Il comm. Cresta dinanzi al tribuunale di Roma precisa gli affari trattati e non conclusi coi turchi

Il comm. Cresta dinanzi al tribuunale di Roma precisa gli affari trattati e non conclusi coi turchiREATI JEQ 3BJIVKJ Il comm. Cresta dinanzi al tribuunale di Roma precisa gli affari trattati e non conclusi coi turchi (Per telefono alla Stampa), Roma, 11, notte. Stamane si è ripreso II dibattimento della quorela Oresta-tìrunicardl, con la presenza del couini Cresta. Questi svolge subito il suo in terrosatorio. iDopo essersi scusato per la maìattia che l'ha tenuto iinòra lontano, parla della principale accusa mossagli dai quereiaUae'tloè % aver trattato con un ufficiale ureo pe una Sta di armi alla Turchia. Dica che fu .Danlsli bey. colonnello turco di artiglieria, che andò a cercarlo, credendolo un "«« ed «e" credette suo dovere di patrtottlsmo sapere quello che voleva. Avendogli 0^^ be* clliesl° di «uaU aml ^ponesse, .., „.„eB„w> mi pìpiiiiv iihn Pclhier-r. avverten- essere proprio sicuro che fosse §" pr0SfuUÒ u" elenc0' 0116 CRlbiSce, avvenen "0 ,dl 11 auell°- U*a lettera dell'ambasciatareTittoai 11 Presidente fa leggere l'elenco insieme alla lctlern cne l'accompagno. 11 Cresta narra poi al aver avvertito di tutto ciò l'ambasciata Itauantl- # ^r sorvegliare il Danish Per vedere se trattava con altre case. Un glor no 4)!,nisn torno da ,ul ,,er bergli dell'ar. u«,leriR- KgU ne ttvvìsò immediatamente l'airiba8Ciala e «uludl lci* miA bozza tìl contratto aJ **nìsh bey. Un giorno, però, il colonne o di artiglieria venuto ad esaminare un modello di mitragliatrice, vide un ritratto del Cresta in uniforme da soldato italiano. Da quel t&àpo non vide più il turco, forse a causa di °."el ritratto. Jl Cresta deposita una lettera dell'ambasciatore Tittoni. in data 7 ottobre, per dimostrare le sue relazioni con l'ambasciata d'Italia. La lettera dice: «Ho ricevuto la rregiata sua e mi affretto ad inviarle il cav. Wenzel, col quale può parlare Ubera mente. - Firmato: Tittoni ». Biguardo all'accusa di aver venduto 12 mila cartuccia alla Turchia senza avvisarne l'ambasciata, il testo dice che non poteva annoiare l'ambasciata avvisandola anche di tutti i tentativi di affare. Presenta una lettera della Casa Srr-T\>de/, da cui risulta che l'affare non si leca- • Del resto — dice il Cresta .. neppure potevo sapere se quell'affare riguar dasso la Turchia». L'avvocato Marchesano rileva a questo punUo che il Cresta nella lettera al Contini diceva che l'affare veniva sicuramente dalla Turchia, Cresta: — Kon potevo essere sicuro se si trattasse di un affare della Turchia, ma l'ho creduto per un momento, perchè la Casa schneider non mi mandò, come al solito, i disegni dei proiettili, che io dovevo trasmetture aUn Casa Carbonili, la quale doveva for- nire il materiale esplosivo. Fu allora che io scrissi l'aggettivo « sicuramente ». Del resto non ho creduto opportuno avvertire l'ambasciata trattandosi di una troppo vaga coincidenza che l'affare fosse della Turchia. «acconta poi che, usciti i noti articoli sulla Bassegna, esli si retò all'ambasciata per domandare come doveva, difendersi, e gli fu risposto: ■ O querelar o giuri d'onore». Ma, perdurando la guerra con la Turchia, e volendo evitare inutili pubblicità, l'ambasciata mi consigliò il giuri d'onore. Essendo però stato attaccalo anche dal lato commerciale, appena aperto il giurì d'onore, feci notare questo fatto al generale Pedotti ed il dovere di tutelare anche il mio onexe commerciale, avvertendo che il giurì poteva continuare le sue indagini sul lato patriottico, e lasciarmi libero di adire in Tribunale per tutelare il mio onore commerciale. Jl Pedotti mi rispose che era difficile scindere le due accuse. Ho proposto allora al Pedotti di esaminare i due lati delle vrctgcddpCPtCpFbaccuse insieme, ma il generale Pedotti mi dichiarò essergli impossibile, per _ Vincolime¬ tenza del giuri in- materia commerciale. Allora ho dovuto ringraziare il giuri. Il Cresta presenta il verbale del giuri d'onore. Le contestazieni A domanda delUavvocato Marchesane, il Cresta dice che chi gli parlò per primo dell'affare di armi per la Turchia fu proprio Danish bey, il quale si recò apposta al suo ufficio, ove si trovava il noto ritrattò. L'avvocato Marchesano fa rilevare che alla Camera di Commercio di Parigi il Cresta disse di aver trattato col Danish per vendere delle armi e adesso dice invece di aver trattato con Danisli solo per sapere quali specie di armi occorressero alla Turchia e non mai per vendere loro armi. Cresta — Allora si era in guerra e non potevo parlare diversamente, come posso adesso. Marchesano —< Ha detto questo dinanzi al giurì, o in un memoriale al giuri stesso, oppure lia acoennato a questo particolare nolla querela? Cresta — Non dissi niente al giuri, perchè non ebbi il tempo. Non ricordo di averne parlato nel memoriale o nella querela. L'avvocalo Romualdi dice sembrargli stra no che i turchi si siano accorti dell'italianità del Cresta dai ritratto, se il nome del Cresta figurava sulla ditta. I turchi si sono allontanati per il ritratto, oppure perchè avendo fatto pedinare il Fried si sono accorti di qua! che cosa? Cresta — Non posso accertarlo. Il Cresta dice poi che i turchi trattarono una volta col Frled c le altre volte con lui Escludo che i turchi sapessero che la sua ditta fosse italiana. Dice che i turchi erano costretti a rivolgersi a lui, perchè egli era rappresentante di molte case di armi. Ammette che la lettera dell'ambasciatore Tittoni in data 17 ottobre segnò il primo colloquio con l'Ambasciata e aggiunge che una lettera da lui scritta, per annunziare la speranza di concludere buoni affari con la Turchia era in data dal 5 al 17. Dico che nessun membro del giuri di onore gli rivelò i nomi del Fried e del Ccrtini, come quelli det suoi accusatori Pensò a loro per voci che gli giungevano e per i suoi sospetti, tanto più che i due ave vano scritto le note accuse al suo* corrispon dente e ad altre case che egli rappresentava. L'avvocate Celli domanda come su questa base si siano potuti formulare i capitoli della -quorela. Avvocato Fabrizi — Lo diremo dopo. Nasce a questo punto un vivacissimo ine! dente fra gli avvocati, c il presidente ritiene opportuno rinviare la seduta al pomeriggio.- . Ull aliar 1 COI lUTCDl Ripresasi l'udienza si continua l'interroga 'torio del comm. Cresta, il quale dice che nel non ris,Uta nè relcnco del ! materiale, nè la lettera che l'accompagnava, diretta, come è noto, a Danish bey, e ne spiega u ragioni. 11 P. M. domanda al Cresta comeà mai egli non avendo alcuna intenzione, di concludere l'affare coi turchi, parlasse in una lettera dell'ottobre 1911 di affari seri da concludere coi turchi Cresta: — Accennavo agli affari elio avrei potuto concludere in previsione della guerra balcanica, di cui sapevo il prossimo scoppioIl teste Cresta aggiunge aver avuto relazioni con l'« attaché» militare dell'ambasciata turca due anni almeno prima del 1911 L'ultimo affare da lui fatlo con la Turchia fu il 7 febbraio 1907, per due cannoni. Fried dice che quando consegnò la lettera del Cresta a Danish e questi l'apri per log gerla, gli sembrò che essa fosse scritta dalla mano del Cresta, almeno in uno del fògli, ma in ogni caso tutti i fogH erano manoscritti. Centini presenta al presidente due foglipregando si chieda al Cresta se riconosce la sua firma. U Cresta la riconosce in fondo ai fogli, che sono appunto il noto elenco delle armi e la lettera di accompagno. Esse però non sono scritte a mano, ma a macchina. Il Cresta dichiara che questi fogli non sono quelli da lui dati al Fried, perchè 11 rimettesse a Danish. Contengono su per giù le stesse cose-Ima non sono gli stessi. — Evidentemente — dice il Cresta — costituiscono un'altra lettera, e però sono sempre più stupefatto nel vedere che il Centini lpossiede. Su domanda del presidente, Contini dice che verso il M ed il 26 dicembre »! ahba l'incarico dal Cresta di recarsi ad Amburgo per consegnare 7 mila fucili venduti al colonnello turco Kerin. In quella occasione, il Cresta gli consegnò un incartamento contenente lo copie dello offerte fatte a Danish bey. Il Frled dichiara non riconoscere nei fogli presentati dal Centini quelli che egli consegnò a Danish, perchè il 9 dicembre non era àncora nella Casa del Cresta. Aggiunge di essere giunto a Parigi 11 giorno 13 e aver consegnato la lettera a Danish alcuni giorni dopo. Le lettere al colaoaella torce L'avvocato Romualdi osserva come mai, se 1 turchi videro 1115 il noto ritratto militare del Cresta, e dopo non et fecero più vivi, egli potè consegnare verso il 16 la nota lettera? Frled narra ohe la seconda domenica di dicembre era già nell'ufficio del Cresta. Cresta: — Non posso precisare ae fu 11 16 o il 17 dicembre che avvenne la rottura del negoziati tra me ed il Danish per la vista del ritratto. Si confronta l'elenco della armi e la lettera d) accompagno presentata stamane dal Cresta e quella presentata oggi dal Centini, e si vede che corrispondono' perfettamente, meno qualche sfumatura. P. Al.-. — Allora, «nauta lattare acrlise Cresta a Danteh bey! Cresta: — Non più di due e nessuna delle due passate ni copia-lettere. Però può darsi che abbia fatto copiare a macchina quel manoscritto cho fu consegnato al Fried.la mattina stéssa in cui lo scrissi, cioè il nove corrente. Avvocato Marchesano: — -Ma se il Cresta allora non era a Parigi! Il Cresta narra poi che vide Danish boy 11 giorno dopo la consegna della lettera e che dalla conversazione avuta ebbe la certezza della -consegna. Ouanto alla nota bozza di contratto, essa non fu fatta da lui, ma dal Fried o dal Centini. Frled: — Sono stato lo che'ho redatto 1 tre esemplari, tacendoli copiare a macchina dagli impiegati. L'avvocato Cogllolo presenta questa bozza in data JS dicembre 1911, che parla di dodici cannoni da montagna e di munizioni per il prezzo di 730 mila lire. Il Fried ed il Cresta la riconoscono. L'avvocato iRomualdl nota che il prezzo segnato nel contratto 6 decuplo di quello reale. Il Cresta narra che l cannoni di cui si parla nel contratto, si potevano fare venire dal Cile e che_non era informato del loro prezzo, e che essi non avrebbero potuto giungere prima di tre mesi circa- .Cinque O sei anni fa aveva fatto un affare quasi simile con una ditta di Costantinopoli. « Per mezzo delle bozze di contratto — egli aggiunge — ho potuto informare il colonnello Zaccone, « attaché » della nostra Ambasciata di Parigi, della deficienza del materiale da guerra della Turchia, consistente appunto in cannoni da montagna». L'avvocato Ferri domanda quando il Cresta dirà qualche cosa del Rubini. Il Cresta, infine, su domanda del Presidente, dichiara che la bozza del contratto fu fatta d'accordo con Danish boy, dopo che il colonnello turco si era recato nel suo studio ed aveva vista la nota fotografia del Cresta vestito da soldato italiano. L'udienza è quindi rinviata alle 10,30 di domani.