La pace turco-balcanica

La pace turco-balcanica La pace turco-balcanica virtualmente conclusa? (t>et teletono olio Stampa). Roma, io, notte. Non pecchiamo certamente di imprudenza se diciamo questa sera che si deve ormai considerare come virtualmente conclusa la pace tra gii Stati balcanici e l'Impero ottomano. Il gran pranzo dato ieri sera dal- l'ambasciatore di Francia a Londra, in o-nove dei delegati balcanici e dei delegati ottomani con l'intervento dei membri della Conferenza degli ambasciatori è il sintomo più sicuro che la mèta è raggiunta. Non si invitano a pranzo i delegati degli Slati belligeranti, fino a che la guerra non sia. definitiva niènta cessata. Il rap presentali le dolivi Repubblica francese, non. riunisce alla sua menivi i delegati della. Turchia, della .Bulgari-i, della. Serbia, del Montenegro e «Iella. Grecia, componenti là conferenza della pace insième col ministro degli affari e«leri d'Inghilterra c cogli ambasciatori di Germania, d'Italia, di Austria e di Russia, compónenti l'altra conferenza, che Ita lavoralo per la pace con ben maggiore efficacia della prima, se non è sicuro, assolutamente sicuro che la guerra è veramente finita. Tenace nella previsione ottimista che sta per avverarsi, ieri sera, scrivendovi, non volli tenero conto di due notizie allarmanti cirri va te all'ultima ora, la prima, da Londra, la seconda da Costantinopoli. La notijiiu da Londra diceva che il signor Gambon, a nome del suo Governo, aveva dichiarato ella conferenza degli ambasciatori, che la Francia proponeva di dare alla Grecia tutte le isole dell'Egeo. La notizia da Costantiri aneli diceva che la Porta, smentendo ufficiairuenlc di avere domandato l'intervento «lolle Potenze, dicova di essere decisa a* declinale il passo che le Potenze si proponevano di fané." Infatti aveva inviato ai suoi ambasciatori una circolare nella quale dichiarala che nel caso in cui i delegati balcanici 11511 avessero accettato entro la settimana le proposte di pace della Turchia, i delegati ottomani sarebbero stati invitati a tornare immediatamente a Costantinopo8i: Dette duo notizie, che contraddicevano compiuta niente le mio costanti previsioni Biiiiifiaie dall'ultima, la. Porta deve 1110tstrarsi intransigente fino al momento in cui cederà alle forti pressioni delle grandi Potenze pei- salvare il Governo da una sollevazione interna che i giovani-turchi vorrebbero provocare. Il vecchio Kiamil e Gabriele' Noràdunghian, Gran Visir il primo e .ministro degli affari esteri il secondo, desiderano in cuor loro la pressione delle Potenze, perche «311110 che la Turchia non è. in grado di ri prendere la guerra con probabilità di successo; ma appunto'perchè la desiderano in segreto, debbono darsi l'ariaottimiste non tenni conto, perchè comprésidie esse non avrebbero -minimamento com-promesso il felice esito dei lavori della con-tferenzii degli ambasciatori. Infatti, per Co-tli preferire la ripresa della guerra alla ces-Hionè della citta di Ada'ianopoli. La notizia proveniente da Costantinopolinm aveva dunque alcuna imponenza, maire aveva una grande quella proveniente daLonilra. Come si sarebbe potuta raggiunge-re la mèta della pace «e la Francia soste-nevé che tutte le isole dell'Egeo si doves-1, f, *ot i in V sevo dare alla Grecia? La tesi della l-ran-citi non sarebbe diventata immediatamenteIn tesi della Triplice intesa? Non sarebbegliiltej-ra, sarebbe bastata la opposizionedella sola Francia alla proposta dell'Italiascoppiato un antagonismo tra la Tripliceintesa e la Triplice alleanza? Anche qualorala Francia non fosse stata seguita dall'In-per impedire la conclusione della pace, perche, come vi dissi altra volta, non sipuò pensare ad un passo delle Potenze setutte te grandi Potenze non sono compie-temente d'accordo. Malgrado la serietà dicimili obbiezioni, io non tenni conto ieri sera del telegramma londinese, perchè esso non riusciva a scuotere la mia fede nelle informazioni che vi avevo mandai to il giorno innanzi sulla-attitudine della ' Francia di fronte al problema delle isole. Sapendo cheonche il Governo francese giudicava neces-eario di lasciare alla Turchia le isole jicineàirihiboccauira dei Dardanelli e quelle vi-cine alla costa asiatica, non mi preoccupaidella dichiarazione fatta da Cambon allaconferenza degli ambasciatori. l'Egeo, ma è anche vero che -«ssa non ha insistito su tale proposta, anzi ha constatato che non soltanto le Potenze componentij_ ,.• ,. . „„_;„,._,.,«„ ,,,,«ii„ ,11Le odierne notizie confermano quelle diieri sera. E' vero che ieri la Francia prò-pose di dare alla Grecia tutte le Isole del- la Triplice.alleanza, ma anchelInghilterra, erano di parere contrario. Evidentemente la Francia, che era certamente sicura dell'insuccesso in precedenza, fece la proposta \unicamente per contentare la Grecia che'negli ultimi giorni aveva nuovamente fatta jIa voce *rossll> arrivando fino al pùnto di I dire che 86 non ,e avessero date tutte lej iso,c non ,le avrebbe accettata nemmeno i "lw- La c,rccia si * abbandonata ad ecces-j jsive imprudenza e minacele e, come suole j I sempre succedere, anziché giovare, ha re'oato nocumento alla sua causa. Il signor Venizelos ha finito còl dare dei punii al signor Paste iti fatto di rodomontate. Risogiia anzi riconoscerò clie, mentre la. Serbia è divenuta sempre più prudenti.', lino al o puntò che ha. dichiarato che si ritirerà da Durazzo appena conclusa la pace, la Gre- eia è divenuta, sempre più imprudente. Noni è fucile dimenticare le rodomontate del signor Venizelos, che si sarebbe impadronito ad ogni costo delle isole occupate dall'Italia. Quella terribile minaccia mise tanta paura all'Italia che alla conferenza di Londra è stata proprio l'Italia, a- proporre ' che le isole vicine ai Dardanelli e quelle jvicine all'Asia siano lasciate alla Turchia. UL'isola di Rodi, che ha l'onore di esserel governata dal valoroso generalo Ameglio, è del numero. Non avendo la Francia insistito sulla sua proposta, la soluzione delle isole si pre-senta questa sera, come si prevedeva l'altra sera, anzi più chiara e più sicura. Tutte le grandi Potenze hanno accolto favorevolmente la proposta dell'Italia perchè era evidente la utilità e la opportunità di essa. .• Costringendo l'Impero ottomano a cedere la 'città di Adrianopoli alla Bulgaria, le grandi Potenze si assumono la responsabilità di trasformare la Turchia in uno Stato quasi completamente asiatico. Con Ui perdita della Tripolitania e della Cirenaica, la Turchia perdette il carattere africano, con la perdita della Macedonia, del Sangiaccato di Novi Bazar, della Vecehia Serbia, dell'Albania e della Tracia ha perduto il ca- n i o , e n a a rattere europèo, non bastando a farglielo i|cónse,r,vare la città.di Costantinopoli e la -|piceohi penisola di Gallipoli. L'Impero olio-i-lmari0> cne sino a I>oc,lì mesi addietro, si e-|stendeva a tre continenti, ora non è altro elio uno Stato asiatico. L'Europa, che, anche facendole subire la ultima amputazione, vuole farla sopravvivere, si crede in dovere di assicurarle una certa vitalità. ! Perciò fa buon viso alla proposta dell'Italia! che è precisamente intesa a non lasciare sotto un sàalica della le quattro isole vicine all'imboccatura dei!permanènte 'pericolo StomTe-i., . . . , , 1ula Turchia. Senza il dominio del- Dardanelli, non sarebbero più sicuri i Dar-:ciancili, e Costantinopoli. Con lo straniero sulle isole vicine alla costa asiatica, non sa- rebbe più sicura l'esistenza dell'Impero a-i-jsiatico. I Queste sono le ragioni ufficiali, gravi an i eh esse, della proposta dell Italia, accolta.a'da- tutte-le Potenze. Le ragioni sottintese, !a! più gravi di quelle ufficiali, si compendiano;- nell'equilibrio del Mediterraneo orientale^- che preme in modo vitale a tutte le Poten-!- ze, e all'Italia più di tutte.-L'Italia, che èI, . ... -jla più grande Potenza mediterranea, rione | può compromettere i suoi vitalissimi inte-e ressi nel bacino orientale del Mediterraneo., e sto blocco, e arrivata al punto di tagliare ila cavo di Vallone, contro a tutte, le norme e per fare piacere alla Grecia, che ostenta a di dire e di fare tutto ciò ohe possa nuoce-- re all'Italia e che, non contenta dell'ingiu- più elementari del diritto internazionale ei della vita sociale. Questa azione'inqualifica- e bile ha fatto pessima impressione in tuttoJ-: il mondo civile, che perciò plaude all'ini- i perativo della Triplice alleanza i o e o i e «VI ministro serbo a Roma Roma, 10, sera. -^ i comunicare al no- e st,r0 Governo la decisione presa dal Gover- no serbo di ritirare le sue truppe dalla coi Jfttó^erto^a Musicato questa decisione del suo Gover no la quale dimostra la.-buona volontà a i j della Serbia di adoperarsi, sia pure con 1 1 ella SBIVIU UJ UIIUUBItUSI, JJUli; LUI i qual(.he òaurlflciP| n'eirintei-esse della pa - ce generalo. Causa una momentanea as- senza, del .Ministro degli Esteri, on. Di San Giuliano, la comunicazione e stata fatto al Sottosegretario per gli Estori, on. Di Scaiea.

Persone citate: Ameglio, Cambon, Di San Giuliano, Gambon