La deposizione dell'onorevole Barzilai di Luciano Magrini

La deposizione dell'onorevole Barzilai Processo Magrini-"Idea Nazionale,, La deposizione dell'onorevole Barzilai Le vane ricerche alla Consulta - Nessun documento su Luciano Magrini - Esplicite dichiarazioni del ministro Di San Giuliano - Gravi accuse di Mastroviti a Magrini. (Per telefono alla STAMPA) Roma, 27, sera. L'udienza di oggi del processo Magrini-Mea S'azionale è una delle più importanti di questo dibattimento che appassiona sempre più. Infatti un pubblico enorme si-riversa allo 11,30, allorché viene aperta l'udienza, nello spazio ad esso riservato. Il primo testimone della giornata è l'onorevole Barzilai. La sua deposizione è una dello più notevoli del processo. La deposizione incomincia con una battuta allegra. Infatti, allorché l'on. Barzilai declina la sua età, cioè 54 anni, l'on. Monti Guarnteri, difensore dei nazionalisti esclama: « Ormai lo sappiamo, non potrai più nasconderlo ». {Ilarità, generale). La deposizione del l'on. Barzilai Prima di cominciare. la .sua deposizione, l'on. Barzilai chiede al presidente che si dia atto che aveva chiesto .di essere interrogato fin dalle prime.' udienze del processo. L'onorevole Barzilai fa questa dichiarazione per non essere ritenuto un teste renitente. Si viene quindi alla deposizione del deputato del V Collegio- di Roma. Il presidente gli chiede: — Lei ha conferito con l'ing. Pontremoli, direttore del ,Secolx>, intorno alle accuse rivolte a Luciano Magrini? — Signor presidente, — risponde l'on. ;Barzllai,. — se mi permette io farò cronologicamente la storia dei fatti ai quali ho avuto parte. Verso i primi del mese di agosto, 1913 credetti mio dovere far sapere alla redazione del Secolo, attraverso la redazione del Messaggero di Roma, che le pubblicazioni del Videa Nazionale avevano prodotto, per le ac cuse a carico di Luciano Magrini, la più grave impressione nel mondo politico e giornalistico. Luciano Magrini non era conosciuto a Roma e debbo dichiarare che neppure io lo conoscevo di persona, sebbene sia triestino come me. Però il collega ed amico Pio Schinetti del Secolo mi scrisse allora due lettere che mi furono ricapitate ad Ariolo in Svizzera, dove mi trovavo in villeggiatura. In quelle lettere mi descriveva il tipo morale di Luciano Magrini e rni narrava episodi dflui. Da quelle lettere risultava che- -Luciano Magrini era, secondo lo Schinetti, un semplice, un umile, un alieno dal lusso, un idealista insomma in capace di qualsiasi concetto venale. « Queste lettere, aggiunge l'onT Barellai, erano di dodici pagine ciascuna. Lo Schinetti voleva che io sapessi che Luciano Magrini era stato calunniato e che era incapace di atti disonorevoli. Io gli risposi "poche parole, di cendogli che egli aveva fatto una difesa di quelle che non si è soliti fare in Tribunale perchè tutta falla 31 bontà. Aggiùngevo che ero ben lieto di prendere atto delle sue dichiarazioni a favore di Luciano Magrini. « Pochi giorni dopo mi recai a Milano e fui alla redazione del Secolo. Vi trovai- l'ing. Pontremoli, direttore del giornale. Pio Schinetti, Luciano Magrini e quasi tutti l redattori del Secolo. L'ing. Pontremoli mi disse : ■ Mi fu riferita una cosa che non muta la nostra convin zione, ma che ha il suo peso. Il nostro .consigliere d'Amministrazione, cav. Lelio Ravà qui presente, ha conferito col capitano Magrini ed ha saputo da lui che egli ha ritirato a Val Iona, per errore, una lettera indirizzata a Lu ciano Magrini, contenente uno chèque di .mille dracme, per la propaganda del Magrini in senso grecoftlol. Il capitano aveva richiusa la lettera e l'aveva rimessa a chi di dovere, oppure a chi di ragione ». Io, appreso ciò dall'ingegnere Pontremoli. ritornai alla re¬ dazione del Secolo. Parlai separatamente eoi cav. Lellio Ravà. consigliere di Amministrazione del ffcolo, il quale mi confermò la confidenza del capitano Magrini. «A dire il vero (è sempre l'on. Barzilai che parlai io non potei dissimulare la profonda Impressione prodottami dal fatto della lettera. Io avevo, -è vero, conosciuto Luciano Magrini e lo avevo visto'semplice, modesto, tale da non legittimare la supposizione che egli fosse venduto a un Governo straniero contro interesse del suo Paese. Ma l'affermazione dell'esistenza di una lettera con uno chèque proveniente dalla Grecia .a f.-ivore di Luciano Magrini, aveva pure la sua ini portanza, e allora io dissi al direttore del Secolo : « Qui bisogna andare In fondo per l'onore del vostro giornale e per il decoro della classe giornalistica: Di fronte a questa necessità, io non ho difficoltà a recarmi al Ministero degli Esteri a Roma per dire all'on. Di San Giuliano: - Se voi avete una prova contro Luciano Magrini, non dovete tenerla nascosta »~ Alla Consulta «L'ing. Pontremoli accettò la mìa offerta; perciò ai primi di settembre mi presentai alla Consulta, all'on. Di San Giuliano e diasi al Ministro: «Senti, si tratta di una cosa delicatissima». « Era presente il capo-Gabinetto, comm. De Martino, il quale voleva ritirarsi, ma io gli dissi di rimanere. Egli perciò potrà confermare la mia deposizione. r Io dissi dunque all'on. Dì San Giuliano, che lo pregavo di ricercare se al Ministero degli Esteri esistesse una lettera come quella indicata dal capitano-Magrini. « Se la Camera fosse aperta — aggiunsi al Ministro — non avrel alcuna difficoltà a farti pubblicamente questa domanda, ma ora la Camera è chiusa, Io ti rivolgo questa domanda confidenzialmente e ti aggiungo che i redattori del Secolo mettono la mano sul fuoco per Luciano Magrini. Anzi ti dichiaro che io non ho mai sentito un coro più unanime di dichiarazioni di solidarietà come quelle dei colleghi del Secolo verso un loro collega accusato; e ti dico — aggiunsi sempre all'on. Di San Giuliano — che non vengo a chiederti pietose menzogne perchè se Luciano Magrini si fosse reso real mente colpevole di qualche fallo, ti posso assicurare che la Redazione del Secolo saprebbe fare il suo dovere verso Luciano Magrini » Il compiacimento del comm. De Martino « Debbo dichiarare — continua l'on. Barzilai in mezzo alla crescente attenzione dell'uditorio — che queste mio parole suscitarono una manifestazione, di compiacimento dà parte del comm. De Martino, segretario generale al Ministero degli Esteri, presente al mio colloquio con l'on. Di San Giuliano.* « A questo punto — dichiara l'on. Barzilai — io debbo precisamente determinare ciò che ho chiesto all'on. DI San Giuliano. Io dissi dunaue...al Ministro :, si tratta di sapere se. negli archivi del Ministero degli Esteri, si trova una lettera indirizzata a Luciano Magrini contenente uno chèque. Tu sei un galantuo mo. dissi al Ministro, non hai il diritto di sottrarti alle nostre indagini. Noi faremo uso riservato della tua risposta che però ci devi dare. «Di San Giuliano mi rispose: «Io non so nulla, ma non ho difficolta a fare eseguire Ministero le indagini che tu desi nel mio deri ». « Pochi giorni dopo l'on. Di San Giuliano mi fece telefonare, pregandomi di recarmi da lui. Io mi recai alla Consulta. Anche a questo colloquio era presente il comm. De Martino. Il ministro degli Esteri-mi disse: « 10 ho incaricato il cav. Gianfranco Giusti Vigano, incaricato 'lei l'apertura della corrispondenza al Ministero degli Esteri, di compiere l'indagine da te desiderata. Orbene, non è risultata nessuna trasmissione di lettere da parte del capitano Magrini al Ministero degli Esteri. » « Io dissi all'on. Di San Giuliano-. « potrebbe darsi che invece di essere inviata al Ministero degli Ester;:, la lettera sia stata mandata a qualche altro Ministero. Potresti fare indar gini anche altrove? » « Il ministro mi rispose: « Facciamo la cosa più semplice; interpelliamo lo stesso capitano Magrini per sapere se spedi e a chi spedì la famosa lettera ». 1 Infatti l'on. Di San Giuliano telegrafò a Vallona perchè il capitano Magrini venisse a Roma, ma il Magrini non era più ìà e il telegramma non potè essere consegnato. La dichiarazione ? dell'on. Di San Giuliano - Veniamo — continua l'on. Barellai -e alla terza volta in cui mi occupai della cosa Jlla Consulta. Fu in occasione del processo Ma-Gazzella di Venezia. Io dovevo essere citato come testimone in detto processo, ma non potevo recarmi a Venezia. Allora ondai dall'on. Di San Giuliano perchè autorizzasse il suo funzionario cav. Gianfranco Giusti Vigano a deporre. Il ministro in quella occasione, cioè ii 2(1 febbraio 1913. mi scrisse una lettera nella quale è detto testualmente: « 11 cava« Uè re Gianfranco Giusti Vigano, segretario, di « Legazione, capo ufficio dell'apertura corri « spondenza. mi ha dichiarato di aver esami« nato 1 libri di protocollo della corrispondenza in arrivo a questo Ministero per gli anni 1013 e 1914. -senza trovare alcun cenno di una lettera con vaglia che sia stata trasmessa dal capitano Magrini. Uguale risultato negativo hanno avuto le inchieste fatte nel libro speciale in cui vengono registrate ie lèttere in arrivo e i valor'. ». « Fu allora che al processo di Venezia fu ci tato in mia vece il cav. Gianfranco Giusti Vigano per deporre come teste. Io comunicai quindi ai miei amici del Secolo i risultati delle mie indagini. Poscia mi recai dal mio amico Alberto Bergamini, direttore del Giornale d'Italia, e gli dissi : « Mi pare che ci sia sotto la faccenda Magrini un colossale equivoco, e mi pare che si dovrebbe fare un passo in senso conciliativo. Io sarei disposto a farlo in ogni caso». Il Bergamini mi disse: «Queste non sono cose del Giornale d'Italia. Vi è un redattore implicato: il Federeoni e non altri. Ad ogni modo mi pare che gli animi ora siano troppo accesi e che il passo conciliativo possa in ogni caso esercitarsi solo più tardi ». La correttezia dell'oa. Barzilai « Io devo rettificare — continua l'onorevole Barzilai — una inesatta affermazione fatta dall'ing. Pontremoli nella sua deposizione in tribunale. L'ing. Pontremoli ha detto che mi aveva offerto la difesa di Luciano Magrini e che io rifiutai perchè la ritenevo incompatibile con la mia carica di presidente dell'Associazione della stampa italiana. Io non ho mai parlato di incompatibilità, poiché, mentre per il mio ufficio di presidente dell'Associazione della stampa ho seguito sempre un indirizzo di assoluta apoliticità, nel tempo stesso, signor presidente, io non ammetto che mi si impongano incompatibilità, inesistenti, quindi esercito la mia professione di avvocato e di uomo politico e non conosco incompatibilità. Devo dichiarare quindi che non ho avuto occasione di declinare la difesa di Luciano Magrini. Io sarei onorato 0 lo ripeto oggi, terrei a mio onore di difendere Luciano Magrini in tribunale; ma poiché nel processo attuale vi erano giornalisti da una parte e dall'altra, i0 ho preferito astenermi senza far questione di incompatibilità. Le contestazioni Cominciano ora le domande che le parti rivolgono all'on. Barzilai. Il P. M.: — Era presente al suo primo colloquio nella redazione del Secolo il comm. Ravà padre ? — Sì, anzi ricordo perfettamente che in quel colloquio il comm. Ravà si rese mallevadore dell'onestà del capitano Magrini. A domanda del P. M., se abbia udito nella redazione del Secolo parlare di dlssidil fra Luciano Magrini e Corrado Zoli, l'on. Barzilai risponde negativamente. > A questo punto nasce un violentissimo incidente detcrminato da una domanda di carattere delicato rivolta all'on. Barzilai dall'avv. Scimonclli della difesa di Luciano Magrini, il quale chiede che si rivolga al teste la seguente do manda: «se le corrispondenze di Luciano Ma -^"'Esoo e ■ dalì'Albaiila hanno raccoltonelle file della democrazia una conente rli pen-siero favorevole alla tesi svolta da Luciano Ma-»? ;- r. -, , , , SMonti Guai-meri: - Questa domanda non si riferisce alla causa ! Scimonelli: - Perche non si riferisce allacausa? Avete fatto venir qui tanti testimoni i quali non s sa che cosa facciano al mondo. DI-Benedetto: - Chi sono questi testimoni? Scimonelli: _ Ce ne sono tanti I Basta citar-ne uno : 1 prof. Porro. Maraviglia, imputato nazionalista: — Era inGrecia perchè professore di archeologia. Monti Guarnieri, rivollo a Scimonelli: - Pervoialtri non ci sono che i testimoni dèi Secolo.ll.i avete portati qui tutti a lai- l'apologia di'Luciano Magrini. :. . Scimonellt: — LI abbiamo qui portati adire la verità. , • -. Maraviglia, dell'»Idea Nazionale»: — E voi volete che l'on. Barzilai venga a confortare a tesi di Luciano Magrini? Scimonelli: — Noi non vogliamo che il teste deponga sui fatti. Maraviglia, sottovoce, rivolto a Scimonelli:' — Volete far dire a Barellai che l'Epiro ò' greco. Scimonelli, sempre sottovoce: — L'on. Bar. zilal può deporre come il capitano Castoldi. Maraviglia: — Il capitano Castoldi conosce a ondo l'Albania e le questioni albanesi..'. Un tumultuoso incidente Scimonelli, sempre rivolto' a Maraviglia:. — Già il capitano Castoldi è il maitre d'hotel del principe di Wied... Il difensore di Luciano Magrini ha appena pronunziato questa frase che la^tempesta si scaena nell'aula. L'on. Monti Guarnieri, difensore del capitano Magrini, che si trova fra Mara, viglia e Scimonelli, ha udito- la frase. Egli balza in piedi a, battendo il-pugno stai-banco, grida: « Signor presidente, qui si insultano i testi' moni 1... » Scimonelli: — Non ho insultato nessuno. Monti Guarnieri: — SI, l'avvocato Scimonelli ha detto che il capitano Castoldi è il maitre d'hotel del principe di Wied, cioè- che egli è un servitore. Presidente: — Non ho udito questa frase. „ Monti Guarnieri : — L'ho udita io ! L'abbiamo irli Li tutti nn: K~« — ■ ' . .--'ìj udita tutti noi. Noi siamo stanchi di queste continue provocazioni. Tutti i nostri testimoni sono insultati dalla difesa di Luciano Magrini* E' una indegnità... Scimonelli, a Monti Guarnieri: — Non.si riscaldi a freddo! Monti Guarnieri, sempre eccitatissimo, rivolto al presidente: — Ella deve far rispettare i testimoni. E' una vergogna quella che sta avvenendo quidentro. 41 capitano Castoldi è un ufficiale dell'esercito, è un uomo d'onore, ed ha diritto di essere rispettato... Presidente: — Lei non ha bisogno di protestare. Ogni volta che iw> udito parole poco — «tutu/ ijcuuie poco rispettose verso i testi non ho mancato di intervenire, senza bisogno che si interrompessero, gli avvocati. Monti Guarnieri: — lo difendo l'onore dell'esercito italiano I Presidente: — Non si riscaldi! Sono, io il primo a dichiarare che le parole dette dall'avvocato Scimonelli non dovevano essere pronun. ciate. I testimoni hanno tutti il diritte di essere rispettati. Di Benedetto, difensore dei nazionalisti- — E specialmente coloro i quali vengono a deporre coraggiosamente contro la montatura artificiale dei-nostri avversari. A questo punto la confusione diventa generale. Avvocati ed imputati sono tutti in piedi e parlano tutti contemporaneamente. Il Presidente, anche lui in piedi, tira invano furiosi pugni sul banco e gridando: «basta! basta! silenzio!», tenta di frenare l'ardore della polemica dei contendenti. Il pubblico parteggia anch'esso prò e contro Luciano Magrini. Il Presidente minaccia di far sgombrare l'aula. Sulle voci di tutti dominano le grida dell'avvo. cato Monti Guarnieri : « La vostra è un ' infa» miai Non si è mai visto nullu di simile... ». Uh-abilita un po' la calma, prende la palla il P. M. cav. Tancredi, il quale rivolgendosi all'avvocato Scimonelli dice: — La frase con cui l'avv. Scimonelli definiva il capitano Castoldi « maitre d'hotel » del principe di' Wied, è una insinuazione.... Scimonelli: — Io respingo questa afferma» zione del P. M P. M. : — 'Lei non respinge nulla.... scimonelli: — lo la respingo, qui e fuori df qui,-la sua affermazione; P. M. : — Le ripeto che Lei ha fatto una in» sinuazione Scimonelli: — Non ho fatto insinuazioni* Ho detto francamente il mio pensiero. Presidente: — Non si insulta un testimone.., Scitnonelli- — Non ho insultato nessuno. Monti-Guarnieri :' "'— SI, ho sentito io definire il capitana Castoldi « maitre d'hotel »... Gli ufficiali italiani, per sua norma, non servono che il loro Paese. (Approvazioni dei nazionalisti). • ■„ Scimonelli:' — Ma io non l'ho detto in udienza-, era un dialogo con l'imputato Mara» viglia. ., „„„. Monti-Guavnleri v — Io non conosco il capitano Castoldi, ma ho sentito il dovere di protestare contro l'ingiuria lanciata ad un ufficiale dell'esercito. „r„fo. Scimonelli: — Ma che ingiuria! La professione di «maitre d'hotel» è una professione T^uesta'ftaaV S'i imputati nazionalisti, f loro avvocati ed una parte del pubblico in, sorgono nuovamente contro l'avv. Sclrnonelli. n Male grida: -Non sono un codardo! ho detto « maitre d'hotel» e rimane .maitre '^'presidente invita Scimonelli a dire M mantieue"leTpirole che gli sono state attribuite contro il capitano'Castoldi annuuiie Scimonelli: - Il presidente mT invita a dichiarare che io ho pronunziato le parole che mi sono state rimproverate rispetto al dipilar,o Castoldi. Non sono un codardo e rispon- do: Poiché ft presidente me lo di-mancia le parole sono stare realmente da me pronuiiziate. Ed ora iT presidente mi denunci sa crede. Io dichiaro sonante che quello che avi' viene a mio danno, costituisce una coarta zione della Ilhertà nella esplicazione del mio ministero Monti Guarnieri: — L'avvocato non ha 1» missione di ingiuriare «a ia Scimonelli: —■' Non ho ingiuriato ma non sono codardo e mantengo le parole 7 Il presidente, dea* a*» -auto segnate «