La politica elettorale di Pio X

La politica elettorale di Pio X La politica elettorale di Pio X 11 giovane conte padovano Giuseppe Dalla: le(Torre, neo-presidente dell' Unione Popolare gi■fra i cattolici italiani, è una figura nuovia- filsima, un astro or ora spuntato di tra la Piiuvolaglia che avvolge, da troppo tempo, la novita cattolica italiana. Tre anni or sono era Dopressochè un ignoto nell'assai vasto mondo didelle organizzazioni guelfe. Le sue prime d'lite a Roma datano dal tempo in cui, per st«spressa volontà del suo Vescovo il Dalla stTorre si assunse l'onore e l'onere di dirigere a il foglio quoi liano della Diocesi di Padova, mRicordiamo che allora l'elegantissime e ru- tàbicondo patrizio frequentava volentieri i ticircoli giornalisti e guelfiI più avanzati e padisanteva. coi. sottile arguzia, anche nroble- ^hprovinciaÌi,ma anche perchè lo sapeva in- mflessibile assertore della più pura e ìntegra- pele ortodossia Pio X, nella certezza assoluta frche nessun strazio e nessuna angoscia di m-Ticerca e di esegesi storica o filosofica ave- vano imo allora e avrebbero potuto in av- novenire straziare quella placida anima e quel geeereno intelletto, lo volle suo confidente, mchiamandolo più volte in Vaticano. Col feSaccardo, col Paganuzzi, col Rezzara, col ENavarotto — ortodossissimi laici e veneti vuautentici — il Dalla Torre entrò a far par- mte della piccola schiera degli informatori dipolitici del Papa, e divenne un vigilante SiAmbasciatore, pronto sempre a recare dal tovasto mondo moderno al nostalgico Vecchio pin clausura volontaria, precise notizie sulle nvicende e sui casi dell'Italia liberale e utrionfante. coli Dalla Torre conquistò, in breve, il cuo- sjre di Pio X, che lo volle successore del pjToniolo e del Necchi, il primo uno storico ri■dell'economia troppo teorico e mite; un eli- pInico, il secondo, troppo pratico e focoso,, e cUcgato a doppio filo coi modernizzanti, nella m•[Presidenza della^naggiore organizzazione.dÌJaica e cattolica italiana. • Il nuovo Presidente ha assunto lo, carica pIn un grave momento ili crisi, alla vigilia jpdelle maggiori assise elettorali della Terza \ zaItalia, nei giorni nei quali Pio X, seguendo ia'il programma suo rude, logico o campa- : nRnuolo, rinnegava il gruppo cattolico pària- pinentare, deplorando l'atteggiamento dei suoi maggiori uomini e l'opera outonoraisti•ca dei principali giornali fautori della politica modernizzante e modernizzàta. Molti credevano che dopo così solenni ri; chiami al puro tradizionalismo — ridotti al silenzio o lanciati lungo le più difficili e :espre rie del mondo i sognatori di un cristianesimo libero a un tempo e devoto — Pio X nella riedificazione deWUmone Popòilare c degli altri istituti sociali e politici, si iosse deciso a rimettere in vigore il tempoÌTalistico e leoniano non expedit e a allonta.ilare, di nuovo, dalle urne politiche le moltitudini cattoliche. Molti credevano pure che nel tempo in cui il voto politico sarebbe •diventato un diritto di tutti, il Papa avrebbe vietato, quasi per atto di rancore e di sdegno, l'uso di questo diritto. Il suo proposito poi, chiaro ed esplicito, di non volere deputati cattolici a Montecitorio e di non considerare come tali quelli che già. ci sono, aveva persuaso molti in questa credenza: anche alcuui spiriti colti, vigilanti ie esperti* noi no. Oltre un mese fa, ragionando del tramonto del guelflsmo parlamentare, prevedevamo "l'atteggiamento assunto ora da Pio X nella •imminenza delle elezioni e ricordavamo la continuità della sua attività politica inaugurata a Mantova e continuata poi, con nojtevole successo personale, nella Venezia ideila sua predilezione e del suo desiderio. Il discorso tenuto dal Dalla Torre a Ve •nezia, nella storica sala patriarcale dei Banchetti, ha perfettamente confermato le ;nostre previsioni. La lunga orazione programmatica ò stata, certamente concordata, preparata e riveduta in ' Vaticano. Infatti, presentando l'oratore, il Presidente della Direzione diocesana potè dire che per mezzo del conte Dalla Torre «1 cattolici avrebbero ascoltato la parola e gli ordini del |Papa ». t Certamente il verbo pontificio è più chia(fro e meno ampolloso del linguaggio comitale: tuttavia dal prolisso discorso di .Venezia — nel quale i molto attesi accenni temporalistici e d'intransigenza politiIca sono blandi e equivoci — la volontà ^0111^ di Pio X, grande elettore, la sua mentalità profondamente conservatrice, il |euo candido e medioevale fervore catechistico balzano fuori con una precisa evi dei) za. Il Dalla Torre, dopo un amplissimo esa Ime dell'Italia contemporanea, ha detto thiaramente ai cattolici che per porre un irimedio a tanti mali essi possono andare ■ti votare: essi, usando di tale diritto compiranno un grande dovere e dimostrerai! no la loro forza al Governo attuale troppo condiscendente verso i partii di origimi laiche e storicamente rivoluzionari. Il volto dei cattolici dovrà però esser dato — nel ile imminenti elezioni generali — solamen f.te a quei costituzionali e a quegli uomini jtì'ordine che garantiscano, per il passato e per il loro esplicito programma, di sapere rispettare e di voler far rispettare dai pubblici poteri, nell'eguaglianza dei citta dini credenti e non credenti, la libertà del la Chiesa, il diritto all'insegnamento reli Arioso e all'organizzazione sociale cattolica L'oratore papale ha però esplicitamente aggiunto (certo per ammonire coloro che so imano ancora un più forte gruppo cattoli co parlamentare) che la presenza della ÌSanta Sede nella Città che il Principe degli Apostoli scelse a sua dimora e la condizione creata al Papato dopo l'Unificazione ^dell'Italia impediscono assolutamente la formazione di un tale partito con rappresentanti diretti. 1 Più esplicito di così nella deploraeione odella tendenza cattolica parlamentare non {poteva essere il President* dell'Unione Po. [polare. Ma non basta: il Pontefice, per [mezzo del suo fedéle interprete, ha ancora !.meglio delineato e limitato il compito dei battolici elettori. E ha segnalato i due pericoli che incombono sulla società dei ere|denti: il minor pericolo è il socialista, il ' maggiore è — secondo il Papa — quello ra> Idico-massonico. Il primo è ancora politicamente un pericolo remoto, contro il quale 1 cattolici sono in arme da anni e al quale 1 possono opporre in alcune nazioni (Belgio e '• Austria) e in alcune regioni organizzazioni, leghe e notevoli opere di propaganda {Sociale, Il secondo invece è il pericolo d'oggi: i blocchi radico-massonici sono dovunque, nei municipi, nelle Provincie, nel- cocaenndlivsanprtecmtepbgcrmuddttdnscctrmp liligse«le Opere pie : il Governo slesso si appoggià e sceglie i suoi Ministri anche tra le fila di questi uomini d'Estrema sinistra: il Papa ha paura dell'avvento di un Gover no completamente radicale : per questo, a Dolendo quasi completamente il non expe dit, ha creato un suo programma minimo d'azione elettorale contro eradicali: e que sto programma è basato cóntro il laicismo statale e prò scuola cristiana. Chiamando a raccolta i nuovi e antichi elettori in no-;tu me dei principi fondamentali della socio- r tà costituita sulla legge evangelica, il Va- £ ticano politico confida di poter opporre !ì^ parecchie migliaia di voti neri alle parec-, p ^hio miaHnio A vnH cr,<n o verdi che no-1 D mento 'taSiHaS,"neììa vigilanza sulle o-]d pere di culto simile a quella di Combes, di im frBldeck-Roi,«*nn e del Briand della pri- ff missima maniera. è„ pnpa mk imminenza delle elezioni, h non lancia sfide e solenni proclami: il suolta gesto non ha alcuna maestà latina e ro mana: è un gesto modesto di chi si di fende come meglio può" e come meglio sa. Efrli dice ai suoi fedeli di appoggiare do vunque i costituzionali credenti e i non massoni e di aiutare la riuscita di quei cin didati politici che accetteranno, con propo Siti leali, il libero e leale appoggio dei cat tolici. In quei collegi — pochissmi — dove per condizioni ambientali i costituzionali n0T1 potessero scendere in campo contro eli uomini d'Estrema, i cattolici potranno? col consenso dell'Autorità- diocesana, affermar¬ sj SI) campioni proprii, purché questi calu pjoui, se eletti, non si attribuiscano il di rit|p di rappresentare a Montecitorio un partito che — data la condizione della chiesa in Italia — non può essere parla mentare perchè non può essere un partito dj Governo. E' impossibile far pronostici sui risultati pràtici del proposito elettorale di Pio X: però si può prevedere, con qualche certez za> cne in aicUni centri della Lombardia e ae] veneto, in parecchi Collegi marchigia ni e laziali e in moltissime Provincie della pUgija, della Rasilicata e della Calabria Cqìiaasrldtgmdvinesspi e , , a o l i à a l o n e ! i o i a l i a go i a li oe a ee n o. r a ei eeil a> ale le e sscostiera, dove germoglia, da anni, un radicalismo agile di metodi e rioco di giovani energie, la tattica papale potrà avere un notevole successo. Se in quei Collegi i candidati bloccaTdi resteranno soccombenti,' i liberali e i conservatori dovranno la loro vittoria" all'ausilio delle schiere cattoliche. Pio X, passando sopra al recente passato e cancellando il superbo sogno di Leone XIII, restaura in Italia ufficialmente il programma delle alleanze clerico-liberali. Rimane la questione delle rivendicazioni romane e della scuola: sulla prima il conte Dalla Torre ha parlato molto e ha concluso poco: ha detto che la questione romana è una questione... religiosa, di competenza del Papa. Queste il punto equivoco, il più equivoco punto, del discorso che avrebbe dovuto essere pratico, preciso e prògrammatico. Il partito liberale potrebbe chiedere al Presidente dell'Unione Popolare quali sarebbero gli atteggiamenti della massa degli organizzati il giorno in cui un Papa, presente o futuro, osasse rivendicare, sia pure teoricamente, il perduto diritto sovrano su una parte dell'Italia unita e indissolubile. Per la sincerità della vita politica e dei rapporti tra gli uomini delle varie tendenze sarebbe stato opportuno che il Dalla Torre avesse parlato più sinceramente, aii(*rttj- a costo di mettersi contro la maggioranza dei cattolici italiani che ormai hanno esplicitamente riconosca! to la Maestà della Terza Buina: egli si sarebbe trovato isolato con quelle due 0 tremila persone fedeli alle rivendicazioni temporalistiche, che ora dovrebbero diventare (e in questo stanno il più grave pericolo e la ?nsidia) rivendicazioni di carattere religioso: e nell'isolamento avrebbe potuto constatare che il sogno ò ormai svanito. Sulla questione della scuola il conte Dalla Torre ha parlato con molta convinzio ne, ma senza efficacia di propaganda. Nessun credente nella morale religiosa, nessun libero e sereno assertore dei diritti della famiglia sopra i principi statali e lai ci, neppure tutti i militanti cattolici pos sono essere con lui e condividere le sue convinzioni pedagogiche. I fatti sono fatti: la scuola dello Stato non è più confessionale: in Francia è atea e nemica della famiglia, in Italia è ancora un sereno am Mente dove, salvo rare eccezioni, la tradizione cristiana è rispettata. Ma il difficile insegnamento religioso nelle scuole italiane è ospitato per poche e umiliate ore, è relegato nelle classi infantili come per un'ultima concessione elettorale, come per un'elemosina. Gli uomini del partito guelfo si accontentano di questa umiliazione e la difendono come un diritto, non pensando che. oggi come oggi, ogni battaglia per imporre allo Stato, anche ad uno Stato moderato, l'irisegnamento catechistico è fin d'ora una battaglia perduta. La chiesa e là famiglia soltanto, educatrici naturali e insostituibili per coloro che credono alla efficacia pedagogica dell'insegnamento cristiano, possono esser maestre di fede : la fede vjuole un materno e continuo magistero d'amore, al quale lo Stato moderno è estraneo per provvidenziali giustizie politiche. Un ritorno in questa rinascente ora spiritualistica della storia alla scuola statale confessionale sarebbe un assurdo: credenti e increduli debbono ciò impedire per il bene stesso della'scuola e per un alto rispetto delle tradizionali e grandi dottrine gnostiche. La battaglia elettorale che il conte Daliu, Torre annunzia in nome del catechismo sembra alla maggioranza degli italiani in pieno contrasto coll'augusta dignità di un insegnamento che ha, per il credente sincero e non politicante, la sua cattedra nel Tempio e nelle scuole private e la sua efficacia ideale nella maestà del Rito e nella sapienza del Simbolo. La politica catechistica non è più sentita, in Italia, neppure dalle madri cattoliche. II discorso del conte Dalla Torre non è riuscito a farla rivivere: la Camera nascitura avrà il compito di sollevare lo Stato da un ufficio confessionalistico che compie male: forse farà risorgere, involontariamente, nella Chiesa il decaduto municipio dello spirito. EMILIO ZANZI. m1semcertdc