Burocrazia austriaca

Burocrazia austriaca Burocrazia austriaca (Nostra corrispondenza particolare) VIENNA, Aprile. | Nord, Sud : diie cieli, otto popoli diversi : luna inesauribile varietà di faccie, di foggie contadine del vestire, di architetture, interessanti per chi coltiva le esperienze dell'et'nografla comparata o la collezione delie carjtolinc illustrate. Pure c'è qualche cosa, in Austria, sopra questo mosaico di gente, che assimila le- sue figure e dà a tutte una tipica uguale aria di famiglia, che si potrebbe elencare in modo preciso nel catalogo sugli usi e costumi «lei paesi. C'è un'unità [dell'Austria. In dodici ore di ferrovia, da I Budapest a Praga, si può attraversare il .■regno di tre diverse genti, ma si serba la ^sensazione di rimanere sempre dentro i ! confini di uno stesso paese. Non ve lo dicono solo le uguali divise gallonate d'oro e.'d'argento degli ufficiali c dei portalette:re, i francobolli e lo insegne gialle con l'aquila nera degli spacci di tabacco, gli elmi lucidi dei poliziotti e lo lanterne rosse e verdi con il numero delle case alle«rre: ve ild mostrano cento coso varie, più aderenti al popolo, certe sue maniere, certo sue consuetudini: piccole, cose, forse esteriori, con le quali però si può anche fare un po' di psicologia collettiva. Vedete, per eserapio: a Praga e a Sarajevo, a Zagabria e a Cracovia si onorano gli stessi regolamenti compressori di casa: sveglia foirzata alle sette del mattino, per la battitura, dei tappeti nei cortili, e ritirata prima delle dieci di sena, pena i venti centesimi di «<■ Spezzgeld » al portinaio : si mangia con giri stessi «menu,s;,,n..nei ristoranti, dove si ritrovano le stesse figure parassitarie di « ZablkellDev », i' camerieri ai quali si pa gano d conti e si riservano le mancie migliòri, perchè non hanno per nulla contri buito ali servizio: ci si chiude a teatro alle sette di sera e non si dimentica mai di visitare almeno due volte al giorno il caffè: ei. pagano i due centesimi di'imancia ai fat terini dei « tramways » e si esprimono talvolta le stesse idee timorate. Tutto ciò sa di regolamento, di osservanza alla tabella S» direbbe che nessun popolo abbia saputo ancora crearsi, in Austria, un'individualità sociale, tutta sua. Qualche cosa ha livellato le disparità etniche, le ha ridotte in apparenza ad un tipo quasi unico, come uno stampo che abbia plasmato con le, più divèrse materie le stesse figure. Questa, mi pare, è l'opera inconscia e insieme il più meraviglioso trionfo della ierocrazia austriaca. Essa, che è sopra tutti ijipopoli come una grande ala che li copre, vi ha trasfuso la sua anima moderata, le sue abitudini metodiche, i suoi orari precisi. Ha irreggimentato un poco il popolo. Se si analizza questa uniformità di vita delle città austriache vi si trova veramente tutto il sistema tipico del burocratico, che si desta di buon'ora e però va a dormire presto, lascia il suo tavolino alle quattro e può entrare a teatro, quando tutti i magazzini e gli uffici sono ancora aperti al traffico. E' una completa sovrapposizione della burocrazia alla vita sociale. In Inghilterra, dpve si è avuto un concetto democratico di q«esto polipo gigantesco che si chiama burocrazia, è il popolo stesso che lo crea o gli dà il suo spirito e, in questo governo d,i una cosa sua, che non lo comprimo ma lo completa, esso educa la -sua'coscienza cittadina, la sua individualità'politica e spirituale. In Austria, invece, la burocrazia viene dall'alto, rappresenta, come nelle monarchie assolute, gli interessi del re ed è completamente separata dal popolo. E' un corpo chiuso, elio si impone- alla colletti\i.tà, non .la esprime. E per questo essa non si fonde per nulla-con la gente comune. Siede nei ristoranti, ai tavolini suoi, paria con una certa gravità una sua lingua d'ufficio e nelle case del piacerò espanda le sue tenerezze in una sala sottratta al gran, pubblico, che le è riservata; con una targhetta, come si può scoprire, per esempio, a Sarajevo. In Italia, e in Francia i itinrionari dello Stato sono anche, carne in Austria, nominati, dal Governo e stipendiati dalle Casse pubbliche, ina non si può dire ccemnaadvsndmvnspbolppicpicsqmuelpó0ofedlatsdrfscctiaussmvlBdsmthpvngs-mmsappsttpcbcprw1clddzdi essi che si tengano divisi dal popolo, òhe dnon ha i galloni e gli organici, e rispettino!*i.governi come una divinità: hanno una. divisa, non hanno una casta lvTutto ciò fa della burocrazia austriaca-Squalche cosa di curioso e'di interessante, cche si può annoverare fra. le Specialità del c■paese. C'è una figura tipica di ufficialo eWdi prete austriaco, che è come un'etichetta! einfallibile per riconoscere il! paese: ve n'èi ■anche una singolare dell'imperiale regio DU-! trocuatico d'Austria. Un tonino aveva anch»l&essa, come tutti gli altri uffici del governo,!smolto sangue azzurro. L* nobiltà d'Austria ha serbato per molto tempo il pregiudizio medioevale di non poter accettare, senza.] adisonore, altro - stipendio che quello ricevuto dal re e dal suo governo: e, quando le rendite non le sono più bastate, sopratutto alla metà del secolo scorso, che ha visto l'improvviso impoverimento di molti signori feudali, per l'abolizione della servitù della gleba, ha riempito i ranghi dell'esercito e quelli delle altre due formidabili armate civili, che gli fanno corona con la cróce e la penna. Vi ha trovato molto) favore. Ancor oggi il titolo di barone' e di conte è un'ottima 'qualità per le promozioni rapide e le conquiste degli alti stipendi: i capitani distrettuali, i . luogotenenti delle. Provincie, governatori che hanno potori arbitrari assai più che un prefetto in. Italia, escono quasi lutti dai ranghi nobili. L'orgoglio della stirpe ha creato già un superbo orgoglio di casta. Ma non c'è veramente bisogno di questa leaauporigine azzurra, per fare del funzionario!pubMico, piccolo o grande-che sia, un es-isere superiore agli altri cittadini. Gli basta ; la divisa: la dirisa crea la sua autorità. Il.più minuto scritturale, pagato a due corone al giorno, si sente subito, appena entrato al eervizio dello Stato, qualche cosa di più e di migliore, che gli dà il diritto di mettersi sopra la società, di assumere un'aria gru- ve, un po' sdegnosa, di evitare ogni fami-,gliarità col pubblico; se pure, nelle ore di ufflcio gli espone, fra lo carte, placidamen-j te, le salciccie e la bina del.suo «Gabel-;fruhstuk» o della sua «Jause». E il pubblico lascia fare. Si direbbe che sia state create ite Austria per i fun- «tenari, certo esso li rispetta, con una doi cile passività, pieno di ossequio. Non manca di salutarli con tutti quei titoli d'onore, estensibili alle mogli, che non si debbono mai dimenticare in Austria, e con ciò riconosce là sua inferiorità sottomessa. Non sa ancora protestare, non ha imparato ancora a vivificare il suo valore di cittadino, che deve pure aver anch'egli un lembo di sovranità se mantiene l'Impero con il suo sangue e le sue imposte. Ma forse lo hanno abituato a rassegnarsi. Il vero scopo della burocrazia di solito è quello di amministrare per migliorare le condizioni di vita, far salire il popolo economicamente e nella coltura. In Austria la sua legge vi sembra invece più tosto quella della compressione, dell'annichilimento. Si sente subito, nel suo funzionamento, ch'essa è un organismo estraneo agii interessi del popolo. V'è iii tutto il suo essere uno spirito proibitivo aprioristico, qualche cosa che si potrebbe (chiamare: resistènza passiva. Una iniziativa del cittadino, per un'industria, un commercio, un'idea nuova appare già un prodotto assai sospetto s'urta, specialmente in provincia, in ama tacita opposizione occulta delle autorità. Ritrovate questa stessa resistenza tipica nelle piccole cose d'uso quotidiano, agili sportelli degli uffici, nella meticolosità dell'impiegato che vi rifiuta un biglietto di banca con un buco di spillo e vi analizza, con una esasperante scrupolosità, i bolli, la carta, la scrittura di un piccolo pacco da spedire e v'impone, ad ógni occasione, di riempire le colonne di tre 0 quattro diversi formulari dalle diciture oscure, constatando poi invariabilmente, alla fine del vostro lavoro, che avete sbagliato e dovete ricominciare da capo. La lingua di tutto le pratiche, le ordinanze, le tabelle burocratiche è del resto già riconosciuta, anche fra gli indigeni, come fra le più esotiche e strane, che si possono comprendere solo approssimativamente. La burocrazia d'Austria ignora i bisogni della massa. Si deve però anche dire che, nel suo spirito originario, essa ha servito a scopi perfettamente estranei. La si è creata in Austria non per amministrare, per il bene dei cittadini, ma per governare e contenere, come gli assistenti gendarmi del collegio, t popoli dell'Impero sotto la sovranità. E in ciò s'illumina tutta la sua vera grande anima storica, che l'ha fatta e la fa ancora un formidabile strumento di governo. Pensate questa sua missione, dov'è insieme espressa. anche tutta l'anima di quel siala ma secolare che si chiama Austria. Fin che v'era un sacro romano Impero tedesco, con l'Austria e l'Italia, la Spagna c i Paesi Bassi, non si poteva certo pensare a fondere tutte le sue provincie in una cosa sola, con un.a amministrazione organica: ma quando l'Impero s'è ridotto ed ha avuto una continuità territoriale, la Dinastia ha pensato di organizzarlo e conglomerarlo, per l'arno un blocco unico e compatto, un vero Impero. E' la funzione di tutte le monarchie assolute: è stato, in Austria, il grande compitò di Maria Teresa e di Giuseppe IT. Non si può comprendere l'Austria -moderna, anche dopo tutte le sue trasformazioni più liberali, se non-si ripensa questo spirito antico, che è sopravissuto lino ad oggi nei governi d'Austria. Vi sono otto popoli, che si chiamano tedeschi o czechi, polacchi o italiani, e se ne vuole fare uno solo che si chiami austriaco: di tante parti un po' caotiche si vuole comporre un tutto organico, omogeneo, bene impastato, perche lo possa digerire un.solo governo centi-ale. Ed ecco la grande missione della burocrazia austriaca: l'assolutismo burocratico. L'ha, creata il fedele ministro dell'interno, per i paesi tedeschi e boemi, di Maria Teresa, qii"l conte Federico Guglielmo Haugwitz, che dovrebbe pur avere un posto tra 1 generali e. i principi, degni di memoria, che hanno scritto i capitoli della storia dell'Austria. Questa burocrazia deve trasfondere iu -tutta la rilassa dell'Impero l'idea dello Stato, creare il cittadino -a somiglianza fittimi unico tipo ideale, placido, obbe- diente, un po' ottuso, senza grilli nazionali * M'&«»ll, contento del suo stato, incanala- lo, con tutti i suoi simili, per una stessa via, senza deviazioni, come piace al suo Signore. Non vi è qui almeno,il tipo del cittadino viennese contemporaneo? — Per cio: '> popolo non avrà alcuna parte al goWno, a meno che se. no faccia servitore-, entrando in burocrazia. Cento anni dopo Maria Teresa, all'epoca di Bach, della con tro-riveiuzione, il principio è ancora, rima l&0 lo stesso. Hartig dice: l'Imperatore a scolta, esamina, comanda; i sudditi destde reno, parlano, obbediscono... E' il principio cardinale della burocrazia austriaca : non esce dal popolo, scende dei- l'alte. Se considerale storicamente l'Austria, essa vi appare veramente solo come una proprietà ereditaria, degli imperatori, che ammiaiisti-a.no le loro provincie e i loro po poli) come delle colonie, e si sei-vono di una amministrazione della Casa, che, simile ad un gigantesco fattore, mantiene l'ordine, percepisce le rendite dei beni, prènde le reclute e mantiene il dominio del signore. Maria Teresa ha trasformato tutta la compagine dell'Impero in un ruolo organico di impiegati, cui spettavano tutti i poteri. Met-temidi ha completato il sistema. Aveva unaidea precìsa di ciò che voleva, quest'uomo gelido, e fu uno dei più tipici rappresentanti, che si possono ancor oggi esaminare con profitto, di quell'anima, austriaca di Stato non smentita mai. Ila fondato il suo sistema, come lo vorrebbero .-incor oggi -l governi, su un assoluto principio riihilista del !popolo: nessuna questione di razze, di borighesie, di lotte di classi, di movimenti in; lelleltuaJi, di missioni politiche. Intuiva fol.se già il grande pericolo che si maturava dei movimenti nazionali e democratici e pensava di sopprimerli semplicemente igno randoli. Tutto il pulsare della vita dello Stalo era espresso nel giro di una ruota, u torno, un solo uomo, che portava da un ,ufficio all'altro, di casella iti casella, l'«at to», la «pratica». Se un affare non si voj leva risolvere, gli si dava un giro più uni;pio e lo si confinava in qualche lontana ca- sella, dove scompariva sotto la polvere. Governare significa amministrare. E' il principio moderato -e automatico, che tro¬ ivate spessa ancor oggi praticato. Anche in] ! politica. Vedete i ministri: sono quasi tutti dei burocratici, dei capi-sezione, saliti al rango di Eccellenza per il favore dell'Imperatore, che risolvono gli affari con lo stesso sistema metodico, la stessa mentalità dell'evasione di una pratica. Ciò dà a tutta l'attività statale dell'Impero qualche cosa di lento, uniforme, pachidermico. Vi si sento la macchina: troppo poco l'uomo. Qui sta la meraviglia d'un tempo della burocrazia austriaca e insieme la sua insuperata «platitude» spirituale contemporanea. Pensate a questo gigantesco polipo della penna, che. spinge i suoi infiniti tentacoli fino agli estremi confini dell'Impero, obbediente ad un solo centro nervoso centrale, perfettissimo strumento reticolare, ritmico, simmetrico, preciso, che contiene le più disparate cose dell'Impero e rimpasta i cittadini, figurando di amministrare i loro beni, e riesce a snaturarli un poco tutti e dare a tutti un po' degli stessi colori giallo, nero, un soffio di umore austriaco con un lento lavoro paziente di iniezione metodica. Esso vi spiega quell'azione, che si può anche talvolta chiamare un portento, della politica austriaca, sempre calma, coordinata, organica, senza mai una soluzione di continuità, che porta in tutte le cose non la fiamma impulsiva dell'improvvisato, ma la fredda -pacatezza del sistema e si ripete sempre eguale, oltre gli uomini che le danno un attimo.il loro nome, e va come il moto lento e impassibile di un pendolo, per la sua traiettoria fissa, che ubbidisce a mia sola legge eterna. Ma in queste sue virtù c'è anche il suo sfacelo. Non vi è organismo di vivi che non degeneri, se non si trasforma. I/immutabilità della burocrazia austriaca l'ha messa fuori del mondo. Non c'è più in lei ora uè la fiamma del popolo nè forse il Volere del re. Anche la burocrazia inglese c una. vecchia cosa, che ha mutato solo lentamente, tardivamente le sue forme, ma essa non ha il bisogno di rinnovarsi: viene dal popolo, il popolo le dà la sua anima e muta naturalmente, trasformandosi, anche il suo essere. La burocrazia austriaca è già per definizione estranea al popolo. La sua legge del formulario la fa ancora estranea a tutte le cose- vive, impassibile e chiusa a tutti i problemi nuovi. La sua continuità automatica le ha pure impedito di imparare qualche cosa dall'esperienza, della storia. Ciò vi dice perchè, dopo le terribili crisi del '48,-del '59 e del '66, si ritrovino oggi perpetuati quasi lo stesso spirito, gli stessi isisteini fatali d'allora nella politica dell'Austria: a sud come ad occidente c a oriente. Ma il meccanismo non significa neppure sempre la perfezione in casa. Le bancarotte.del 1811 e del 1816. sono un'opera della burocrazia: il fiorire dell'assolutismo burocratico, tra il '18 e il '50, significa pure la perdita della Lombardia, l'isolamento dell'Impero in Europa, un aumento del Debito pubblico di 1300 milioni, insieme ad! una riduzione del patrimonio dello-Staio di 100 milioni. Non ci sono e non ci possono essere del: le grandi teste, dei cuori audaci e creatori^ in questa armata degli uffici che governa le sorti dell'Impero. Essa ha tentato di spegnere fra i cittadini ^o'gni-fiamma spirituale, comprimendoli- fra i regolamenti o le proibizioni, li ha insensibilmente asserviti al rispetto delle tradizioni o dell'Imperatore, soffocando molte loro energie, civiche, ed ha certo cosi cooperato, per un suo magnifico trionfo, al fallimento della rivoluzione liberale del '18 a Vienna: ma, insieme a questo tramonto spirituale del popolo, c'è anche jl,,su£-tramonto mentale. La rigidità del- -sistema esclude il genio e anche la genialità, vuole delle teste mansuete, regolari, schive alle iniziative e alle idee nuove, adattabili alla routine. Instaura il regno della mediocrità: una qualità tipica dell'Austria, the forse ha contribuito a mantenere l'Impero, salvandolo dalle scosse troppo violente. La definiva bene, già in una lettera del febbraio del '66, quello spirito libero cho fu l'arciduca Massimo, divenuto re del Messico: «Sembra purtroppo che tutto vada aU'ingiù. Il poco di rilevante che qui o là s'affaccia scompare per dar posto alla grande mediocrità. Così avviene sempre in Austria. E per questo l'Austria non vive e non muore mai e prò segue per decenni come ima noiosa malattia ». Un burocratico troppo intelligente ha sempre un poco l'anima del frondeur c del l'innovatore ; vuol essere un indivìduo, non si accontenta di essere un numero. Lo di eeva Giuseppe II : « Con i cosidetti geni non si conclude mai nulla: vogliono saper tutto e arrestano il cammino degli affari o almeno non s'interessano alle questioni quotidiane. Il suo ideale di funzionario era un essere assolutamente ^eccanico, automatico, senza individualità, di poca coltura, di intelligenza li» ni tota, ma preciso impassibile, categoricamente obbediente alle istruzioni scritte che gli venivano impartite, fedele al sovrano e rispettoso alla sua autorità. E tale si è conservato, ancor oggi, il burocratico austriaco tipico: fiero del suo gallone, convinto sostenitore di tutte le slnvtu.cndzsPgdnodtdvvannrcCI mistituzioni dello SHtrt rnii un'anima tutta rìstuuzioni aeuo stato, con un anima untai s ufliciàlc in ogni istante della sua giornata, che rispecchia e trasfonde le vedute del suo caposezione sulla pratica da sbrigare come sui problemi contemporanei o la felicità coniugale, e coltiva ancora il sogno di un dispotismo illuminato, non intaccato dalla costituzione. Il suo spirito s'orienta fra due poli precisi: obbedire chi sta in alto, co-jmandare chi rimane in basso e compone | attraverso questo principio di anello da catena la sua concezione del mondo e dei rapporti sociali. Quando ci fu il terribile incendio, che distrusse il teatro del Ring e uccise, bruciate o asfissiate, seicento persone, un ispettore di polizia, Landsteiner si presenta a un arciduca accorso e gli dice solenne: "Tutto è salvato!». Parlava con l'abitudine della sua ((pratica» compiuta: non si preoccupava d'altro. Il polipo burocratico ha moltiplicato ora vertiginosamente i suoi tentacoli. C'è in tutti gli organismi soci-ali austriaci questa tendenza all'idropisia: ingigantiscono, esagerando la loro funzione, che degenera in un autopensionamento parassitario a vita. Nella burocrazia il principio del controllo reciproco, della paura di responsabilità personali, per cui ogni più semplice atto umano deve essere dieci volte firmato, copiato, protocollato, commentato, crea ancora nuove categorie di impiegati e complica e specializza il sistema. Dal 1801'al 1000 la falange dei funzionari civili di Stato delle diverse categorie, nei dipartimenti centrali, .è salito nella sola Austria, da 35003 a 65115 uomini, mentre la popolazione è cresciuta solo da 23.700 mila a 26.150 mila animo, in quindici anni dal 1896 al 1911, negli uffici centrali, il così detto personale di concetto è aumentato del 133 per cento. Si può con ciò immaginare che vi sia, fra tutte je sezioni e sottosezioni specializzate che.si moltiplicano ogni anno, molto lusso di posti alquanto inutili. Si è calcolato, ad esempio, nel 1911, a Vienna, che su 159 riparti della amministrazione interna, durante tutto l'an no, tre non hanno sbrigato nessun atto, 24 ne hanno sbrigato meno di 500 (ossia meno di due al giorno), 31 tra 500 a 1000, e solo 49 più di 1000. Nel ministero dei lavori pubblici vi sono quattro sezioni speciali pelle costruzioni delle strade e dei ponti oltre armm2dsmpacqsVi un quinto reparto per gli studi sulla costruzione dei ponti, e un-sesto per gli studi sulla costruzione delle strade. La c- " direzione per- Ki costr-uzione degli oc<| -do-'ti, nello stesso ministero, ha 338 impiegati e uscieri, con una spesa annua di 1.262 mila corone. L'amministrazione statale delle pro¬vincie non è meno complicata: la sola luogotenenza di Praga è ripartita in 18 se/io-ni, con 100 impiegati. Tutto ciò, è evidente, costa anolto denaro. Lo Oia confessato lo stesso ex ministro dell'interno Von Hardt), dinanzi alla Commissione che si è ora costituita per la riforma della burocrazia. Dal 1890 al 1911 il costo totale annuo della sola amministrazione interna dell'Austria è aumentato da 37.715 mila a 110.517 mila corone (193 per cento), ma la spesa dell'amministrazione centrale di Vienna è cresciuta del 366 per cento (da 3.947 mila a 18.382 mila corone). Pensate che la sola Corte di Cassazione con i suoi 65 « Ilofràte » e i suoi 28 (uscieri, riceve una somma di stipendi di 1.355 mila corone all'anno e l'amministrazione politica impone una spesa di 25 milioni all'anno. Con gli stipendi ci sono le pensioni. La burocrazia pensionata costa all'Austria cento milioni tondi all'anno. Ricevono una pensione anche i ministri, e per questo si creano spesso delle Eccellenze, fra i favoriti, per dar loro modo di passare, dopo qualche settimana di innocuo ufficio, nel rango dei pensionati. Tale è la burocrazia austriaca. Si parla ora di rinnovarla. Si comincia a scoprire che essa è troppo ingombrante, costa troppo e non serve più.a tutti i suoi scopi. E si è raccolta già una Commissione di professori e di eruditi, si è discusso nei giornali, si sono fajti discorsi in Parlamento. Ma in re anni non si è ancora concluso nulla. Vi è forse un perchè. La burocrazia austriaca non è solo uno strumento, è una parte viva dell'Austria, rappresenta, con l suo spirito e il suo sistema, il governo. E c'è da domandarsi se questo suo problema,, dinastico e storico, così vasto e profondo, si può risolvere con una semplice Commissione di professori o qualche moderato discorso sui paragrafi di una legge o le modalità di un ruolo organico. VIRGINIO QAYDA.