L'avanzata della colonna Fabbri in Tripolitania

L'avanzata della colonna Fabbri in Tripolitania DALLA LIBIA L'avanzata della colonna Fabbri in Tripolitania (Dal nostro inviato speciale) V TRIPOLI, 30, «re 18,30. Za colonna, comandala 'dal colonnello Tabbri, che fu durante tutta l'avanzata, di ralido aiuto alla divisione del generale Lcquio, ha proseguilo da Rabda, che aveva raggiunto l'altro giorno, ver Assaba, dove fì. è accampata. La colonna e composta di vìi. battaglione del 52.0 reggimento fante- Il Fezzan attende l'Italia Mentre da Jcffren il generale Lcquio manVia notizie sempre migliori sulla situazione, mentre ad Assaba e nei dintorni il colonnello Fabbri si fortifica nelle posizioni occupate, a Tripoli si prepara lentamente la conquista pacifica del Fessali, che ci. è garantita dalla venuta, dei. capi di Socna col tenente Negri. Il figlio di Sef ci Nasser id i suoi compagni diranno al governatore che il Fezzan attende l'Italia. E' imminente l'arrivo da Sirte del rcsi'dentc, capitano llercolani, con altri capi del Fezzan, tra i quali vi sarà un altro figlio di Sef ci Nasser. Le due comitive giunte da Orfella c da Sirle saranno presentate insieme al governatore in una cerimonia solenne. GIOVANNI CORVETTO. ria, del terzo battaglione delV&i.o reggimeli- tu fanteria, di reparti del 3.0 battaglione ascari eritni, dì cav alleggio ri Lodi e Guide e. della batteria da montagna montata su cammelli. Nessuna resistenza fu opposta ai. ìiaslri soldati, che dovettero passare, risalendo Iliadi Seri, per strade a'IJicUi, von praticabili per ora da autocarri. Essi arrivarono ad Assaba alle 9 di sera, occupando le posizioni che avevano conquistalo il giorno di Pasqua (23 corrente) le truppe del 'generale Lcquio. La colonna, comandata dal colonnello Fabbri, si è stabilita ad Assaba e si ignora quale sarà il suo itinerario futuro. Gli 'arabi del luogo sono completamente sottomessi. Dei nemici non fu trovata traccia. La earattsristiea lettera di sottomissione dei capi <li Zitan (Dal nostro inviato speciale) Trinali. 29. ore 18,10. A Jeffren continuano in maniera consolante le sottomissioni delle tribù vicino II generale Lcquio telegrafa, che gli si sono presentati i capi di Rin;»na, località ad ovost del capoluogo, i quali vennero con molta umiltà, preceduti dal cadi e dal imidir. ad invocare perdono. Anche i capi di Giudo e di Fessato inviarono al comandante delle truppe italiane una lettera in cui si dichiararono pronti a sottomettersie chiedono perdono d'aver combattuto l'Ila- lia rimettendosi alla giustizia della grande Raziono. Ma più caratteristica e sintomatica è la lettera dei capì di Zitan, presentata a Piumia da una Commissione di notabili al generalo Montnori, il quale a sua volta la trasmise letteralmente così: « Combattemmo dapprima pel nostro paeae, coi turchi. Dopo la pace vi fu chi ci persuase a continuare la guerra. Ora perù torniamo sotto il Governo italiano ed eseguiamo tutti i suoi ordini. Dio volle clic voi foste il nostro Governo. Xoi siamo sottomessi all'Italia come gli altri popoli del nostro paese, e saremo più fedeli degli altri e nel cuore e nelle azioni. » Vi preghiamo di perdonare i nostri falli e di rispettare le nostre donne o la nostra religione. Voi sarete i nostri comandanti e noi eseguiremo i vostri ordini. « Allah perdona ciò cho è passato. An'ohe la vostra religione raccomanda il perdono. Speriamo nella vostra giustizia. Ad un giusto Governo tutti i popoli sono benesottomessi ». II generale Lequio fece rispondere a tutti 'di attendere gli ordini dal comando centrale. Questa lettera è redatta in una forma «pialo non fu mai usata dalle popolazioni in Tripolitania che si conquistarono pacificamente ed è la prova più fulgida dell'effetto prodotto sull'animo degli arabi del Gebel occidentale dalla nostra grande vittoria di Assaba e della completa disfatta di Ei Baruni. E* chiaro che le tribù del Gebel, impressionate dalla fuga rovinosa di El Baruni, ora ci rispettano, ci temono e paventano la nostra vendetta. Possiamo 'dire con certezza che nessuna regione dol- in. efficacia sull'anima araba come una manifestazione di forza. GIOVANNI CORVETTO.

Persone citate: Fabbri, Giovanni Corvetto, Lequio, Nasser, Negri