Il re dei coleotteri e delle farfalle

Il re dei coleotteri e delle farfalle Il re dei coleotteri e delle farfalle ;A Sérignan, in quel Mezzogiorno di Francia dove ancora si lavora la terra con l'aritica_passione e si mettono al mondo, senza paura, figliolanze numerose e patriarcali, vive e lavora, in una piccola rustica Reggia — una casetta tranquilla, custodita dai platani — un vecchio ottantenne che ha avuto dal Cielo, come l'antico suo fratello d'Assisi, i! privilegio di poter chiedere alle farfalle, a/i coleotteri, alle formiche, a tutti i più piccoli insetti notizie precise sulle strane e misteriose abitudini e sulle loro esistenze fragili ed effimere. Come all'italico amico delle tortore a questo pio francese è stato concessa .la grazia di poter interrogare, intendere e comprendere i segni, le tenuissime parole, i gesti d'una vanessa, di un grillo, d'una lucciola, di un ragno, di un'ape indù-, otre e desolata perchè ha smarrito la strada del suo alveare. Il patriarca di Sérignan, il Se degli insetti e delle farfalle, non è un mistico e un poèta nel senso agiografico, teologico e letterario delle parole; e non è neppure un zoologo, un naturalista, un entomologo da cattedra universitaria o da laboratorio: J. Henry Fabre l'autore di dieci volumi definitivi sull'istinto e i costumi degli insetti c Souvenir! entomologiques » nei quali sono -contenute, in istile chiaro e semplice, le descrizioni scientificamente più minute dell'anatomia degli insetti, delle loro abitudini sessuali e sociali e delle relazioni che hanno con il' piccolo e vasto mondo che li circonda e dal quale traggono i microscopici mezzi per la vita, è uno scienziato autentico, che segue non un metodo professorale o po sitivistico nelle ricerche, ma che adora e pratica il sistema-della verità. De fimo ad èxcelsa è il suo motto. Ogni creatura viva, egli pensa, l'uomo più dotto, più santo e più filantropo e il bruco dei cavoli così nocivo, hanno la loro ragion d'esistere, la loro logica di vita, molti o pochi diritti- per essere presi in considerazione, per essere studiata e amati. Amore: come per il poeta che scruta, dentro il suo cuore l'ansia di tutti i cuori umani, le loro esultanze e i loro dolori cosi per lo scienziato vero che si curvi sul corpo d'un sofferente fratello o sulla, meraviglia insidiosa e caduca d'ùn'argentea ragnatela, l'amore è necessario a rendere lo sforzo non vano e utile la ricerca. L'Amore può dare all'intuito e al genio i mezzi per l'opera grande: J. Henry Fabre, umile pedagogo di campagna, è così diventato un grande naturalista tre volte premiato : per l'amore egli è forse immortale prima d'essere Accademico... come Pierre Loti — e prima di morire. A Saint Léons, villaggetto presso Vezins nell'alta Rouergne il 22 dicembre 1823 da modesti genitori. J. H. Fabre vede la luce, in .un chiaro mattino primaverile. In una terra poco lontana, e come quella di Saint Léons benedetto da molta verzura, da molti olivi e da molto poma, sette anni dopo doveva nascere un altro consolatore degli uomini : Mistral. Ma, quasi, ancora in fasce — narra il D.r CI. V.-Legros, in un volume biografico ricco di dati e di episodi (*) — viene' trasportato in una piccola terra, a Malaval, nella parrocchia di Lavayasse: il paesaggio di Malaval c montuoso e rude, solo ricco di belle e profumate praterie. All'aria libera il fanc'uHiji cresce, gioca, mang'a, s'addormenta sull'erba: la sua nonna, una filatrice espelta di lino, gli canta le nenie locali e gli insegna che le rondini e i vermicciuoli sono creature del Signore. Ancora bambino, anco ra vestito d'una sottanella da fanciulla, un giorno (aveva sei anni!) rimane lunghe.ore estatico, senza quasi respirare dinanzi alla magnificenza d'un immoto scarabeo d'oro. Di «era, più grandicello, segue come si segue una sorella piccola, una lùcciola, una libellula, il più piccolo insetto. Vuol vedere, vuol sapere dove sono le loro case, nel veide, nell'erba, nella intasata muraglia, nella fece: nessun ostacolo lo trattiene, non ha paura delle ombre, non ha schifo degli escrementi. Adora lo creature dell'aria e le eleggo a sue compagne. ■ Io andavo — dice ora ricordando — verso i fiori, verso gli insetti collo stesso sicuro istinto della Pieride che cerca il cavolo e della' Vanessa che trova cibo nell'ortica •.- A sette anni è colpito dell'obbligo legale e sociale della scuola: ritorna a Saint Léons dove il suo padrino, Pierre Ricard Jè maestro, campanaro, suonatore di violone e barbiere. Deliziosa scuola! D'estate tra i banchi passeggiano i majaletti con la loro mamma e le galline starnazzano in libertà. I misteri della natura ili Fabre li apprende dall'e spansività di un bel gallo fagiano con una mite gallinella nera. In quella scuola im para a leggere e a scrivere e a far di conto Henry e suo fratello crescono semplici, buo .ni, senza orgogli e senza speranze vane. Il loro mondo è la campagna circostante: la loro vita si svolgerà, pensano,,.in umili uffici agresti e in modeste mercature. Ma vengono.anni agitati: dodicenne, il nostro segue i genitori a Rodez, una piccola città: i genitori hanno rilevato un caffeùccio. Henry entra nel seminario : tutte le domeniche serve la messa e fa da sagrestano per pagarsi il mensile, le tasse e i libri. Lungi dalle praterie si sente svogliato : ma quando incomincia a tradurre Virgilio s'esalta nelle descrizioni che il mantovano.fa del canto delle sue cicale, della barbuta fàccia delle capre, del mite occhio dei bovi. Nelle ore di ricreazione uou va in cortile, non va in ' chiesa, ma si raccoglie, solo, nella stalla o nel porcile o nel pollaio. A Rodez la famiglia Fabro non trova fortuna: trasporta il domicilio a Tolosa, dove Henry termina i corsi ginnasiali al Seminario : poco dopo fa un nuovo esodo: si stabilisce a Montpellier: il futuro naturalista si inscrìve al primo corso(*) D. a V. Izowe: la Vie de $. H. Fabre, naturaliste • par no discinto. — Libratale ChD«taer«fe. - Pai»* m% dsuvgce-vdsul'ddfrl'bprummpreppvstsiruvmlpildgsgssFvsdosdfilIzapfprzcFsgtcdcstsatpl a a t i a o i i l i o n e a i e , a a ga ti e o e s erhi e ri e a m o Il la ffiil la cono nnta nle re in el ia oorun il so e, Ch. di medicina: ma le disgrazie s'abbattono sulla sua casa e. interrompe, non * ancora ventenne, i suoi regolari studi, per sempre. E' il periodo dei pellegrinaggi desolati : giovinetto sperduto e errabondo, eccolo, lacero e smunto, lungo le bianche strade : per -vivere, un giorno vende poponi sulla fiera di Beaucaire, un altro giorno cerca lavoro su una linea ferroviaria in costruzione. Ma l'amore della natura e la passione degli studi lo sorreggono: ai accontenta, sereno, di qualche acino di uva-spina, di qualche fragola, di un bicchiere di latte. : Adora l'acqua e s'addormenta spesso sotto gli alberi, che gli voglion bene: di mattini, a primavera, si sveglia coperto di fiori e di rugiada: allora è poeta e canta: conosce molte poesie di Reboul e per calmare il morso della fame declama le strofe del dolce poeta panettiere. Durante una di queste peregrinazioni affamate, egli s'incontra per la prjma volta col Maggiolino dei pini, il superbo coleottero dal corpo nero e marrone vellutato e a striature bianche. « Questa bestiola mirabile — scrive — geme quando la si prende e fa intendere un lieve lieve lieve rumore simile a quello prodotto da un dito umido strisciato sopra una piastrina di vetro ». Fra le privazioni e gli stenti di una vita miserabile, Fabre concorre ad una borsa per la scuola normale ofAvignone: e la vince, primo tra tutti. A metà del secondo anno il povero giovane è giudicato ignorante, duro di cervice, elève insuffisant. Ottiene per grazia di seguire il corso come uditore : e si conquista il diploma ansiosamente so-' gnato. Al collegio di Carpehtras, in una squallida e triste scuola, dove la vita si svolge con cupe abitudini claustrali, J. H. Fabre inizia il suo insegnamento: gli allievi sono cinquanta ragazzoni : grossolani e svogliati. Soffre : ma la gioja di insegnare e di continuare a imparare, gli fa sopportare ogni tristezza. Aspira a una cattedra di fisica o di matematica, in qualche scuola secondaria: da solo inizia lo studio delle scienze fisiche e mette insieme nella sua cella « un laboratoire impossible, ouvrage de sa facon ». In quel tempo riprende le sue ricerche e.inizia una collezione di insetti: il volo e le abitudini della vespa lo interessano a tal punto che più non dorme e non si dà pace fino a quando non diventa legittimo prò prietario dei volumi di Blanchard sulla storia naturale degli animali articolati: conemporaneamente classifica la flora di Vezins, che il fratello Federico, il suo pensoso mite collaboratore raccoglie dietro sue precise, mirabili indicazioni. In una lettera a Federico il nostro scrivo: « Federico! La scienza, la scienza e tutto! Tu pensi troppo giustamente per non dire con me che il tempo bene impiegato è. solamente .quello consacrato allo studio... » In quegli anni di' affannoso lavoro, Henry Fabre non si concede che un divertimento: la caccia: specialmente la caccia alle allodole lo esal ta: « Collo specchietto, che lancia i suoi barbagli intermittenti — scrive con una efficacia altrettanto esatta quanto poetica — sotto il raggio del sole mattutino,, in mezzo a un prato tutto,scintillante per la recente brina, come è ■ bello cacciare !■ » Ma benché tiratore magnifico, lascia questo passatem po: « Quan,do non si sa che cosa ci serba la dimane non bisogna distrarci ». Il 30 ottobre 1844 egli sposa una giovane e pia contadina di Carpentras, Maria Vii la rei : e qualche tempo dopo, autodidatta mirabile, si laurea a Montpellier, in scienze fisiche e matematiche. Desolato per la morte del suo primogenito, ò costretto a lasciare il suo vinoso e fecondo mezzogiorno per la Corsica, avendo vinto, per concorso, la catte dra di fisica al liceo di Ajaccio. Durante la sua residenza in, Corsica, egli continua ,le sue ricerche: dinanzi all'agitato mare dal quale salpò Napoleone per le glorie, le vittorie eTe sventure, egli medita una opera: « La oonchigliologia della Corsica ». una colossale storia comparata di tutti i molluschi di quell'isola deserta e sola, e di quei mari: in quegli anni inizia le sue medita zioui sulla chiocciola e si compiace di nu trire nella sua piccola casa lente e cornute lumache, viscide e taciturne. Allora nell'entusiasmo delle nuove rivelazioni, scrive c II calcolo e le ricerche matematiche cuqule adcoecpeHcorarechlelequgedusieli,Ildotrdegneitrmse'scsemNdraSadefigisiricalafadi Leibnitzio dimostrano cho l'architettura del Louvre è infinitamente meno sapiente di quella della piccola casa di una lumaca. L'Eterno Geometra ha tracciato con ima prodigiosa e semplice esattezza la spirale so pra la corazza di questa creatura che tu, fratello, non apprezzi che cotta colla purea di spinaci e condita di formaggio ! ». Ammalatosi di febbri malariche mentre intendeva a importanti e geniali ricerche sul la Flora del Monte Renoso, egli ritorna sul Continente e. ottiene una cattedra al Liceo di Avignone: a Avignone conosce e studi le opere del oelebre entomologo della Land Leon Dufour e quelle dell'Hùbei-, lo squisito osservatore delle api : queste letture add tano a Fabre la via della gloria: nel 1855 non ancora trentaquattrenne, pubblica un saggio : « Une guepe giante : le grand Cerceiis » ed esalta il più bel imenottero eh? abita alle falde del monte Ventouse. La brevo miscellanea è una rivelazione di uno scienziato di primo ordine: Pasteur, Darwin gli scrivono, lo vogliono conoscere, lo chiamano a Parigi. Anzi Pasteur, noi 1865 lo visita nella sua casa umile e lo conforta a continuare nelle sue ricerche scientifiche c nel suo ideale di santa poesia. L'Imperatore lo riceve alla Tuileries con molte buone parole: Fabre, impacciato in una redingote disusata e giù di moda, non ■a parlare in mezzo a quei cortigiani che assomigliano a scarabei comuni o pensa alia•ua terra e alle cicale che lo attendono sulle piante verdi, lungo la bianca strada soleggiato. ■^ornato §# IggnpM «nu» l'ufficio <Q echdlarfofiosutntuicsvfsav1nczbbdtvogmfn1sppddgmS i e custode del Museo di Scienze Naturali R(quien e inizia quelle memorabili lezioni -• le lezioni dell'Abbazia di San Marziale -■• ad una delle quali assistette venerabondo bcommosso Stuart Mill, il celebre filosofo e-l economista, in quel tempo triste e dolenti per un atroce lutto: era morta la sua' dolci Haryette Taylor. II.Fabre lo conosce, 1> conforta, gli addita i mezzi umani per li rassegnazione: tra l'entomologo francese, s<reno pur nelle disillusioni, e il tragico veichio ohe s'era rifugiato a vivere in una vi letta proepdcente il,camposanto, dove la;Djr letta dormiva, per sempre, si forma una < quelle amicizie, fatte di cuore c di intell genza, che , sono rare e mirabili: due grandi pensatori si vedevano insievie' per la campagna, curvi sugli sUli, in cerca di erbe, di fiori, di insetto. Il Fabre ricorda ancora che Mill, in una dolorosa circostanza della vita, gli prestò tre mila lire e lo tolse dall'ambiente ostile della borghesia e del professorume di Avignone, che consideravano 'il Fabre una spè; eie di mago, quasi un fantastico e diano liei, travasatore di misture infami in filtri di morte. In quel tempo Fabre visse alcune settimane a Londra. Nel 1871 Fabre, dopo aver insegnato ven 'anni liberamente e sapientemente la sua scienza nuova, lascia Avignone : questa data segna la sua definitiva rottura colì'insegna mento ufficiale e colla vita universitaria. Non accetta l'offertogli posto di direttore degli studi del Principe imperiale : va a Orange dove completa il primo volume dei suoi Saggi e, non vinto dallo' strazio per la morte del fratello suo in intimità, Stuart Mill è del figlio Giulio, il più caramente diletto, un giovinetto tutto ingegno e tutta fiamma, si ritira, povero ancora ma illustre, a Sérignan nella confortante pace di una casa campestre ; ivi diventa, assistito dalla vigi laute moglie, il Re degli insetti e delle farfalle. i l i a Dal 1878 ad oggi, tutte le giornate sono eguale-, semplici e- operose: l'eremitaggio che sorge in mezzo ai prati c pieno di'libri, di erbari, di uccellini vivi, di grilli saltellanti! di povere farfalle trafitte, di scarabei rutilanti. Il vecchio poeta, ormai solo cou foriate dal sorriso un po' melanconico della figlia che comincia a incanutire e dalla fede operosa del figlio — l'unico maschio della sua casa — non si riposa : egli che ha smentito sdegnosamente.la sua povertà e dice di nulla volere dalle autorità e dagli ammiratori, dopo aver pubblicato, lo scorso anno, un volume, Lea Ravagcurs,, un saggio sugli insetti nocivi alla campagna, lavora ora a correggere le bozze'di un'opera sopra gli in setti utili ai campi, ali fiori e agli uomini vuol esaltare gli amori delle api è delle farfalle fecondatrici di corolle belle come sole. Nulla vuole e nulla chiede: da trenta anni vive di pane, di frutta e d'un po' dvino: le lunghe veglie gli hanno reso débole10 sguardo : il doloroso pellegrinaggio giovanile lo costringe ora a un'andatura un po' in certa e lenta : ina sulla sua faccia risplendesorriso c nel suo cuore c'è la rassegna zione di chi'sa che la. sua vita è lunga e proba e la sua opera e utile come il frpmcnto e bella come un poema. Egli narra ai pochi amici le meraviglie delle sue scoperte : è semplice e solenne- Sutaccuino è segnato:- Pavonia Maggiore. Che vuol dire? Fabro consacra il nome dell'insetto ohe gli rivela qualcuna delle sue qualità segrete al giorno fortunato. In un mattino dmaggio una giovane pavonia', la più grande farfalla europea, che ha un bell'abito bruno e una stola regale di ermellino, rompe11 bozzolo, ir Fabre la ferma e l'imprigiona sotto una campana di tela metallica : poi ri prende i suoi studi. Alla sera, mentre sta per andare a letto, il naturalista c colpito da uno strano romore : accorre verso lo studio e nota tuia folta, irruzione di farfallgiganti. A questo spettacolo inatteso il romita pensa alla prigioniera sola e derelittacomprende cho il corteo è un corteo di cavalieri, venuti al nuovo richiamo d'amoreScende nel laboratorio e scopre, una falangdi farfalle maschi svolazzanti intorno allgabbia della prigioniera: si commuove e llibera perchè possa amare. « Non vi sonostacoli — commenta il filosofo e Re dellfarfalle — che non si possano superare collforza'del sentimento. Anche le farfalle devono avere mirabili organi "di senso : pensate : quella farfalla femminile appena nat • ■• bl i i > i jr nUha emanazioni tali da richiamare, nella pudica notte, tutti gli amatori del suo mondo ». Un'altra volta Fabre riceve da un pievano entomòlogo il dono atteso di'.un bozzolo di Pavonia Minor, della tribù delle farfalle diurne. Ecco che nasce, sotto gli occhi del Fabre^e di tutta la famiglia ansiosa, una Pavonia dalle ali rosse e bianche. La specie è rara: non esiste nei dintorni di Sérignan. La poveretta rimane sola, per otto giorni. Fabre è pensoso: comincia a temere che la sua intuizione cada sotto l'esperimento. Ma l'ottavo giorno, a mezzo/dì Pr*" ciso, il Fabre vede entrare nel suo studio, che ha ssmpre le finestre spalancate, perchè gli ospiti alati possano accedervi a lor piacimento, un farfallone maschio di tipo nuovo che si posa sicuro, ma un po' stanco, presso la gabbiuzza della prigioniera esotica. Da quali paesi veniva, da quale richiamo aereo, per quale misteriosa vibrazione interiore, il pellegrino aveva saputo che c'era una attendente nell'ignota casa del vecchio natura- lista? H vecchio naturalista risponde: Amore! La sua scienza si innalza e grandeggia come una poesia. Forse gli scienziati puri- non trovano nei quindici libri del Fabre una teoria precisa e matematicamente esatta : ma forse molte delle antiche teoriche che ancor oggi reggono le scienze naturali sono intasate e minacciate dall'opera di ricerca e di divulgazione ammirabile di questo pio francese che non vuol essere un demolitore. Noi non sappiamo: leggendo le opere di lui sentiamo la pienezza della vita e* la vediamo con 'occhi puri e liberi in tutta la sua bellezza. Sentiamo che non siamo noi uòmini gli unici signori cUl mondo dei vivi: impariamo che la Natura non ha gradi nò categorie d'inferiorità e di. superiorità. La scienza di J. Henry Fabre ci sgomenta e ci commuove: contiene profezie di nuove dottrine: la sua opera è una Bibbia della Natura. EMILIO ZANZI.