In attesa di "Isabeau,, di P. Mascagni

In attesa di "Isabeau,, di P. Mascagni Teatro Regio tt di "Ib In attesa di "Isabeau,, di P. Mascagni ha al Regio. E se anche l'opera del Mascagni giunge a noi un po' tardi, non perciò è meno grande l'aspettazione, giustificata non solton- to da una serie di successi ma altresì da quel- la curiosità, cui diede sempre adito 11 nome dell'autore di « Cavalleria rusticana». Il libretto è dell'Illica. E rii questo autore strano, ricco di bizzarrie affettate e di mo- monti di audacia e di originalità vera, rias- sume molti pregi e molli difetti. Cioè lo sforzo di parere, più che di essere veramente, a traverso le n.umeroe9 didascalie, e le forme spesso artificiose e semplicemente strane, o l'insistenza nel dare una impronta allanlma dei personaggi non tanto per quello che noi vediamo di essi sullo scena quanto «*?'• J« s'?.'°Sazlonl/. chei,"}401?,0 ad/f *,y*?°*" ;^»8lL^rU?lAr ^ ci appaiono pift come ombre, che non corno oorb certi convenzionalismi scenici; un senso vibrante di ciò, elio sono movimento o colorilo scenico: una certa abilità nell'ottenere con- tnasti di luci o di ombro; ed alcune immagini poetiche, ardite e felici... Del resto l'evoluzione del melodramma ci rivela che 6 oramai un errore — fatte poche eccezioni — il volere giudicare l'opera poetica indipendentemente dalla musica e eovmtutto da ciò che por essa riosci al musicista di ot- tenere. ' Al Mascagni piacque l'azione iramaglnata e sceneggiata dall'Illlca. Quale partito seppe egli ricavarne, se veramente la senti? Questo 6 :1 punto essenziale della indagine. E, per ora. ogni discussione sarebbe a questo pio. f^iìL^lo^Ioi ~ „, .,, , »'„ Accontentiamoci oggi di dare un sunto del bretto, aggiungendo che esecutori dello spar- t'to saranno: Maria Llàcer* 'i=»h»»"i • WmfW^^^V^^ gL'azione scenica E' dunque domani sera che l'Isabeau va in sce: rtni (Giglietta): Lidia Lauri (Ermyatrudo); Gina Venturini (Ermyngarde); Romano Rasponi (iFaldit); SantolinI Armando (l'araldo). Direttore d'orchestra e concertatore il -M.o cav. E. Panlzza. II primo atto lII.opera comincia tra clangori dà trombe, che annunziano il bando dell'araldo. Ed alla foba gremita sulla piazza, nella chiarità mattinale, n ttJrej£?'aJU5 d!!1.a l?™}* £Ui P^azP il Re, circondato dal dignitari, guarda triste- mente Intorno, l'araldo annunzia una tenzono a*»:FS&fi£ 1 LntèatIbESlsàrt premiofai vincitore"bi rnano delta ra^a "Ta beau^ figlia ^ Re Dai luogo, ove m'osse in pio pellegrinaggio, ora essa ritorna e dolci l'accompagnano i canti intorno, su un tema di carattere posto-ralo. « Che si vuole da lei? Perchè gli attenda- menti di ricchi cavalieri allo porte della cit- m, e motti e impreso rifulgenti al sole7 ». « Og- gl — le annunzia il padre — questi cavalierisi contenderanno la. tua mano; ma non ap*!narii'ini ai\ nzv nniin .'i-linci innari ìr> />ni E f^iuRl la ta casta héu/f benli in maV a'S. ««Stein* teSaTsiccome si conviene alla figlia di un re! ». » Xo » prorompe sdegnata Isabeau. « A questa tonaca io dissi col pensiero: . « Tutta In te m'ascondi, e contro ogni desio «fa immuni tutti i miei misteri biondi!». E chiede al padre di lasciare la veste di voto e di grazia, che la protegge, soltanto allora che un potere occulto, nel nome deil amore, riesca a sfiorare il candore della sua anima virginale. II volere del Re si infrange contro la tenerezza del padre, o la dolce ed intensa preghiera della figliola trionfa. Cosi Isabeau cene trasformata dalla vittoria, sale verso' l'oratorio. 11 re ia segue; ed è nel suo animo angoscia per un presentimento doloroso e -S™i 2KE? perJa neU& d0>,esse rasformarsi in pianto. Di ^otto ad un'arcata compaiono una vec•liierella ed un giovinetto : Gigliola e Folco,■uo nipote. r;n senso di pace agreste si eleva Mah'oTchesira. E' spaurita Gigliola, educata iIla, vita nei boschi, fra tanta bellezza di lue-rlJSS ~V- 1_l2!„'?f>l00 cl',ede, ?.'"»v«r visto•n sogno gli edifici superbi della reggia « e il -oimo ò Dio! ». Dio, che gli rivela cosi il suo destino: Dio che -l'accompagna; Dio che gli la, la forza di presentarsi con la nonna alla — - WWW villi., 4V**1-L*'0*lv?colombe ed a prostrarsi dinanzi a lei. con la -paranza di poter fare del giovinetto Folco un •laggio a corte, o meglio — poiché egli ne ha nero nell'anima l'Istinto — un falconiere Cornelius, ministro del Re, vorrebbe 'caoi are gli intrusi Ma Isabeau compare. Gì;!iola offre le colombelle, raccontando ad Isar leau che fu fama di pietà e dt gentilezza i trarre lei ai piedi della sua regina. Ben al'ro dono vorrebbe invece offrire Folco alla ■ìrinclpessa. Ln dono, che vinca gli spazi e venga dal cielo. Ed ebbro di luce di stragi e il ardimento pos-1 sulla mano di Isabeau co■ne un segno di irresistibile dominio Egli xwe conosce oramai l'arte del falconiere e lunghi e vibranti richiami, che fendono vitonosi e selvaggi l'aria e fanno quasi doma n. bestia ugualmente selvaggia. L'anima sua -i eccito, si infiamma di poesia e di luce al''improvvisa ìdea.- « O sparviero Tu ch'odi lo mio grido. =cruta le rie del cielo con lampo d'iri nera e con fremiti d'ala gonfia la tua gorgiera. ' e abbandona il tuo nido. "Vieni verso la fanciulla, figlia di re che uià protende la bianca mano del bianco Velo perchè tu posi sovra essa: « ... rafforza il voi ! « portale iu don la Gloria d'un raggio tolto[al isol, « cavallero del elei! Ed ecco un falco discendere, roteando e posarsi sul pugno del giovine: Folco offre la preda ad Isabeau. Egli ha la mano leggeriiiente graffiata. Se ne accorge la fanciulla... < Oh vecchietta — dice — accetto le colombe o il falconieri ». Ora la lizza d'amore comincia. L'annunciano le trombe della reggia, cosi altre trombe rispondono lontane. Ovunque 6 un barbaglio d'armature, uno sventolìo di bandiere, una gloria di zendadi sotto il sole mattinale. Ma invano alcuni tra i più fieri e i più ricchi cavalieri offrono città, castella e nomi resi grandi da imprese vittoriose. Isabeau tutti li respinge, che valore non e amore, e non è amore ricchezza. Protestano i cavalieri, quasi tacciando il re di fellonia. E il re furente Impone allora ad Isabeau il castigo, che rese la fancinlla nota nei secoli, a traverso la leggenda. Poiché infatti nulla può vincere il candore verginale e l'ostinazione della fanciulla, sia dessa crudelmente offesa, in quella stessa castità, in cui si rifugia. E la vedano lo vie della città cavalcare in pieno meriggio, nuda, è sia il corpo immacolato preda di ogni più indiscreto sguardo... II secondo atto Ma il popolo ha Interceduto presso il Re. Egli voi1" e cosi sia. Ma almeno non o.cchlo umano scenda sulla casta bellezza a profanarla. Corra la chlnea, che porta il pre zloso fardello, le vie; ma niuno osi guardare. Siano chiuse le imposte; sia ogni luogo deserto 1 Ed un lungo brano orchestralo descrive, nella calma meridiana, il giro di Isabeau, nuda, a cavallo, per la città, nel silenzio tu'to percorso da brividi, di superstizioso terrore, tra le lunghe file di caso mute, asserragliate, mentre lo campane suonano a distesa il mezzogiorno. iMa Folco sa dell'editto del Re. Sa che vorrà acciccato chi osasse gettare uno sguardo via da una plebe avida di vendetta e di sangue. n terza atto Ora Isabeau sa del supplizio riservato ;ì Folco. Egli avrà gli occhi spenti da un ferro rovento. E sarà la sua pietà d'un giorno, che avrà provocato tanto orrore! Alla povera u jrliola promette di salvare Folco. E coll'aluto di un nobile cnvallere, Edith, scende, dalla penombra del crepuscolo, tutta percorsa < richiami di scolte, di voci vaglie, di canzoni lontane, nell'ombra della cella, ove Folco ai tencie rora cne gli torrà pcr sempre la luce aaRn occhi A Fùltì0 Isabe;ilIi commossa pro meMe ,a f . ma cnR 0 r ,ui n fllggir(. se Isabeau resta': Folco supplica pertanto la principessa di lasciarlo morire, e di perdonare L, \ hi he ,„rono tant^ colpevoli. Ma 'mesto suo amore, grande, inflessibile, poten te; e strappandosi dal capo le bende clausura- li. e di dosso il manto, a lui,si offre tutta, tut- ta... ossa, Isabeau E quando all'irrompere tumultuoso della passione succede la coscienza dell'ora o de' pericolo Imminente, allora Isabeau corre ver- so la reggia, per annunziare al padre che fl- nalmente essa ha scelto uno sposo. Ma già la folla feroce, eccitata da Cornelius ministro, urge alle porto, tumultua, infrange i ripari... Folco c affrrrato, trascinato sulla piazzetta, illuminata sinistramente dalla luce .rossastra di aicune torcie. Accorre alla sua volta Isa- beau. intnist.e n martirio di Folco; vede la scena d-orrore... E si ferisco a morie, alto gri- dando al giovinetto il suo amore: l'amore che t , . . f * , anime «li occhi la vita... t0«?« r*"L5 "e'%?enihinio di fra lo arcate - *>-ella luce -ltl Plenilunio, 4! 1Itl..le arcate £^S-8ES.=e raspetto di una È la leggenda di Isabeau comincia nel se- sulla casta bellezza di Isabeau e questa pare a lui viltà Egli sente di dovere, invece inneggiare a colei che ò « pura in sua nudità severa e forte ». E quando Isabeau passa, di ritorno al castello, egli sulle carni frementi e nude al sole getta dalla spianata « gigli al bel giglio della bianchezza ed allo rose del seno rosa »l Urla feroci scoppiano dalle vie della città. La folla si pena su Folco, ed Isabeau giuhgc appena in tempo per vedere il giovinetto trascinato coli. Verso la mela di febbraio andrà in sce»a il Crepuscolo ileijll del. Esecutori.dell'opora wagneriana saranno il tenore Digas e Te resina Burchi già noti al pubblico torinese, j[ baritono Daniso il basso Nicolelti-Korman, nora Perini e il Venturini Le parti delle tre « nome » saranno affidate nlTp ii„nnrp i nnrl Venturini e Werbich "JL*1™?™. I^^i.'^^tSia^WDon Capresi: ™nÙS™^A&" Pfir Ia rf!cita dì Don Car'° la ven(1>,a <H ^ttl indistintamente i posti incominuierà sabato, olle ore 10. „A Pel Don Pasquale la vendita mcomincierà domenica, alle ore 10. ~"~~—

Luoghi citati: Isabe, Isabeau, Pel