La mortale caduta dell'aviatore Nosari durante la prova d'un monoplano

La mortale caduta dell'aviatore Nosari durante la prova d'un monoplano La mortale caduta dell'aviatore Nosari durante la prova d'un monoplano Un'altra vittima dell aviazione : Giusep-lu... „4* ore attorno alle eliche, ai motori, allo gran- di uJi dei leggeri velivoli, dèi quali conosceva ogni più minuto particolare di sttiittura. con quella competenza resa tanto più do un monoplano, e caduto da circa venti: tmetri di altezza, riportando la frattura del- : la vòlta cranica, con violenta commozione j Dcerebrale e diverse ferite in varie parti del ; dcorpo, in seguito alle quali cessava di vi-isvero poco dopo all'Ospedale Mauriziano, do- uve lo avevano trasportato d'urgenza, I lentia nella manovra degli apparecchi a lui aflìdati. Ogni giorno infatti egli si recava al Campo d'aviazione di Mirafiori e nclYhangar dell'ing. Darbesio passava lunghe salda daj grande amore per questo bellissimo, ma terribile mezzo di locomozione, Giuseppe Nosari, già capo-operaio presso l'Officina militare del Campo di Mirafiori, a^wa conseguito il suo diploma di pilota circa sei mesi fa, ed aveva, dopo d'allora, eseguiti lunghi e riuscitissimi voli sopra un biplano Chavary, una macchina fortje e sicura, che egli sapeva portare a notevole altezza con somma facilità e senza peri c?„l~ 1 1! • coli. Solo sul biplano si sentiva sicuro; tale persuasione la manifestava ai colleghi ogni volta che li vedeva slanciarsi con il piccolo apparecchio a due ali, in alto verso il cielo. Quando, ai primi del mese scorso, dalla Scuola militare passò alle dipendenze dell'ing. Darbesio, cominciò ad innamorarsi del monoplano, come più agile é leggero, e fu tentato da un nuovo e vivo desiderio. Ramassotto, Rossi, Paolucci, che sicuri e calmi sfidavano l'aria chiusi in una piccola fusoliera,' rappresentavano per severan'te digli altri, abbandonò il volo gra ve e tranquillo del biplano a cui era av- vezzo, c volle tentare la prova col monoplano. Il nuovo apparecchio I frequentatori del Campo di aviazione di Mirafiori narrano che, in questi ultimi tempi, Nosari era cosi preso da quell'idea fìssa, dr/^trascorrere buona parte della giornata attorno all'Asteria di 50 HP, senza curarsi alle volte di tornare a casa all'ora del pranzo. Ieri finalmente doveva avvenire la grande prova. ■ In ogni pomeriggio al Campo di Mirafiori si fanno ' esperimenti : il fatto dunque che un aviatore si cimentava sopra un nuovo apparecchio, non aveva per nulla incuriosito i compagni. Pochi dunque erano ieri i presenti alla prova, ma. quei pochi dovevano giudicare il volo del Nosari, il quale si mostrava impaziente e nervoso, ma era certo in cuor suo che i) tentativo sarebbe riuscito. I meccanici deìYhangar Asteria alle 16 spinsero a braccia il monoplano sul prato. L'apparecchio appariva in perfetto | ordine r^r la manovra. Il Nosari non si era neppure curato di mettersi indosso ne la casacca ne il casco: aveva speso il suo :tempo attorno al motore, c ai più minti j scoli ordigni, e non voleva attendere un stbevtoQritputpalpsStrvrcgolPddLqCfsdmmtattimo. Sali quindi sul seggiolino, mentre l'aviatore Umberto Cagnq, il signor Ramasi sotto, ed alcuni altri gli stendevano la mano in un saluto augurale. Il pomeriggio era pieno di sole, calino e sereno. Non un soffio d'aria, non una nube: leggere strisele di nebbia, soltanto, fasciavano i colli alla sommità, velando un poco- lo sfondo del paesaggio. Il pilota gua r-1}''■ j alzandosi un metro o poco più, e ricadendo à ! quindi sul prato. La prima prova falliva 1*11 j giovane, accorgendosi che non gli rimane- va cne p0C0 spazio per lo slancio, fermò il motore. Trascinato all'hangar, il monopla- esaminato.' Nosari non ]'^^ persuadersi del contrattempo. Ma Uioii si „prrl«t.t» d'animo- frvrsi» mi»iU« «1* e, a. e spedito e si apparecchio di nuovo a par-tire. T, ., -, . , Li accidente tataie oiSde^ ancora tempo. Ouesta volta la partenza fu più agile e sicura: dopo quaranta metrin l'apparecchio si alzo, avanzo per un chilo-e metr a Èva * jviat«ra naturalmente desiderava eleva , ... enea, u. quindici meni aai suolo. la. qualche cosa, ma non lutto. L-«;di a con 1 elica, cioè, dritta verso il cielo. No - sari, temendo dì non poter proprio innale zarsi, aveva fatto agire violentemente la -jjeva di comando, e questa aveva obbedito, a oli aviatori chiamano appunto « impennar- - 8Ì „ ji movimentò improvviso che fa l'appa.|o ,wchio levandosi come una catapulta 'Inalto, perche lo scatto ricorda quello di un¬ - ,„„,,,. „.e cd,\ ano cne si a ri. In simili cìi si drizza sulle gambe posterie-a »• casi - dicono sii intenditori-'-a «^^«t^it^teSfta A - ^"orizzontale: ogni aìti^ ma.tn," Uhricoiosa COSari non ha ricordato il ìsegnamento ; impressionato di n trovarsi-in 1uella Posizione, e preso forse e Aa} Pa"lc,0' devc aver abbassato <*™ spio , •'•Mpo la leva, senza pensare che un altro e maggior pericolo lo minacciava. Coloro , che di lontano videro tale repentino movi- - mento alzarono istintìvamentt *o braccia i#/ un gesto di spavento e non ebbero tempo ...angev tonfo sordo. Fu un accorrere confuso, angoscioso, Dall'officina militare uscirono i soldati colà di guardia e, compresa la gravità della disgruzia, senza perder tempo apprestarono una barella. L'aviatore era caduto ad ottocento metri a e a l o a a o n simo rannicchiato nella fusoliera, con la testa conficcata contro il serbatoio della benzina, in uno stato pietosissimo. La fac eia era irriconoscibile pel sangue che colava dalla fronte spaccata, dui naso fratturato e dal labbro superiore, profondamente e orribilmente lacerato. L'aviatore era immobile e pareva morto. Quando con tutte le possibili cure, con ogni riguardo lo trassero dalla fusoliera infranta, nella quale aveva sperato di trovare riparo durante la caduta, un lieve gemito gli usci dalla bocca e l'infelice aperse un istante gli occhi. Adagiato sulla barella, il caporale e i quattro soldati lo trasportarono attraverso il campo sino all'hangar, dove l'automobile di Cagno lo avrebbe raccolto per condurlo all'ospedale ; ma, essendo la stradicciuola che va sino allo stradale di Stupinigi assai disagevole, si-stimò opportuno fargli compiere il tratto ancora in barella, per evitare ogni scossa. Soltanto sul viale la macchina di Cagno raccolse il ferito e s'avviò con molti riguardi verso la città. La morte All'Ospedale Mauriziano il Nosari fu adagiato subito sopra un lettuccio della sala operatoria e con grande ed amorevole sollecitudine i] dottor Carbonatto lo visitò. Purtroppo, il chirurgo giudicò le condizioni del ferito assolutamente disperate, a causa della violentissima commozione cerebrale. Lo sventurato, che nel tragitto aveva riacquistato un po' le forze, mentre il dottor Carbonatto gli fasciava di bende il capo, fu per qualche minuto scosso da tali sussulti, che i soldati, pieni di abnegazione, duravano fatica a trattenerlo. Furono come i sussulti dell'agonia: il giovane ebbe ancora qualche scossa in tutto il corpo, poi ripiegò il capo, affranto, sfinito. Gli infermieri lo deposero in un letto a rotelle e lo trasportarono in una delle camere dell'infermeria, dove pochi minuti dopo lo sventurato si spegneva d'improvviso. Il Nosari era nativo di Bergamo, dove ha ancora dei parenti. Abbiamo interrogato ring. Darbesio, gli aviatori Cagno e Ramassotto : da costoro abbiamo appreso i particola ri della disgrazia, la quale pare effettivamente dovuta alla troppo brusca manovra, compiuto, dal pilota, forse perchè non era sufficientemente preparato alla guida del monoplano. L'ing. Darbesio appariva addoloratissimo per il luttuoso accidente, tanto più che aveva, per il suo modesto collaboratore, molta stima e grande affetto. e i o a , n Ladri ed arrestati Ignoti fecero una visita nell'abitazione del-signora Dogliani Rosalia, in via Sant'A-cappotto del valore di L. 80 In uno dei balli pubblici di piazza Vittorio. - Gli agenti della squadra mobile, trassero -1 '■ ditta Gozzano e Grassi in via S lvio Pel o ggj%f°"a^aronolie nòmmtnlr ìutomo 1 Sgf'J» v2lol dt r °nn gomme pei aut<*mo* - l Al San Giovanni - . Il selciatore Be-Tiardi Antonio danni 33 da n Foglio; abUant^ih corsoTàlS ed a il bracciante Carosso Eugenio, d'anni 62. abi-* tante in via Borgo Dora. 34. essendo entrambi -;,,(scontrò al primo d*lle lesioni alla gamba sinistra, guaribili in otto giorni, ed al secon- :i:lo delle abrasioni alla fronte ed a! naso, gua- Iribiii pure in otto giorni. abbraccio u Mentre la. signorina Santina. Storri, d'anai ris* W 6*àva ferma ceni una tua amica .il- o-1 l'angolo di via Nizza e corso Vittorio Enia- |miele, due giovanotti s'avvicinarono e tenta-o. |rov,0 ai abbracciarla. La giovane n schermi ;lc.omè potè e I due sconosciuti si allontanarono i ridendo o la o, r- a.|2f% ,-adde ai - nolo ed una mot-, ntjf.^^^^^t^liS^^-^Mtn:boia. L.-i disgraziata donna fu soccorsa daii x>i in al egat Ciani poli. La disgrada d'una lavandaia All'angolo di via Carlo Alberto e. via Cavour Ja. lavandaia Carlotta Girardi, d'anni 42 per I trattenere il hio cavallo che trainava un cor¬e-1signor -tamillo Tinto c da altri cit '-^^J^'Si^^^i^1^ A lt^n%^TtA la Iceh"^^ '"k,:i';i!"lo!a »,ara>m '" 'm »il ' Dopo il padre, il figlio Lai Ira sera il muratore Giacomo Garofalotì fece medicare ai San Giovanni una feritache disse prodottagli dal figlio ieri costui un giovane di 17 anni, a nome Secondo", sidi e o oi,.^ ^ 6l#aso ospedale per esser-n a sua vòltao medicato di ferite alia faccia e narrò ch'erai- stato il padre a percuoterlo. Guarirà in otto#/*»rn».

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