La Turchia ha ceduto!

La Turchia ha ceduto! La Turchia ha ceduto! La questione albanese premessa a. quelli delle isole — Scutari all'Albania, O-i nina alla Grecia. - . (Per telefono alla Stampa). ti l'orse e senza l'orso a j|c.opo; di specula zioni borsistiche. Ci si annuncia infatti •—o questa è là notizia fondamentale — cheil Divano ha deliberato di cedere, cpraple-tainente alle pressioni dello Potenze, che Roma, 22. notte. Pare che oggi sia. nato-, un nuovo Messia, perchè da ogni parte ci sono arrivati prognostici di pace. Di pessimismo non c"f; più traccia, nemmeno nella redazione <V. quei grandi liornaii europei, elio liauna sempre preferito lanciavo notizie allarmati¬li conflitto tra la Bulgaria e .Romania 6 quasi risoluto e persino ehe' non scoppiorà un forte dissidio tra le Potenze europee nella delimitazione dei confini dello Stato nInane la conversione dal pessimismo P^^Sl'ottimismo pni roseo e stata (rapidissima corno la conversione di Paolo sulla via d se. Alla buonora! Bisogna riconoscere che'' , , Damasco. Nella previsione che laJurahinavrebbe ceduto - come mitrila..ceduto -igh delle Potenzecompletamento ai consi erano concordi perfino i giornali di Costantinopoli, che sono^kutli, come potete immaginare, mini«terintissimi, non essendo per-messa la pubblicazione dei giornali di opposizione. Costanti*§'poli, come sapete, e ancora in istato d#assedìo, come è quassempre stata dal giorno in cui la giovano Turchia proclamò una costituzione libéralissima, tanto liberala da fare arrossire, dvergogna tutte le .alfre costituzioni del mondo,>campi'o,?e^le^nioitcpliei costituzioni francesi. Dal moménto che la triade Enver BeyFèthy Bey è Diemal Bey <ia. convinto iGoverno ed. i Giovani turchi dell'impossibiIHà di riprendere la guerra, non ci sono più guerrafondai in Turchia, c i giornalturchi, che vedono la luce nella capitale dell'Impero, possono darsi il lusso di osserconcorèi nel dichiarare che Ja Turchia noitare altro che inchinarsi ai desiderPUÒ 1U1U <lJlt." UUC Ili,. UMILI 1 K- L delle Potenze. Ciie questa sarebbe stata ladecisione del Governa turco io ve l'ho c,.„ore detto, come quando 1 nostri epiloghi dóltre Alpe e di oltre mare facevano a garanel provedere imminente il richiamo a Costantinopoli dei delegati ottomani e la sicura ripresa della guerra. C'era, a confermarmi nella mia convinzione, anche iprecedente storico. E' opportuno, in proposito, ricordare che nel 1878. quando la Turchia, sconfitta dalla Russia e dalla Romania, si trovò di fronte alle gravissime condizioni dei vincitori, iDivano/ convocato per dare il suo parereopinò che quelle condizioni si dovessero accettare. La Porta accolse il parere e fu sotHoscritto il trattalo di Santo Stefano, chepoco dopo, per fortuna della Turchia, fu lacerato dal congresso di Berlino. Così anche questa volta il Divano è venuto,, come allora, in aiuto del Governo, pronunciandosi per l'accettazione dei consigli dellgrandi Potenze. In conclusione, o in un modo o nell'altropiù o meno rapidamente, ;la Turchia si è rassegnata alla volontà delle grandi Potenze .non tanto perchè a continuare a viverha bisogno del loro aiuto, quanto perchè «nell'assoluta impossibilità di riprendere lgue»a e magari di pagare gli stipendi desuoi impiegati civili e militari. Lino Statoche ha le-sue casse assolutamente vuote e non ha speranza di rifoa-nirlc finché non si sia piegato all'altrui volontà, devo piegarsi puramente e -semplicemente anche in tempdi pace; figuriamoci in tempo di guerra! 11 giorno in cui la Romania minacciò improvvisamente di scendere in guerra contitla Bulgaria, io vi dissi-che non bisognavprendere sul tragico quella minaccia, escludendovi clic il conflitto riunono-bulgaro potesse provocare la ripresa della guerra neBalcani. Benché allora quella minaccia avesse l'aspetto di un « ultimatum », sonpassati molli giorni senza che siano scop piatirle ostilità, lì Re di Romania cors.sapientemente ai ripari /richiamando a Bu karcst il ministro dell'interno, che a Londra aveva perduto ogni misura. Partitlonescu da Londra, ogni pericolo di rottura fu evitato. Possiamo quindi prestarfede alle informazioni, che voi avete avutla notte scorsa, secondo .le quali le questioni pendenti tra la Romania e la Bulgaria hanno importanza veramente minimaessendo stato risoluto il punto più importante con la cessione alla Romania di unparte del litorale bulgaro, cessione che permetterà alla Romania di creare un portnavale a Mangana. La notizia più importante del giorno è chle grandi Potenze si sono accinte alla delinutazione dei confini delto Stato albanesela quale delimitazione costituisce, senzdubbio, il problema più delicato. Parevelio questo problema dovesse essere .risoluto ultimo; invece è stato preposto a quelldelle àsole. Perchè tale inversione nell'odine dei lavori .dglia. Cpnfea^na degli, am — e - e , f; V. a ¬ n a basciatori? Mi sembra opportuno ricordare quel tale comunicato ufficioso della Consulta in ordino al problema della isole e pre< cisamente il brano finale cosi concepito: «Può darsi che la Grecia sia malcohten«ta dell'Italia, ma l'Italia potrà aiutare la « Grecia in altre questioni ». Commentandolo, io vi dissi che esso alludeva probabile mente alla, delimitazione' dei confini albanesi. Poiché la. Grecia 'pretendeva tutte la isolo dell'Egeo, e parecchie città albanesi, l'Italia, dichiarandosi contraria alla pretenso dello isole, poteva mostrarsi, in parte favo< revole alle pretese nella terraferma. Non mi sembra perciò d'ingannarmi dicendo che le Potenze, prevedendo di dovei- rispondere ne». S toìone dci connni albanesi, perchè-in qnc< a i. galivame.nt-ealJe domande della Grecia in or e £ isole, procedono prima alla delimU sta possono contentare la Grecia. Mi affret< to a dirvi che non alludo punto alla strana n ■ v«llona e nemmeno a quella di - 0uaKUlta# ^ deve tmttare di Gian- ei •• f magnificamente a tutti r- p- e i o si nny. il io li lo, i gli assalti dei greci. Cedere le città chef resistono è in verità doloroso, ma le Potenze si sono già molto compromesse chiedendo la cessione di Adrianopoli ai bulgari. Avendo imposto alla Turchia di ce-? doro Adrianopoli, "difficilmente potrebbero negare Jannina alla Grecia. Questo ragion nainento però non sarà fatto per Scutari,. perchè lo Statò albanese, che potrà fare a meno di Jannina, non potrà fare a meno di Scutari. Se c'è una città eminente' mente albanese, è Scutari, che perciò à' destinata ad èssere la capitale del nuovoStato. E la cosa è talmente evidente che" ha dovuto rassegnarsi anche la Russia ai lasciare Scutari all'Albania. Chi pare non voglia rassegnarsi è il re del Montenegro, ì| il quale ha oggi mandalo un grido di al¬ ri | (,'ÌtO a| lamie in un ordine dei giorno al suo eser- enn In verità il Montenegro non ha al-» „. .itolo al possesso di Scutari, nò-titolo di storico nòjitolo etnico nò'il titolo dell* a PPnqmsta. Può ben dirsi che esso sia sce¬ so in guerra per la conquista di Saitari, ma ò un fatto indiscutibile che non è riuscito a conquistarla. Scutari resiste molto meglio di Adrianopoli. Il Montenegro yiicw le Scutari perchè ha bisogno di scenderedal monte alla pianura, fertilissima. Riconosciamo che, nella storia, spesso è stata' questa la sola spiegazione delle conquiste, ma le conquiste si giustificano col fatto compiuto e non col desiderio e col bisogno.Anche manomettendo il principio della nazionalità, che è Ja base dehVattuale guerra' balcanica, non si riesce a giustificare in alcun modo là cessione di Scutari, -eminentemente albanese, al Montenegro. Manca perfino l'argomento della religione, tanto comodo nei paesi balcanici. I cittadini di Scutari sono in massima parte cattolici,' mentre quelli del Montenegro sono ortodossi. Si afferma che la Russia, non potendo sostenere la cessione della città di Scutari al Montenegro, proponga che gli sia ceduto tutto il lago e gran parte della pianura di Scatari. Su questo terreno è possibile transigere. Il Montenegro non avrà Scutari, ma se avrà il lago e la pianura potrai essere contento; se poi avrà anche il porto di San Giovanni di Mcdua, dovrà essere pienamente soddisfatto. C. oinil e a e il e, cte, u ne ne o, è nre è a ei o, n a upo mti a uoei ano p se u nto ure to eaa, r-'p^e fegft italiani. i na. „ prfncipto M na-ionaWà non è sutfbi r- . J '•„.♦* ~""™ata 11011 e su«^ to c,ente ver Oimfficare l'occupazione defUéa\ tma dclla Grecia^.Se tale principrh veniet*he ammesso si avrebbero enormi modifica-] i- zioni nella carta dell'Europa. La circolar^ e, ^aice, infime, che una pace durevole non-, za va Le pretese della Hreeia sulle isole miiite ìb m Itola \m ai Mmt Costantinopoli, 29, notte. !' Secondo i giornali, la Porta ha invnatal ai suoi Ambasciatori all'estero, per coìuÒ\Hicarla ai Gabinetti delle Potenze, una cirM colare, che respìnge le pretese delta.daèiaj,} circa le isole dell'Arcipelago. La drcolarm rileva che Voccupazione militare non htè mai costituito un diritto ai possesso 4mfi.vU tivo, e porta come ad etempUo; l'ovcwpasiv* ne della Tessaglia, nei 1897, la guerra de£j 1877 e l'attuale occupazione étUt itele dm ulo rm,- sarebbe -affollo garantita con. l'annessione delle isolit'alla Grada. Queste mearaagie»\ rebbero it. eontriibìaiiM, e così U àrrttaa* ne tra i due Paesi non ctsserebbìe "nuli esiste?* i&J*S5k;

Persone citate: Divano, La Porta, Lino Statoche