La cattura dei 5 condannati a morte evasi dalle prigioni di Misurata

La cattura dei 5 condannati a morte evasi dalle prigioni di MisurataLa cattura dei 5 condannati a morte evasi dalle prigioni di Misurata (Nostra corrispondenza particolare) mori»?, di cui ultimamente drammatica fuga avvenuta scorso dalle carceri di Misurata, sono stati nuovamente assicurati alla giustizia. Le Misurata, marzo. I cinque arabi assassini condannati a. vi narrai la il 27 febbraio operazioni furono lunghe e laboriose, ma furono coronate da pieno successo. Il primo bandito venne catturato venerdì scorso e fu il noto Ali Sbir; altri due, l'arabo Ali Sa et ed il negro Musa Susane, vennero arrestati l'altra ieri, il primo ili una casupola presso il ridotto Ticli, il secondo in una grotta di Zauia el Majucli. La popolazione ci aiutò insila pericolosa e difficile impresa. Questa collaborazione si spiega collodio e col terrore, che i criminali avevano setni- nato commettendo ogni sorta di delitti, ed anello coll'influenza di quella irresistibile leva che è in questi paesi il denaro. Difatti su ogni bandito era sfata posta, mn grossa taglia. Non c'è quindi da meravigliarsi se Ali Sbir fu sorpreso nel suo nascondiglio da una pattuglia di « Savari » guidata dal cognato del bandito e se Ali Sa et e Musa Susane furono traditi dai loro slessi amici. Non altrettanto agevole fu trarre in arresto Ali Sacan o Mohamed ben Tajeb. J^a cosa, si spiega però quando si avverte che l primo, uomo assai scaltro c intelligente, fu il cervello dell'associazione brigantesca, mentre il secondo, per la sua forza veramente eccezionale, ne fu il valido formidabile braccio. Non ricordo di aver visto un organismo umano che desso maggiormente 'impressione dell'energia felina come quello di questo predone arabo, il quale è dotato di una bellezza selvaggia straordinaria, mentre nel suo viso erra sempre un sorriso cinico. I bumìiti nel pozzo Da vari giorni carabinieri, «zap'ié» e «Savari » hattevano infaticabilmente l'oasi ed il deserto, perquisendo ca.se, fonituchi e tutti i possibili nascondigli del terreno. Gli indizi -a le informazioni che fornivano i confidenti apparivano nulli all'atto pratico ed i poveri carabinieri, quando credevano di avere in mano finalmente il bandolo della arruffata matassa, si accorgevano cho questa si ingarbugliava sempre più. In questi paesi l'opera degli agenti dell'ordino cozza quasi sempre contro troppo gravi, insormontabili ostacoli; non c'è quindi che da rimettersi al caso fortuito, «Ila Provviden za... Stamani difatti al tenente dei carabi nieri Giornelli si presentava il capo della cabila cii Sarax, il quale dopo molto tergiversare dichiarò di conoscere con una certa precisione il luogo dove si colavano i due ricercati della giustizia. Immediatamente ti inviata sul posto indicato una pattuglia mista dà carabinieri « «zaptiè». in tutto 10 uomini, agli ordini del maresciallo Do Blases «e del brigadiere Vitola, due coraggiosi e- zelanti sottufficiali dei carabinieri. Nella località sorge una casa abbandonata e poco lungi si apre un largo, profondo pozzo. Giunti sul posto, gli agenti prontamente lo circondarono e quattro uomini colle armi in pugno penetrarono nel casolare perquisendolo minutamente. L'ispeziono sortì .esito negativo, od allora gli agenti si avvicinarono jiI pozzo, il quale, come tutti quelli arabi, è formato a cratere e cioè stretto all'imboccatura e largo in fondo, si che costituisce una specie di grotta conica. Il maresciallo De Bìuses accostaosi, chiamò ripetutamente gli assassini per nome, invitandoli n mezzo dell'interpreto ad arrendersi; ma nessuno rispose. Si tentò di scandagliare il vuoto collo sguardo, ma la densa oscurità del sotterraneo resistette anche alle pupille più acute. Un arabo coraggioso La situazione era angosciosa: si doveva ncccssariamonle visitare la cavità, ma a qual prò' sacrificare degli uomini? I due sottufficiali non sapevano qual partito prendere e stavano discutendo tra di loro, quando un umile arabo, certo Mohannneù ben Adraman, fratello di un caporale degli 'zaptiéi», con prestanza militare fece un passo avanti, salutò e recisamente dichiarò di essere disposto a scendere nel pozzo. Una solida fune venne .passata attorno al corpo dell'ardito esploratore, che impugnò una rivoltella d'ordinanza ed un pugnale ndigeno. Due vigorosi carabinieri tenevano la fune e regolavano la discesa del coraggioso. Trascorsi alcuni istanti, quando si supponeva che l'operazione fosse ormai al termine, la lune improvvisamente ebbe dei sussulti. Subito dopo una cupa detonazione rimbombò, pepuita'da un grido straziante,■ l dieci uomini, che trepidanti erano curvi sul pozzo, ebbero un solo pensiero e dieci moschetti ai abbassarono ed una scarica poderosa echeggio. Subito i banditi lasciarono libera ln fune, ritirandosi nell'interno della cisterna, mentre l'ardito esploratore veniva immediatamente tratto alla l'uce, fortunatamente, solo leggermente ferito ad un ginocchio, come poi ebbe a verificare il capitano medico Anicntn che l'operò. Mohammed ben Adranian narrò allora che quando stava pei' toccare il l'ondo del pozzo i banditi, che erano nascosti nell'ampia caverna, favoriti dall'oscurità del luogo, poterono piombargli addosso, disarmarlo e quindi ferirlo colla sua stessa rivoltella. Intanto, era sopraggiunto il tenente Giornelli. il quale, assunta la direzione della operazione, pensò che era assurdo esporre altre vite per avere vivi in mano i briganti e risolse quindi di impiegare iti dinamite: lo due belve sarebbero perite nella loro stessa tana. Ln resa A questo punto il vecchio capo arabo, che aveva guidata la pattuglia sul posto, si offerse di raggiungere i due assediati nel oro nascondiglio per convincerli colla sua autorità, alla resa. Venne accettata la sua offerta e, legato alla stessa fune, venne calato nel pozzo, dove rimase a colloquio coi banditi una buona mezz'ora. Tratto fuori, riferì al tenente Giornelli cho i due malfattori erano rassegnati «d arrèndersi alla condizione di aver salvata la vita. L'ufficiale acconsenti ed i due furfanti abbandonarono allora il pozzo e. risaliti alla superficie, porsero con granile indifferenza i polsi ui farri dei carabinieri, che, postili in mezzo, li tradussero a Misurata, dove sono internati nelle carceri e sottoposti ad attenta, assidua vigilanza. statiuna F. O.

Persone citate: Ali Sbir, De Bìuses, Mohamed Ben, Mohammed Ben Adranian, Musa Susane, Savari, Vitola

Luoghi citati: F. O., Misurata