Episodi dei combattimenti di Assaba e Monterus nel racconto dei feriti

Episodi dei combattimenti di Assaba e Monterus nel racconto dei feriti Episodi dei combattimenti di Assaba e Monterus nel racconto dei feriti (Per tategr. da uno dal nostri inviati speciali) Ad d di ' TRIPOLI. 25, or: Ho voluto anch'io indugiarmi i ,, , ... - , ,» j- nella corsia d■-Ilospedale, alla caserma di '"•"•"V» V , , ... hnmho potuto ricostruire più da ricino la memorabile (liornala, rosi da provare iv certi mowiilì l'illusione di avèrti assistito. Xon è cavalleria, ov •di Assaba e ho raccolto le più rive impres- ,cstoni sulla battaglia, racconti, episodi ^ \bscene ancora ignorate, colle quali ho po-\ a\.1ril caso di ripetere la descrizione di quanto >nfece la colonna. T.equio e sopratutlo Hiella eparir di essa che era rovi posta di i>ersa-\vulicri ed alvini ir ancora in tutti riva la] pvisione di quella valanga armata, dinanzi\Salla quale le baionette sembravano gli ac«-|cIci di un'istrice' enorme e contro la quale ■-non valeva nessuna resistenza. :ATutti indistintamente i feriti sono con-Ucotti nel dire che ì. loro prodi battaglioni)™furono meravigliosi. La fase più acuta del- la battaglia, a d''ita di qua.nTi ho interro-] pato, è slatti la seconda, quella che si ri-tsolsc neìl'assallo al secondo costone c nella'dconseguente presa di Assaba. Fu in questo [cperiodo che i nostri dovettero lamentare le cmaggiori perdile. Ogni bersagliere od «I- Upino cui domandavo: « Quando sei stato, aferito? » mi rispondeva- -a-Dalle, undici a mezzogiorno, mentre {pandavamo alla baionetta contro l'ultima}*montaanola \ibLa filOSOSa dOli alpino COPPO [bdddVi è un rubicondo alpino piemontese, a nome Sttppo, che ha. una ferita ad una gamba, ma se ne infischia: — Mi 'mnampipo! — esclama, sorridendomi. — Basta ch'ai sia la salute e che l'Italia a vada avanti! Quando cadde e lo portarono all'ambu¬ lanza, egli ebbe di veder cadere una consolazione : lassù, sul costone cuindorerà conquistare, due aire arabi uno sull'altro. Ed egli dichiara orgogliosa mente che furono fulminati dal fuoco della sua compagnia. Un altro alpino, d<-l battaglione Feltre. mi narra un episodio del tenente Carini, che è pure ricoverato all'ospedale. Mentre .guidava il. suo plotone alla baionetta, l'ardilo ufficiale fu colpito da una pallottola in fronte, che strisciò senza penetrare. — Va al diavolo! — gridò scherzosamente il tenente al proiettile, e, invece di farsi medicare, continuò a marciare ed a. combattere per quasi mezz'ora, con tutto il volto inondalo di sangue. Un bersagliere, Giovanni Brambilla, che le ferito alla guancia sinistra, invece di parlarmi il quella, uche sii aisgceccfpcslèai se, mi parla degli altri, del colon-\ nello Agitatili, che era sempre in prima) Vlinea, di quei tre gloriosi battaglioni del.\ /Ìl.o, i quali tenevano la posizione più pe-\rricolosa sul centro della colonna e contro i\uquali sembrava che. gli arabi sparassero con:rfuria più raoòiosa. [p— ...l'orse perché han risto le piume ne-\rre! — esclama un altro -bersagliere da unìcletto virino. — E con quelle gli arabi lianno\dvecchi covili da aggiustare! ÌF■anll\cIntorno al letto del savaro ferito Mentre proseguo la mia visita cosi interessante, un rumore di voci femminili setto-. te. gli echi della camerata: è un gruppo di\vdonne indigene, avvolte nei barracani, pa renli di un arabo libico caduto a Monterus. ìicitchr. il savaro sia ferito leggermente, esse piangono alla loro maniera, con certi strilli gutturali, che destano l'ilarità degli altri ricoverati. Poi vanno a sedersi per , terra vicino al letto di lui <• lo baciano e lo contemplano cogli occhi imbambolati, conir fosse un santo... Intanto passo da un letto all'altra e ascollo i racconti che bersaglieri ed alpini vanno a gara nel farmi. Filippo iìhirini, un robusto alpino del battaglione Tólmézzo, ha una ferita al braccio destro, che lo obbliga all'immobilità, ma egli si sforza, a gestire col sinistro. — Sono stalo ferito — ilice — mentre gridavo urrà con i miei, compagni nello slanciarmi alla baionetta. C'è un altro, un amico di questo, eerto Giuseppe Fabiana, eh* ha una ferita al i-piede destro: mi saluta tutto allegro, esclamando: « Sempre in gamba.'». Questi due bravi giovavi, che combattevano vicini e caddero quasi contemporaneamente, approfittarono di essere feriti l'uno al braccio e V altro alla gamba, per sorreggersi a vicenda con amore di fratelli. C'è, fra gli alt-ri, wi sergente maggiore, Lenardon, degli alpini, che quasi non può parlare per una ferita alla bocca, ma fa ogni sforzo per esprimersi, per narrare ciò che ha cisto... E mentre tenta di spiegarsi la mano gli trema, gli occhi gli brillano di entusiasmo. — - t" siala una grande giornata'. — ripete con ammirazione. Apprendo da un ufficiale che questo prode sergente ebbe una pallottola in bocca mentre gridava u Savoia!». Ma la pallottola era giunta tardi, il grido era stalo lancialo ed i- soldati lo avevano sentilo. Un altro che dovette arrestarsi durante un assalto alla baionetta è il caporale maggiore Schiavai, del battaglione Tolniezzo. Mentre, in preda all'ebbrezza, gridava freneticamente: «Avanti, ragazzi, che ci siamo!», vita pallottola lo colpì al fianco stnislcu. Lgli porlo la mano ulta ferita, ma cifnliuuò a correre agitando il fucile colla destra. L'ignoto arabo che gli aveva prima sparato, notò questo gesto e lo volle punire mandandogli un secondo proiettile, che lo colpi al braccio destro. Questa volta il coraggioso dovette cedere e lasciarsi accompagnare al posto di medicazione. Come ò morto 11 capitano De Gaspari .Un caporale dei bersaglieri, t'adda, è seduto sul tuo lettino con una spalla fasciata. Gli domando come venne ferito, ed egli mi narra la tua caduta durante il secondo mtéaUo alla baionétta ntUa.ccMina é\ Ai- cbddpgfrcrtpLgmrsdqfdmmpdqdcrec[iO cofpè nUrt spaila e caddi. Riavutomi su- ... . . , . _ j ■. hilo subito, ini rialzai, ma. non potei conti¬ nuare, e dovetti essere trasportato Andavo di corsa, -- dice — ; era un'smomento bellissimo: quando un proiettile .pisulla cnrrct(n d(l hamaUontt dm9 tromi mori. b-.,nda il. povero capitano De Gaspari... C(JSÌ dal scmpUcc rarconto drl caporale appresi, senza averlo cercato, il più salicn1e episodio della giornata. Il cap. Ite Caspari, un ardilo ufficiale dei bersaglieri, il cui nome cnoto frg queìH dvircduci dalla Ctn«, era in prima lìnea, alla testa della sua comvagnja! cnc lo „vl:ra seguilo sino a quel punto con nno .slancio meraviglioso. Nel SRCOndo assalto alla baionetta egli correva con anche, maggior fona del consueto innan-i ai suoi uomini, impugnando la rivoltella, Ad un tratto un proiettile gli penetra nel Ulanco sinistro, sotto il cuore, ed egli stra™azza senza pronunciare parola, ferito a morte. Subito i suoi bersaglieri lo sorressc ro e lo trasportarono alla più vicina carretta da battaglione, dove un tenente, me dico si affrettò a prodigargli le più urgenti cure. Ma il sanitario comprese all'istante che ti caso era disperato: il proiettile aveva Ue*o organi vitali e l'infelice capitano agoaizzava... Mentre la carretta traballante si avviava adagio adagio verso Tebedut, Iras- portando l'ufficiale morente ed. il caporale *™*0' *a™ a Quest'ultimo di udire dalle iabbra del capitano questa parola: a Sareb- be stalo meglio morire là davanti ai miei bersaglieri!». Voi più nulla. Un quarto d'ora dopo il caporale disteso sulla paglia della carretta faceva la guardia ad un cadavere... Il capitano De Caspari c il lenente 'l'ucci, pure dell'ìl.o bersaglieri, furono tra gli ufficiali le due uniche vittime della gior nala. Sto per abbandonare l'ospedale, quando un alpino milanese, a nome Villa, ferito alla fronte, mi chiama a si: per mostrarmi il suo cappello, che una pallottola ha passato da parte a parte; e mi fa vedere orgogliosamente due fori. Tra I reduci del coshattlmento di Mooterns Vicino alla porta scorgo seduto sul. letto col viso tutto sorridente per la. felicità di essere ferito, un grosso ascaro, buiuk-basci, che. si chiama Gabre Modena, della seconda compagnia del terso battaglione. Ila una ferita al ginocchio, ma non se ne preoccupa. Tutta la sua'attenzione benevola è concentrala sopra'una grande scimitarra insanguinala, che tiene su una sedia vicino al etto; egli la mostra a tulli con fierezza: è sangue di un arabo clic egli ha scannalo olla s((ft arv!a ierriMÌ, „ella bnUaalia di Vontrons Al veAcrc nli occhi aeWalte„r0 ,-, suo sorrjso qllasi j„0M> xi puà yiura. re c,u, , nemlcn ,WK deve esscrr sUllo u sù,0 vccix0. Iìci reduci di Uont. r(jVS ai,os»rdalc ce ne sono parecchi. Il primo che 'incontro è il tenente Bellini, ph- re dci terzo battaglione eritreo. Egli era colla seconda compagnia che, al coniando dei capitano llesr.ini, rincalzava la colonna Fa.bbri. Quando la compagnia fu chiamata a proteggere la batteria montata su caninielli, il ììi-liiiii si trovò in prima linea. Cola, mentre dirigeva il fuoco contro il nc.mico vicinissimo, fu colpito al tallone del vted.e nnuiro e c?lptl0_tnJmJ[ in?niera curiosa, senza che la scarpa sia rimasta bucata. Il proiettile passò tra le cuciture del tacco senza lasciare traccia apparente del suo passaggio. Ecco una buona reclame pel calzolaio fornitore del tenente! Discorro anche qualche minuto coi sergenti maggiori l'iolfl e Finardi, dei savari, feriti mentre guidavano alla carici i loro reparti, c da.essi apprendo nei suoi particolari la storia esatta di quelle due memorabili cariche di cavalleria, nelle quali tanto si distinsero il maggiore Unissi ed'il capitano Guarirli. Le cariche degli sqaadronl " Lodi „ / due squadroni Lodi, comandati dal maggiore finissi, e lo squadrone savaro, al comando del capitano Guarini, dovettero durante la ricognizione, compiuta sulla sinistra della colonna Fabbri sostenere appiedali un primo combattimento, che durò quasi, un'ora ; poi, risaliti in sella quando furono avvertiti che. la compagnia eritrea del capilano Jìcscini e la batteria sui cammelli erano impegnale a fondo contro un migliaio di arabi, si slanciarono per la prima, carica, percorrendo otto chilometri dì carriera. Quello che accadde quando quell'orda di cavalli sfrenali si abbatte sul emico già e noto. Fauna strage : per ognuno dei nostri che cadeva, erano dieci nemici che rotolavano al suolo. Gli arabi, atterriti, gridavano «Italiano!... Italiano!...* e giungevano le mani implorando. Ma non ci poteva, essere pietà, ed etri morivano [atti a pezzi dalle sciabolate. Il capitano Ottarivl vide tre arabi, fra cui uno ferito ed un altro armato di Mauser, che tentava, disleso al suolo, sparare a bruciapelo contro un nostro cav.allegg.ero: allora, spronalo il cavallo, il valoroso capitano fu addosso all'arabo c gii spaccò la lesta con una sciabolala. In quel momento stesso un altro arabo armato di Mauser lo prendeva di mira: ma, mentre il colpo stava per partire, un ascaro eritreo della compagnia llescini, che per caso si trovava, fra la cavalli-ria, si slanciò sul ribelle e lo infilzò colla sua baionetta ! « ZI capilano è salvo!» gridò l'ascaro giubilante, e il capitano Guarita gli strinse la mano. Il sergente Fassi, vedendo che alcuni .« vari giacevano feriti al sudo e nella furia della carica non potevano essere soccorsi, li prese ad uno ad uno in groppa del suo cavallo e li portò al posto di medicazione. Ma gli episodi stupendi accaduti durante questa carica non si possono contare. Più violenta, se è possibile, fu la seconda carica, durante In quale il sergente Liccardi cadde ferito ad una gamba, gridando-. » Evviva l'Italia! Evviva l'Italia! ». Titl momento culminante della mischia, itn arabo, appiattato contro la montagna, caradmdpsvtMprnBccmslllfcgmcp\batvpcvgegbqtrbsdVifbgsddhp sparò contro il maggiore Brussi, ma il proiettile, sfiorò soltanto il maggiore e colpì invece il maresciallo Antinani. Il maggiore, commosso del caso, volle personalmente accompagnare il maresciallo all'ambulanza. In questo combattimento, che fu una erra gara di valore, fecero prodigi anche gli ascari e l'artiglieria sui cammelli. Quell'i dopo due ore consecutive di combattimenmento, andarono con slancio straordinario due volte alla baionetta; gli artiglieri, dopo aver consumali quasi tutti i loro siaphnelss, .impugnarono i fucili e le rivoltelle e continuarono a combattere senza tregua. I nemici, superstiti della battaglia di Montrous, debbono aver riportalo delle, truppe italiane una vera impressione di terrore. Essi fuggirono infatti cosi precipitosamente, che vennero trovati al sudo, dopo il combattimento, ben 17 fucili. Dn incidente antomoMllstlco Qui finiscono per ora gli appunti che ho raccolto all'ospedale, ma altre, informazioni mi pervennero verso sera dalla via ili Bughcilan. Cominciamo con un episòdio curioso: nella notte del 23, alle 11, sette camions partivano da Bughcilan per recare munizioni al Garian. Ad uno svolto della strada di Bobbi, sull'orlo di un precipizio, la colonna si arrestò. L'ultimo camion della colonna scivolò colle ruote posteriori dalla scarpata. Un sergente che gli era sopra fece in tempo a. saltare a terra, men.(re io chauffeur faceva tutti i suoi sforzi per spingere nuovamente sulla strada la macchina, ma questa indietreggiava sempre più, tinche ad un tratto lo chauffeur si occorse che perdeva l'equilibrio e precipitava... Con un balzo si gettò a terra. Era tempo! Un istallte dopo la pesante automobile piombava nel vuoto e si. sfracellava a cinquanta metri più solto, in fondo ad un burrone. Cosi anche la colonna dei camions ha avuto la sua vittima! L'azione della fanteria Sull'azione della fanteria poco ho da'aggiungere a quanto già vi dissi ieri. Il 5i.:j e il 23.o si distinsero per la loro azione energica c pronta quando, sul finire del combattimento, il nemico tentò di. girarci.' In quel momento critico l'intervento della fanteria fu la salvezza. Le compagnie dei due reggimenti ebbero qualche uomo fuori, combattimento, ma non gravemente ferito. Importante fu l'opera di collegamento svolta sulla destra della colonna Lequio dal colonnello Pontrcmoli, comandante delVS2.0 fanteria. Questo riuscì a. mantenere il contatto coU'estrema. destra di Lequio, formata dal battaglione alpini. S'usa, «, sebbene distanziale, le compagnie dcll'82.o agirono durante l'attacco al Monte MammeIo, sulla stessa tinca degli alpini. La colonna Pontrcmoli ebbe in questo scontro una diecina di feriti. Verso il piano, dove agiva la colonna Fabbri, le truppe del colonnello Pontrcmoli non potevano prendere contatto, ma tennero il collegamento a risia, pronte ad intervenire contro qualsiasi sorpresa nemica si fosse manifestala ila quella parte. Dai risultati di un primo e rapido riepilogo della battaglia si calcola che il nemico ubbia avuto tra morii e feriti circa ottocento uomini messi fuori combattimento. Le nostre perdite sommano a venticinque morti, ventisette feriti gravi, sessantacinque leggermente per la colonna Lequio ; a quattro morti ed a ventisette feriti per la colonna Fabbri, GIOVANNI CORVETTO.

Luoghi citati: Italia, Modena, Savoia, Tripoli