A proposito di una legge sugli Asili Infantili

A proposito di una legge sugli Asili Infantili A proposito di una legge sugli Asili Infantili Colle prossime tornate parlamentari il Ministro Credaro presenterà all'approvazione del deputati una legge » Sulla trasformazione d'istituti di educazione » che ebbe già il voto favorevole della Camera vitalizia. Nelle sue linee generali essa è ottima, come quella cho risponde ad una vera necessità nel campo della istruzione popolare. Tuttavia fra 1 vari articoli ve n'ha qualcuno, e precisamente il 18, che riguarda gli asili infantili, sul quale noi intendiamo di richiamare l'attenzione di quanti si interessano dell'educazione prescolastica; perchè esso ci pare. del tutto inefficace, se non nocivo, a quelle istituzioni infantili cho pure avrebbero tanto bisognò delle amorevoli cure di un Governo civile e conscio dei suoi doveri verso i nostri pargoletti. Non faremo qui la lunga e minuta quanto infelice storia degli asili In Italia, solo accenneremo alle deplorevoli condizioni in cui versano la massima parte di essi ed all'ingiusto trattamento che in fa alle maestre che con tanta abnegazione li dirigono e vi insegnano. Anche il problema prescolastico va considerato sotto il duplice aspetto quantitativo e qualitativo. Vi sono troppo pochi asili, e questi, sia per rispetto ai locali, eia per la suppellettile scolastica, non sono che in mi nima parte rispondenti al loro alto e delicato ufficio di istituzioni prevalentemente educative. Le insegnanti poi, poche pei cresciuti e crescenti bisogni e spesso sfornite anche di qualsiasi titolo equipollente, hanno (fatte poche eccezioni} un trattamento veramente indecoroso, con stipendi che si aggirano sulle 300 lire annue e senza alcuna garanzia giuridica Le statistiche ufficiali confermano troppo chiaramente questo Intollerabile stato di cose. Su &200 comuni, circa la meta, mancano di Qualsiasi asilo anche privato: ne occorrerebbero all' incirca 40,000 e se ne hanno oggi appena 4000. Le maestro fornite di titolo sono appena 3000 contro 4500 circa sfornite affatto di diploma o legale o equipollente. Le cause di tanto disagio sono molteplici strettezze finanziarle delle amministrazioni da cui dipendono gli asili; grettezza amministrativa di non poche di esse, ohe dominate dal preconcetto caritativo tengono a stecchetto gii asili; o sopratutto il dualismo inconciliabile fra l'attività amministrativa, gotto l'occhio vigile ed arcigno del Ministero degli Interni, c l'attività didattica dipendente dalla Minerva timida ed irresoluta. Cosi un'istituzione, quale il giardino d'Infanzia, cho è ormai riconosciuto come organismo precipuamente educativo, in causa di tali molteplici ostacoli, viene a mancare in gran parte al suo vero e nobile scopo. La via d'uscita da questa selva selvaggia, la via maestra che ci porterebbe per le ampie regioni solatie, sarebbe una sola, questa: che il Ministero della P. I. s'Intromettesse egli direttamente in tale problema per risolverlo in conformità delle esigenze dei tempi, sugli esempi degli altri Stati civili come la Prussia, la Francia, la Svizzera, ecc.. Affermare l'intervento diretto ed efficace del Ministero, intendiamoci bene, non vuol dire ancora avocazione degli asili allo Stato: tali istituti, come le scuole elementari, sono di carattere eminentemente locale perchè si possa pensare ad una vera e propria statizzazione. Lo Stato devo intervenire per completare coll'opera sua quella degli enti locali e spe clalmente de' Municipi, allo scopo: a) di riordinare gli asili sulla duplice base tecnica ed amministrativa; b) di istituire in un certo periodo di tempo tanti asili quanti ne sono richiesti dui bisogni sempre più incalzanti; c) di dare uno stato giuridico ed economico alle maestre per averle degne della gran de missione o cui sono chiamale. In quest'ordine di idee convennero già pedagogisti c parlamentari, come il Garelli, il Gianturco, il Gallo, il Bosellt e 11 Credaro.Questi, anzi, se non erriamo ebbe già a presentare, come sottoministro, un disegno di legge dalle veduto larghe e comprensive, che avrebbe corto contribuito, almeno in parte, alla soluzione del grave e complesso problema prescolastico. Quando perciò l'attuale Ministro della P. I. assunse la suprema direzione delle cose scolastiche, anche le educatrici d'infanzia allargarono il cuore alla speranza che finalmente fosse giunto il momento sospirato di vedere sistemata, insieme con gli asili, anche la loro indecorosa condizione di educatrici. Troppo viva era nella loro memoria l'opera del Credaro c come studioso e come uomo politico. Ed invece ecco quanto avviene proprio auspice il ministro Credaro. Dopo aver egli nicchiato per parecchio lem po, alle incalzanti interrogazioni da parte di deputali, un bel giorno con tutta tranquillità vien finalmente alla grave e solenne dichiarazione che, quanto a slato giuridico ed economico delle maestre d'asilo, non si può far nulla, essendo cosa del tutto impossibile, c che tutt'al più si sarebbe pensato ad una legge sul contratto di lavoro, come recentemente fu fatto per gli impiegati di aziende private Ma il Credaro capiva troppo bene che neppur questo pannicello caldo avrebbe richiamato agli asili le capaci, le abili, le vere educatrici; perchè è ingenuità immaginare che una maestra anche di modeste pretese si adatti ad una carriera che non le dà nè ti modo nò la garanzia di una vita decente. Ed allora, pur. di. ter qualcosa, ecco che pensa di fare il Ministro della P. I., accortamente trinceratosi dietro la relazione di una cosi detta Commissione tecnica : presenta- una leggina (art. 18 della legge sulla trasforma zione di Istituti di Ed.) in forza della quale é data facoltà al Governo .di concorrere alla istituzione di asili infantili modello con annessa scuola pratica magistrale per educa Irici dell'infanzia. ■La leggina è illustrata da una relazione chanol stentiamo a pensare che sia opera del Credaro, tanto è contraddittoria, antipedago. glea e insolitamente polemica. Secondo la detta relazione, a cosifatte scuo* Ie.ma8lstra11 saranno ammesse fanciulle che abbiano compiuto 11 ginnasio interoiro o lai scuoia tecnica o che anche soltanto abbiano dimostrato, con qualche esame, di avere un minimo di coltura. " E siccome s'incomincia il ginnasio o il tee* nico all'età di dieci anni, cosi a tredici a„n compiuti, queste fanciulle che non avranno Più nò voglia, nè capacità, ni possibilità dt « loro studi, faranno una ■voltati!» di strada c la scuola pratica maBistrato lo accoglierà ben volentieri per due anni, dopo i quali, ossia a 15 anni compiuti, esse usciranno.... maestre giardiniere. In conclusione si viene a questo ragionamento: le maestre d'asilo difettano, perchè manca uno stato giuridico ed economico? Ebbene fabbrichiamone di quelle che si adattino a qualunque condizione che loro facciano lo Amministrazioni degli asili. E in qual modo». Svalutando 11 titolo didattico per raccoglierà gli elementi sperduti, vale a dire i detriti dt tutte le scuole secondarie. Còsi, data la lóro inferiorità intellettuale e scientifica, o bène 0 male si rassegneranno alla vita dt stenti e di umiliazioni, che loro promette l'asilo nella attuali condizioni. ; Ma noi crediamo che il ministro Crederà abbia fatto male i suoi calcoli; perche, anche cosi facilitato 11 diploma di maestra d'asilo, non sappiamo quante ragazze si lascioranno adescare da una carriera che è retribuita cor» lire 1 e centesimi al giorno, per essere poi alla mercè di Amministrazioni che spessa fanno loro trangugiare bocconi assai amari Insomma la leggina Credaro o è un pericolo grave per la serietà pedagogica, o è unUluslone pei fautori di una tal legge. E del resto che poca saldezza di convinco» ne e non molta precisione di Idee vi sia In coloro che hanno ammannlta questa legge, ti può facilmente arguire dalle molteplici incongruenze che balzano anche all'occhio profano nella relazione stessa. La relazione infatti, per sostenere la bontà) della legge che immetterebbe negli asili fandulie di 15 anni, esalta 11 grande beneficio della oaiezza e vivacità che esse porteranno tra 1 bimbi. Ma quando saranno vecchie, è facile'ott incitare, dove se ne sarà ita la gaiezza e la vivacità, dal momento che loro si concede un titolo che lo condannerà in perpetuo al magistero infantile? A meno che il Ministero non pensi a largir loro anche il dono della giovinezza, giungerà bene il momento in cui le maestre non più gaio nè vivaci occorrerà, metterle alla porta! Altrove la relazione afferma che, se la ragazza può esser maestra elementare a 17 anni, può bene esser maestra d'asilo à 15. Ma la pedagogia, se è cosa seria, protesterà cho 1 educazione dell'infanzia è funzione bea più difficile e delicata cho l'insegnamento del- 1 A. 'fi. C E poi come si accorda una tale affermazione con quella che si legge in altro punto della stessa relazione, cho cioè Una buona educatrice d'Infanzia dev'essere una donna prd* tica della vita infantile e del ooverno dell'i* saluto e che la sua pratica non dev'essere empirica, ma illuminata dai principi fondamentali dell'educazione? Ancora: -la relazione ci assicura che un asilo modello può avere eccellenza di ordinamento, non già in grazia del programma a del metodo, ma per felici condizioni di iocale, di arredamento, di materiale didattico e di abilità superiore nel personale. Ma, con buona paco dei relatori, nè locale, nè arredamento, nò materiale, nè personale si possono concepire se non coordinati a tutto un programma svolto secondo un metodo. E l'abilità supcriore non stride forse maledettamente col proposito di ridurre il-titolo e l'età per l'ammissiono agli istituendi corsi magistrali e con la più che modesta coltura che si impartirebbe nel corso affrettato di due anni? Altri e parecchi ancona sarebbero i lati vulnerabili della relazione poco persuasiva del ministro Credaro; ina preferiamo ormai concludere col riportare qui sotto l'ordine del giorno votato all'unanimità al Congresso di Como (24 nov. 1912) dalle Educatrici d'infanzia ivi convenute da ogni parte d'Italia: «II Congresso, rilevando che l'art. -18 del progetto di legge «Trasformazione di istituti d'istruzione» non accoglie nessuno dei voti per là tanto attesa c proméssa sistemazione giuridica ed economica delle maestre; rilevando ancora che, con la citata disposizione non si inizia la vera soluzione del problema dell'educazione infantile, si associa alla protesta già formulata dal Consiglio Direttivo, e dichiara di scindere la propria responsabilità' da quella del potere legislativo qualora l'articolo stesso venisse approvato ». Come si vede, garbata ostilità, ma chiara e solenne, a quanto il ministrò Credaro ha pur troppo già fatto approvare dal Senato e ora si propone di far approvare dalla Camera del Deputati. Ma noi speriamo che qualche voce libera a coraggiosa sorgerà a dir forte quello che a' nell'animo di quanti hanno a cuore gli interessi della coltura nazionale, e cioè che le scuole magistrali annesse agli esili modello, come i ginnasi magistrali di reconte ed infelice istituzione, sono ripieghi o Illusori o perni-.: osi alla serietà e saldezza didattica. CARLO CASTELLANO.

Persone citate: Gallo, Garelli, Gianturco