La genesi e lo sviluppo delle dreadnoughts

La genesi e lo sviluppo delle dreadnoughts La genesi e lo sviluppo delle dreadnoughts La nave'da battaglia essendo, assiomati- e e ; e a a e l cainentc, il mezzo per portare degli strumenti di distruzione ad agire contro il nemico, si comprende facilmente che il numero e la potenza di codesti strumenti, cioè cannoni e siluri, debbano esser la base fondamentale per lo studio del migliore e più efficace tipo 'di nave. In" linea secondaria devesi però tener conto di duo altri fattori: la protezione della propria nave contro lo offese nemiche e la velocità, come coefficcnte tattico e strategico. Compe},ned are queste tre esigenze, costruire cioè una nave che al massimo di potenza offensiva urfisca il massimo della protezione e della velocità, è un problema la cui soluzione non può esser raggiunta, ma soltanto approssimata mediante compromissioni più o meno ardite ed ingegnose. Le prime corazzate non erano che navi a vela cintato di ferro e munite di una piccola motrice a vapore, ed ebbero origine dalle celeberrime batterie catafratte Lave, Devantation, Tonnantc, che il 17 ottobre 1855 raserò al suolo, senza riportar danni,, quei medesimi forti di Kimburn, che un anno prima avevano vittoriosamente respinto l'attacco di ben 26 vascelli a tre ponti. Cominciò allora il duello fra la corazza e il cannone e questo crebbe cosi rapidamente di calibro e di mole, che in meno di tre lustri si passò dai pezzi dell'epoca di Nelson alle enormi bocche da fuoco ad avancarica, di 100 tonn., che l'Italia osò mettere sulle sue navi Duilio e Dandolo. Ed il famoso combattimento fra la corazzata Virginia ed il Monitor (8 marzo 1862 ad Hampton-Roads) iniziò poco dopo la controversia sul miglior modo di sistemare le artiglierie; se, cioè, entro torri, oppure in batterie sui fianchi. Questo sistema era condannato a priori il giorno in cui divenne necessario conciliare il sempre crescente peso di ogni singolo pezzo, con la necessità di conferire a questo il maggior possibile campo di tiro, e si può dire che l'omega della nave a torre, nel suo significato più schietto, sia stato rag giunto col primo Dandolo, col primo Dui Ho, col primo Dreadnought, col Thundcrer e con le navi congeneri. Munite di quattro colossali cannoni, posti a coppie in una torre prodiera ed in un'altra poppiera, queste navi avevano altresì poche mitragliatrici, il cui scopo, mancando allora le torpediniere, non era ben definito. Ma queste non tardar ano a comparire in seguito ai progressi di quell'alma meravigliosa che è il siluro, e d'allora in poi ogni cambiamento o progresso, delle siluranti, sopracquee e subacquee, ha avuto la sua influenza sull'artiglieria della nave di linea, che dovette armarsi di cannoni atti a combattere specialmente quelle insidiose navicelle. Cosi alle grosse artiglierie delle prime navi a torri si aggiunse gradatamente un armamento secondario antisilurante, al quale parve poscia utile unire un terzo armamento specialmente destinato all'uccisione degli uomini: la necessità di coprir di proietti, in brevissimo tempo, le sempre più veloci siluranti, fece inventar l'artiglieria a tiro rapido, la quale però non avrebbe potuto raggiungere l'alto suo grado' di efficacia se nel contempo non fossero state inventate le polveri senza fumo. Poco di poi, essendo aumentata, per sempre nuovi progressi, la zona d'azione dei siluri e, per conseguenza, la distanza di combattimento fra navi, sparirono da queste le armi minori ed all'armamento secondario toccò un compito doppio: respingere le siluranti; coprir le navi nemiche con una grandine di proietti scoppianti, distruggendone lo parti non corazzate, uccidendone gli uomini. Ne conseguì che, fermo restando il numero dei grossi can- noni,— quattro, e talvolta due soltanto — l'armamento secondario crebbe di calibro salendo fino a quelli di 190 e 203 mm. In tal modo la nave tipica da battaglia fu, fin verso il 190}, armata di quattro grossi cannoni, due a prora e due a poppa, in torri o barbette corazzate, e di un più o meno grande numero di cannoni di minor calibro, da 152 a 203 mm., posti sui fianchi, in una o due batterie casamattate, oppure in torricelle. Frattanto, per difender la nave di linea dalle-torpediniere, era stato immaginato il cacciatorpediniere, il quale aveva però, ben presto, non solo sostituito l'antica torpediniera nel suo intento offensivo, ma assunto una mole sempre maggiore, e ciò fini per imporre ai costruttori di navi o di cannoni un problema nuovo e ben diverso dal precedente. Arrestar a cannonate una torpediniera del dislocamento di 100 tonn., è certamente assai più facile che metter fuori di combattimento il cacciatorpediniere, il quale, partito dal dislocamento iniziale di iOO tonn., ha raggiunto iu pochi anni quello di 1.000 tonn. e tende a superarlo, e tanto più, che essendo il raggio di azione del siluro aumentato da 400 a •J000 m., la moderna silurante, la quale è, per giunta, velocissima, deve rimaner sotto il fuoco assai minor tempo che quella di pochi anni or sono. Circa il miglior modo di contrastare gli attacchi delle siluranti si manifestarono due tendenze; l'inglese, di coprir le navi col così detti ocean going destroyers, ed ora con i piccoli incrociatori velocissimi e leggermente corazzati, formando al largo delle flotte una rete di protezione fra le cui maglie nessun scafo sottile possa impunemente passare; il continentale, di por sulle navi un buon cannone a tiro rapido, di calibro tale da lanciar un proietto sufficiente, pel proprio peso e per la capienza di alto esplosivo, a troncar il cammino di ogni silurante moderna. Queste tendenze ora si fondono, ed è logico che sia così. Comunque sia, venne il momento in cui l'avere a bordo numerosi cannoni di calibro diverso e differente potenza, destinati tutti a combattere lo navi nemiche, parve, come era di fatti, un grave errore di concetto. E' ovvio che il fattore determinante della vittoria sia, non il numero dei colpi sparati, ma quello dei proietti che colpiscono il segno; essendo sottinteso che i proietti devono essere potenti quanto basti per produrre, singolarmente, gravissimi danni. Per colpire" il bersaglio è necessario : puntar bene, osservare scientificamente la traiettoria, rilevare esattamente il punto di caduta dei proietti sparati; ciò che non si poteva ottenere quando sparavano contemporaneamente dozzine di cannoni di calibro differente. Logicamente, quindi, dovevasi addivenire all'unificazione del calibro dell'armamento principale ed il primo che abbia proposto una nave basata su questo principio è l'ingegnere navale generale Vittorio Cuniberti, italiano e piemontese per giunta. E' un peccato che l'idea dell'eminente uomo non abbia_trovato fortuna da noi: l'accolsero gli inglesi, e l'estrinsecarono nella ormai celeberrima Dreadnought, che costruirono segretamente in poco più di un anno (1905-1906). Il principio della nave monocalibra (alibig-gun-ship) stentò ad essere accolto in Francia e nel Giappone; fu adottato senza indugio dall'Italia, dalla Germania, dall'Austria o dagli Stati Uniti, ed ogni nazione si studiò di estrinsecare un tipo proprio, migliore degli altri. Per le ragioni più sopra accennate, vi furono molte divergenze circa l'importanza ed il calibro dbscosgvmtemdsddv i dell'armamento secondario, le quali- sembrano ormai acquistate, perchè" tutte Je superdreadnoughts in allestimento ed in costruzione, lo avranno di cannoni di. 1W o 152 mm. . ; é. ; In quanto all'armamento principale, il suo', scopo essendo quello, non di danneggiare, ma di annichilare il nemico,; è,.? ovvio che, subito dopo il Dreadnought siasi manifestata la tendenza, prima di aumentare o il numero o il calibro, dei cannoni, e poi quella di accrescere e numero..e. calibro ad un tempo; il che ha imposto di provvedere alla difesa dello scafo con corazze più estese e di maggior spessore. Inoltro, siccome ogni grosso cannone i! quale non spari dai due bordi è un peso imi--, tile, dopo vari tentativi, che sarebbe lungo enumerare, si ò finito per riconoscere come la miglior sistemazione delle torri sia di porle ad opportuni intervalli lungo l'asse della nave, la quale ha dovuto perciò diventar più lunga. Queste sono le ragioni principali per cui, ' dal dislocamento di 17.900 tonn. del Dreadnought, lei navi da battaglia sono, in circa setto anni, salite alle 27.500 tonn. del Nevada americano, mentre già gli Stati Uniti han posto mano al Pennsylvania di 31-500 tonn., e noi, se dobbiamo prestar, fede alle voci che corrono, ci prepariamo a costruire corazzate di 36.000 tonn. con' dodici cannoni di 381 mm. La maggior lunghezza delle navi moderne, in confronto del passato, perméttendo forme più stellate, ha contribuito à-far raggiungere le altre velocità contemporanee., che hanno quasi del miracoloso, ma? non si sarebbero .conseguite senza la turbina a vapore, la geniale invenzione per cui il nome di sir Charles Parsons è famoso. Fra le moderne dreadnoughts tengono un posto onorevole le nostre. Come sèmpre, gli ingegneri e gli artiglieri navali italiani portarono nella costruzione delle. nostra dreadnoughts, concetti nuovi e geniali. Essi furono i primi ad adottare la torre a tre cannoni, e fu prova di grande ardimento, al quale sembra abbiano arriso propizi i fati: riuscirono così a porre sulle ultime nostre navi da battaglia ben tredici cannoni da 305, in tal modo disposti, cha mentre potranno far fuoco simultaneamente dall'uno o dall'opposto fianco della nave., sarà possibile sparar con.cinque cannoni sia dritto di prora che dritto di póppa, Altre migliorie, ulteriori perfezionamenti, che troppu lungo sarebbe enumerare, dimostralo come le Autorità competenti abbiano, con somma cura, procurato di conferire alle nuove nostre navi il massimo di efficienza bellica consentito dalle caratteristiche di esse. t Pertanto, pur manifestando la speranza che sugli scali rimasti vuoti siano impestate senza indugio le formidabili navi di cui da gran tempo si ragiona, noi possiamo esser fieri di quella che ieri scese nel, mare a tener alta la bandiera tricolore. L'accompagnano i fervidi voti, i saluti au* gurali di quanti sentono altamente l'orgoglio di essere italiani; nelle cui vene arde la febbre del futuro glorioso versò cui'vogliono spingere la Patria con le menti, ecf cuori, con le braccia. Ma l'esaltazione del momento presente non ci faccia dimenticare la gravità del compito, cha ci incombe, cioè di chiedere ed ottenere che la marma da guerra italiana, nostro, presidio, nostra fortezza, spada con'la quale possiamo aprir nel fianco nemico piaghe mortali, cresca fino a raggiungere quel grado di po' tenza che le è indispensabile e da celi tuttóra lontana. ETTORE BRAVATA,

Persone citate: Charles Parsons, Hampton, Vittorio Cuniberti

Luoghi citati: Austria, Francia, Germania, Giappone, Italia, Nevada, Pennsylvania, Stati Uniti