L'errore della Grecia

L'errore della Grecia L'errore della Grecia Roma. 12, notte. La situazione epirota, cosi come è venuta determinandosi per effetto della presa di Coritza da parte dei battaglioni- sacri guidati dagli ufficiali greci e sostenuti dalle sercito permanente ellenico, è in tutto e per «jo rnag^ -rodimenti militari che seno nella memoria di tutti. Allora come adesso alle reiterati ingiunzioni italiane, all'ubbriaca tura gr-va 8a'ita da Janina, il Gabinetto di Atene ri spondeva spingendo le sue truppe all'occupazione dei passi degli Acroceranni, le mo truose mon^gne ^ cingono ,a b'aia che j, diritto nostro ha dichiarato intangibile e per conservare la neutralità della quale, l'Italia ha fatto sapere d'essere disposta a toro anche la guerra. Come allora, anche ade1f,80 r«8er<jito epirota issa le sue bandié panche ^^i«à^ povere, irrisorie difese albanesi. Da che lai missione Carnegie ha stabilito nella memo- rabile conclusione della sua laboriosa e lun- ghissima inchiesta sulla guerra balcanica che il primato della ferocia va incontesti bamea& agli ellenli L battaglioni sacri pos sono anche dispensarsi da precauzioni inu tili. Nessuno si meraviglierà più dello stra ziante martirio inflitto a 180 donne mussul ma,ne di Coritza gettate nude in mucchio. nella piazza della seconda città epirota e n- nite a scariche di mitragliatrici. Chi ven dicherà questo sangue albanese versato per scontare la lunga attesa impaziente delle, milizie greche trattenute da un anno sul confine ellenico-albanese dal gesto mfaac cioso dell Italia? Quesfanno - bisogna convenirne - 1 motivi che potevano indurre Zographos, Spi romilios ed anche il signor Venizelos a ritei nere che quei gesto avesse acquistato il va-' llore d'un atteggiamento di vecchia statua 8tereotipatai e„no stati numerosi. L'azione dell'Italia nei riguardi dell'Albania, pensa vano ad Atene, sarà sempre negativa ; il suo scopo non è che di contrastare l'opera di pe netrazione e di influenza austriaca. Cosi si 'pensava ad Atene non appena le condizioni deHa disgraziata Afo^ furono teu da dare a spiromilios la sicurezza che la riconquista epirota sarebbe stata quale i greci sono avvezzi a considerare la conquista: un gioco, cioè, dove 11 nemico non fosse rappresentato che da1 bande demoraliz ,zate di-gendarmi, da popolazioni Inermi « da mlse£e ^ d," veoc£i e di domie e lan. ciulli. La minaccia più seria e concreta che gli epiroti potessero paventare, tolta quella ■ dell'Italia, alla quale non ci fanno l'onore di.c£dJBre._,era raPP?e!en^ta,— misuratene e e i e 1 o o voi l'efficacia — dopo questo inaudito nuovo esperimento statale albanese, ìaila Com missione internazionale di controllo che, poveretta, fa quello che può fare: protesta 1 Ed alle sue proteste ottiene risposte, delle quali non si sa se apprezzare maggiormen, te l'impudenza o il solenne disprezzo per le !decisioni dell'Europa. La questione si è che gli epiroti ritengono che sia giunto il mo mento in cui, continuando la inazione e la irresoluzione della Triplice Alleanza nei ri guardi di una misura che possa salvare l'Ai bania, si manifesti quella iniziativa inglese che, riducendo lo Stato alle.minime proporzioni geografiche, proponga la spartizione del territorio settentrionale e meridionale fra i due popoli serbo-montenegrino e gre: che costituiscono la indistruttibile minaccia permanente dell'Albania. Evidentemente gli epiroti si sono ingannati, poiché l'Italia risponde alla presa di Coritza ed al subdolo artificio greco delle bande in Epiro col rat' forzare il nostro contingento. Forti del nu atro diritto, sancito dalla Conferènza di Lon dra, il provvedimento italiano dice all'Eu ropa che l'Italia non ha intenzione di derogare di una linea sulla questione dell'Epiro che, dopo quella libica, è per noi la qu- ' stione internazionale più importante e vi tale. In quanto alla Grecia, è da sperare che re Costantino ed il signor Venizelos non avranno dimenticato come, ora è un anno. l'Italia fu prossima con l'adunata di Brin disi ad una azione coercitiva nei riguardi dell'Epiro. Se, allora, l'azione dell'Italia non ebbe seguito, se la nuova spedizione di ni tre mare non salpò sui piroscafi pronti i porto» non fu certo perchè l'Austria rinun ciò a Scutari, ma perchè la Grecia senti la minaccia, misurò l'abbandono francese e dette ordine alle sue truppe di ritirarsi dai passi degli Acroceranni. Cosi, come allori inni, i] ministro Di San Giuliano agirà oggi E' strano che, date le condizioni della su politica estera, la Grecia senta di' nuovo la necessità di darci, dopo la prova della sua cattiva volontà, quella del suo ineluttabile rinsavimento. Un popolo, che creda di raserò chiamato a grandi destini, non com matta due volto di questi arroti mettt

Persone citate: Brin, Carnegie, Di San Giuliano