Riepilogo sull'Irlanda

Riepilogo sull'Irlanda Riepilogo sull'Irlanda (Nostra corrispondenza particolare) LONDRA, lutile. Ecco un'impresa che fa girar la tesfca: chiarir bene, nel giro di un articolo, tutto l'imbroglio irlandese. Se mi permettete di esser brutale per essere breve, posso "ten tarla Che è l'Irlanda? Che e l'Ulster? Che vuole? Che gli è successo? E perchè fu risuscitata la questione dell'Acme rulet E qual e il contegno del Governo? Quale il contegno dell'opposizione? Quale il contegno degli inglesi jn massa? Che cosa avviene oggi? Che cosa potrà avvenire domani? Qual'è la vera portata di quel che avviene, di quel che po- ftrà avvenire? Che il Dio della concisione e [della concludenza ci assista. Sono, in questi giorni, dei quesiti inevitabili. Ma ci sono ■anche delle dozzine di volumi e delle centinaia d'articoli che .li lasciano ancora senza risposte definite. glannezavea nesclicpefasede——tel'AnuqucoSc—DpdbrimAraae prasaqsc9creNsttemclacgdusvasfrssdugtgdlaldbc! Che è l'Irlanda? ,— E' un'inezia in guerra con sé stessa. E' in guerra con sé stessa 'da secoli. Tutti i mali che possono colpire un paese, dal clericalismo al politicantiBino, dai dissensi di razza ai rancori di campanile, dalia maleducazione civile allo scadimento senile, dalle carestie alle pestilenze, dalle superstizioni alle mistificazioni, si sono abbattuti costanti sull'isola sfortunata, jfhan tenuta perennemente in armi contro una sorte migliore. La sola pace di cui godette fu quella impostale dalla dominazione [inglese. Ma fu una pace cupa, amara, forgiato, aborrite. Non perchè la dominazione -inglese fosse tirannica. Sono storie. Gl'inglesi non tiranneg-g-iano; per questo; dominano. .Gl'inglesi largirono agli irlandesi lo stesso status loro ; tentarono di sollevarli alla propria altezza, non di tenerli sotto il tallone come inferiori ; fecero sacrifìci enormi per tirarli su. Gli irlandesi li compensarono con odii, complotti, calunnie, menzogne. Detestarono la pace inglese. Parve ' loro opaca, monotona, plumbea. Preferirono' sempre la guerra irlandese, il vecchio giuoco disastroso ma divertente. Non potendola risollevare, giacché gl'inglesi non amavano gli scherzi, essi, in parte, abbandonarono l'isola, e se ne andarono a intrigare altrove, 6pecie in America, dove fondairono la ,Tammany Hall e crearono quell'immondo tipo di poUticia-n bettohere che ancor oggi inquina la vita pubblica americana; in parte, rimasero a far la fame in patria, e a tramarci intrighi elettorali e parlamentari contro gl'inglesi. L'Irlanda si spopolò., Non ebbe più che cinque milioni d'abitanti : i cinque miseri milioni di oggi. La generosità inglese ha però fatto sì che questi cinque milioni ! siano rappresentati alla Camera dei Comuni da quasi cento deputati : un'enormità. Tale enorme rappresentanza ha quindi permesso ai deputati irlandesi di ottenere a Westmineter un'influenza mostruosa; li ha pósti in rido di dettarvi legge facendo oscillare tra forze dei due grandi partiti britannici il ' pondo - decisivo dei loro voti. Questi voti, naturalmente, non si prefissero che uno sco-.-j .pò : quello di costringere un Governo o l'ai-1 fero, presto o tardi, a concedere l'autonomia all'Irlanda; a permettere cioè che l'Irlanda tomi in guerra con sè stessa come le pare e piace. Tutto ciò in linea generale.' In linea particolare, c'è da circa due secoli e mezzo, Bell'isola, una provincia la quale non ha nes! suna voglia di tornare in guerra con sè stes!sb. Questo provincia è l'Ulster. Ed -è qui '«te la faccenda comincia a complicarsi. II. * Che è l'Ulster? — E' una delle quattro Provincie in cui si divide l'Irlanda. E' la j provincia che sto sulla punta settentrionale ; dell'isola, la provincia più vicina alla Gran 1 Bretagna, poco distante dalla Scozia. Ed è per l'Ulster che passò la dominazione inglese quando si avanzò reiteratamente a ri- ataurare qualche pace in Irlanda. L'ultima volta che vi passò, per non ritrarsene più, fu appunto 244 anni addietro. Erano i tempi delia, Riforma, e gl'inglesi si avanzarono in Irlanda eotto bandiere protestanti. Le faceva sventolare un principe straniero, Guglielmo d'Orange, ma non importo. L'importante è che l'Irlanda era fanaticamente cattolica, mentre i dominatori, sopravvenienti erano dei rigidi protestanti. I dominatori sbaragliarono*le forze papista, ed elessero a roccaforte della loro dominazione la provincia su cui erano sbarcati, l'Ulster. Badate che avrebbero potuto, vittoriosi, scalzare subito il cattolicesimo da tutto l'isola. Non lo fecero. Lasciarono ch'esso riparasse e si trincerasse nelle altre tre provincia, più al sud, nel Leinster, nel Connaught, nel Munster. Pretesero soltanto che l'Irlanda smettesse di guerreggiare con sè stessa, e diventasse un -paese normale. Fu il grande errore degl'inglesi. Essi credevano che bastasse un po' di ragionamento e d'amministrazione a rendere normale un paese fatalmente, storicamente anormale. Fu un «r rore di giudizio, non di sentimento; ma gl: irlandesi non dovevano perdonarlo mai più Comunque, nella roccaforte britannica del l'Ulster cominciarono ad affluire coloni dalla vicina Scozia; degli uomini spaventosa-mente protestanti, • di tempra ^apaaio.' Queeti, via via, lavorando taciti e indefessi e astuti secondo le virtù di lor razza, s'impadronirono di tutte le migliori terre della provincia-: le fecero rifiorire; vi s'ineediarono per sempre. Duri, inesorabili coi cattolici, Ji sospinsero verso il sud. Ma bellissimi erano gli occhi. del«> cattoliche, bianche e tenere le loro braccia; nè le scomuniche dei preti bastavano a rattenerle dal sorriderà agli uomini forti, vittoriosi che giungevano d'oltremare: E la razza rossa di Scozia si mescolo così con la razza bruma d'Irlanda; e sorse la razza odierna, dell'Ulster, che ha la tenacia degli «oozzesi e l'immaginazione de- c gli irlandesi, che non è più scozzese e non è ancora irlandese, ma è convinta 4i appartenere di buon diritto all'Irlanda. Questa, razza nuova, però, se dura fu, e inesorabile, verso i cattolici dei dintorni, non arrivò mai a tal punto d'intransigenza e di persecuzione da sgombrarne la provincia intiera. Lasciò che in varie località dell'Ulster i cattolici più vigorosi serbassero le loro posizioni ; permise, con l'andar del tempo, che molte famiglie riparate al sud, tornassero nelle loro sedi primitive. Talché, poco alla volta, in tre delle nove contee in cui l'Ulster è suddiviso, — nel Donegal, nel Monaghan, nel Cavia, — i cattolici sopràwamzarono numericamente i protestanti. In altre tre contee, — nell'Armagh, nel Fermanagh, nel Tyrone, — il numero dei primi venne a controbilanciare quello dei secondi. Soltanto nelle .ultime tre contee, in quelle sul mare, di fronte alla Scozia, tutto intorno a Belfast, la cittadella, — cioè nel Londonderry, nell'Antrim, nel Down, — i protestanti mantennero una superiorità numerica schiacciante. 1 in. Che vuole, l'Ulster? — Ecco. I neo-irlan desi protestanti della provincia lasciarono bensì che gli irlandesi autoctoni, i cattolici, riprendessero la via della provincia, vi rimettessero le radici sui terreni disponibili. Anzi, giunsero perfino a trattarli non di radg nei loro rapporti quotidiani, da buoni amici. Ma intesero sempre che neo-irlandesa e protestante e anglicizzante rimanesse l'im pronta della provincia. Essi volevano lavorarvi a modo loro, prevalervi sempre. Pensavano che il resto dell'isola, — coi suoi quattro Arcivescovi, coi suoi ventotto Vescovi, coi suoi 3700 preti per soli 2 milioni e 900 mila abitanti, — fosse, inservito alla sacrestia, aggiogato al carro del Vaticano. Niente di simile doveva accadere nell'Ulster ! Il suo milione e mezzo di abitanti poteva bensì, in parte, essere di fede cattolica; ma la lunga mano di Roma doveva rinun ciare ad ogni brama di varcare in rivincita la frontiera della provincia al nord. Poiché cattolicesimo, in Irlanda, è sinonimo di àn glofobia, è segnacolo di politica separatista; di nazionalismo intransigente : e i protestan dell'Ulster si professavano anglofili ed unionisti ad oltranza. Non che amassero spasmodicamente gli inglesi. No, si sentivano ormai gente d'Irlanda. Ma amavano assai più gli inglesi che non gli irlandesi del sud. E per varie ragioni. Prima di tutto, la fede comune. Poi, le maggiori affinità di carattere, la maggior concatenazione d'interessi, le identiche inclinazioni mercantili, industriali, marittime. E, finalmente, l'empito delle ambizioni. Finché l'Ulster si teneva unito alla Gran Bretagna come parte integrante del Regno, i suoi ottimati potevano trattar da pari a pari, a Westminster, con gli ottimati dell'Impero; salire al Governo; divenire grandi figure imperiali. In un'Ir-, landa autonoma-, 'invece, l'Ulster sarebbe andato sommerso nelle meschinità di un Parlamento da ridere ; i suoi ottimati sarebbero divenuti piccole figure di provincia; sarebbero soesi al livello di semplici consiglieri comunali ; e, per giunta, i loro consigli non rigisfsotetechue laresodsemranrimdotaststmrerareoi stetiminznugtstdvtj 1 sdodaosntGaqmfnLnfsaqmd è i e o e , l e e a , l o , . i i a m oi ee o. o; a é a; n d o io el a asuto a eno n ; r-, be rro bri on avrebbero mai potuto primeggiare di fronte alla maggioranza schiacciante dei deputati cattolici. In tal modo, costoro, rappresentando più ohe altro una marmaglia lacera, analfabèta, rabbiosa, una canea di pigra gente ansiosa Si mettersi alla greppia dello State, una schiera di piccoli procaccianti parolai, un'orda di concupiscenza gesticolanti; un. miscuglio di trucchi concertati in sacrestia, avrebbero strozzato la voce in gola ai maggiori uomini dell'Ulster, uomini ricchi, colti, operosi, pieni d'iniziativa e di successo, modernissimi. Ah no! Meglio prendere il fucile che lasciarsi trascinare in questa gora ! Per fortuna, il pericolo sembrava lontano. I protestanti dell'Ulster si aspettavano tutto, dagli inglesi, fuorché un colpo di cesoie che li precipitasse in balìa della comunità più squallida e arretrata che esista al nord del Mediterraneo. E lavoravano fidenti. . IV. Che gli è auccesso, all'Ulster? — Sulle prime, niente. Lavorò in pace. Esercitò su tutta l'isola un predominio di ferro non con la forza bruta, ma con la forza trascinante, irresistibile del suo lavoro. Principiò con ia" agricoltura. Si formò, tra i protestanti ulateriani, una classe di ottimi coltivatori, una fiera « sana borghesia rurale. I suoi figli quando vollero spingersi fuori, corsero ad industrializzare Belfast, oppure si diedero alla carriera militare. Quasi tutta l'ufficialità inglese, certo la migliore, venne, e viene ancora, dalle robuste fattorie dell'Ulster. Wellington venne da quelle campagne ; Kifcchener, Roberta vengono di là, insieme con ì £iù alti pennacchi dell'esercito britannico. >i Belfast, poi, gli altri figli dei campi all'intorno hanno fatto una meravigliosa città di traffici, di manifatture, di cantieri. L'hanno resa il più gran porto del Regno Unito dopo Londra, Liverpool, Bristol; vi hanno costruito e varato i più grandi, i più splendidi transatlantici che battono bandiera inglese; parecchie delle loro manifatture, nel loro ramo, san le prime del mondo. Si son dimenticati di farne una città gaia alla parigina per la delizia degli uccelli di passaggio; ma, a questo mondo, o si lavora o si sfarfalleggia, e forse è più gaia un'officina sonante che tutti i Afoidine Rouges della terra. Del resto, gli Ulsteriani non si son contentati di picchiare dei chiodi, sia pure dei chiodi giganteschi. Swift, il più terribite degli umoristi britannici, fu di razza ulsteriarm; e così fu Bu rke,. il critico più possente che la rivoluzione francese abbia avuto mai. Il resto dell'Irlanda, inivece, quando ebbe bi sogno d'un pensatore è di un leader politico, dovette ricorrere prima di tutto a un inglese, il Parnell, e poi adattarsi al suo Redmond di oggi, .un exrimpiegato dell» Camera dei Comuni, il quale eccelle solo nella conoscenza procedurale e nella retorica ordinaria. Quanto poi ai buoni scrittori usciti dalla matrice dell'Irlanda cattolica, non ne ricor do uno solo. Senonchè. tornando all'Ulster, tanta energia e tanto fortuna non valsero a stornargli dal capo prima l'home rute di GÌ ad stòne, poi quello di Asquith. II primo fallì miseramente. Circostanze speciali, invece, resero immanente il secondo. E non c'era speranza di stornarlo, quest'ultimo, senza una resistenza a mano armata. Tutti, dal primo ottimate all'ultimo facchino, sentirono, fra i protestanti ulsteriani, la necessità di questa resistenza. Il facchino la sentì vagamente, per spirito di campanile e per vecchi abiti mentali contro il Papa e i papisti ; l'ottimate la sentì chiaramente, per motivi di interesse, di volontà dominatrice, e'd'ambizione. Fu così che sorsero le milizie cittadine dell'Ulster. Sorsero sulle fondamento di un patto concorde giurato insieme dai maggiori e dai minori della comunità protestante : il patto di fronteggiare a baionetta inastato la minaccia di essere posti alla mercè d€7li irlandesi del sud da un semplice bill votato a Westminster, dal bill dell'home tuie. la in l'IchdofendatatitGoine oil prdipetrodsoticmlelec'ziLusteDadstagzispi chsicoromchvemGigi laGPdqv. Ma perchè fu riesumata quest'aspra questione? — Fu rieaumata perchè al Governo di Asquith era necessario 'l'appoggio degli ottanta deputati nazionalisti d'Irlanda per debellare la Camera dei Lordi e. per reggersi al potere. I nazionalisti irlandesi non hanno offerto il loro appoggio.ad Asquith perchè simpatizzassero con il radicalismo del Gabinetto. Eh no. Essi son dei conservatori di tre cotto ; dèi protezionisti ; detestano Lloyd George come il fumo negli òcchi. Avrebbero appoggiato il più reazionario dei Governi quando avessero potuto strappargli la promessa dell'autonomia all'Irlanda. Asquith fece- questa promessa, e si accinse a mantenerla. Egli potè così debellare la Camera dei Lordi; e sperava che il nedo dell'Ulster venisse al pettine il più tardi possibile e nelle forme più malleabili. Dichiarò che i propositi dal Governo erano di largire finalmepte all'Irlanda, con l'autonomia, quella pace e quella contentezza di cui l'isola è vedova da mille anni. Disgraziatamente, appena il bill dell'Aome rute fu portato sul tappeto, la pace e la contentezza esularono anche dall'unica provincia irlandese dove fossero riuscite a intrecciarsi qualche nido. Infatti, l'Ulster press ad armarsi; minacciò di colpo la guerra civile; calpestò la legge, per dispeti», con dncnglmlcprcmpvglpptd a maggior teatralità possibile ; e si arrabattò nn mille modi a richiamare l'attenzione del»!s'Inghilterra al largo. Era ormai evidente : gche il nodo sarebbe venuto al pettine in mcr jsdo spiacevolissimo. Per un po', tuttavia, il afenomeno ulsteriano fu preso sotto gamba dai fogli ministeriali, che vi travidero soltanto una mostruosa macchinazione del partito unionista, ansiosissimo di rovesciare il Governo anche nel più rischioso dei modi, infirmando cioè perfino l'autorità dello Stato e ogni armonia di vivere civile. E, in verità, il partito unionista cercò ciecamente di trar profitto dalla rivolta ulsteriana: come sto di fatto che la più parte dei fondi necessari per l'organizzazione del movimento fu contribuito da ricchi conservatori inglesi in puro odio al radicalismo del Governo. Ma questi son dettagli. Significano soltanto che i politicanti unionisti e i loro seguaci non valgono molto di più che i loro avversari. L'essenziale è piuttosto che l'animo di ribellarsi violentemente all'imposizione dell'Aome rute c'era bene, nell'Ulster protestante ; l'essenziale è che questo era chiaramente l'animo di Lutto una splendida comunità. I fogli ministeriali o lo scordarono, o finsero di scordarlo. Di ricambio, i fogli unionisti cominciarono ad esagerare incredibilmente in senso opposto; o nessuno credette più nè agli uni nè agli altri; e quel ch'era una grave insurrezione d'animi esacerbati, prese da lungi l'aspetto d'una dello solite tragicommedie che i politicanti imbastiscono su palcoscenici di chiacchiere. VI. Come si contenne il Governo, come l'opposizione? — Il Governo, da principio, lasciò correre. Lasciò che gli ulsteriani calpestassero la legge a lor talento. Lasciò che si armassero tranquillamente sotto il suo naso; che annunciassero la. costituzione di un Governo Provvisorio; che si beffassero allegramente di Westminster; e che trattassero il Gabinetto come una masnada di politicanti ignavi e impotenti. Poi, un bel giorno, come i suoi sostenitori nazionalisti accennavano a lagnarsi della lunga impunità ulsteriana, il Governo decise di stufarsi delle mene di Sir Parson, e provvide all'occupazione militare della provincia. Sapete com'è subito finito quest'unico gesto d'autorità osato dal Gover- vtepvmaplntetclm nnàldleiucbcnspccno tre mesi addietro, dopo due anni di placido lasciar fare. L'occupazione dell'Wteter non potè aver luogo, perchè molti ufficiali, gentilmente interpellati dal Governo sulle loro intenzioni, manifestarono quella di non marciare ad alcun costo all'umiliazione e all'mipastoiaimento degli ulsteriani ! Dopo di che, il Governo non mosse più un dito. L'opposizione, da parte sua, continuò a imperniare sulla resistenza dell'Ulster, una politicuzza a doppio taglio, di fiato breve, e a mostrare anche agli orbi che le premeva sopra tutto rovesciare il Governo, non provvedere) alla, pacificazione dell'Irlanda. E seguirono settimane di vacue schermaglie parlamentari, di escogitazioni, di ripieghi, di procrastinazioni insidiose da entrambe le parti. Con questi due effetti precipui: che tanto gii ulsteriani quanto i nazionalisti perdettero l'ultimo pizzico di fiducia in tutti i polìticians di Westminster, e che i nazionalisti, dal canto loro, principiarono ad organizzarsi militatrmente come gli ulsteriani. Così che, oggi, in Irlanda, la vigilia della pace e del benessere che l'home rule di Asquith dovrebbe apportarvi è contrassegnata dall'esistenza di due forze armate l'una contro l'altra. L'una, quella dell'Ulster, di 85 mila uomini, è meglio equipaggiata, meglio comandata, più compatta; l'altra, di 150 mila, è più numerosa, ma ha dell'accozzaglia, ed ispilra gravi timori solamente ai suoi capi. Nè l'una nè l'altra, però, ha in fondo alcuna voglia di battersi; ed è una gran fortuna, l'unica fortuna di questa straordinaria situazione. ■VII. Qua,l'c il contegno degli ingiisi in massa? — L'indifferenza. La più profenda, la più irremovibib, la più sublime indifferenza. Il gran pubblico si è convinto che si tratti pu- ramente di una bega colossale! messa su. daipoliticanti per i loro soliti fini. Si è convintoche l'Irlanda del nord, e quella del sud, e il\bill dell'/laute rule, e Vamending bill per emendare il bill dell'/ionie rule, e gli emendamenti praticati dai Lordi aWamendi bill, e via dicendo, non siamo che .le pedine e le carte di un gran giuoco d'azzardo in cui il Governo e l'opposizione si contendono ilpotere, che il primo vuol serbarsi, la seconda ghermirgli. Delle sorti dell'Ulster, delle sor ti del risto dell'Irlanda, delle ripercussioni che il gran pastìccio può avere all'estero a par la colonie, cw» s'impanénine. Volate ò che se ne impensierisca il pubblico, se non paiono impensierirsene affatto, da tanto tempo, i governanti stessi? Similmente, il pubblico non ai sogna di popi a studiare la controversia con ■ qualche serietà. Ne ha già sentite tante e di tutti i colori ! Esso ai è persuaso che è inutile andare in cerca di fatti, in Irlanda. Non se ne trovano. In Irlanda e nelle cose irlandesi, i fatti non esistono. Esistono ormai soltanto delle versioni. Una ver !sione .distrugge., l'altra1, e tutte si dostrugte : gono a vacenda. Di orientarvi*! non c e da jsperarlo. E il pubblico alza le spalle, pensa l alle vacanze. a o r to o i o e i i. o è ae i ò ; ol ti e a l r e o r- vm. Che cosa avviene oggi, che cosa potrà avvenire domani? — Niente. O, almeno, niente di catastrofico. Nessuna guerra civile. Ne parlano troppo, per farla sul serio. Si troverà una via d'uscito qualunque, un accomodamento parlamentare; oppure si andrà alle elezioni generali. Ma non importerà più gran ohe, tutto questo, nei riguardi dell'Ulster in particolare e dell'Irlanda in generale. Ormai, tonto l'uno che l'altra, sono terribilmente désanchantés della loro avventura, con i politicanti di Westminster, dése'nchantés dell'Aome rule, delle istituzioni parlamentari, di tonte altre cose. Hanno l'animo amaro. I nazionalisti considerano cerei qual sorto di toccasana si prepari ad essere l'Asme rule se lo otterranno tutto o in parte. E se lo otterranno tutto, sarà un disastro, perchè l'Ulster non farà che tirar oalci ogni santo giorno contiro Dublino; se lo otterranno solo in parte, sarà un disastro egualmente, perchè, in piena autonomia, l'Irlanda sarà più divisa di prima., e a Dublino, mancando il ricchissimo Ulster da smungere, non ci saranno soldi per tirare innanzi. Alla loro volta, gli ulsteriani pensano che non c'è troppo sugo a rimaner fedeli all'Inghilterra per poi esserne lasciati negli imbarazzi, trattati come i figli della serva. E tutti, poi, ulsteriani e nazionalisti, non sentono più una vera, sincera fiducia che nel loro fucile. Si sonò avvezzati a pensare che* il fucile sia un'eccellente arma politica. Diamine, non lo riconosce per tale fino il Governo, lasciandolo portare a chi vuole, in Irlanda, in barba a tutto le leggi ? Intanto, molti inglesi maschi e femmine, che credono di aver forti motivi di lagnanze o contro il Governo o contro delle classi che sten meglio di loro, guardano e imparano. E qui è la vera, gravissima portato degli e-venti irlandesi d'oggi e di domani. Per il momento, nulla di catastrofico succederà. Al più, avremo le elezioni, cioè nuove tattiche di politicanti in concorrenza. Col tempo e con la paglia-, poi, piano piano, un po' in Irlanda e un po' qui, vedremo maturare le nespole. Dio salvi l'Inghilterra da un'indigestione, perchè saranno nespole d'anarchia. MARCELLO PRATI. bvolontart di Belfast acclamano Sir Canon » 'Af.triaMsXn ÉsUKWlUa uttmlath'isUWiU* «Man** al* «Uff* 0 fi**?** Canon offre la bandiera al Comandante dei volontari dell'Ulster.