La Conferenza finanziaria di Parigi

La Conferenza finanziaria di Parigi La Conferenza finanziaria di Parigi {Servizio speciale della Stampa) Vienna, 12, notte. pubblici, per i (v. g.) — Il 15 maggio si raccoglierà a Parigi la Conferenza finanziaria dei delegati delle grandi Potenze, della Turchia e degli Stati balcanici, per risolvere tutti i complicati problemi finanziari sorti con la guerra balcanica e con il profondo mutamento territoriale' degli Stati balcanici che ne è derivato. Si tratta di un avvenimento importantissimo. A parte la pravità delle questioni,;.ch'esso è chiamato "a regolare, e dei principii, che dovrà sancire, questo Congresso finanziario -, della pace, che accompagna un Congresso politico, è un fatto assolutamente nuovo. Vi sono certo sempre state delle questioni di finanza da risolvere ad ogni trattato tra le Potenze, sull'Oriente: così al Congresso idi Berlino del 1878, nella convenzione egiziana del 1885, nella conclusione della pace greco-turca del 1898, nel trattato di Losanna del 1912, ma in essi i problemi finanziari rappresentavano solo un capitolo, e non il più importante, delle trattative delle grandi Potenze. Questa volta invece si raccoglie a Parigi una vera Conferenza europea autonoma, con un esclusivo programma di discussione su questioni di denaro, di debiti, di indennità, di compensi. I problemi portati alla Conferenza di Parigi si intrecciano a tutto il grande problema della pace e della liquidazione balcanica e toccano profondi interessi politici ed economici dei grandi e dei piccoli Stati. Per questo ogni paese vi sarà rappresentato. L'Italia avrà per suoi delegati il barone. Koch, ministro plenipotenziario, capo del personale al Ministero degli esteri, il comm. Volpi e un alto funzionario della Banca d'Italia. I temi della Conferenza 1 temi principali di discussione della Conferenza sono due: l'indennità di guerra, domandata alia Turchia dagli Stati balcanici, e la sistemazione di quella parte del Dch'to pubblico ottomaoo che è garantito dalle entrate delle Provincie ottomane, ora conquistate dagli Stati alleati. Gli interessi diretti delle grandi Potenze in questi problemi si comprendono subito, quando si pensa che in tutto l'assetto finanziario ed economico della Turchia sono impiegati quasi esclusivamente europei, così che non si può toccare una sola partita di' dare e avere della Turchia, senza colpire subito le casse di qualche paese europeo. Gli europei hanno nelle loro mani tutte lo ferrovie della Turchia asiatica ed europea, con hi sola eccezione del breve tronco d,ell'Kegiaz,. (la cosidettu ferrovia dei pellegrini) : hanno i trama e le officino del gaz e della luco elettrica, gli acquedotti, i doks e i quais dei porti, le miniere in esercizio e i monopoli: di più hanno fondato quasi tutte le Ranche.,e sopratutto fornito.il loro capitale per tutto il gigantesco debito pubblica ottomano, che è garantito, per il pagamento dogli interessi, dalle entrate delle inipcste sulla seta, sugli alcoolici, la pesca, il sale, ecc., dèlio diverse Provincie. E' cosi evidente che tanto l'indennità di guerra, che indebolisce ancora le finanze turche, quanto l'annessione di Provincie torcile, che rappresentano una parte delle rendite statali e perciò degli interessi del Debito pubblico ottomano, non possono non preoccupare i capitalisti e i loro Governi. La partecipazione degli Stati europei agli affari finanziari turchi e rappresentata soprqtutto dalla Francia, dall'Inghilterra e dall'Austria con la Germania: gli altri paesi,. l'Italia, la Russia, il Belgio, gli Stati Uniti vi hanno solo una piccola parte c il lórc intervento alla Conferenza di Parigi ha, come per l'Italia, uno scopo più politico elio finanziario. Non è molto facile stabilire la parte precisa che ogni Stato ha negli investimenti di capitale in Turchia. Solo per i debiti rràzaqnopI tuspmAlosnnineimpubblici, per i quali esistono statistiche abbastanza recenti, si possono conoscere delia cifre approssimative. Così si sa che dèi « debito ottomano unificato » la Francia ha il 66 per cento, l'Inghilterra l'ii, l'Austria e là Germania il 17,6, mentre gli altri Stati insieme solo il 5 per cento: e delle-«obbli gazioni turche n laFrancia.il 40 .per Cento; l'Austria u la Gorniania il 31 ejgli altri paesi complessivamente il 27,5. Si vede subito J» li parte preminente che ia.Frància ha, e i> capisce cbh éi4 perchè là Conferènza.finàa- >ZÌariiv,8itìi|a^,to.aP»A'^--°^:^L'indennità di guerra La volontà di avere una indennità di guerra è stata una delle principali cause che hanno indotto i bulgari a rompere, dopo la prima fase, le trattative di pace, e riprendere le operazioni contro Adrianopoli, Bulair e la linea di Cidtalgia. La Conferenza di Parigi dovrà ora stabilire: Lo Se si deve riconoscere un diritto di indennità di guerra agli Stati balcanici ; 2.o Quale dovrebbe essere la somma di questa indennità, tale da soddisfare i vincitori, senza rovinare la Turchia: Si tratta di un problema finanziario » insieme politico. Come ricorderete, erano da prima contrari ad una tale indennità sopratutto la Francia e l'Inghilterra, come i due paesi più direttamente interessati al fiorire finanziario della Turchia, mentre solo la Russia sostenova esplicitamente la domanda degli Stati balcanici. La Germania faceva osservare che in realtà una tale indennità, dato le condizioni finanziarie ottomane, sarebbe stata pagata non dalla Turchia, ma dai credito ri della Turchia, cioè dall'Europa. La Turchia a sua volta dichiarava che non avrebbe mai riconosciuto l'obbligo di un risarcimento, poi che la guerra, riuscita già vantaggiosa agli Stati balcanici, era stata provocata dagli Stati balcanici e non dalla Turchia. Questo momento si può ora considerare come già superato. In principio ormai tutte le Potenze riconoscono la convenienza di una indennità agli Stati balcanici, e la Conferenza di Parigi dovrà solo stabilire la misura e la forma di questo risarcimento. Le condizioni finanziàrie della Turchia sono disastrose. II pagamento di una indennità di guerra troppo grave potrebbe darle l'ultimo colpo mortale. Le Potenze devono quindi proporzionare il nuovo aggravio che si ..vuol imporre alle casse dell'Impero alla sua reale capacità finanziaria. Si ha un precedente in proposito. Nel 1897, finita la. guerra greco-l.urcfc,, la Sublime Porta domandò una indennità di guerra di dieci milioni di lire turche. Ma le finanze grecho erano dissanguate. Una commissione internazionale, raccolta ' a Costanti- Eupel'odcog- LbntrnresustepsCfie fosuredgltapppplicntrtiripsrrdpdarcglli,,,,_„,, .v-miì „k« i„ (-•.„ nopoli, stabili che U. Grecia non era in|cv—,—— — ,—co. Ccondizione di pagare più di quattro mi- Blioni di lire turche. E' probabile che, a!^parti invertite, si ripeta ora lo stesso accordo a beneficio della Turchia. La divisione del debito pubblico ottomano Più difficile e, in ogni modo, più complicato si prosenta il problema della liquidazione degli obblighi del Debito Pubblico ottomano. E' assioma del diritto internazionale che nessun mutamento territoriale di un paese, nessuna annessione delle Provincie di Uno Stato ad un altro Stato, può danneggiare gli interessi finanziari dei suoi creditori. La difficoltà del1 problema sorge solo dal fatto che la guerra contro la Turchia è stata combattuta da quattro Stati è che le Provincie turche sono andate divise fra cinque parti (comprendendovi anche l'Albania) e che si tratta ora di stabilire quali sono gli obblighi precisi di ciascuna parte, proporzionati al valore dei zucrcssgdd8dcnlrptpnAtds territori annessi, mentre la Conferenza per la pace di 'Londra sancisce la perdita in blocco, per la Turchia, dei. territori conqui stati dalla Serbia, dalla Bulgaria, dalla Grecia e dal Montenegro, senza delimitare le loro rispettivo zone di effettivo possesso. : Durante il primo armistizio, la direzione stessa del Debito Pubblico ottomano propose un progetto per la liquidazione di questa partita. In sostanza essa domandava che si seguisse lo stesso sistema usato' dall'Italia per la Tripoli t a ni a e la Cirenaica. Fon- s.dandosi su una statistica elaborata da sir e Adam Block, che classifica e determina e l'ammontare delle entrate pubbliche turche, -|»écondo i vilayet e le caza.5,. il Debito Pub-j plico proponeva che si lasciasse sopTavvir Kfvere ^intera, sistema finanziario del passaa-itoè cnj^ ogni,Stato-balcanico si assumesse » e ; semplicemonte una parte dal Debito Pubblico ottomano, corrispondente alle entrato pùbbliihe.'l^rde del territorio turco rimasto in litfb,possesso. Questo sistema sareb¬ be certo il più semplice e lo ha dimostrato l'Italia nel trattato di Losanna. La Francia, l'Inghilterra e la Germania lo- appoggiano. .. Ma vi sono invece contrari gli Stati balcanici, i quali si adoperano naturalmente a.sottrarsi il più possibile dagli.oneri derivanti dal Debito Pubblico ottomano. Essi dichiarano di voler rispondere solo perla diminuzione di effettivo valore sofferta dalle entrate che garantiscono il Debito Pubblico per l'annessione delle Provincie europee ai paesi balcanici! Essi sostengono questo .> punto di vista, .osservando che i! Governo turco ha-sempre calcolato in cifre maggiori al loro vero reddito gli obblighi finanziari delle provincia cristiane europee, in conironto a quelle mussulmano aeiatiebe. La popolazione della Turchia europea è stata oppressa di imposte, mentre 'fln'ora quella-d'Asiaca goduto di molli privilegi ed esenzioni: una tale sperequazione sarebbe perpetuata se si ripartisse il i Debito Pubblico ottomano' aecondo l'attuale gettito delle imposte turche delle vaile Provincie. Gli Stati balcanici osservano an-* corà: una gran parto dei prestiti conclusi-, dalla Turchia non ha recato alcun ' van- [ taggio olle Provincie ora annesse: è quindi ingiusto che gli interessi vengano pagati da queste Provincie. H Governo bulgaro sostiene ancora una ragione che, secondo;, quanto apprendo, viene tenuta in gran conto dalle Potenze.' Quando le Potenze — dice la Bulgaria — accordarono l'aumento del, 3 per cento del dazio doganale, domandate*; dalla Turchia, avevano accolto la promessa di Costantinopoli di impiegare 1 redditi di questo aumento per un miglioramento:, economico 'dello Provincie europee. Nulla; di ciò è àvenuto. Le Provincie europee soni rimaste completamente trascurate, cosi «ha tocca ora agli Stati balcanici .dl.Jayorare alla' loro rigenerazione: ma par questo compito grave essi devono essere liberati' dagli oneri finanziari turchi troppo gravi»

Persone citate: Adam Block, Koch