Una lettera inedita di Giosuè Carducci

Una lettera inedita di Giosuè Carducci Una lettera inedita di Giosuè Carducci Roma, 11, notte. Il t Messaggero » pubblica una interessante lettera inedita di Giosuè- Carducci al genero, lettera che farà parte dell'epistolario che sarà pubblicato da Nicola Zanichelli. E' datata da Courmayeur, 28 giugno. 1889, ed è cosi concepita: «Carissimo figliò. , « Grazie a tutti, e risposta a tutti: all'Elvira, alla Laura, alla Libertà e a Maria, a te. Della. Bice fino ad oggi, ore 2, non ho avuto riè lettera nè telegramma. «Telegrammi ieri ne ebbi 18. Questi signori qui nell'Hotel, avendo capito del mio anniversario, mi fecero trovare a pranzo un bel mazzo di bellissimi fiori carripestrl; e poi il vecchio barone De Rolland deputato - il deputato capo della Valle d'Aosta - brindò con lo champagne, salutandomi « gloria nazionale che gli stranieri c'invidiano ». Nota che é un savoiardo,, di quelli rimasti con l'Italia. Ora ti accennerò i nomi della compagnia che si associò a farmi il saluto: De Rolland e la sua signora; barone Ceiosia, senatore, e sua signora e figlio; conte Luigi Della Venezia, dell'Amministrazione dell'Ordine Mauriziano, e fratelli; conte Suardi, sindaco di Bergamo, 8 signora; marchese Giovanni Cavaletti, romano; contessi na Bice Belgioloso; signorina Margherita Wcis: càv. Giovanni Durando, segretario agli Esteri: Alberto Geisser, con la sua signora figlia del Celesia: fiori elettissimi di tutta moderazione. « Il bello è che. anche due o tre inglesi, che non erano della compagnia, si alzarono e brindarono anche lofo. « Del rèsto; bada, a Courmayer, il 27 luglio ricorre la festa di San Pantalone, che è il patrono di questi poveri Salassi romanizzati « E ci fu il' ballo popolare, come usa molto cordialmente e civilmente in questi paesi, còri grande ordine ed animazione. Io andai a ve" derc il ballo: e vedendomi fecero una danza, come dicono, a mio onore; nella quale io ■avrei avuto'il diritto di ballar solo con tutte le donne. Naturalmente io non ne usai di questo mio diritto. E stetti a vedere una bellissima monfrina (monferrina) antica danza nazionale che. dal Monferrato passò nel tempi de' miei marchesi a tutta l'Italia. Non bisogna tacere che* ad onore di San Pantalone e mio, la mattina del 27 a ore3 nevicò in Courmayeur; e tutto il giorno di ieri e anche oggi il Monte Bianco è avvolto di un velo fìtto mobile grigio, che vuol dire, che nevica tuttavia. E il freddo fe grande; e s'io avessi la pelliccia, ringrazlerèi San Pantalone. SenJìa scherzi, se. avessi le mutande di lana, quella maglia di coloro che recai da Firenze due anni fa, un paletot invernale, starei molto meglio, almeno alriie.no la mattina e la sera. «1126, in compagnia della Rolland, dei Venezia, dei Suardi, andai in vettura all'Ospizio del Piccolo San Bernardo. Bellissima gita. E freddissimo asilo. E ivi conobbi l'abate Chanoux, riti prete buono e dotto della Val d'Aosta, che sta lassù fino dal 1859. Il quale mi fece molti e graziosi complimenti; e parlammo, come direbbe Rugarli, nella lingua di Carnot più che in quella d'Umberto. «Il confine ò a 12 passi dall'Ospizio; c lì, schierati su la lìnea di confine, vidi uri gruppo di Alpini francesi, che favellavano molto compagnevolmente con due nostri carabinieri, che fecero recar loro da mangiare dall'Ospizio. Tornammo coli la pioggia. « Non ostante la pioggia, quando viene un po' di sereno e le nubi si aprono, la stazione °. il paese è un incanto. A me s'è riaperta la véna della poesia. k Studio profondamente la metrica d'Orazio nmlrsdcitpd Prima d'introdurla nella lirica italiana, l'avevo capita solo per sentimento. Ora ne intendo benissimo la essenza teorica e pratica. Quando il tempo è buono, balzo dal letto alle 6 e prima; e corro alla Vittoria, fonte di acque termali: e ne bevo, così per fare, un bicchiere per dare qualche soldo a quella buona gente;' e poi dalla Vittoria salgo sur un colle ripido, a picco della Dora, dov'è un bellissimo bosco d'abeti e pioppi e betulle; in un piccolo spa zio, come piazza, c'è un mucchio di tronchi d'abete tagliati : io mi perdo li e sto leggendo e scrivendo fino alle 10. Cosi ho finito un'ode Lo scoglio di Quarto (che vidi a Genova, la sera del 12 luglio). E intendo comporne un'al tra, li liuto e la lira, alla Regina. ■ Queste notizie puoi comunicarle agli Zanichelli. «Del resto, io sto bene, come intendi. Per Severino scrissi al Marlotti, e, come mi oppose difficolta . per ' Pisa, riscrissi al Mestica. Pel raccomandato di Pascoli io non posso far nulla: son di quelle cose che si ottengono per mezzo dei Deputati. « A Orsoni, quando tu lo vegga, darai saluti. Ilo molto caro che la Luisina senta la religione domestica di quella il cui nome non si può nominare invano: Uomo no 'l posso dir, dio non l'ardisco! «Senti anche questa. Vo a prendere la doccia. Il bagnino per tre giornl'mi parla sempre in francese, correttissimo e con molta gentilezza, i, : Un giorno gli domando: — Comment v'appelcz vous? — E luì: (il cognome non ricordo) Guglielmo. — Ed io: Allora parla italiano, asino. — E luì: SI, signore. « Addio. Dolci cose a tutti, cominciando dalla Luislna. tuo aff.mo Giosuè' Cabducci •