Il conquistatore del Garian

Il conquistatore del Garian Il conquistatore del Garian L'azione del gen. Lequio nella campagna libica RIPOL 280(Per telegrafo dal nostro inviato saettale) l . [ dine del giorno, che è un grande attestalo TRIPOLI. 1, eri 21,80. La partenza del generale Lequio di cui ieri ho segnalato notizia, non è stala per Tripoli e per la Tripolltanta il semplice allontanarsi d'un comandante di Divisione, ma è stata qualcosa di più : ha lasciato tra i colleglli del Comando, fra le truppe, fra i cittadini stessi, un vuoto profondo, tanto più sensibile oggi, in cui per la prima volta, dopo venti mesi, la colonia si sveglia senza di lui. Quanto egli valesse per il Corpo d'occupazione lo ha espresso il Governatore Garionl in questo vibrante or di fiducia e di stima : Il saluto di Gai-ioni « Il generale Lequio lascia Tripoli per ritornare in Italia. Egli rimpatria dopo avere in venti mesi di campagna legato il suo nome a una serie di combattimenti vittoriosi, dalle memorande giornate attor- no a Tripoli a quello di Sidi-Said, Sidi-Ali, Zuava, Rcgdaline ed alla Pasqua gloriosa di Assaba, che sono ormai tra le più care tradizioni del nostro esercito. » Lo seguano i voti miei e dei memori compagni d'armi ». Quanto egli valesse pei suol solfali, lo ha detto la bella, spontanea dimostrazione improvvisatagli ieri al pontile d'imbarco, dove i bersaglieri defili.o reggimento, che lo videro sempre innanzi a loro, diedero il la all'applauso, dove numerosi capi arabi d'ogni parte della Tripolitania vollero an- torà una volta stringersi attorno a colui chechiamavano « ti btcon generale », ap punto perchè altrettanto generoso quanto forte. Quanto egli valga pel paese al quale fia conquistato il lembo più fecondo della \Libia, lo diranno le manifestazioni che non mancherà ai ricevere a Napoli, a Roma a T rtn0 d a la che fcfl Uo $ui gÌQmM ^ guJ£ g ^..^ » ama c gli è. riconoscente. Soldato e artista Dare ai lettori il profilo di questa perfetta, italiantssima figura di soldato, è impresa ardua, per me sopralutto che, conoscendolo bene, ritengo le parole incapaci di tratteggiare l'uomo. Il generale Lequio è sopratutto un artista che sente tutta la poesia della sua missione : artista e cacciatore. Unite la sensibilità del primo colla resistenza e coU'entusiasmo dell'altro, mettete queste doti su una bella testa ricciuta, dai robusti capelli che lattano contro la brina degli anni, e dove gli occhietti vivacissimi mandano scintille, ed-avrete Clemente Lequio, cioè un tipo completo di uomo ardente e coraggioso e di condottiero geniale. La guerra è sopratutto una cosa seria!, mi diceva egli in uno dei numerosi colloqui avuti con lui; poi è un'arte e qualche volta è una caccia. Perciò io amo il mio mestiere come credo lo amino tutti i soldati. 1 soldati italiani non sono macchine, ma uomini, ed io mi sono sempre studiato di penetrare nel loro cuore prima di condurli ai sè> 6 arrivato in capo alla Tripolitania, ha conquistalo trecento chilometri di moli tagna in pochi giorni, ha piantato la nostr„ bandiera in una ventina di paesi ine sploratit ha smmo eomun{eat{oni nuove alla battaglia. Un generale che capisca l'animo delle sue truppe e si faccia capire da essi e ne acqtiisti la simpatia, arriva dove vuole! Assai prima della giornata di Assaba e dell'avanzata del Gebel, io sapevo che la mia Divisione sarebbe venula con me, in qualunque modo, in qualunque luogo mi fosse piaciuto. Il momento pili commovente della campagna tripolilana io l'ho provato dopo Assaba, quando i capi del Gcbel vennero a sottomettersi e quando si sparse la voce che El Barimi fuggiasco si dichiarava vinto. L'entusiasmo dei miei uomini in quell'istante ed il suono del mio nome, gridalo dalle loro bocche, furono tali che non lo dimenticherò mai più! Con quella gente e con quello slancio, saremmo arrivati in capo al mondo!... ». Ed il generale Lequio, che modestamente parla molto, molto dei suoi soldati e poco c costrutto strade, si i acquistato il favore e la fiducia degli arabi, l'ammirazione dei combattenti italiani, per virtù di soldato, del suo spirito d'iniziativa e del suo intuito singolare. Appena comprese che, malgrado la villoria di Assaba, il nemico si sarebbe riunito di nuovo ed avrebbe ritardata la sorte, deliberò quell'avanzata rapidissima, bersaglieresca, decisiva, che gettò gli indigeni al suolo, sottomessi e convinti, e lo rese padrone della Tripolitania occidentale. Le sue truppe arrivarono a Nalut in parte senza scarpe, cogli abili a brandelli e con una razione di pane per nutrirsi; ma vi arrivarono vittoriose! Se ad ogni tappa il generale Lequio si fosse fortificato ed avesse atteso i rifornimenti, oggi non sarebbe, forse, nemmeno a dado Fessàto. La rirtù dell'esempio la sua più grande virtù fu quella dell'esempioiricordandosi d'essere cacciatore, egli ha marciato quasi sempre a piedi, innanzi alle sue fanterie. Ha ordinato ('alt quando si sentiva stanco, perchè giudicava dalla sua la stanchezza degli altri. Ha gridalo « Savoial » all'unissono dei soldati quando gli pareva favorevole il momento. Durante la battaglia del 23 marzo non lo si vide un solo minuto a cavallo, e nella famosa marcia verso le colline di Fuscir Bressac, che avvenne senza sparare un colpo sinché non si giunse a trecento metri dalle trincee nemiche, egli camminò tranquillo, col perenne sorriso in volto, esposto come l'ultimo dei suoi fucilieri alle pallottole arabe imperversanti... La sua più speciale caratteristica è la calma, quasi fredda, che, malgrado il cuor? sensibile e l'animo squisito di artista, egli sa mantenere nelle fasi più emozionanti della battaglia, quando tutti gli ocehi lo fissano e tutte le speranze sono sospese ad un cenno del suo capo. In nessun combattimento nessuno ricorda di avergli vista. mancare l'eterna sigaretta dalle labbra sorridenti. La sigaretta fa parte integrale della sua persona. Egli accende la prima al maltino e le susseguenti le accende, l'una dopo l'altra, per tutta la giornata, senza lasciarle estinguere. Cosi consuma un solo fiammifero al giorno, pur fumando centinaia di « Macedonia ». Egli fu visto restistere colla sua salute di acciaio ad ogni sorta di strapazzi; fu visto vivere per ventiqualtr'ore con un po' di pane e un po' d'acqua; dormire notti e notti intiere vestilo, sulla sabbia e sotto le stelle, avendo per coperta il ghibli che lo avvolgeva di polvere ardente; ma non fu sorpreso mai senza sigaretta! Di rado egli si arrabbia, ma, quando ciò gli capita, è terribile, perchè si arrabbia... in piemontese, ed allora tutti i soldati, anche i siciliani, lo capiscono a volo. Ad Assaba, ad una staffetta, che gli annunciava, affannosa, come i nemici aggirassero la nostra sinistra e non sapeva dire guanti /ossero, egli rispose, alquanto irritato, in dialetto-. « Se non mi sapete dare il numero approssimativo del nemico, considero la vostra informazione come nulla! ». ita poi calmatosi subito, soggiunse, sorridendo « Del resto, stale tranquillo, basta per difenderci un plotone di bersaglieri ». Appena detta questa risposta, prese fulmineamente tutte le disposizioni perchè la sinistra fosse, come fu, salda ed invincibile. A me, che gli chiedevo quale sia stalo l'istante più commovente di quella giornata memorabile, rispose con sincera confidenza: « All'alba, prima di iniziare la battaglia, confesso che mi batteva il cuore, ma nessuno se ne accorse; la mia sigaretta era sempre accesa ». Ieri, dopo la partenza del generale Lequio, Ferad-bey mi disse di lui: « E' un uomo fatto apposta per essere adorato dagli arabi. Egli aveva l'intuito perfetto della situazione ». E lo stesso generale, mentre mi stringeva la mano a bordo del piroscafo, mi diceva ancora: « Gli indigeni della Tripolitania, quelli del Gebel specialmente, sono, tutti nostri. La loro riconoscenza per averli liberati dell'incubo di El Barimi sarà eterna.10 confido molto nell'avvenire, sopratutto agricolo, della Colonia ». Ed io so, sebbene11 generale non me lo abbia detto, che molti capi dell'interno, primi quelli del Garian, quando gli diedero il loro addio, inondarono di lacrime la mano che baciavano. La sna carriera e le sue Fittone Ed ecco ora, rapidamente, perchè sia completo il ritratto che ho tentalo dare di lui, lo slato di servizio del generale Lequio. Nato a Pinerolo nel 1857, fu sottotenente di artiglieria nel 1877 ed entrò allora nella Scuola di guerra di Torino, donde usci ufficiale di Stato Maggiore. Coperse da quel momento cariche importantissime. Promosso generale il 29 dicembre 1908, comandò dapprima la Brigata Ancona, quindi la seconda Brigata degli alpini ai primi di gennaio 1910. All'inizio della guerra italo- e o l e a o e i i o e , lò . a, osaro oi o ipiie. ia naa a n i a a , i . o e ti n, aa di o. di a ci a e. onmi o- turca chiese ed ottenne di prendervi parte, Dopo la giornata di Henni del 23 ottobre1911 al generale Lequio venne affidato il comando della Brigata mista — composta del Lo e 2.o granatieri, dWlt.o bersaglieri e del battaglione alpino Fenestrelle— che si formò nel settóre di'Tripoli. Il 3 novembre 1911 egli aveva lasciata Torino con l'ufficiale d'ordinanza tenènte Gioda, che rimpatria ora con luì, ed età sbarcato a Tripoli il 10 novembre, assumendo subito il comando delle sue truppe dislocate da Fcsclun a Sidi-Mesri. Il 26 novembre comandò brillantemente la sua Brigata nell'avanzata entro l'oasi per occupare la linea di Hamidiè-Henni-Casa di agricoltura. Il l.o dicembre presenziò da Henni allo scontro di Sidi-Hassan; il 4 ebbe il comando della colonna centrale nella vittoriosa battaglia di Ain-Zara. Il 5 dicembre, alla testa delle tre Brigate della prima Divisione, inseguiva il nemico fino a Bfr-eiTurchi, distruggendo un vastissimo campo abbandonato. Dal 5 dicembre 1911 al 6 marzo 1912 rimase ad Ain-Zara, dedican dosi alla costruzione di quel forte ed uscendo spesso in ricognizione, e dal 18 gennaio1912 al 29 dello stesso mese tenne il comando interinale della La Divisione, che comandò il 28 gennaio contro un violento attacco alle posizioni fortificate. Il 2 aprile lasciava Tripoli per unirsi a Siracusa alla Divistone Gariont e sbarcare a MaeabesDi qui incomincia per lui una bella serie di vittorie, che tutti conosciamo. Il 23 aprile concorse a respingere l'attacco di BuKames; ti 24 maggio, dopo numerose ricognizioni, trattenne Voffensiva del nemico sulla tinea di Sidi-Said, mentre che Cavaciocchi oprava al confine; il 26 e il 2giugno spiegò con audace baldanza e con serena coscienza del successo le sue spiccatissime doli di condottiero nella famosa battaglia di Sidi-Said. Il 14 luglio scrisse una delle più fulgide pagine della campagna colla vittoria di Sidi-AU, che fu dovuta alla sua straordinaria celerità di manovra ed alla sua ealma ammirevole. La sera di quel giorno veniva nominato comandante di DivisioneIl 4 agosto comandava la Divisione nell'avanzata su Zuara; il 5 proseguiva la marcia nell'oasi; il 25 arrivava ad AbdeU Samad dopo una grande battaglia combattuta agli ordini del generale Garioni; il 26 agosto passava a Tripoli alle dipendenze del generale Ragni che gli affidava la prima divisione speciale. Dopo la presa di Sidt-Bilal, a cui egli non partecipò, ebbe icomando di tutte le truppe del settore fuori di Tripoli e si stabilì a Sidi-Abdel, dove rimase sino al 4 dicembre, quando occupò colle sue forze Zavia. Il 16 dicembre, fissava il suo quartiere generale al Garian e da quel giorno egli andò preparando lentamente la gloriosissima avanzata ch10 rese celebre e che dopo lunghissima attesa, non dipendente da lui, potè iniziare finalmente il 23 marzo colla battaglia dAssaba. Dopo questa giornata, stilla quale è superfluo ritornare, le date dell'avanzata Lequio sono le seguenti : 24 marzo, occupazione di Misglia e di Kikla; 26, ài Suadna27, dì Jeffren. Durante la sosta in questa città il 3 aprile gli veniva comunicata la promozione a tenente-generale per merito dguerra. Riprendendo l'avanzata, il 5 aprilarrivava a Zfutan; il 6, a Fessato; il 10a Giusc; l'il a Tizi; il 12 a A'aluf, compiendin queste ultime tappe oltre 110 chilometin 3 giorni. Il 19 ripartiva da Nalut peoperazioni nel piano che ebbero il lorcompimento eolla marcia di Bisciud, 25 26 aprile, e le ricognizioni al confine. Rtornato a Tripoli egli ebbe sino a ieri comando della Divisione territoriale* L'affettuoso commiato dalle troppe Prima di lasciare le sue truppe il generale Lequio indirizzò loro un ordine degiorno di saluto, in cui dopo avere ricordato con affettuose commosse parole le orindimenticabili passate insieme in questterre benedette dal cielo, esclama: a Compagni di Fesclum, di Henni, di Ain Zaradi Bir el Turk, e Bir Tichet, della notte indimenticabile di Bir Tobras, di Macabezdi Sidi Said e Sidi-Ali, di Zuara, di SidAbd Essamad, di Zanzur e di Assaba, dellmarcia pel monte e pel piano, per la completa pacificazione della regione, a voi vol11 mio pensiero con una immensa intensitdi affetto, ed ogni augurio buono e gentilè nel mio animo in questo momento pevoi, per le famiglie vostre! « Mando ai nostri compagni caduti, peil cui sangue si è fatta italiana e saera questa terra, il riverente e affettuosa misaluto, ed a voi^ compagni, mi stringo in un grande abbraccio ideale, come padrecome fratello, come amico, alzando ancoruna volta alto il grido, che ci ha unittante volte sul campo conquistato e che uscallora dai nostri petti, ansanti per la faticma pieni di legittimo orgóglio, squillantcome fanfara di vittoria, sacra come unpromessa, forte come una minacciai Vivl'Italia! Viva il Re! ». Ora il generale Lequio va verso il premitante volte sognato nelle aspre notti dellacampagna-, verso l'abbraccio della famigliche lo attende a Pinerolo. Il maggiore Tarditi e rorgaaizaatere degli " nptiè „ Vi ho annunciata, insieme alla partenzdel generale Lequio, quella del maggior e, re il ta a— oon he a to da oellia. lo oore, Dieipo 6 n naio Tarditi. Di lui e della ma opera già portai in un recente articolò, ma è doverosa M questo momento ricordar» Quanto valido sdé stato U concorso da lui rotato per un ansia intero al lavoro feconda del governatora Bagni. Destinato sin dall'estate dal 1919 all'ufficio del Comando, il maggior» si ri* velò un esperto diplomatico e tomo tal» diresse con finezza e tatto tutto le complU cale trattative coi capt arabi, eh» condus* sera alla pacificazione di molle regioni trU politane. Con attività instancabile, rima' nendo nel suo gabinetto ogni giorno daU l'alba al tramonto, egli sostenne discussioni intricatissime e lunghissime, dalle quali seppe sortire sempre vincitore. Anche di lut deve andare orgoglioso U nostro Pie' monte, poiché il maggiore Tarditi è torinese. Ha pure lasciato Tripoli recentemente il maggiore Caprini, il valente organizzatore del Corpo degli Zapttè in Tripolitania. Egli va ora a Bengasi, ma, secondo alcune notizie, pare debba essere mandato presto in missione a Costantinopoli per la riforma di quella gendarmeria. GIOVANNI CORVETTO.