I tumultuosi Comizi al Sindacato e alla Camera del Lavoro

I tumultuosi Comizi al Sindacato e alla Camera del Lavoro I tumultuosi Comizi al Sindacato e alla Camera del Lavoro Il comizio al Sindacato Oggi, alle 16.30, si è avuto il solito Comizio al Parco Nuovo, indetto dall'Unione Sindacale. Nei pressi del Parco Nuovo un grande apparato di forza pubblica; tutte le vie erano bloccate per impedire incidenti all'ingresso e all'uscita. Il comizio è stato aperto al solito dall'operaio He, il quale rileva l'Importanza della riunione odierna in quanto che bisogna in essa prendere una deliberazione decisiva e importantissima: o deliberare lo sciopero .generale in tutta Italia, o la prosecuzione dello sciopero generale a Milano o la sospensione dello sciopero generalo e la continuazione del solo sciopero degli operai addetti al materiale mobile. .Rileva che questa,, lotta contro la borghesia ha oltrepassato i limiti del campo economico per - invadere quelli del campo politico. E' salutato da vivissimi applausi "Votilo parlare alla ragione!.. Quando He ha finito, chiede la parola, un oratore nuovo a questi Comizi. Egli si presenta tutto vestito compitamente di nero e con numerose cartelle In mano. Il signor Arturo Pinzi, cosi si chiama il nuovo oratore, comincia: ilo non sono industriale, nè nero, nè grigio, ma amante fin da ragazzo delia libertà politica ed economica. Non appartengo tuttavia a nessun partito, ma chiedo ugualmente di poter dire il mio pensiero. E' bello vedere questo turbinio di persane riunite in questa esplosione grande di sentimentalità, che parla al cuore, ma io voglio parlare alla ragione. Il mio maestro, prof. Montemartlni, mi insegnò che lo sciòpero è battaglia, e non basta che la causa sia giusta: bisogna avere I mezzi ed avere prima predisposto tutto. Il vostro generale... ». Voci: — Non abbiamo generali!... Pinzi. — Ut vostro capo, il vostro tribuno ha studiato e preparato i mezzi 7 Io vi dichiaro di no. e vi dichiaro di no perchè non si è considerato che gli industriali sono In un ino mento di inattiva produzione. Che varrà a indurli a cedere se non ne hanno bisogno?Slle parole dell'oratore scoppiano nuovi tumulti e. proteste. SI uria: « Via. riformista! Va dagli industriali! Va giù! ». I] Finzl deve cessare perchè tutta la folla è in tumulto. iL'operaio Gervasl balza sul tavolo e grida: • Qui c'è una voce che non è la nostra, ma ognuno ha il diritto di dire la propria opinione ». % Si fa un po' di silenzio, e Finzi può riprendere: « Io non sono riformista nè ascritto ad alcun partito. Ho creduto di esporre, in una parola le condizioni dell'industria, che non sono favorevoli per gli operai, ma per gli industriali, perchè essi, mentre dichiarano di tener duro per principio, tengono duro invece per interesse. Avete voi munizioni per rispondere? ». A questa dichiarazione il pubblico rispónde con un altro tumulto. Molti si avvicinano al tavolo per tirare giù l'oratore. SI grida: «Vieni giù; sei,venuto qui a portare il gelo! Non c'importano le munizioni! Va via, industriale! ». Quando Pinzi, con la stessa tranquillità con cui è salito al tavolo, ne discende e si confonde tra la folla, questa si prepara ad ascoltare il secondo oratore della giornata, Rossoni. di Parma. Rossont esordisce dicendo che lo sciopero deve essere un terremoto, ed invita perciò ad approvare l'ordine del giorno che sarà presentato per lo sciopero generale in tutta Italia. « Bisogna - prosegue - che Io sciopero generale venga a persuadere die non vi è giustizia senza forza ». Dopo ha la parola Armando Borghi, che a suo modo definisce questa lotta una gagliarda e bella impresa contro la borghesia. L'ultimo comizio locale Prende quindi la parola Pulvio Zocchi: « Questo è l'ultimo comizio - egli comincia dello sciopero generale di Milano. La caparbietà industriale è rimasta la stessa, anche oggi dopo l'ultimo tentativo di approccio che noi abbiamo fatto. Noi non manchiamo alle nostre promessa Questo è l'ultimo comizio dello sciopero di Milano; domani comincieranno e in Milano e in tutta Italia 1 comizi dello sciopero generale nazionale ». Zocchi continua biasimando 11 Governo e la Polizia: «Non vi è l'eccidio — dice. — E' troppo pericolosa la via dell'eccidio. Vi è un altro mezzo più democratico, un mezzo pili solido; c'è il bastone. Si fanno centinaia di arrosti per troncare il cervello del movimento. Questa mattina un abile funzionario, presso lei rimarne dei trama, avvicinava gli operai a loro chiedeva: — Chi siete voi? — Meccanieoi rispondeva — Portatolo dentro. — Chi siete voi? — Falegname. — Portatelo dentro. — Chi siete voi? Tramvlere. — Portatelo dentro. — Chi siete voi? — Facchino. — Portatelo dentro. — E' questa la neutralità? Tanti saluti e tanti saluti alla libertà di persuadere gli altri allo sciopero ». Zocchi prosegue affermando che anche la méssa dei tramvieri e degli altri operai hanno diritto di venire rispettati nel loro numero, e la minoranza dovrebbe obbedire all'ordine di scioperare. «Perchè l'Edison, il prefetto, il Municipio vogliono imporsi alla massa? ». L'oratore nota che soltanto 80 vetture sono uscite ieri, il che significa che solo il 10 per oento delle vetture che fanno servizio hanno potuto uscire, «perciò il servizio tramviario -non c'è — grida Zocchi — e non ci sarà nemmeno domani».- Osserva poi che gli industriali hanno sempre tergiversato e non hanno mai risposto: « Vogliamo polemizzare ancora? — si chiede 10 Zocchi. — No! la polemica con gli industriali la farà lo sciopero generale. Tutti gli spiriti libere, yr di tutte le tendenze, sentono 11 bisogno di vivere questo periodo di battaglia». Conclude invitando gli operai a fare agli industriali la più grande guerra. «Non potremo essere accusati; le responsabilità cadranno su di loro. Gli operai di Milano e d'Italia resisteranno fino all'ultimo. » Dopo Zocchi da lettura di un ordine del giorno, la di cui lettura è seguita con molta attenzione dalla lolla. Alla fine tutti alzano le mani approvando. .Mia contro-prova una mano soltanto si alza e questo atto è accolto da grandi fischi. Dopo poche altre parole del presidente il comizio si scioglie ed i dimostranti si allontanano tranquilli senza dar luogo ad alcun incidente. L'appello al proletariato italiano « II Comizio dei lavoratori di Milano di tutte le categorie, riuniti il 10 agosto 1913, considerato che l'Unione Sindacale ha esperito tutti i mezzi conciliativi per raggiungere una soluzione amichevole tra le due parti contraenti nel conflitto creatosi tra industriali ed operai del materiale mobile ferroviario; « considerato, che solo alla inconsulta linea di condotta adottata dagli industriali si deve l'anormalità della situazione odierna e che su di essi ricadono tutte le responsabilità del promosso sciopero generale metallurgico prima e di tutte le categorie poi; « considerato, come il Governo si è ormai posto, con mossa decisivamente unilaterale e partigiana dalla parte degli industriali, allo scopo evidente di voler fiaccare la organizzazione sindacale; « considerato che il pensiero sindacale deve avere -- coi tempi che corrono — diritto di cittadinanza, cosi come le organizzazioni che da esso pensiero si informano, e constatando come l'atteggiamento incoerente, antimodemo e anticivile degli industriali e del Governo d'Italia ha prodotto uno scoppio di indignazione verso di essi e di simpatia verso, la massa scioperante di tutti i galantuomini e onesti di ogni partito e di ogni tendenza; considerato che mentre per la massa più direttamente interessata lo sciopero ha carattere economico, gli industriali e il Governo d'accordo hanno inteso dargli intenzioni politiche per poterlo schiacciare con più facilità; « considerato che il movimento è divenuto in conseguenza azione di ditesa d'un diritto già da anni conquistato dalle organizzazioni, e che conseguentemente la lotta di Milano va al di là della categoria che l'ha iniziata e diviene lotta di tutto il proletariato senza distinzione di partito; « considerato che lo stato d'assedio virtualmente proclamato a Milano ove sono attualmente al servizio degli industriali più di M) mila soldati; rilevando che gli arresti si susseguono giornalmente a centinaia, come stillicidio reazionario, destinato a togliere al movimento « migliori uomini di parte operaia; vista la rispondenza e la fraterna affettuosità che* si è dimostrata in tutta Italia !>er il movimento superiormente democratico e bello che in Milano si svolge; « delibera di proseguire, rinforzandolo ed intensificandolo, lo sciopero generale ad oltranza a Milano e di inviare per mezzo dell'Unione sindacale italiana e del giornale Avanti ! un appello a tutto il proletariato d'Italia perchè dimostri, in forma pratica e tangibile, la sua solidarietà con i lavoratori milanesi, iniziando pure lo sciopero generale immediato ad oltranza, da continuarli finché gli industriali ed il Governo non abbiano re- ceduto dai loro propositi incivili e reazionari, e confida, che il presente appello sarà entusiasticamente accolto da tutti 1 lavoratori italiani che intenderanno salvare, al di sopra e all'infuori di ogni principio, la vita stessa dell'organizzazione operaia », li manifesto del Sindacato . Milano, 10, notte. EJcco il manifesto nazionale della Unione Sindacale Italiana per lo sciopero generale in tutta Italia: « Lavoratori d'Italia! Il Comitato centrale dell'Unione sindacale italiana, 'd'accordo col Comitato d'agitazione per lo scio pero di Milano e col Comitato esecutivo del l'Unione sindacale milanese, dato l'altea giumento reazionario del Governo nel conflitto che in quella località si svolge, invita tutte le organizzazioni operaie d'Italia proclamare immediatamente lo sciopero generale di solidarietà ad oltranza da effettuare von appena presa visione del presente comunicato. Il Comitato Centrale ». Alla Cesa del Popolo Gai organizzati della Camera del lavoro si sono riuniti ancora una volta alle 18, per discutere in marito alla linea di condotta da assumere nel grave momento. La Casa del Popolo quando Ercole assume la presidenza è assai affollata. Il dottore Marchetti prende subito la parola: «Come succede — dice — In tutte le situazioni difficili, non mancano tra noi critici e malcontenti i quali tentano di colpire gli uomini che fino a prova contraria cercano di salvare e rialzare le sorti di questo organismo. E' bene che oggi guardiamo in faccia la situazione». Il segretario della Camera del lavoro fa quindi una rapida storia degli ultimi avvenimenti ed in particolar modo delle discussioni e delle deliberazioni prese in questi ultimi giorni dalla Commissione esecutiva in merito allo sciopero generale. La Camera del lavoro, secondo l'oratore, ha battuto quella strada che per la coerenza e per le libertà dei propositi che l'ha sempre guidata, si imponeva assolutamente. Gli organizzati non furono unanimi nel sottomettersi all'orientamento ultimo della Commissione esecutiva provocato dalla grandiosità del movimento e dall'intervento reazionario del Governo. La dellberazone fu oggetto di aspre critiche che non si limitarono a proteste platoniche, ma generarono in una specie di scissione nella compagine delle forze organizzate. Due ««zio ni si sono staccate, altre accennano a ribellarsi alla linea di condotta tracciata dalla Commissione esecutiva, la quale fu riconosciuta logica e come tale accettata dalla massa riunitasi al Teatro del popolo qualche giorno fa». Marchetti si sofferma poi ad analizzare il carattere del movimento e deplora il contegno del Governo. Il biasimo al tipofrali - Tumulti E continua: « Abbiamo messo ai voti venerdì mattina la nostra deliberazione non col l'animo di imporre la nostra volontà alla massa, ma perchè convinti che la massa in questo momento non deve e non può pensare diversamente da noi. La deliberazione fu su bito accettata dai tipografi i quali si associarono allo sciopero dando cosi la sanatoria all'operato della Commissiono esecutiva e sconfessando per conseguenza i loro Comitati sezionali,. Questa fraso provoca proteste da parte dei tipografi presenti. «E' inutile rumoreggiare — continua Marchetti, — l'ora di parlarci chiaramente è giunta. Se ci vorrete chiamare a tempo opportuno a rendere conto del nostro operato, noi non fuggiremo. La massa ci ha approvato replicatamente. Noi non possiamo magnificare il contegno di coloro che vanne contro il deliberato della Ammissione esecutiva. Noi oggi ci troviaeK»" in questa situazione perchè molti non sentono il bisogno come sentiamo noi di risollevare e rinsanguare il nostro organismo. Lo sciopero che noi abbiamo proclamato non contiene alcun termine. Le attuali condizioni sono diverse da quelle di ieri? Vi è qualche cosa in giro che valga a farci nutrire la speranza d'un accomodamento? Dobbiamo in questo momento spogliarci da preoccupazioni che vertono su interassi personali, abbandonare le piccola "nMrtrtiin e guardar* in (accia la situazione a l a n e richiamandoci ai voti della Commissione ese* cutiva ». Scoppiano tumulti. Le parole del Marchetti provocano proteste da parte del MareHl, Strazza ed altri compositori, i quali in «n attimo sono circondati da una folla adirata che vuole espellerli dalla sala. Si odonp la grida da molti parti: «Cacciateli fuori; via». Vola anche qualche pugno. Nel tafferuglio vediamo Marein, Strazza, Cazzolari, Raimondi e molti altri. Il fatatiimo di Marchetti Finalmente Ercole, dopo sforzi infiniti può dominare il tumulto ed invita coloro che non vogliono udire la verità ad andarsene. Infatti un piccolo gruppo esce nel cortile per continuare il dibattito. E Marchetti accenna a riprendere : « Noi, in questo momento — dicono 1 dissenzienti — facciamo l'apologia dell'Unione sindacale; questo è volere mentire. Noi oggi riaffermiamo i nostri metodi e principi che Informano la nostra Opera diretta alla tutela dei diritti del proletariato. E non ci peritiamo oggi di rilevare qui la tremenda gaffe presa da Pulvio Zocchi, il quale checché esso dica, nella sua lettera aperta, propose l'arbitrato rinunziando cosi al principli sindacalisti. Fulvio: Zocchi è intelligente; prevedeva le crittehe e si è valso d'una forma Involuta lanciando lapreposta. Qualcuno si chiede ove si va a finire? Nolenti o volenti gli uomini e le cose seguono inesorabilmente il loro cono. Noi non dobbiamo abbandonare il nostro posto qualunque sia il domani riservato a questa battaglia, perchè all'infuori dei posatori buoni o cattivi che conducono la massa resta sempre in lotta una notevole parte del proletariato. Non facciamo questioni di fiducia In questo voto. Vi illuminiamo e vi additiamo la via da adottare; a voi ora 11 giudicare tenendo presente che noi non ci sentiamo di abbandonare il bello e simpàtico atteggiamento che abbiamo assunto». E chiude: « Se vi preme la massa operaia, se vi preme la Camera del lavoro, non cambiate la vostra condotta ». Là fine del discorso Marchetti è accòlta da applausi. Pace, segretario della Lega sigaraie ritiene cha dopo la relazione di Marchetti la discussione sfa superflua. L'assemblea deve limitarsi a riaffermare solamente il deliberato della Commissione esecutiva. Marelll è contrario a questa proposta: «L'assemblea per essere bene illuminata ha bisogno di udirà non una sola campana ma tutte le campane ». Ercole è d'accordo con Marelli: «La'discussione non deve essere strozzata ». Invita Pace a ritirare la sua proposta ed 11 segretario della Lega sigaraie vi aderisce e la discussione può continuare. Marastoni, tramvlere, sastiene la necessità di sottomettersi alla deliberazione della Commissione esecutva. Ttpofratt dissenzienti Il tipografo Broggi, pronunzia aspre parole all'indirizzo della sua classe. «Mi vergogno, — egli dice — d'essere iscritto alla sezione che stamane ha deliberato di riprendere il lavorò. Il voto di stamane è una rovina por la classe che ha' sempre dimostrato di essere cosciente. Noi lealmente dichiariamo che nonostante il voto di stamane sentiamo il dovere di rispettare il deliberato della Commissione esecutiva ». Il tipografo Ruggeri, deplora pure la deliberazione contraria presa stamane. «Si è ricorso al sistema della discussione in seno alle singole sezioni, — egli dice — e per questo stamane i compositori sono riusciti ad avere la maggioranza». Lamprati, tramviere, dice che il fatto che agli organizziti della Federazione del libro non sia stato imposto di osservare il deliberato della Commissione esecutiva della Camera del lavoro è inesplicabile. Sull'ormai vecchio adagio... BaHerinl afferma ohe il deliberato della Commissione esecutiva mira a salvare la Caimera del lavoro: «E' da tempo, — egli dice, — che la Commissione esecutiva si trova abbandonala dalla massa. Le tendènze che si sono delineate In questi ultimi tempi ci hanno danneggiato e molto. I sindacalisti mettono mano nelle tasche altrui: vogUo dire con questo che quando sono in lotta gli altri, essi se ne infischiano, mentre quando essf sono nel groviglio degli avvenimenti, pretendono che gli altri si mettano a loro disposizione, salvo ip caso contrario di battezzarli per erumiri. L'apatia è fra noi e lo prova U fatto che in questa sala non c'è la ventesima parte di quegli organizzati a cui spetta l'imprescindibile dovere di ratificare il voto della Commissione esecutiva. Il nostro contegno nell'attuale battaglia non significa approvazione incondizionata dei metodi sindacalisti, anzi, noi lasciamo fare In modo che i nostri avversari arrivino fino in fondo alla rivendicazione dei nostri diritti». Cattaneo vuole rimettere in carreggiata la discussione; «Noi non vogliamo fare della accademie, ma dobbiamo dire se siamo o non favorevoli allo sciopero generale». Marelli, critica le affermazioni di Marchetti e di Ballerini. «Non si ha il coraggio delle proprie idee, — egli dice — si doveva nominare in seguito all'ordine del giorno dì venerdì sera un Comitia/.o coll'incarico di tracciare la direttiva e lo finalità deillo sciopero nostro. Noi abbiamo dello gravi responsabilità ben diverse da quelle di Marchetti. Noi non sianio al servizio ój ajcuno; siamo veramente indipendenti e se abbiamo deciso di cambiare strada non è stato in seguito alla minaccia di serrata fatta dagli industriali, ma per la coscienza esatta della falsa situazione a cui la Commissione esecutiva tentava di trascinarci. Fino a quando 1 nostri associati non ci toglieranno il mandato, noi abbiamo il diritto 41 parlare, a nome della classe, di parlare cioè a nome della maggioranza degli organizzati». Nuovi e pia violenti tumulti A questo punto scoppiano nuovi tumulti, urla, proteste e applausi. ■ I compositori — continua l'oratore, — dichiararono stamani di riprendere il lavoro nonostante la deliberazione della Commissione esecutiva della Camera del lavoro ed Ù lavoro riprenderanno». Scoppiano nuovi e più gravi tumulti. L'assemblea fischia, urla ed impreca. Ercole tanta invano di ricondurre la calma. Marelli si. avvia verso l'uscita tra fischi e proteste. Nel' cortile si riprende la discussione vivace tra i favorevoli e i contrari allo sciopero. Sale sul palcoscenico il tipografo QngaiCs uno dai 55 ohe questa mattina votarono < la ripresa del lavoro. Egli comincia a