Energia morale

Energia morale Energia morale 1 t Emerson è ancora troppo poco noto fra noi ». Così scrive in capo ad un volume di Gaggi del pensatore americano, scelti fra sue opere in melo da formar© un breviario di energia, un suo odierno traduttore italiano. E' vero: Emerson è pochissimo noto in Itajliia. Nel rifiorire di etudil filosofici e sociologici che ha contrassegnato da noi l'ultimo decennio, in quella nobile sete di coltura che si manifesta col «pullulare di infinite ooilane di biografie e di traduzioni, il filosofo americano non ha avuto fortuna; non ha avuto nemmeno un briciolo della tjwnde fortuna, forse esagerata, che ebbero sfftri moderni pensatori stranieri, come ad esempio il James ed il Bergson. Il tentativo di farlo meglio apprezzare agli Italiani non è muovo. Venticinque anni sono, un altro traduttore, il Parnasia, volgarizzava un'altra scelta di saggi dell'Emerson col titolo Usai appropriato: // carattere e la vita umana. Era la stessa scelta che venticinque anni prima il Montégut aveva pubblicato in francese sotto il nome di Essaie de philosovhie américaine; ma questo tentativo non valse a rendere popolare in Italia, come del resto non aveva reso in Francia, il nome e l'opera di colui che aveva conquistato fra le genti anglosassoni, di America e di Inghilterra, straordinaria. fama. . Temo che il nuovo assaggio non sia per avere migliore fortuna, e che il breviario di energia dell'autore dei Representative meu non abbia ad avere soverchia risonanza nella nostra vita morale. V'è gualche cosa nel carattere e nel vangelo deM amico di Cariale, che male si accorda col temperamento latino che gli rende difficile l'accesso. Anche i pochi fra noi, a cui egli è caro come un indimenticabile compagno e consolatore delle ore più torbide della giovinezza, non si sono mai dissimulati la sua scarsa capacità d'azione sopra il nostro pubblico. E' di quegli uomini la cui influenza e la cui larga popolarità sembrano quasi incomprensibile in una terra latina. Chi può immaginare ohe in Italia- i concittadini di un conferenziere e di un apostolo di rinnovamento morale lo accolgano al suono delle campane e lo conducano in trionfo alla nuova casa eretta per sottoscrizione popolare ih luogo dell'antica distrutta da un incendio? Così fecero nel 1872 gli abitanti di Concordia nel Massachussetts, al ritorno di Emerson dall'Europa. Si è spesso ripetuto che il pubblico italiano è indifferente alle questioni che toccano le più alte idealità dello spirito. Non è esatto. Se Emerson avesse coniato una formola, costrutto un sistema, elaborato una teoria, l'ingegno italiano, che è ingegnoso e sottile, lo avrebbe facilmente accolto, come ha facilmente accolto il verbo talora astruso di tanti coniatori di formule, costruttori di sistemi, elaboratori di teorie. Ma l'Emerson non era un filosofo sistematico mosso a scrivere dall'impulso di estrinsecare le elucubrazioni di uno spirito placidamente ingegnoso: era innanzi tutto un uomo, un uomo che aveva vissuto un veemente dramma interiore nella ricerca della verità e della legge della vita, e che si faceva conferenziere, non per una compiacenza di ingegno o per una vanità di fama, ma per l'imperativo categorico' di un dovere da soddisfare, di un apostolato da compiere. Era un uomo che più che alla ragione si rivolgeva al sentimento dei suoi ascoltatori, che mirava a persuaderli col calore della sua fede e non con la sottigliezza del ragionamento e della discussione teoretica. Era inoltre un'anima religiosa, uno spirito austero in cui riviveva la rigidezza morale di quei puritani da cui discendeva; uno spirito tutto pervaso della presenza del divino. Ora tali anime hanno poca presa sul temiperamenito latino, ohe può interessarsi intellettualmente ad una formola astratta, ma che nella vita pratica ama condursi secando un istinto che non tollera imposizioni ideologiche. Basta pensare al Mazzini, col quale il'Emerson ha più di un punto di contatto nel temperamento e nella dottrina, nel odore detta fede, nell'ardore dell'apostolato di rinnovamento religioso e morale, nel trascendente idealismo. Ora, se in Italia la dottrina mazziniana c viva oramai in pochi nelle sue idealità politiche, si può senza errore affermare che è quasi totalmente e dolorosamente dimenticata nelle bus idealità morali. Emerson è un predicatore: la sua forma d'espressione,è quella oratoria del sermone: ned suo discorso le verità non sono dimostrate col ragionamento, ma affermate dogmaticamente con la veemenza di chi le ha ricevute nella diretta comunione con I>io. Ora il sermone è una forma che nelle terre latine non vive più che cristallizzata in una chiusa e abitudinaria pratica ecclesiastica, mentre in Inghilterra ed in America ò ancora oggi giorno libero e vivo mezzo di persuasione civile. Chiunque sia stato a Londra, anche una sola domenica, ha potuto vedere ad Hyde Park Corner le tribune della Salvation Army e dellVlrmy Church dalle quali zelanti predicatori in uniforme rivelano la via della vera salvezza ad un pubblico che ascolta con perfetta serietà e vivo interesse e da cui talora ecce qualcheduno o qualcheduna a opporre obiezioni ed a iniziale una discussione. Ricordo ancora con stupore il vecchio fanatico cho in un delizioso mattino di settembre, su quella verde passeggiata che è la Spaniards road di Hampstead aveva aperto cattedra nel bel mezzo del viale. Chiunque abbia anche una sol volta percepito tali spettacoli, ò addottrinato per sempre sulle fondamentali differenze che corrono fra la ricettività delle genti latine e delle anglo sassoni. Un puritano dunque, e, sebbene avesse a ventinove anni gettato l'abito ecclesia■tioo e aripudiato le dottrine della chiesa ufficiale, un sacerdote. Ma un sacerdote del' l'ideale. E l'idealismo assoluto forse non ne ebbe alcuno più ardente, più energico, più combaULvo. Perche, questo mistico ohe affermò la verità esser non il frutto di una ricerca intellettuale, ma di un'intuizione religiosa, non di una teoria, ma di uno stato d'animo, che insegnò agli uomini a di scendere in se stessi per scoprirvi la sorgente dell'intuizione e oanifotadervisi con 10 spirito supremo, reca poi nel suo apostolato tutta la giovanile audacia, l'energia pratica e -la visione realistica caratteristiche della razza amerioana. Egli ha in ciò profondi tratti comuni col suo grande coetaneo, Walt Whitman, se anche gli manchi quel gran calore di poesia, quella immensa simpatia umana. Ma mentre il poeta, pur esaltando la divinità dell'uomo inneggiava alle f masse », Emerson è, contro ogni illusione democratica, il più ardente, forsennato affermatole dell'individualismo. Ciò che gli importa nell'uomo c la qualità. « Solo quando l'uomo getta via da sè ogni appoggio e*, sterno e cammina solitario, allora è forte e domina; più debole diventa ad ogni recluta che attira sotto la sua bandiera. Eorse che un uomo non è migliore di una città? » In questo culto dell'individualismo ad ol tranza, che l'Emerson espresse con la teoria della « Fiducia in sè », il mite ed austero puritano non si perita di giungere alle con olusiotni più rivoluzionarie ed anarchiche. Tutt'inteso a rintracciare ed a salvaguardare la sacra integrità dello spirito, a fare di ogni individuo un enfant terrible che osserva e giudica ogni uomo ed ogni fatto con una franchezza ingenua immune da ogni compromesso, da ogni convenienza, da ogni interesse, egli scrive senza paura: tLa società cospira contro la virilità di ciascuno dei suoi individui ». c Nulla di più sacro dell'integrità del proprio spirito ». « Conosca l'uomo il proprio valore e calpesti sotto i suoi piedi le circostanze ». c Tremate allorché Dio invia un pensatore sul nostro pianeta. Le cose tutte allora corrono pericolo. Si è come quando una rivoluzione scoppia in una città : nessuno sa quali cose siano sicure e come finirà l'incendio ». In questa sua sfrenata ricerca dell'ingenuità primitiva in cui egli riconosce il suggello divino deformato e contraffatto dal convenzionalismo sociale, non teme di rinnegare gli affetti famigliari, l'amicizia, la legge: « Ho vissuto con voi secondo le convenienze; oramai appartengo alla verità, » L'uomo deve essere a se stesso scienza, società, legge. Ho pensato spesso che si potrebbe istituire un curioso raffronto tra l'individualismo dell'Emerson e quello del Nietzsche: entrambi soggiacquero al sogno ingannevole di creare un superuomo : e non è la sola affinità ideologica: per Emerson il male non esisteva, non essendo che transitoria oscurazione dell'illuminazione divina ; pel Nietzsche non esisteva perchè arbitraria e fallace distinzione umana di ciò che nella natura è indissolubilmente e necessariamente unito. 11 moralismo dell'uno e l'immoralismo dell'altro giungevano per vie opposte allo stesso errore. E all'infuori di questo parallelismo nell'antitesi, vi sono altre somiglianze di ingegno tra quei due diversissimi spiriti. Nell'uno come nell'altro la dottrina capitale è fallace e non persuasiva, ma il loro violento vangelo si illumina ad ogni pagina di un lampeggiamento di verità minori, numerose, profonde, balzanti. Ed è curioso ciò che dell'Emersoli dice il Nietzsche in quelle sue caustiche pagine del Crepuscolo degli idoli : < E' di coloro che istintivamente non si nutrono che di ambrosia e lasciano da parte tutto ciò che c'è di indigesto nelle cose. Emerson possiede quella placida e piacevole serenità che disarma ogni critica : egli non sa quanto è già vecchio e quanto resterà giovane... Il suo spirito trova continue ragioni di esser felice ed anzi riconoscente, e qualche volta sfiora il sereno trascendentalismo di quel degno uomo che tornando da un colloquio erotico tanqvam re bene gesta diceva: ut desint vires, tamen est laudanda voluptas ». La critica dell'ottimismo emersoniano non potrebbe esser più acuta e umoristicamente feroce. Eppure dopo aver sorriso col Nietzsche, accade di riaprir questi libri in cui uno piritualismo sfrenato ottunde talora il senso di umanità, e di sentirsi guadagnati dal vecchio fascino : vorremmo scrollare il capo e rispondere con argomentazioni scettiche a quell'ardente ottimismo : ma non osiamo : ci sembrerebbe quasi una irriverenza; e a poco a poco sentiamo che quel calore di entusiasmo si irradia nelle nostre vene a portarvi quasi nostro malgrado le sua gioiosa fiducia nella v.ta, la sua rosea baldanza, e cediamo all'invito di quella calda eloquenza, all'incanito dolce e severo di quell'afflato reigioso, all'onda di quell'ebbro lirismo, tanto sono alte, appassionate, trascinanti quelle parole, tanto calda e sincera è quella voce, così nobile e puro ci appare quello spirito che si erge solitario, disinteressato ed indomito ad affermare la sua fede nella divinità dell'uomo. ENRIOO THOVEZ. R. W. Emers'.'N - Ei-.ernia morale. - Saggi celti e tradotti da Guido l'errando. Remo Sandron. editore.

Persone citate: Bergson, Church, Hyde Park Corner, Mazzini, Nietzsche, Sandron, Walt Whitman