tre malfattori aggrediscono a fucilate l'automobile del banchiere Parisi presso Anzio

tre malfattori aggrediscono a fucilate l'automobile del banchiere Parisi presso Anzio tre malfattori aggrediscono a fucilate l'automobile del banchiere Parisi presso Anzio pinque feriti (Per telefono alla Stampa). Roma, 3, sera. (Una aggressione sensazionale è avvenuta stamane prèsso Anzio. La famiglia del banchiere Parisi è stata assalita in automobile a fucilale lungo la strada di Anzio. Ecco 1 primi particolari del grave avvenimento. «amane, aUe 10,30. procedeva verso Anzio l'automòbile della famiglia Parisi, recando a bordo ìlngllo del ricco e notissimo banchiere Saverio Parisi, cioè ring. Pier 'Lorenzo, u signor Alessandro (Parisi e la signora Ines Parisi maritata 'Perrone. Vi erano anche due bambine. 11 comm. Saverio, il notissimo capitalista delle Terni e della Società Ansaldo di Genova,' è interino e'd era rimasto a Roma. La tiratale aggressione Ad un tratto, mentre la macchina non era otte a sètte miglia da Anzio, e precisamente afcl tratto di strada che corre quasi parallelo aUft «ìfe ftrrata. fra i caselli numeri 35 e 26, É6flo SDucuti fuori da una slepo alcuni indlr «dui mascherati, i quali, sparando alcuni cólpi di fucile contro l'automobile, hanno intimato al viaggiatori di fermarsi. Già l'ihg. Pier Lorenzo Parisi, aveva visto la strada ostruita da un tronco d albero, e «masi avesse intuito che si doveva trattare ai un «tentato, aveva dato ordine allo chauffeur 'IT talentare. La strada era deserta, lo chauffèitf Credette opportuno non arrestare la mac: Mnna. -Allora i malfattori spararono contro di tùì • contro le altre persone che si trovavano sulla automobile. Ne avvenne una scena tragica di «errore. Quasi tutte le persone che erano neli automobile sono rimaste ferite, alcune gravemente, altre lievemente. I feriti sono stati tra: «boriati nell'Orfanotrofio Gonfalonieri, ove i Medici li hanno medicati. Il pia gra.ve di tutti è l'ingegnere, il quale avrebbe riportato la frattura completa della spalla. Pare che alcuni proiettili gli siano penetrati in cavita, *§r Ubi è stato dichiarato in pericolo di vita. La sua signora ha ferite alla testa, il figlio maggiore ha pure ferite in varie parti del Stoppo. Le bambine sono ferite alla testa. Lo ■oìauffeur è illeso. . . , ._ , , -Appena là notizia si diffuse ad Anzio, afT011aUs6tma per la stagione balneare, partirono in automobile per il luogo dell aggresalone il sindaco di Anzio, con il maresciallo dèi carabinieri e parecchi militi e agenti. Da Róma è partito per Anzio il commissario capo <fe)fa «ftuàdra investìgatrice. Monaco, con agenii. E' stato telegrafato ad Albano. Aricela à oénttno per rintracciare gli aggressori, e «a<M molti cittadini si sono messi a dispeeiìlòne Ml'Autorità. I giornalisti, appena conosciuta l'aggressio3, Si recarono a casa del comm. Parisi, in ne, , via San Martino, in Roma, ma nessuno sapeva nulla. La famiglia Perrone Parisi pos: siede ad Anzio una bellissima villa; è assai nòta e stimata, e perciò il tragico fatto prodùce commozione, oltre che vivo stupore per l'audacia incredibile dei malviventi, i quali Barino compiuto il delittuoso gesto in pieno giorno e in una via la quale, specialmente di domenica, è percorsa di continuo da veicoli d'ogni genere. LMpòtesl più sicura è che l'aggressione sia stata determinata da brutale vendetta contro gli automobilisti In genere La presenza di spirita dello "chauffeur,, Oltre all'ing. Pier Lorenzo Parisi, al fratello Alessandro, alla sorella Ines, maritata al (Jbmni. Pio Perrone, di Genova, ed il signor Cuccia, si trovavano nell'automobile la moglie del Cuccia, Laura Ragusa, ed i figli h.nxieo, d'aini 5, e Silvia, d'anni e. L'automoHlé filava verso Anzio, quando, giunta all'altezza dèi casello ferroviario N. 25. a circa die«t chilometri da Anfcio. in contrada dotta Sannolo. dovette rallentate la corsa per un ostacolo, corotf&stp di frasche e di làsci di arbusti disHostl. attraverso la strada, i o.uali, men: tre la sbarravano, mascheravano tre uominarmati di fucile. Costoro, senza profferire parola, spararono molti colpi. Lo chauffeursuperato l'ostacolo, spinse la macchina a tutta velocità,, mentre gli individui continuavano a tirare colpi di fucile. L'automobile giunse ad Anzio alle ore 10,30. L'aggressione avvenne più precisamente presso Carroceto. I tre individui erano cosi disposti: uno nascosto a destra della strada per chi giunge da Roma, dietro una staccionata di rami di quercia; gli altri due a sinistra erano celati proprio di faccia al primo, oltre la staccionata di sinistra, ed erano protetti da viluppi di more. Un groviglio di fili di ferro con una trave ed altri rami e stato trovato tutto scomposto, ed i fili di ferro erano divelti e spezzati. Di fronte all'ostacolo che sbarrava la strada, lo chauffeur aveva fanefttatD la corsa della màcchina, quando tlsuòrjarono cinque o sei colpi di fucile. Si deve alla presenza di spirito e all'abilità dello chauffeur se le conseguenze dell'aggresélóne non sfàho poi cosi enormemente gravi tome avrebbero potuto essere. Se l'automobile avesse indugiato un momento di più, la selvàggia aggressione avrebbe potuto ■ segnare rfrt maggior numero di vittime. L'evidente programpia degli aggressori era di ridurre alla Impotenza lo chauffeur, i fratelli Parisi è l'avvocato Cuccia per compiere indisturbati la tapina. Ai primi colpi lo chauffeur si piegò nel fondo del suo sedile con la testa quasi sotto fL'voìatote. E' stato un attimo terribile, ma ocjjbrreVa passare nel breve spazio rimasto hb'èro. Lo chaufler, sotto la minaccia della morìe, non perdette il suo sangue freddo e mise la macchina ad una corsa folle, superando l'ostapòlO. Ormai ara salvo e volava verso Anzio, intanto neft autoflàobile 1 Viaggiatori erano rit*a*5ti feriti. Egli non si volse neppure ai la tjti e pJosegul il viaggio fantastico versoso dell'aggressione. Nulla di nuovo avevamoÈótato lungo la strada. Pregustavamo di giàtìgli non si volse neppure ai laJ^»egu} il vfrrospèdàle di Arizio. Il racconto dell'in*. Parisi ■eoo ora ciò che dice uno degli aggrediti, Jfing. Ppr Lànenro flarisi, il «naie ha la tetta fasciata è tutta la persona spruzzata di macofue di' sangue: Olà d'à due domeniche mio fratello Alessandro e mia sorella Ines si recavano in automobile ad AAzlo con i nostri cugini coniugi Cuccia. Venivano a prendere un bagno e poi tornavano alla Sera a Roma. Stamane ho voluto accompagnarli anch'io con la mia autoTAObiie e siamo partiti poco dopo le nove. Suiti patrie anteriore dell'automobile sedevano filo fratello Alessandro e lo «chauffeur», che «1 chiama Sabatino. iDentro l'automobile, a siOlBtrà, ero seduto io ed ayevo al fianco il mio cugino Cuaoia. Nella parte posteriore sedeva mia sorella-Ines, i duo bambini Silvia ed Enrico cuccia e la loro mamma. «Nessun incidente oi è occorso fino al luo I giòia di poterei tuffare in maro e respirarerli _*ari& salubre di Anzio, quando, improvvisa-mente, l'automobile, che distava da questa cit-tà appetta dieci minuti, si è dovuta arrestarep'fir un ostacolo che ostruiva la via. Lo « chauf- tour» ha dunque arrestato la macchina ed In quel momento abbiamo visto un contadinoche attraversava la strada a passo molto len- lo'. Subito dopo due altri contadini sono usciti dalla parto opposta della strada e anche essi«1 sono messi a camminare molto lentamente. Koi, naturalmente, non abbiamo dato alcuna ■"uportanzà a questa loro apparizione. „ ed hanno incominciato a sparare contronoi parecchi colpi di fucile. Non posso de■ivere ;la soena di terrore avvenuta. Le^jno ed 1 bambini gridavano per lo spavento|Ò fioco ricordo, del resto, del momento e del' M al «Tà evolta la scena rapidissima, poi-ho ancora la testa molto contusa. Ricordo•tw - ™ i «... bmm„ ebe 1 are aggressori no» prononrtarono Sia, Il tot» voltarti indietro e Io ■pali footte è ttato, si può tea, tru solosur i non ha nardo to eorag-eoe l'automobile do la corea finoo Ajjttto, non conoscenza delle popolazioni di questi dintor' ni, non posso perciò attribuire, a vendetta od a malanimo od a qualunque altra ragione personale l'aggressione subita. Ritengo, e del resto questa è anche l'opinione dell'Autorità, che. si tratti di un fatto vero e proprio di brigantaggio1*. 1 feriti Lo stato dei feriti è il seguente. L'avv. Alessandro Parisi è il più grave, aveaido (riportato ferite d'arma da fuoco al torace sinistro con travaso di sangue alla pleura, la frattura commlnutiva del terzo inferiore, dell'omero sinistro con spappolamento delle parti molli. Egli versa in pericolo di vita. L'ing. Pier Lorenzo Parisi ha riportate parecchie ferite di pallini al naso. La signora Cuccia ha riportato ferite multiplo non gravi, la piccola Silvia Cuccia di cinque o sci anni ha riportato uria ferita non grave al mento. Le condizioni dell'avv. Alessandro si mantengono stazionarie: non può pai-lare, ma dimostra •mediante cenni di non aver perduto la conoscenza. La signora Ines Perrone Parisi deve la sua -salvezza alla presenza di spirito che ha conservato durante l'aggressione. Appena scorse i tre malandrini bendati, istintivamente ha abbassato la testa, costringendo il suo vicinoavv. Cuccia, ad abbassarla anche lui. Un redattore del «Giornale d'Italia», che ha potuto avvicinare i feriti subito dopo la aggressione, cosi li descrive: «La giovane signora Ines Porrone-Parisi, pallida con i capelli in disordine, negli occhi ancora lo spavento ed il terrore, tiene in mano un fazzoletto intriso di sangue e si comprime una ferita fortunatamente leggera alla tempia destra. La signora Cuccia-Ragusa, esile 'figura gentile, ha il capo tutto bendato ed il braccio destro fasciato e tenuto aderente al corpo perchè conservi l'immobilità. La giovane consorte doll'avv. Beniamino Cuccia apparisce sofferente nell'aspetto, ma non tradisce nelle parole il suo dolore. — I tre briganti che erano mascherati, — ha detto la signora — hanno sparato freddamente l'uno dopo l'altro, senza alcuna pietà, neanche per queste povere nostre creature. E così dicendo la signora Cuccia mostrava i suoi duo bambini, un maschietto ed una femmina graziosissimi, che seguivano con calma e tranquillità il racconto della loro mamma.. La piccola Silvia è ferita al mento ed ha la benda insanguinata sulla faccia. Molto preoccupanti sono le condizioni del povero Alessandro, il più giovane dei fratelli Parisi, il ferito più grave. Egli stava presso lo « cliauffeur », ed ha ricevuto parecchi colpi, uno al braccio e l'altro in pieno petto. L'altro ferito, il fratcflilo Lorenzo, è meno grave ed infatti non lo si è obbligato à mettersi a letto. Le indagini Appena saputa l'aggressione, il maresciallo dei carabinieri di Anzio è salito sulla stessa automobile del signor Parisi, recandosi insieme con lo « chauffeur » sul luogo dell'aggressione. Dopo gli accertamenti di fatto, ha iniziato subito le indagini nei dintorni, Disponendo parecchi appostamenti e interrogando quanti incontrava. Finora, però, nessuna traccia del tre malandrini: Da Albano si è rocato ad Anzio, per interrogare T feriti, il pretori' avv. Murri, assistito dal cancelliere. L'impressione ad Anzio in tutta la- popolazione, e specialmente nella numerosa colonia di bagnanti, è stata enorme. La macchia dove si sarebbero rifugiati i malandrini, è quella detta Fajola, che da Anzio va fino a Viterbo. Questa macchia fino a cinquantanni fa era staila sempre teatro di aggressioni, ma da quel tempo in poi non si erano avuti latti di questo genere. Sembra che, ,L tre malandrini abbiano sparato con grossi, fucili, che sl potrebbero proprio chiamare fucili da aggressione. I pallinacci rinvenuti sono di calibro otto. Fino a questa sera le febbrili ricerche della polizia e dei carabinieri non hanno condotto alla scoperta degli aggressori. Si sono trovati soltanto taluni indumenti. Il delegato Cailabrini ed il brigadiere dei carabinieri hanno rinvenuto sul luogo una vecchia pistola, una correggia da pantaloni, un bottone militare, un guanto di lana, un cappello floscio. Questi oggetti suggeriscono l'ipotesi che gli audaci malandrina fossero da molto tempo appostati in quel luogo. Il sottosegretario di Siato agli Inerni informato dell'aggressione, ha dato le più energiche disposizioni al direttore generale della pubblica sicurezza per arrestare d malviventi. Le indagini sono febbrili. Alle 16,30 sono giunti in automobile sul luogo del misfatto, il cav. Monaco, capo della squadra investìgatrice della Questura di Roma, insieme al maresciallo Ametta e molti altri agenti, i quali si sono sparsi dentro ed intorno alla maochià della Faiola, che i carabinieri ave vano tgià percorso. E' giunto pure il capi tano dei carabinieri da Albano, ed il tenene da Frascati. Una squadra idi carabinieri e di agenti di pubblica sicurezza in uniforme ed in borghese si è sparsa nella macchia e nei dintomi, nella speranza di arrestare i tre briganti. Alcuni contadini dichiararono al com inissaino che la notte scorsa, in località po sta a dieci chilometri da Cavoceto, si imbatterono in un calesse misterioso, sul quale vi erano tre individui annati, col volto quasi celato sul patto. Chi ha visto 1 malviventi Il guardiano della ferrovia, Spaziani, ha visto i tne aggressori ed ha fatto la seguente interessante deposizione al funzionario di polizia. — Mi trovavo stamane presso il mio casello in compagnia del collega Donini, guardiano del prossimo casello N. 23, e discorrevamo insieme. All'improvviso abbiamo visto tre individui dalla strada carrozzabile deviare, dirigendosi, in atteggiamento sospetto nella campagna vicina, tutta stoppie ed alberelli. 11 primo di essi portava un fucile in ispalla; il secondo aveva qualche cosa in mano ohe non potei distinguere bene, forse era anch'essa un'arma; il terzo aveva un fucile nella posizione di bUanc'arm. 11 mio compagno Oonini ed io ci siamo chiesti chi fossero quei tre. Egli dapprima espresse l'opinione che fossero cacciatori, ina poi si corresse, pensando che in quest'epoca la caccia è proibita e non era possibile che tre cacciatori di frodo andassero cosi ostensibilmente armati di fucile in luoghi che sono frequentemente battuti dai carabinieri. Siamo rimasti un po' in sospetto, ma dovendo accudire alle nostre mansioni non abbiamo approfondito le nostre supposizioni. Alle 10 ini sono avviato verso il casello ti. 28, per comunicare a, colteghi le variazioni di passaggio dei treni. Avevo appena camminato una cinquantl- na di metri dal casello N. 23, quando ini coipi un fafto improvviso: ho visto passare per ha strada, che è parallela al binario della ferrovia, una automobile piena di persone, vi erano due o tre uomini, due signore e due cambini. Una signora chiamava al soccorso. Guardai stupito e mi affrettai a saltare sulla strada, per portare soccorso a quei signori ma uno di essi mi fece cenno 31 non avvici narmi. L'automobile intanto proseguiva a utta velocità. Quando ho visto l'automobile, aggressione era già avvenuta. Bicordo benissiino di aver udito prima del momento timento. u cantoniere Spaziani, interrogato se fosse in grado di riconoscere i tre individui visti, ha detto : — Ho posto su loro poca attenzione, ma forse potrei riconoscerli. Credo che proprio essi siano gli audaci aggressori. c 11 ~ ~. . „ j 1 ' y- Sugli aggressori l'avvocato Cuccia ha detto cne li ricorda vagamente: — Eni mi sono sembrati contadini — egli ha detto. — Vestivano una giubba di tela gri già ed avevano in capo un cappellaccio- a a campagna. La parte inferiore del viso era nascosta da una faccia nera. Gli occhi soli Bi vedevano. Le giubbe erano puliti.-sime e 4tì rotare non era troppo povere. i La probabile causa Dalle notizie rapidamente raccolte dalla polizia e comunicate al questore di Roma emergerebbe una circostanza nuova, di indiscutibile importanza, che potrebbe avvalorare la supposizione che non si tratti di un» aggressione a *ropo di rapina. La circostanza sa- retine questa. Numerose automobili hanno oc-igt transitato sulla strada da Roma ad Anzio Fra queste, proprio innanzi a quella dei signori Parisi e alla distanza di circa un quarte d'ora, marciando a grande velocità, era passata l'automobile dea cav. Peroni, il quale aveva con sè il prof. Arcangeli. Quasi precisamente nel punto dove poi è avvenuto il dramma, il cav. Peroni ha dovuto rallentare, perchè in mezzo alla strada vi era fermo un carro carico di vaccine.- Presso il carro stavano altercando tre contadini e due motociclisti. Il cav. Peroni potè capire che la disputa era sorta per lo spavento che le mule conduttrici del carro avevano provato al forte scoppio dei motori del motociclisti. Il carro si era cosi rovesciato ed 11 carrettiere era caduto. L'automobile del cav. Peroni prosegui la sua strada, ina gli parve che le imprecazioni dei contadini si generalizzassero e che non si rivolgessero soltanto contro i -.motociclisti, ma contro tutti gli automobilisti che sulle vie provinciali sono un eleménto di spavento per e loro bestie. Tinto ciò m confronto ad aure " «sostanze può far supporre che, sfuggiti aiira dei contadini i due motociclisti, non siano sfuggiti alle loro vendette gli automobilisti che sopraggiunsero poco dopo. I a vendetta esercitata contro le macchine, degli automobilisti, che i contadini credono liuiiiose ai loro interessi, e senza alcuna colpa, d'elle persone innocenti, non è nuova nei fasti criminali delle campagne. Onesta è un'ipotesi corno un altra, cne si timo fare per riuscire, n trovare la. sicura determinante dell'aggressione, perchè, essendo mancata la consumazione della rapina, manca di fatto l'elem»nto per giustificare 11 carattere dell'aggressione.