L'araldo della Grande Ellade

L'araldo della Grande Ellade L'araldo della Grande Ellade na:, anche là non si traila di romeni, no. tnm soltanto di greci con un loro speciale dialetto. Essi non postano neanche pensare che un'al- ra Potenza II voglia allontanare dalla Grecia. — Però non negherete-l'esistenza di ■ minoranze, in proporzioni divèrse, ma certamente eterogenee, dentro i confini dell'Epiro. Fatta l'ipotesi che l'Albania non possa più seguitare a vivere, Ja loro presenza diviene un problema interno per voi. Siete disposti a concedere oro quella libertà religiosa e culturale che ave- te fin qui reclamato per voi? — Noi non ci siamo fiotti finora quest'i prò-, bletna e crediamo che toccherà in seguito alla Grecia di risolverlo. Ai kutzovalacchi del Ptndo, in seguito alle amichevoli pressioni della Rumcnia; la Grecia, ha concesso speciali privilegi, ma con tutto ciò le loro scuole sema frequentate a Giannina appena da unatrentlria di allievi di famiglie, sovvenzionate dal {inverno romeno. Noi abbiamo lasciato ai turchi piena libertà di frequentare le proprie scuòle annesse alle moschee. — E le scuole albanesi, che prima esistevano, per esempio quella di Llaskavlc c quella secondaria di Argirocastro, possono rimanere' a* perle tutt'ora? Non ci sono mai siale scuole albanesi ih Epiro; se mai, c'era qualcosa a Coritza,-ma si trattava semplicemente delle solite scuote tonfcssionall mussulmane sussidiate da privati albanesi. — Comunque sia, qualche ■ forma 'd'Insegnamento della lingua albanese e permessa.?-Ne k stata chiesta l'Istituzione fra voi? Che avete risposto? — Per l'albanese non. ci. si è presentato il problema; si... qualcuno lo ha richiesto, ma saranno state due o tre persone soltanto,/» cosi... Questo problema andrebbe però crescendo d'Importanza qualora doveste estendere ancóra la vostra frontiera. Nutrite forse qualche speranza di farlo? Pensate ancora apll ortodossi che si trovano verso il nord? ' — Non « ortodossi » solamente, prego, 'che In questo caso la protezione ne spetterebbe piuttosto (fila Russia; ma assolutamente "greci», greci di lingua e di sentimento. Sappiate che dt tali greci a nord della linea di frontierada noi occupata se ne trovano-.tuttora sessanta, mila. Certamente bisognerà assicurare anche a loro delle garanzie di libertà religiosa c scolastica nei centri di Vallona, Berat, Durazzo, Elbassan, ma non tocca ,a noi di reclamarle,, tocca alla Grecia. Noi non desideriamo il conquistare l'Albania: vi sono colà mescolati, al nostri dei forti nuclei di popolazione mussulmana, che non desideriamo per nulla di avere sudditi. — Lasclerete dunque stare Vallona? — Noi non ci muoveremo se non saremo attaccati. In questo caso, faremo cometa belva che, ferita, cerca a sua volta di colpire-dove può, senza pensare alle .conseguenze. ~r Nel caso di assalto per parte degl'insorti mussulmani, parteciperebbe la Grecia atta-vostra difesa? ' — Noi pensiamo di sì, e che sarebbe -.necessario nel suo stessa interesse. Assai prqbabUmente, uh tale attacco coinciderebbe còliascòppio di ostilità fra la Grecia e là Turchia. Gl'insorti mussulmani, armati, ispirati e: diretti da un'ufficialità giovane-turca, non rappresenterebbero altro allora se non uri Corpo d'armata ottomano in azione sulla frontiera occidentale, contro il quale la Grecia'si troverebbe.ben costretta a. difendersi. — Concludendo-, voi ritenete come provvisoria l'attuale situazione del vostro paese f ' — Si, — ha concluso Zographos, cacciando posatamente l'ovatta imbevuta di disinfettante nel donneilo d'ambra della sua sigaretta-, ■ noi scorgiamo che la nastra posizione * provvisoria e malsicura, e pensiamo che soltanto un'occupazione della truppa regolare greca potrebbe provvedere a garantire l'ordine intèrna ed a difenderci dalle rappresaglie dell'elemento mussulmano albanese,'che tumultua àt nostri confini. Ma a ehi domandarlo in questo momento? . ..... Era come dire; — Bisognerà che la Grecia si prepari ad agire In questo scenso, anche senza il lasclapaswe dell'Europa, Tanto,~-.le cose si accomoderanno dopo! — Forse quésto era stato l'oggetto vero del viaggio di. zographos a Corfù. -■ - '.: Giunto cosi a chiarirne il pensiero, non ha voluto intrattenere di più il pro-console, greco di Epiro. Per quanto esso possa trovarsi. Ih contrasto cogl'lnteressl vitalissimi del nosiro Paese e colla realtà etnografica e geografica delle cose; anzi, appunto' per Questo, meritava di conoscerlo nella sua genuina interezza. ■' La figura di questo sradicato epirota, nato a Costantinopoli ed educato in'Francia ed in Germania, elegantemente conservatore, rimasto sempre a parie nella vita politica greca, cut partecipa dal '97, malgrado una breve parentesi con Rolli al Ministero degli Esteri,grandeggia sempre più nel suo paese, ed 'e bene che si Sappia in Italia. v Ieri Atene gli ha dato un'elezione .plebiscitaria, insieme a Pop,' l'altro avversarlo della politica radicale del Gabinetto al potete. Nelle fantasie del nazionalisti, il cui numero crésceIn Grecia in proporzione 'cogl'insfierati successi,, la personalità di Zographos prende un significalo d'antìtesi contro Vehizelós: la stella dt questo, che parve troppo remissivo, deql'lnàmentre quella dell'altro va salendo. " -: R cretese c l'eptrota, due irredenti contrastanti nelle concezioni della politica intèrna, collaborano quotidianamente, pur nel loro con? trasto, a creare una Eliade sempre più. grande-, non deve essere questo un esempio ed un monito anche alle Nazioni di più largo votaiEUQENIO VAINÀ. %AWTI QUARANTA, 1» SgOlU. Innei 1 sEL'Albania, piccola, dimenticata tosto ragore dell'armi serbe ed austriache, pur eso riassorbito a sua volta e annegato nella ragedia europea, tornava a farsi viva, inquietante questione su questa coita d'Epiro, rievocala dalla presenza deU'on. Zographos, già presidente del Governo provvisorio epi> rota, sullo stesso battello greco che mi riconduce, assai lentamente, iti Italia. Il capo del Governo eplrpla, un ometto sula sessantina, impresso del giallore proprio ai diabetici, una corta barba grigia, un cappellino moscio color oliva, legge il giornale seduto sur una panca senza badare a far circo/o tra il piccolo pubblico greco che lo attornia con un sorriso d'orgoglio è di simpaia. Finalmente,- si decide ad accettare la domanda di una conversazione con giornalisti taliani, trasmessagli dal suo giovine segree rio. Convenevoli, l'olografia. — E' molto che mancate dall'Epiro? — No, son venuto ieri stesso da Santi Quaranta. Avevo a Cor/ù un. amico da vedere. Tornava dalla Francia, era ammalalo, non poteva venire fl.no a Velvlno lassi, da noi; cosi, son venuto, per passare due o tre ora con lui... — E non avrete mancato, si capisce, di parlare di questi grandi fatti che possono avere a loro ripercussione anche nelle vostre questioni locali 1 — Naturalmente, e slccom*}egl% veniva proprio di Francia... L'on. Zographos si niostra veramente ostinalo a deviare! Gfi taglio il passo con risolutezza, t — E' vero che gli eplrotl approfittano delle circostanze attuali per marciare verso II fiord e che essi sarebbero già sulla strada di Vai Iona? . — .Vo, non è vero affatto-, noi non ci muoviamo per óra. restando (ermi lungo la linea che va. da Chimara a Tepcleni, poi risale la Vo)ussa fino a CUssura, ivi (atraversa U fiume, andando a Unire sul lago d'Ocrida in modo da comprendete la città e quasi tutto Il distretto di Corttza. cosicché, voi intendete di osservar tuttora il trattato, di Corfù? — Il trattalo di Corfù è stato discusso e ratificato nell'assemblea epirota tenutasi a Deinino circa un mese fa. Sol l'abbiamo accettato, colla sola riserva (atta dai nostri rappresentanti, e da me trovata giustissima, di domandare alla Commissione europea di controllo di pubblicare la carta fondamentale del nuovo stato e di darci intanto sicure garanzie del nostri diritti. Davanti agli albanesi armati chi avrebbe infatti assicurato ad un Epiro disarmato dt non aver a subirne le feroci vendette? Allora, la Commissione ci rispose dicendo di trovar strana la domanda e di) non capire che cosa s'intendesse- mai ìsir gnificare colla frase di sicure garanzie. Questi sono i nostri ultimi rapporti colla Commissione e datano, come vedete, da qualche] settimana. D'allora in poi (è Commissione non funziona più: 'finito l'accordo europeo dt cui essa era un'emanazione, come potrebb'essa più sopravvivere? — l'oi non avete quindi avuto mano all'occupazione di Berat? '— Ehi i iw'stri'uomini avrebbero ben voluto prenderla parecchie volte: t terribile come questi 'popoli, prima imbelli, si son fatti alle armi in due anni di guerra. Un vero sportt xessuno li tlen più ed io sto sempre ' colla paura che da qualche .parte non mi scappino di mano e me ne facciano qualcuna. Ma flèrti.i. non l'abbiamo presa-noi, b stata presa dag Insorti mussulmani. — Esistono forse del rapporti fra gli epiroti ed i mussulmani? ■ — IVO, noi non abbiamo voluto stringerne perchè attualmente essi non costituiscono ve firn Governo riconosciuto, l nostri rapporti verso l'Albania, polche noi abbiamo piegato la. testa ad ung. deliberazione unanime delle Potenze, sono sempre stati rivolti alle autorità regolarmente costituite, ossia al principe di Wied per il tramite della Commissione di controllo. Essendo Interrotti per necessità di cose questi rapporti, ci limitiamo ora a continuare ad amministrare il paese nell'in teresse della popolazione epirota. — E qual't attualmente il numero degli abitanti sui quali si estende la vostra giurisdizione? — Circa dueccntolrentamUa. Si tratta degli antichi sanglaccati turchi di Cojilza c di Argi rocastro. — Quanti sono fra essi i mussulmani? — Circa centoventimila; dovete tener conto, perù, che una buona parte di essi sono emigrali, parte andando in Turchia e parte rifugiandosi provvisoriamente a Vallona, senza di che la popolazione del due distretti dovrebbe salire certamente alla cifra di dueccnlottantornila. Abbiamo inutilmente fatto pratiche per Ottenere il loro ritorno. — E come siete organizzati militarmente, civilmente ? — in un modo molto semplice, ma sufficente ai nostri bisogni. Le vecchie comunità locali son slate messe sotto la direzione di organi centrali e sotto il controllo di, un'assemblea. Abbiamo trasportalo a Delvlno la sede di questi organi, pur lasciando ad Arglrocastro la direzione'del l'organizzazione militare. La cifra del nostri armati varia continuamente- e si gradua a seconda del bisogni: non sono ali uomini che ci mancano '— tutti vorrebbero'infatti venire — sono i mezzi che non abbiamo sufficentl. Ma nel momento- presente, enfln, abbiamo ancora dai dieci a dodicimila uomini sotto le armi che paghiamo ciascuno sessanta od ottanta franchi al mese. Per sopperire a questa ingente spesa e non polendo imporre grandi tasse sopra un paese non povero, ma dissanguato da tanti mesi di guerra e di saccheggi, provvediamo soprattutto coi proventi dèlie dogane di Santi Quaranta e delle altre stabilite sulla frontiera verso la Grecia. Abbiamo poi grandi offerte dei nostri emigrati: un ricco epirota che si trova in America, ci ha regalato, figuratevi, nientemeno che due batterie. — E guai è il vostro atteggiamento verso gli elementi eterogenei della popolazione? — Quali? Col mussulmani andiamo per lei tornente d'accordo e, fuor della religione, il paese è completamente unito, non uno vuol essere altro che greco. — Ma, insomma, vi saranno bene delle persone che parlano albanese l — Mi duole dirlo a giornalisti del paese che ha sostenuto una tesi contraria, ma quest'albanese non è che'un patojs parlato da gente che sa bene d'esser greca e freme al pensiero dt poter venir strappata alla madre, patria ritrovata dopo cinquecento anni di attesa. K' come il basco in Francia, o il catalano in Spagna. Fino nelle vicinanze di Atene voi troverete qualche villaggio eh» parla albanese ; si tratta di un semplice potols I Vedete, famiglia alla iHiiill—i dei ìsuizomlacchi ti cui si i voltilo ■te a $m$mUi *m distrino di ioni. trelamltbGdRvfdnpa

Persone citate: Berat, Eliade, Iona