Dalle mire francesi all'occupazione italiana

Dalle mire francesi all'occupazione italiana Dalle mire francesi all'occupazione italiana Come è noto, il Gebel trlpolitano descrive nel suo complesso un grande semicerchio a, perto verso il Mediterraneo, centro a Zuara, estremità orientale a Homs. occidentale a pochi chilometri da Cabes. e comprende tra sè e il mare la Gofara, denominata trlpolitana dal Mocta a oriente,. tunisina dallo stesso Uadi verso occidente. Quivi, non affacciandosi il rilievo montuoso sino al mare, come fa a Homs con la collina di Mesellata. ma arrestandosi e addossandosi al sistema dell'Atlante, determina una stretta, una striscia costiera larga non più di ito Km., vera porta per la quale si entra da sud nella Tunisia, poiché da tuttaltrapfte. verso occidente, Sciott (laghi Salati) K * Erg (deserto sabbioso), costituiscono ostacoli insuperabili allo comunicazioni d'ogni sorta. Gli Ufgarama Esternamente a questa porta,, era da tempo stabilita una salda confederazione di tribù, dotta degli Urgamma, agricoltori, pastori e guerrieri, che, gelosi della loro indipendenza, l'avevano sempre difesa contro i tentativi di assoggettamento dei bey tunisini, e si mostravano disposti a tenere eguale contegno di fronte al subentranti francesi. Onde questi, quando si spinsero sin là stimarono prudente di non ricorrere senz'altro all'ultima ratio della forza, di non facile impiego, anche per le speciali condizioni del terreno e del clima, ma di lasciare tempo al tempo per operare il miracolo dell'assorbimento. E per il momento, esentandoli dal pagamento delle imposte, si limitarono ad affidare loro un compito grato, ch'essi erano in grado di assolvere convenientemente: quello di custodi della frontiera meridionale della Reggenza. Verso oriente gli tlrgamma non avevano confini naturali: non. sistemi montani, non iluini, non deserti. Onde da secoli erano stati in continua Iona con la contigua tribù tripolina per il possesso e sfruttamento dei meno ingrati terreni vicini alle loro sedi. Forti del valido appoggio dei nuovi protettori, e forse da questi addirittura sospinti, pensarono allora ad alcune vecchie rlveflaicazioni; onde si intensificarono le aspre lotte, e le incursioni a mano armata dall'una parte e dall'altra si fecero ancora più frequenti, più preoccupanti di una volta. La Francia stimò allora giunto il momento/per intervenire, e a tale scopo entrò in trattative con la Turchia, che, intanto con la'sua Notificazione ai Governi di Londra e di Parigi, in data 30 ottobre H890, aveva fissato come limiti della sua influenza, in considerazione di titoli storici e in riferimento alla dottrina Aell'hinterland, una linea, che partendo da* Bir Turkija (a sud dello Sciott-el-Gerid) per la depressione di Tonala (tra Hammada Rossa e Hammada di T m gli erti raggiunge l'odierno confine anglo-francese della Nigeria, tn corrispondenza al lO.o longitudine Est da Greenwich, rivendicando in tal modo tutto quanto il territorio degli L'rearoma e le oasi di Ghadames ardi Ghai, rispettivamente ed effettivamente occupate da truppe turche negli anni 1842 e 1875. I negoziali (arce-francesi Una Commissione si riunì nel 1893 a Zuara, ma non venne ad alcuna decisione, iuquanto- che i Delegati ottomani reclamavano pel vi ilayet, e i francesi contestavano nel modo più 'energico, tutto quanto il territorio situato a oriente della linea menzionata nella Notificajzlone del30 ottobre 1890. ,p „, aver mostrato la sua buona volontt * 'T-0- ?" Stat0 "amente raggiunto, negh annt dal 1894 al 1897 creo serie di piccoli posti militari lungo la depressione dell'uadi Sigsao, con l'occa- sione battezzato Mocta che significa confine; in altri termini si ammise tutti quanti i ter ritori contestati assommanti a qualche mi gUaio ^ ^ # area^ Ma ìa um trlp0lUane a direttamente danneggiate non si rassegnarono a 01M,raltA A, ,ABB. „nrta in„,*Vfi,An, „ o i , r d à « - a quell'atto di usurpazione, onde incursioni e lotte continuarono più frequenti e più aspre di prima, ritardando quella pacificazione del territorio che era uno dei cardini del programma coloniale francese. Occorreva provvedere. D'altra parte v'era da definire il con fine lungo mammaria Rossa e con esso la sorte definitiva dell'oasi di Ghadànies tanto importante nei riguardi del traffico carovaniero. E cosi nel 1900, sèmpre per iniziativa della Francia,, si riaprirono i negoziati, chiusisi anche quella volta con questo solo scarso risultato, che le truppe tunisine e trlpolitane si dovessero astenere dall'occupare i territori contestati sino alla definizione dei confini rimandata a tempi migliori. Fu la sanzione ufficiale dell'anarchia, la creazione di una serie d'incidenti, che, ad arte ingranditi indutiero finalmente le due parti a un accordo, la Francia In special modo, presaga forse della prossima fine della comoda dominazione turca e desiderosa, appunto per questo, di legalizzare in qualche modo una situazione di cose, che poteva essere da un momento all'altro riesaminata e risolta in base a criteri e con risultati tutt'affatto diversi. Nell'aprile del 1910. commise ari francesi e ottomani si ritecidiisdesvlscitrcpmtc—plrsndcsterqmGiasfialgdtagcccsfepadgsdmecc riunivano di bel nuovo a Tripoli. Ma dopo an intero mese di discussioni avevano finito col trovarsi allo stesso preciso punto in cui si erano lasciati venti anni prima i loro predecessori di Zuara: schierati cioè in due gruppi, irriducibili nei loro propositi di fronte a tesi decisamente antitetiche. Ma un bel giorno, per influenze che lasciano adito alle più diverse interpetrazioni, i Commissari ottomani desistettero dalla loro attitudine energica, abbandonarono le loro posizioni di combattimento, e paghi di aicune "".i concessioni ammisero sulla carta-i' * scialo della frontiera qual"era ve'"*- negoziatori francesi, c che più altri Commissari, loro succeduti, controllarono sul terreno nel suoi particolari, acconsentendo anche a qualche modificazione non certi a favore del vilayet napolitano. Ma su Ghadùmes, l'oasi pretesa con tanta insistenza dai francesi, quei negoziatori in tutto il resto oltremodo accomodati, si mostrarono irremovibili, intransigenti addirittura; cosicché essa rimase ai turchi, per quanto i più ricchi pozzi delle carovaniere che dal mare vi adducono fossero stati assegnati al territorio tunisino. L'oasi e la città L'oasi di Ghadames — nel cui interno è la città omonima — l'antica Cydamus del Renani — deve la sua esistenza a una magnifica copiosa sorgente, di cui l'acqua erompe all'aria libera a temperatura di 30* gradi circa 6 carica di sali. Essa si estende per 1G00 ni. nel senso equatoriale, per 1500 in quello meridiano, ed è protetta tutta all'intorno da un muro di argilla dello sviluppo poco più di 6 km., contro cui si arrestano e si ammucchiano le sabbie, che, perù, sospinte dal vento, giungono talora sino all'abitato. Poco visitata e fugacemente descritta dagli esploratori che in passato vi transitavano per raggiungere le ricche regioni dei Sudan, fu in questi ultimi quarant'anni vietata" quasi in modo assoluto a piede europeo dal sospettoso Governo turco, onde se ne aveva stn qui" scarse inattendibili notizie, per di più tutto vecchie almeno di alcuni decenni. Ma della Commissione incaricata della delimitazione del confini faceva parte quale consulente scientifico il geologo francese Leone Porvinquière, che, avendo avuto cosi l'opportunità di visitare l'oasi interdetta, ne diede interessanti ragguagli prima nel fascicolo della « Geographie » del 15 giugno 1911, successivamente in un intero libro. Ghadames città conta da cinque a seimila abitanti; è costrutta in pietra ed ha strade angustissime, in maggior numero coperte dal congiungersi che. fanno le cuso nell'alto l'una con l'altra, onde sono oscuro o vi si cammina come se si fosse sempre in notte profonda. Lo stesso è delle piazze, se cosi si possono chiafare i rari allargamenti che si incontrano qua e là, coperte anch'esse da vòlte. Le sue case, provviste di terrazze, hanno une o due piani, abitati, mentre il pianterreno è adibito ad uso di magazzini o di cantina. ' Ghadames oasi è in decadenza, sia nei riguardi agricoli, sia in quelli commerciali. La sua superficie coltivabile è manifestamente, in diminuzione: tutti i giardini dell'est sono già in istato di abbandono. Quale può esserne il motivo? L'invasione delle sabbie, la minore erogazione della sorgente, la cattiva' manutenzione dei canali irrigatori, la deficienza di mano d'opera dipendente dal contrastato commèrcio degli schiavi? Forse un po' di tutto insieme, come spiegherà megli l'avvenire. Anche il suo traffico è in decadenza, specie da quando torbidi prolungati turbarono i paesi del Sudan. Ma forse la causa n'è ancora più profonda e deve ricercarsi nella mancata circolazione nel deserto di quelle mostruosa carovane di schiavi e di armi ohe una volta vi erano frequenti. Tuttavia, nonostante tale sua manifesta decadenza; l'oasi di Ghadames ha grande importanza, e ciò sia per la eccellenza della sua posizione in quanto ha tratto alla polizia del deserto, sia per la sua funzione di mercato e di sito di tappa per le carovane che da Gabes si recano nel Sudan e ne ritornano. I francesi, perchè il traffico non potesse piuttosto affluire a Tripoli, ben più vicina città marittima che non sia Gabes, avevano progettato la costruzione della ferrovia Ghadàmes-Gabes e si proponevano flnanco di sistemare, più verso al confine orientale, un porto artificiale, in modo da pareggiare le distanze terrestri ed annullare l'attrazione della capitale della Tripolitania. Ma dopo la nostra occupazione, ferrovia e porto aspetteranno chi sa quanto tempo prima di essere tradotti in realta! Ghadames è a quattrocento chilometri dalla costa e a cinquecento da Tripoli, e trae la sua importanza, essenzialmente commerciale, dal fatto di trovarsi alla convergenza delle carovaniere di Gabes e di Tripoli, costrette al loro tracciato odierno dalle inospiti regioni dell'Hammada Rossa a oriente, dell'Erg tuoi- acrqumavnitelalrdgcsunvmprctFnmaIfohzdtanmiDhSlnnmdmmbngdmsatfltrds sa. Vicino all'oasi di Ghadames si trovano lo floreali oasi di Sinaun e di Dergi sino a occidente, che loro conviene di sfuggire nel procedere verso i ricchi paesi degli Haus Il capitano Pavoni n capitano Pavoni il residente di Ghada n capitano Pavoni, il residente di Ghadames, ù uno degli utileiali che nel diciotto mesi della guerra libica maggiormente ebbero una vita movimentata. Esperto dell'ambiente coloniale, per i lunghi anni di permanenza nelS0S!Iav^^8, Iu Pl-escelt0. Per deue «a* . per le trattative con i capi arabi, per il servizio speciale di informazioni, di cui abbisognava il Governo centrale. Queste mansioni delicate e difficili disimpegno prima a Tripoli; resosi poi necessario, indi «pensabile un servizio di sorveglianza sulla frontiera tunisino, fu inviato a Tunisi per organizzare uno speciale ufficio di informazioni. Tutti, lo stesso consola d'Italia, ignoravano la vera condizione del Pavoni.-Egli sbarcò a Tonisi sotto le vesti di ingegnere minerario addetto all'Impresa Dessi e C... c come tale potè liberamente andare e venire da Tunisi a Sfax, da Sfax a Medenine, à Punta Taouin e avventurarsi anche oltre la frontiera. Non tardarono però i sospetti delle Autorità locali a convergere sulla sua persona. Troppo strana era la figura di questo ingegnerò minerario, che riduceva le sue funzioni a delle passeggiate lungo la linea di confine tra la Tunisia e la Tripolitania, a del colloqui! misteriosi con degli indigeni. Alle Autorità francesi, che più o meno palesemente volevano favorire il contrabbando, seccava la presenza sul confine del vigile capitano dei bersaglieri trasformato in industriale, ed esagerando pretese minacele e pericoli — i tripolini da lui ascoltati come informatori erano stati minacciati o uccisi — persuasero il Governo italiano a richiamarlo. Si oppose il capitano Pavoni, affermando che non credeva affatto che la sua vita fosse minacciata, ma che, se anche ciò fosse stato, appunto per questo chiedeva, come soldato, di poter restare. Il ragionamento non persuase il Governo, al quale premeva di conservare un cosi distinto ufficiale, e il capitano Pavoni venne richiamato. Già in posizione ausiliaria da qualche anno, egli tornò a Torino, o, meglio, a Rivoli, ove vive la sua famiglia. Conclusa la pace, il capitano Pavoni era nuovamente richiamato, per recarsi a Tunisi in cerca di notizie sulla situazione nell'interno, che i più vedevano oscurisslma, e sulla Missione Sforza-San Filippo, sul conto Bella quale correvano tristi voci. U Pavoni fece ritorno a Tunisi, nuovamente come ingegnere della ditta Dessi e C, e riprese le sue peregrinazioni nell'interno della Tunisia, sino a che Fhety-bey non passò la frontiera, la Missione Sforza-San Filippo giunse a Tripoli, e ufficiali e soldati turchi furono concentrati nei pressi di Homs e di Zuara. E rese al Governo preziosissimi servizi con le suo informazioni rapide e sicure. A Ghadames, sua nuova residenza, egli non potrà che trovarsi bene: uomo di poche parole, ma di rapida intuizione; conoscitore come pochi, dell'elemento indigeno e del contrasto d'interessi che esiste tra l'Italia e la Francia, e dei mezzi da questa ideati per nuocerci per tutto quanto riguarda il comm,?X?i0,dl confine, potrà rendere ottimi servizi all'Italfa.