L'uomo e il miliardario

L'uomo e il miliardario L'uomo e il miliardario uno straccione. In contanti, non poteva di sl)01Te cne d'un' miliardo di franchi. Ciò gli pmiiet(eva è vero> di possederea New York e a Londra, bellissimi palazzi, di viaggiare Pierpont Morgan nacque il 17 aprile 1837 ad Hartford, nel Connecticut (Stati Uniti), e la sua vita, stando a come l'ha raccontata due anni fa l'americano Uovey, offre fasi grandiose e sprazzi di potenza incalcolabile, il che non è della esistenza di tutti i miliardari di questo e di quell'altro mondo. Non che Pierpont Morgan sia stato addirittura un genio: certo egli fu un forte, un forte simpatico. 19 miliardi... Intendiamoci: Pierpont, nella dinastia dei finanzieri americani, non era il più ricco: in Wall Street lo consideravano un po' come »» magnifici treni di sua proprietà, di'navì gare sul suo varili un moielln di unrht p dl ^iJrar quadri "e ^foHoto aero mmi» mia. Pure, la sua sostanza, di fronte a quella di. Rockefeller, per esempio, era una bazze «% ° nelle liste dei Cresi americani Pier- | J pont figurava alla coda. Ma per potenza ed Influenza egli balza alla lesta. L'Hovey dice che la sua iniziativa e la sua modernità di vedute hanno rinnovato gli affari di due mondi; che 11 pugno di Pierpont stringeva più folgori finanziarie che. quello di ogni altro banchiere, industriale o speculatore sulla terra: era il finanziatore di imprese industriali e bancarie rappresentanti un patrimonio complessivo di circa 19 miliardi di lire! Nessun uomo governò mai tonto denaro, e poiché il denaro a questi chiari di luna i> la vera cosa da governare; ognuno comprende quale potenza smisurata, fosse in sua mano, corno i due più formidabili governanti di popoli, Kdoardo VII o Guglielmo II, prendessero a fargli la corte, ad andarlo a trovare sul suo yacht, ad eleggerlo fra i loro amici intimi, e a spalancargli senza riserve le porte della loro imperiale ospitalità. L'unico suo cattivo affare Con tutto ciò, la esistenza di quest'uomo non è un romanzò d'appendice. Ve ne manca sino il punto di partenza, giacchè Pierpont ebbe il buon gusto di non venire dal niente. Se suo nonno era un piccolo albergatore, suo padre era già un finanziere di vaglia. L'unica appendice che figura nella, sua. esistenza fu agli Inizi della sua carriera lungo la via già tracciata; e fu, naturalmente, una donna. La quale, per giunta, era tisica, e non voleva lasciarsi sposare. Ma Pierpont aveva ventitre anni, e benché avesse già respirato a pieni polmoni l'aria di Wall Street n. New York e della City a Londra, si ostinò a voler con eludere l'unico cattivo affare della sua vita Disse alla fanciulla malata.: « Ti porterò In giro per tutto il mondo e ti farò guarire, fili affari li butterò ni diavolo, e non vivrò che per te ». E se la sposò. Ma qualche mese dòpo la poverina moriva, e Pierpont tornò agli affari, che non muoiono mai. ' Lotta a coltello — Un invito a colazione Il suo primo fascino fu quello delle imipirese ferroviarie. Jay Gould eia alloi-a il magnate supremo delle ferrovie americane; e Pierpont, vea-so il 1870, ebbe il fegato di affrontarlo per strappare qualche linea al suo controllo. La lotta fu a coltello, con degli intermezzi di violenza personale e degli episodi da laida di Comune. Per ottenere 11 possesso del materiale rotatorie d'una linea che Pierpont si era conquistata nominalmente, egli dovette lanciare una banda di cialtroni contro un'altra banda di cialtroni arOTiolàta dagli agenti di Gould nei bassifondi di New York : le due masnade si corsero addosso su due treni che si scontrarono allo sbocco di un tunnel, e la vittoria completa di P&ecpont rlspleiidotte so pra uno stuolo di feriti e dì ubriachi. Quelle prime penne strappate aH'avoltoio dominante rafforzarono le ali di Pierpont, che cominciò allora ad ascendere aito. Ma volava silenzioso, con calma,' tralasciando i metodi guerrieri adottati ni principio, e applicando invéce agli affari"!-suoi'puri istinti matematici. Questo lavorio quieto, tacdtd, scientifico accrebbe la sua influenza, e lo pòse in grado di salvare una volta VVamderbilt e un/altra lo Stato da una crisi improvvisa; ma lo tenne per molto tempo uell'ornbra. Fino a cinquantanni, Rieirpont Morgan re6tò quasi sconosciuto fuori dal circoli di Wall Street e della City. La sua nomea risaie appena al 1888. quand'egli riuscì a radunante in casa sua, con un invito a colazione, tutti i pezzi grossi ferroviari e bancari d'America, persuadendoli ad accordarsi per troncare la concorrenza, disastrosa con cui si danneggiavano a vicenda e turbavano i traffici del paese. Allora quell'ignoto che, aH'improv\ìi6o, intornio alla sua tavola, conciliava gli .inconciliabili e restituiva la stabilità alle grandi co munioazioni americane, divenne famoso in un batter d'occhio, e 1 suol comandamenti squillarono par tutto: — Non combattetevi l'nn l'altro; non sciupa te lo vostre energie; unitevi, e dividete i prò fitti. II, " trust „ dell'acciaio Ma la. sua impresa •culminante fu la creazione del, i trust» dell'acciaio, nel 1901, per abolire la concorrenza dall'Industria metallurgica. Pieitpont-conduce 11 colpo magistralmente; doma le masse operaie insortegli contro; e il nuovo € trust» comincia' a dar dei dividendi del 200 per cento. A iquesto punto Pierpont raggiunge • 1 fastigi. Nuovi •trusts» escato formidabili dalla sua fucina. Non c'6 più .grande affare Ih cui egli non figuri con poteri decisivi. Non c'è più crisi, come quelladi cinque anni fa, nè minaccia di crisi, in cui tutti gli occhi non si rivolgano a lui peràluto. Egli diventa il-magnate dei magnati,l'uomo d'affari che pòsa la mano sul timone di tanto imprese per 19 miliardi di franchi, il finanzière che tiene alla banca un conto cor- rente di 5 miliardi. E lo chiamavano «Mor-gan l'Inevitabile». Ora, molti uomini inevitabili sono odiati a morte; e Rockefeller, che fu Inevitabile anche lui, c esecrato. Piedoni, no. Perchè egli non schiacciò i suoi vinti, ma. li tenne su e li condusse a lavorare con lui e per lui. Fu uncostruttore, non un demolitore. Poi fu un uomo di carattere, che non posò nè a Alantro-pò né a Cerbero:- giusto- un nomo di testaquadra, di poche parole, imperioso m inappel- iettile In ogni suo atto, r . f sisari e le opere d'arte Peraltro, anche quest'uomo forte aveva le sue debolezze; due per lo meno: quella dei sigari grossi come travicelli e quella della opere d arte. La prima se la soddisfece senza dar noia ad alcuno: comprò una Intera provincia nell'Isola di Cuba e vi fece colMyare del tabacco «extra» per qual corpulenti 'sigari nerastri che gli storcievano sempre l'an-golo della boooa. La seconda debolezza, Invece, recò qualche noia a quegli innocenti che amavano veder lasciate le vecchie cose d'arte nei vecchi paesi ove son nate. Pierpont era di parere contrario ,e preferiva vederle allinearsi fra lo. gallerie del suo palazzo di Londra, dove ne sono installale tante che — diceva lui stesso — avrebbe dovuto pagaie, per trasportarle a New York, almeno trenta milioni di dazio. Ciò nonostante, qualche collezione egli la espose al Museo di New York. San anche, anche il più favorevole biografo del Morgan — l'americano Hovey — ha dovuto ammettere che Pierpont non s'Intendeva, Se ne intendevano per lui degli agenti appositamente stipendiati c stabiliti ad Anversa,' a Vienna, a Parigi, a Bruxelles, a Londra, a Roma; egli stesso, poi, viaggiava sempre con due periti d-i cose d'arte, caso mai si fosse imbattuto in qualche capolavoro suscettìbile d'acquisto. In Italia ciò dovette accadergl! spesso: ma. la volta, più famosa fu quella del piviale di Ascoli, il prezioso piviale di papa Niccolò IV:i dopo averlo acquistato a caro prezzo. Il miliardario fi persuase che gli era stato venduto da ladri, opperò fece il bel gesto di restituirlo aH'I'tiiOin. No fu ripagato con la cdttudimanizH. onoraria di Ascoli Piceno (18 novembre 1901) o col Gran Cordono di' San Maurizio e Lazzaro (3 -dicembre di quest'anno)* E' curioso il notare che mentre questo miliardario potè, spendendo milioni, possedere opere d'arte insigni, d'ogni tempo e paese,. non gli fu possilwle ottenere che il pittore Sergent, il più grande ritrattista vivente, gli facesse il ritratto: nè le Insistenze personali, nè le offerte generose, valsero a indurre-, il-, grande artista a soddisfare quel desiderio dèi Creso. Il miliardario e i merletti Frequenti furono i soggiorni del miliardario '' in Italia; spesso egli si recava a Venezia sul suo ì/acìil Columbia. Va giorno, ad un signore, vestito modestamente, appoggiato alla ringhiera dello yacht, si presentò un elegantissimo signore, il quale chiese del iMorgan, domandando se poteva riceverlo. La risposta (Ja-. tagli dall'uomo modestamente vestito fu che'il Morgan non riceveva nessuno. La risposta nonera incoraggiante; ma. l'altro, senza perdersi d'animo, trasse di tasca un piccolo involto e, parlando mezzo inglese e mezzo italiano mostrò dei merletti veneziani antichi, ch'egli diceva del valore di parecchie migliaia di lire. L'uomo di bordo ebbe l'aria di osservare distrattamente: poi disse che, per quanto era a sua cognizione, Morgan non avrebbe acqui-, stato quei merletti. — Siapure, — rispose l'altro, — ma io credo che, se egli potesse ricevermi, forse si farebbe l'affare... — Provate a tornare fra due ore; ma ho paura che non farete nulla... — Tornerò... Ma se Morgan è quell'intelligente che si dice, sono sicuro che li compererà... — E se non comperasse nulla? — Se non comperasse nulla, lo manderei a casa del diavolo ! Due ore dopo il proprietario dei merletti ri-, tornava sul ponte e chiedeva di essere ricevuto da Pierpont Morgan. Egli fu introdotto in sua presenza. Pierpont Morgan non era nè più nè meno che l'uomo al.quale due ore prima l'uomo del merletti aveva parlato. Ma nessuno dei due fece vista di accorgersene, e il Morgan esaminò attentamente i merletti, constatando che erano magnifici. Poi ne domandò il prezzo. Saputolo, il miliardario fissò gli occhi in quelli del venditore e disse: ,.... — Se questo prezzo mi. sembrasse troppo caro e non comprassi nulla, che cosa direste?' L'altro esitò un momento, poi rispose: — Direi che ci siamo visti due ore fa. E cosi i merletti divennero proprietà del miliardario. _ Come Fregoli Un altro caratteristico episodio della vita.. di Morgan in Italia risale a quattro anni fa. Nel mese di febbraio Morgan si trovava.aRoma, con una delle sue figlie, e aveva fatto _ domanda per essere ammesso ad una udienzadei Re e ad una del Papa. Il miliardario veva, del resto, l'abitudine, ogni volta che soggiornava nella nostra capitale, di fare ■ queste due visite. Quell'anno, per un casocurioso, le due risposte alla sua domanda fissarono le due udienze nello stesso giorno e--' nella stessa mattina. L'ora soltanto era differente: l'udienza reale per le IO, quella pon-. tlflcia per le 11 o un quarto. Come si sa,- la tenuta d'udienza è differente presso il Re e presso il Papa, e se ora relativamente possibile al Morgan il ritornare all'albergo fra le due udienze per cambiare la redingote di rigore presso il Re, con l'abito nero obbligatorio presso il Papa, era materialmente impossibile che miss Morgan potesse trovare il tempo per cambiare la sua toilette c la sua pettinatura, buono per il Quirinale, con la • veste o la pettinatura più severe, imposte dall'etichetta del Vaticano. Pierpont Morgan risolse il problema In un modo molto ongi- .. naie. Egli e sua figlia partirono dall albergo . in tenuta adatta all'udienza reale, ed-alle 10,30, quando lasciarono il Quirinale, Pier-" pont iMorgan sali in un'automobile, sua n- !glia in un altro e le due vetture si diressero al Vaticano per la via più lunga, passando, 'cioè, pel Gianlcolo. Alle 11,10 una terza vet; tura si fermava dinanzi al Vaticano, e ne scendevano 11 miliardario e sua figlia, lui in abito e cravatta nera, lei pure in nero, senza, • gioielli e col velo In testa, ! Nelle automobili che li avevano attesi au'«y% scita dal Quirinale, Pierpont Morgan aveva trovato il suo cameriere ; miss Morgan, là sua cameriera: i due domestici avevano te nutl pronti i vestiti di ricambio e tutti gli og.. . getti necessari per completare la toeletta del i loro padroni: cosicché in pochi minuti, du rante il tragitto dal Quirinale al Gianicololessi avevano subito la trasformazione voluta, 'e precisamente al Gianicolo erano saliti lnàia me sulla terza automobile, donde discesero ah la porta del Vaticano.

Persone citate: Fregoli, Gould, Guglielmo Ii, Jay Gould, Pierpont Morgan, Rockefeller, Sergent