freddo : Oates soffriva anche lui molto per il freddo. Wilson subì una crisi di oftalmica dolorosissima: poco di poi gli toccò una storta ad una gamba e durante una giornata intera non potè tirare la slitta. Tutte le difficoltà erana non di meno dimenticate quando essi erano accampali. Di tanto in tanto gli esploratori ritornavano al deposito e andavano avanti muniti di una quantità di viveri bastcvoli per condurli al deposito prossimo, non sufficienti però a soddisfare la loro fame crescente. Bisognava giungere al deposito dei Tre Gradi, dove avrebbero potuto rifornirsi e curarsi. Ma in quel giorno Scoti, sforzandosi di non perdere le tracce e di mantenere l'equilibrio, sì fece male a una spalla, il che rilardò ancora la marcia, poiché Dickson non era ancora guarito e le mani di Evans continuavano a peggiorare. Erano i primi colpi del destino che facevano presagire la fine ». casoclc

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