In automobile con Re Edoardo

In automobile con Re EdoardoIn automobile con Re Edoardo Lo sappiamo tutti, non è vero, che EJtoardo VÌI fu un buon uomo, un gran buon nomo. Pars, gli inglesi non si stancano di sentirlo ripetere; e adesso in Inghilterra va a ruba un libro di reminiscense e di aneddoti, che 21 signor Stampar ha scritto sui cinque anni nei quali egli funzionò da meccanico del Re. Senza l'ottimo Stampe*-, Ite Edoardo non si metteva in automobile; e se l'automobile andava piano o in panna, la colpa era di Stamper. Ora, non passava giorno senza che il Re facesse lavorare a tutta pressione una delle sue quattro macchine color di mosto, ood eedili di marocchino verde: le tìnte di prammatica. Egli aveva molto democraticamente, se non troppo filosoficamente, abolito la trazione equina, fuorché nei cortei di gala e nelle sere in cui si recava all'opera. Preferiva il motore, anche per andare alla svelta. Re Edoardo non sapeva andar piano. Voleva che le sue macchine battessero sempre il passo di carica; altrimenti se la pigliava col povero Stamper, il quale si trovava cosi fra Scilla e Cariddi. Scilla era il Re; Cariddi era l'alto funzionario che si preoccupava della sua salvezza. Quest'uomo carico d'ansietà chiamava Stampar, e gli raccomandava di correre adagio. Non più di trenta miglia all'ora, per carità! Guai se fosse avvenuta una disgrazia... — * Ma Sua Maestà vuole che ci sbrighiamo ! > — c Fingete di contentarlo. Aumentate la velocità per il momento; poi, poco alla volta, tornate sulle trenta miglia. E' una necessità di Stato i. — c Eh, ci vuol altro ! Il Ite è troppo furbo.. > — E gli automobili reali seguitavano a correre a rotta di collo. Ma Dio li proteggeva, e non ammazzarono mai che un cagnolino. Tuttavia, Re Edoardo rischiò tre volte di ammazzarsi. La prima fu contro un furgone, il cui carrettiere sonnecchiava secondo l'uso preistorico di tutti i carrettieri del mondo. — « Razza d'imbecille! » gridò il Re. — « Stamper, scendete e fatevi dare il suo indirizzo. Si merita una lezione, quell'idiota! > — Ma immediatamente Re Edoardo si rabbonì, e lasciò che il povero diavolo se ne andasse con Dio. La seconda volta che il Re se la vide brutta, fu lungo uno stradale in declivio. — c Frenate, per il diavolo! Qui ci rompiamo la testa ! > — Ma i freni non agivano più, e tutto quello che Stamper potè fare fu di stanare per una viuzza di fianco, andandosi a collocare contro una siepe. La terza volta, poi, un disastro venne evitato soltanto mercè un arresto fulmineo, in seguito al quale il cappello duro del Re subì delle pietose peripezie. Ma il Sovrano, con la bombetta schiacciata e sprofondata sino alle orecchie, si contentò di osservare con comica gravità : c Stamper, voi attentate ai miei giorni ! Tiriamo pure innanzi alla lesta ». Lo storiografo però crede pienamente giustificata questa eterna fretta. Il Re aveva tante cose da fare, che ogni minuto era prezioso per lui. Per diciotto ore su ventiquattro era in faccende. Si alzava sempre presto, e di solito non si coricava prima del tocco. Dedicava quasi interamente le sue mattinate, tanto per terra quanto per mare, tanto in patria che sul Continente, al disbrigo della corrispondenza, che lo raggiungeva sempre anche sul suo yacht di piacere. Scorreva personalmente ogni lettera che gli arrivava; a molte, rispondeva di suo pugno. Usava quindi l'automobile non per divertirei, ma -per transitare rapidamente da una faccenda all'altra, da un convegno a un pranzo, da un'udienza a una partita di caccia, da un ricevimento a un'ispezione. Si capisce che voleva correre! Nondimeno, il coscienzioso Stampar lascia travedere che, quella della velocità, era una specie di malattia che colpiva l'intiera famiglia reale. Anche la Regina Alessandra non poteva soffrire d'andare adagio. Stamper ricorda che un giorno egli accompagnò la Sovrana in un giro di prova sopra un'automobile nuova fiammante."Mise la macchina in terza. — « Dio, come va piano ! Accelerate, Stamper *. — La macchina fu posta in quarta. ■—e Tutto qui, Stamper? Uri po' più forte, via ». — Il meccanico forzò la macchina fino alle vertigini, tanto da esserne spaventato lui stesso. — t Così va bene, Stamper ! i approvò la Regina, calma come un angelo. Per cinque anni consecutivi, come dissi, il buon meccanico si trovò giorno per giorno vicino al Re. Egli non funzionava da semplice chau-feur, ma da sovraintendeiite al servizio. Al volante metteva spesso dei conduttori speciali forniti dalla polizia se greta, e sedeva al loro fianco, responsabile dogni cosa. Naturalmente, poiché il Re non poteva tirarsi dietro sulla macchina, dei domestici, Stamper gli serviva anche da valletto ; e Re Edoardo lo trattava in per fetta confidenza. In tal modo, l'eccellente tecnico ha potuto osservare a tu per tu, e descrivere minutamente, la vita intima del gran Monarca, meglio di ogni altro testi monio ; e il suo libro di ricordi supera, nel suo genere, ogni volume affine uscito nei nostri tempi. La figura di Edoardo VII come uomo no balza più vivida e anche più simpatica che da tutte le biografìe anteriori. E' difficile immaginare un padrone più bonario, gentile ed equanime di lui. Quan do il Re incontrava Stamper fuor di servi zio, rispondeva al suo saluto levandosi im maritabilmente il cappello. Amava sempre un po' di cerimoniale o una correttela irre prensibile anche nei suoi rapporti con : suoi più vicini dipendenti. Ma non no faceva sentire il peso ed il tedio ; irrorava la aridità dell'etichetta con dei tocchi di grata. Po', il suo buon umore e il £uo senso uinoris! ico salvavano sempre tutto. La sua estrema umanità finiva per mettere in fuga ogni rigidezza formale. Il Re sapeva ridere sulle debolezze umane. Una volta, Stamper lo offese «al serio. Credendo ohe il psdrons, s per quella sera, non avrebbe più avuto bisogno di lui, mangiò senza economia, delle cipolle. Alla scorpacciata parteciparono, nella stessa fiducia, un ufficiale postale, un corriere particolare e un maggiordomo adibiti alla persona del Re. Sfortuna volle che, all'improvviso, Re Edoardo avesse bisogno di tutti e quattro. Chiamò il maggiordomo, e stava dicendogli di far venire l'ufficiale postale, quando si arrestò di botto, e lo guardò fisso. — Hawking, avete mangiato delle cipolle ! — No, Maestà... — Sì, le avete mangiate. Sono sicuro. Chiamatemi subito Hiley, Fehr e Stamper. L'ufficiale postale giunse primo. — Hiley, — gridò il Re, — avete mangiato delle cipolle anche voil — No, Maestà... — balbettò il poveretto, indietreggiando. — Non contatemi frottole. E' un'indecenza l Poco dopo arrivò Fehr, il corriere. Stesso odore e stessa scena. Da ultimo, entrò, guardingo e imbarazzato, il meccanico. —'Ch'io caschi muto, Stamper, se anche voi non avete mangiato delle cipolle t — Maestà, temo che il cuoco ne abbia messa qualcuna nella minestra... — Il cuoco? Ditegli che non ne metta mai più. Avete capito? — Sì, Maestà. — E' semplicemente disgustoso I Ma lo sguardo tra burbero e beneficò concui il Re congedò i quattro delinquenti, fu il loro unico castigo. Qualche volta, però, gli saliva la mosca al naso per davvero. Allora scattava, diceva chiaro e tondo quel che gli passava pel capo, métteva da parte la sua interiezione favorita, l'innòcuo c by Jove », e sottolineava l'evento con qualohe impulsavo «damned!», la bestemmia che ha maggior corso fra gli inglesi. La eua collera, peraltro, si placava subito, senza alcuno strascico di rancore. Nel frattempo, egli preferiva che le sue momentanee vittime gli rispondessero per le rime, francamente, anziché assumere degli atteggiamenti servili. Solo una cosa lo irritava più del servilismo: era la tardezza di Comprendonio. Uomo di percezioni rapide, la sua mente correva così corno egli voleva che corressero i suoi automobili. Egli faceva tutto a tamburo battente: parlava, mangiava, camminava con rapidità. Fumava persino alla svelta i suoi sigari, gli innumerevoli sigari che egli distruggeva sempre e dovunque, e specialmente nei suoi automobili, forniti di enormi portacenere che non conoscevano l'ozio. Perciò, — rapido, puntuale e sveglio in ogni cosa, — intendeva che tutti lo capissero a volo. La gente tarda gli dava orridamente sui nervi. Sorrideva bonario di coloro che, in sua presenza, sulle prime, si trovavano imbarazzati, e perpetravano delle gaffes d'ogni sorta; ma non poteva sopportare gli ottusi, i lenti, i pigri. Con costoro, celava a malapena la sua irritazione dietro un semplice tentennare di testa e un silenzio glaciale; ma Stamper lo udì qualificarli più volte, per proprio conto,. a chiusa dell'incidente, con la plebea ma definitiva espressione di i damned fools, maledetti imbecilli! » Per contro, Re Edoardo soleva indulgere deliziosamente agli eventuali sbagli dei dipendenti nella cui perspicacia aveva fede. Stamper sbagliava spesso anche lui. Infilava una strada per un'altra, e non sapeva prevenire qualche malaugurata panna. Allora Re Edoardo assumeva un'aria di completa rassegnazione. Chiedeva al meccànico, quietamente, che cosa fosse successo; si lamentava astrattamente del modo con cui la sfortuna scoglieva proprio lui tra le sue vittime; e, quindi, si rincantucciava nell'automobile aspettando rassegnato gli eventi. Gli si leggeva in faccia che non ne attendeva niente di buono, ma la sua plaudita non lo abbandonava. Se Stamper sfoderava delle scuse, il Re lo lasciava dire, ascoltando in una inimitabile attitudine da assente. Il suo corruccio si estrinsecava soltanto sotto questa forma di cortese ironia: e la posa che egli affettava era così squisita, che Stamper, talora, doveva fare degli eforzi sovrumani per non ridere prima che Re Edoardo stesso scoppiasse in una risata assolutrice. Una volta, però, il Re si arrabbiò forte. Aveva un appuntamento a Karlsbad per una colazione, e Stamper s'informò a Marienbad sulla via più breve per giungere colà.. Re Edoardo non vedeva chiaro nella scorciatoia,. ma il meccanico ne fece gli elogi con tanto calore, che il Re l'autori*-*- - -fenderla.—- « Badato però di non andfa* » Unire ili un'aia! > — Il nuovo itinerario, via via, si faceva più sospetto, e il Re cominciava a spazientirsi. Alla fine, l'automobile sboccò letteralmente nell'eia di una fattoria, dove la strada terminava. — c Ve lo dicevo, io! Voi non pescate che dei gamberi. Tutti possono andare da Marienbad a Earlsbad in cinquanta minuti, ed io, proprio io, ci 'devo mettere due ore! ». Al tempo stesso, nessuno apprezzava meglio di lui i servizi ben compiuti. Re Edoardo era scrupolosamente equo. Giungeva .persino. a riconoscere e a condannare, dinanzi.ai suoi dipendenti, i proprii errori. Un giorno, durante un viaggio pel Norfolk, l'automobile arrivò ad un quadrivio, e Stamper si sentiva certo che la via da prenderai era quella di destra. — c No,, è quella di sinistra », osservò il Re. Stamper tentò d'argomentare.-— ■ Prendete lo svolto • a sinistra !. » ordinò il Re, e il mecca-meo ubbidì. Poco dòpo, l'automobile andava ad arrestarsi al termine d'un vicolo chiuso. — « Stamper », esclamò Re Edoardo, e a ò o e n l , a . e , e , . , a è r -, « avevate mille volts ragione. Io non sono che ìindamned fool! ». E il, Re riusciva a dire fin questo senza che un'oncia della sua dignità si staccasse da' lui. Tale virtù gli era così profondamente radicata, da parere inestirpabile. Egli la poneva a dura prova senza alcun timore. Stamper ci racconta che, durante' le sue gite automobilistiche sul Continente, Re Edoardo amava soffermarsi a prendere il tè in piena campagna, sul margine di un fosso. Ad operazione finita, egli aiutava U meccanico a rigovernare le tazze e i piatti, come un borghese qualsiasi. — c Attento, Stamper. Non rompete niente. Ecco lì, mettete un po' di carta fra le tazze 1 ». In una sola occasione il fedele meccanico vide l'invidia aprirsi una breccia nel cuore del Re. Guglielmo II, il terribile nipotino, aveva inaugurato sui suoi automobili, delle splendide cornette a quattro noto. — « A proposito, Stamper », fece una mattina il Re, c dovete comprarmi una cornetta eguale a quelle del Kaiser ». — La cornetta venne provvista, e Stamper cominciò a soffiarvi dentro tra l'ammirazione dei passanti. E. ora che il buon Re è morto, il meccanico non lo accompagna più, ma continua a far squillare la cornetta nel suo candido volume di' memorie.- Data l'indole del popolo inglese di oggi, nessuna tromba della Fama potrebbe ripetere le lodi di Edoardo VII con più efficacia della memore cornetta automobilistica di Stamper, meccanico di prima classe. 8IR KODAK.

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