Il processo di Luciano Magrini all'"Idea Nazionale" di Luciano Magrini

Il processo di Luciano Magrini all'"Idea Nazionale" Il processo di Luciano Magrini all'"Idea Nazionale" Il carni norasanzaeasapernvoeprocessorespna io G. flagrici narra l'episodio della lettera e dichiara di doo aver mai propalato l'accasa fatta al giornalista (Per telefono alla STAMPA) covlic<«< Rema, 8, sera. • SWa Udienza, del processo ' Magrini-li a-Jjtt 6; destinala a -sollevare interesse jior-e anche delle precedenti, polche è in udienza che verrà stabilito il definitigenio della difesa degli imputati _ Per ora, tale atteggiamento caudate mei rinunziare ad un contegno di protesta pi seguito all'ordinanza di ieri colla quale 51 Tribunale respingeva l'istanza di rinvio, |wov vedeva alla deposizione di tutti i testimòtti voluti dalla difesa e stabiliva la prosecuzione del dibattimento. Dopo la riunione di ieri sera degli accusati nazionalisti, vi furono due riunioni, ieri sera e stamane, degli avvocati difensori degli accusati Federzoni, Maraviglia, Coppola e Forges Davanzali. In queste riunioni furono esaminate le varie vie di uscita che rimanevano dopo l'ordinanza, respingentie il rinvio del processo. Eopra tutto, fu esaminata l'opportunità del rftìro degli avvocati dei querelati dal dibattimento come protesta contro quella che i difensori affermano una limitazione dei mezzi di difesa contenuta nell'ordinanza emessa aeri se» dal Tribunale. Però gli avvocati sentirono di non poter assumere la responsabilità di una cosi grave deliberazione e decisero di assistere alla prosecuzione del dibattimento valendosi però di tutti i mezzi che 14 procedura accorda e sollevando oggi, appena aperta l'udienza, un nuovo incidente riguardante l'ordinanza di ieri del Tribunale. . l/interesse crescente di questo processo ha reso stamane anche maggiore Panimazione ■.nel corridoi del Palazzo di Giustizia. Malgrado le precauzioni della pubblica sicurezza che limitano l'entrata al Palazzo di Giustizia, una' foHa tumultuosa staziona fin date ore. 11 dinanzi alle porte della 9.a sezione.. La ressa è cosi grande che avvengono incidenti sedati dalla pubblica sicurezza. Finalmente, a mezzogiorno, si apre l'udienza. Il pubblico - irrompe nell'aula già affollata di-avvocati e di giornalisti.'Tutti gli accusati sono aLloro posto. Anche i querelanti e tutti gli avvocati sono presenti. E' presente oggi anche Enrico Corradini, il quale si trattiene lungamente a discorrere al banco degli accusati con l'on. Federzoni e cogli altri componenti il Comitato di redazione dell'» Idea Nazionale ». La riprésa degli incidenti procedurali Appena aparta l'udienza la difesa dei nazionalisti solleva il primo incidente riguardo la seduta di teri, relativo all'ordinanza, del tri. banale. L'avv. Di Benedetto, di ditesi, domanda la ieotiura del verbale dell'udienza di ieri. Il cancelliere esegue. Awc Di Benedetto: — Faccio osservare che le dichiarazioni fatte dal Presidente con le quali egli ci riteneva arbitrii della causa, e dopo le quali la P. C. dichiarò di non aver nulla 'da aggiungere, non figurano in verbale... Presidente: — Ma, avvocato, furono dichiarazioni fa.ite per disporre gli animi delle parti ad agevolare, nei limiti del possibile, l'opera ideila giustizia con un componimsnto amichevole dell'incidente. Avv. Di Benedetto: — Siamo d'accordo. Però in verbale.esiste la dichiarazione delì'a.vv. 'SeiroooeMi che .prese atto di quanto disse il Presidente e le dichiarazioni, del Presidente mancano. ' Noi domandiamo che dette dichiarazioni figurino.in verbale. . Presidente: — Avvocato, si tratta di dichia|razlond che non sond 'comprese nelle prescri.zioni di leggo. ' ' ' ; i Avv. Di Benedetto: — Mi dispiace, signor Presidente, ma non possiamo rifletterò. I ■ Presidente: — Va bene, va befe?, saranno inserite... Dòpo, tiie «>no state dettate a verbale le dichiarazioni di ieri del Presidente, il difensóre .dei /nazionaliisti riprende la parola. Egli pr'oimette una dichiarazione: la difesa non •fowen:de compiere ostruzionismo di "Bòria. Si duole [anzi che ieri il P. M. e il Presidente abbiano 'attribuita tale intenzione ai difensori. La diiteas vuole che il -processo si faccia esaurientemente e completo, come non intende rinunziare ad alcun elemento di prova che dal processo possa, derivare. Perciò, la difesa non può rinunziare al suo .preciso diritto che il dibatti minto si svolga nella più stretta legalità. Per. •Ciò, deve compiere 11 dovere di sollevare un nuòvo incidente e rivcùgere una nuova istanza al Tribunale. L'oratore sii duole che ieri il P""esidente sia caduto in una contraddizione. — Ieri, — dice l'oratore, — il presidente ha jrttonosciuto che dipende unicamente dalla di>fesa il proseguimento o il rinvio del processo. Ili Presidente aggiungeva che se la difesa in. afcteva recisamente nell'applicazione della iprocedura par la citazione dei testimoni, il iprocesso doveva essere rinviato. la difesa senti di-non dover rinunziare ai diritti Mie ad iessa derivano dalla procedura. Malgrado ciò ,iil tribunale ha creduto di ordinare la proseicazione del dibattimento. L'avv. Di Benedetto, continuando, dichiara che la Difesa non può'rinunciare al diritto che le spetta, in base agli articoli 395 e 396 del iCodtce di Proceduaia Penale. Ritiene clie l'ordinanza di ieri del Tribunale _ha posto la Difesa in una condizione di inferiorità di fronjte all'avversario. Il Tribunale ha anche disposto che siano sentiti i testimoni per rogatoci» od Atene, a Rodi, a Vallona. a Durazzo, a Bendasi La Difesa ha indubbiamente il di' .ritto di assistere a queste rogatorie. Viewer sa essa si trova nella materiale impossibilità :di assistervi. Luciano Magrini — dichiara ièempre l'avv. (Di Benedetto — e per lui la iPorte Civile., è in condizione di poter spendere migliaia di lire necessarie per far assijstere i propri rappresentanti alle rogatorie in ognuno di questi luoghi, ta Difesa, la quale rappresenta dei milionari come Federzoni, jFfcrges Davanzati, Còppola e Meraviglia (ilajrita), non è invece in condizione di poter spennare altrettanto. Inoltre è da considerarsi che ;H. roiratorte discoste ieri dal Tribunale non jpossono giungere in tempo così da poter im medi re il rinvio del processo. Tenuto conto del tempo" che ■ occorre per recarsi r»->-*" ^ Brindisi e da Brindisi a Durazzo, ad Atene, a ÌBengasi, a Vallona, risulta ohe è assolutamente impossibile -stabilire-con certezza che questo .dibattimento possa continuare senza esaere rinviato. Il Piviirten.t^ «two hn •■—\ riconosciuta l'impossibilità che le. rogatorie {possano giungere in tempo utile da poter impedire il rinvia Ieri, dai difensori degli imputati, si chiese la citazione dei testimoni Gordini e Pesavento ora impediti a Rodi, La 1ito presenza al giudizio è per noi indispensabile. -L'oralità, del dibattimento è la prima nostra garanzia. La nostra prima tesi fu questa. Richiediamo la rogatoria dei testimoni impediti Pesavento e Gorrini sul quali non può nascere dubbio. Ieri, diceva appunto l'avvocato Carabellese; che, date le rogatorie tanto iper Pesavento e Gorrini quanto per gli altri (testimoni, aM'estero, il dibattimento non poteva proseguire «nitro i termini massimi che la procedura dispone per le rogatorie stesse. Logicamente. • derivante dalle nostre premesse, era il differimento della causa Noi difensori non possiamo rinunciare al diritto ed alle facoltà che la legge non permette si rinuncino dalla difesa. » Il Pubblico Ministero definì 11 nostro conteamo un ostruzionismo e questo ci colpi nel fondo dell'animo, ma sulla possibilità del rinvio non ci fu dubbio. Il Pubblico Ministero disse che le distanze ed I termini imponevano alla 'Difesa di rinunciare al suo diritto di procedura, altrimenti la causa doveva essere rinviata. Il Presidente fece eco al Pubblico Ministero. Non vi fu dibattito su questo punto, cioè, sulla impossibilità di proseguire il dibattimento se noi non rinunciamo alle nostre prove. La fretta dai querelati «... il parer centrarle .dei difensori «Ed allora che cosa è avvenuto? — continua il difensore. — E' venuta l'ordinanza dal Tribunale, che non era chiamato già a defitta*** te 1» rogatorie a Rodi'fossero ne. essaci* o meno. tu. solo se <towendo*l fare tIsnTqmpmndirddaSdnpdcccscarne» o mano, aia solo se. dottenaoei farelutati legatorie, si potavano espletare nel • i i a i a' o i i a . e e a a l e r e e o ò . n l . a . a l a d ò a e el riniao, i' r à ra a nin le i, anhe n m el ^ a ahe a —\ ie mmrto e. ra ieuò oto ri ohe e. esnalneel nze nla o. la se i nza a ere termini massimi consentiti dalla procedura. Il Tribunale poteva certo discutere tale questione, magari modificandola nelle condizioni di fatto, di tempo e di distanza, ma il Tribunale doveva anche risolvere la sola questione da noi sollevata, cioè, se, dati i termini e date le distanze, le rogatorie di Rodi possono espletarsi nei termini del dibattimento aperto. Su questo quesito non risoluto noi insistiamo e chiediamo al Tribunale di decìdere ». « Noi non vogliamo che, dopo aver girato le isole dell'Egeo per ie rogatorie, tornati qui,, si rinvìi il dibattimento ope legis. La continuità del giudizio è condizione essenziale, ed il Codice contiene disposizioni che mirano appunto a mantenere questa condizione fondamentale. Sarebbe un fuor d'opera iniziare questo giù dìzio quando si sa che esso non può continuare. 11 Tribunale ha detto che noi dobbiamo preoccuparci della prescrizione nell'interesse delle parti* ma la prescrizione è per altri diciotto mesi impossìbile, e noi non accamperemo mai la prescrizione. Restano gl'interessi della giustizia e delle parti, ed essi non possono essere tutelati che nel modo da noi prò posto. Noi difensori non abbiamo voluto accettare alcun mandato imperativo dal nostri clienti. Diceva Francesco Carrara che aliando la politica entra dalla porta, la giustizia esce dalla finestra. I nostri difesi soffrono su quei banchi perchè vorrebbero che la causa si facesse subito, che la luce si sprigionasse dalle prove; ma noi abbiamo da tutelare le garanzie disposte dalla legge e ci sovrapponiamo al de< siderio dei clienti. L'avv. Di Benedetto presenta poi un foglio, nel quale si chiede che il Tribunale si pronunci sulla quesione sollevata dalla Difesa, se, cioè, data la distanza ed i termini, le ro gatorie disposte si possono compiere senza intralciare il dibattimento. Si chiede quindi il rincio della causa a nuovo ruolo, ed inoltre si domanda che il Tribunale si decida sulla opportunità di esaminare ì testi Pesavento c Corrini. (Monti Guarnieri chiede la parola. Presidente: — Sarà così questa la terza giornata di incidenti procedurali! , ■ Monti Guarnieri: — Sarò brevissimo. Dichiaro soltanto che riferendosi le istanze dell'avv. Di Benedetto a testimoni degli altri imputati, mi disinteresso completamente della questione. E -produce una dichiarazione scritta in tale senso. ieri si disse che il teste Achille Benedetti del t Giornale d'Italia» fosse In Libia. Ora il presidente comunica un telegramma del Benedetti, che, avendo appreso sui giornali che la sua presenza era richiamata al d.ba.ttinionto, sì dichiara pronto ad intervenire interrompendo la sua cura salsojodica. — Il telegramma, — dico 'il Presidente, — proviene da Salsomaggiore. Il diritto del querelante a rivendicare il suo onore Prende la parola l'avv. Scimonelli, il quale dice: — Abbiamo la prova che un altro teste, il Benedetti, verrà al dibattimento e cosi tutta la questione si residua oggi al testi Gorrini e Pesavento Io ritengo Mie l'ordinanza del Tribunale non sia definitiva e perciò, so 11 tribunale lo crederà necessario, potrà ritornare sull'ordinanza di ieri e ordinare la citazione dei signori Pesavento e Gorrini, e cosi in questo non mi oppongo alla istanza della difesa. Però, non sono d'accordo sulle conseguenze tratte dall'avv. Di Benedetto a proposito delle rogatorie. Se la tesi sostenuta dai difensori degli imputati trionfasse, si renderebbe impossibile qualsiasi dibattimento. Non solo, ma se la causa si rinviasse, noi fra tre o allatti» mesi ci troveremmo nelle identiche «indizimi nelle quali ci troviamo oggi. Siccome iwn saia poss.bile iu venticinque giorni espletare le rogatorie, si sarebbe costretti a. rinviare nuovamente il dibattimento e si dimostrerà la impotenza del nostro Codice di procedura, cioè si diva che in Italia e possibile che si aggredisca alle spalle un galantuomo restando impuniti. L'avv. Scimornelli legge e commenta l'articolo 396 del Codice di Procedura il quale dispone che tutti i ipravvedimenti pH- rogatoria, ecc., sono dati dal Tribunale che conosce del giudizio. Ne desume che se, dopo espletate le rogatorie, la causa fosse rinviata, nessun tribunale diverso da quello attuale potrebbe poi conoscere d«l giudizio. Fila tre mesi, di fronte a .nuove rogatorie, il tribunale dovrebbe di nuovo rinviare la causa, e questa non si farebbe mai. Nelle rogatorie all'estero 11 P. M. si fa rappresentare ed i difensori delle parti possono Intervenire, hanno facoltà di farsi rappresentare e potrà permettersi anche la presenza degl'i imputati. L'avv. Di Be-TOM' ••.'nrrompe e il P. M. gli dice: — Ma questo fu trattato ieri! Avv. Di Benedetto: — Noi sosteniamo però ohe non è stato risolto. Avv. Scimonelli: — Le difficoltà esposte dal difensore degli imputati esisterebbe solo getottì 1 difensori volessero assistere alle ro- Avv ni Benedetto- — E noi vogliamo assi «tS-VV »»,mii fc 1101 yWJamo assr.Avv. .Soimooalll: - Ma la legge va inter- pretata 1n modo che il dibatttaiento non siainterrotto! Basterà che sia a Rodi un rappre-sentante della difesa a ricevere le rogatorie.^mmSu3SS^^-ì& mftiÌK si celebrano io della sua onestà! L'avv. Scimonelli conMude chiedendo al Tri bunale che, completando la precedente ordì SS (rtikTSoTc i«iiSMJV,™!'nie^Soe CÌ5puSatal StmaSd! rinvio della causa. " La buona volontà della difesa è mancata „ • dice il P. 14.Parla il P. M. cav. Tancredi. — lo — egli dice, — non ho nulla da agglun. pere o da modificare a quanto ho détto ieri, diMiiarando che le mie parole nulla di offen-sivo avevano per l'aw. Di Benedetto. Comedicevo dunque ieri, se i difensori insistono, noi ci troviamo innanzi ad una posizione grave e riifflcfle. I difensori degli imputati dovrebbero mettere un po' di buona volontà. Orbene, perMiè nascondere la verità? Questa buona volontà, è mancata. Avv. DI Benedetto: — Non è cosìl P. M. : — E' la verità! D'altra parte noi non possiamo costringere la difesa a recedere dal suo contegno. Non sono d'altra parte d'accordo con l'avv. Scimonelli sull'interpretazione che egli dà aill'artlcolo 396. Non è possibile espletare le rogatorie à dibattimento aperto. Bisognerà 'invece sospendere ora o più tardi il dibattimento per le rogatorie. Il Tribunale non ha dteiso sui testimoni Gorrini e Pesavento, intorno ai quali pure si discusse. Concludo ripetendo che con l'attuale codice non è possibile continuare il dibattimento data l'insistenza della difesa degli imputati, Mie non vuole usare della facoltà di rinunciare alle sue eccezioni e la responsabilità del rinvio cade su di essa. Ma il rinvio a nuovo ruolo o ad udienza fissa si impone assolutamente. Il P. M. appena terminato di parlare, si alza dal suo banco e si reca al banco del Tribunale gettando con atto di impazienza il fascicolo della causa. Chiede di parlare l'avv. Scimonelli. Esli dichiara che la paile civile, allo scopo di rendere sempre più facile la speditezza del dibattimento, rinunzia alla deposizione del teste Bosdari.. — E giacMiè ho la parola, — diro l'avv. Scimonelli — aggiungerò che il Tribunale non può accogliere le conclusioni della difesa rièrei socia» «ne co el dere 8 rinvio. ausile 'lei P. M. perchè in una parola il p. M.,pure avendo fafto ricadere la responsabilitàdel rinvio su chi di ragione, in fondo si è as-sodato alle conclusioni della ditata ne] cfaie-> lai ,-f .- Mnf. ^omo „,,; ner essere ^^u'r^S&^^y escaliy^^f^u'-;ano Ma<jrlai tt calmarsi e lo fa sedere. Luciano Magi-ini siede mormoralldo. _ Hann0 vomt0 pugnalarmi P. M. : — E non potevo fare altrimenti! — No! — ribatte l'avv. Scimonelli. - Il modo c'è. Il Tribunale, ritornando sull'ordinanza di eri, sa che giuridicamente può fare aitresi di nuovo citare 1 testi Pesavento e Gorrini, che sono due ufficiali i quali risponderanno all'Invito diel magistrato. In ogni caso, il Tribunale faccia almeno questo nuovo tentativo prima di accogliere l'istanza della difesa. Dico questo perMiè so di parlare a magistrati, integerrimi ed a uomini di cuore, 1 quali debbono pensare alio -sirazio di un cittadino il quale ferito nel suo onore non può ancora difendersi dalle atroci accuse. Il Tribunale deve anone di questo occuparsi. Presidente: — No! no! Il Tribunale non può che occuparsi della questione procedurale! Scimonelli: — Male! Si deve occupare dello strazio elio si è compiuto dai diffamatori contro un onesto e povero cittadino! — Ripeto — dice il Presidente — che di questo il Tribunale non può occuparsi. ' Scimonelli: — Va bene, ad ogni modo il Tribunale consideri clie ctuasi tutti i testimoni citati sono comparsi, che molti sonò venuti di lontano e che sarebbe enorme rinviare il dibattimento per l'assenza di due soli testimoni che volendo si potranno anche avere, n Tribunale non •'avo prestarsi al gioco degli imputati i quali, dopo aver invocato la '.causa, ora cercano di fuggire. Avv. Di Benedetto: — Queste sono le solite coercizioni che non ci toccano e che ci lasciano freddi ! Il P. M. contio la frase d'un difensore L'avv. Carabellese chiede la parola. Presidente: — Almeno lei accetti la mia preghiera di essere breve. Carabellese : — Cercherò di essere breve, ma quello che debbo dare dirò. Il Tribunale non deve preoccuparsi delle frasi pietose Mie gli avversari diffondono ad arte sui loro giornali c quelle frasi sono penetrate .fin Cini, tanto che il P. M. ha potuto parlare di diritto querelante che noi vorremmo ostacolare, ha .anche pallaio di mancanza di buona lontà da parte nostra P M., insorgendo in piedi, grida: — Io ho! parlato in modo chiaro e mantengo tutte leiparòle pronunziate! Esse possono essere «>n.|^surate caio pre al disopra e al difuori' rielle passioni delle; parti e solo nell'interesse della giustizia.! j Aw. Carabellese : — D'accordo! Ma è certo. che alcuni giornali interessati, con articoli e;notizie sono riusciti ad impressionare l'am-tniente del giudizio, naturalmente senza che i magistrati -"Asto vogliano o sappiano. Presidente: — Questo non ci riguarda! . ! Aw. Carabellese: — No. il fatto di via Miei riesce a penetrare qui dentro diviene un fatto ' rdMrtrsdsed•fosvsdsSho ! le ' -le pronunziate 1 Esse possono essere cen-rte se volete, come le ha censurate l'avvo- Di Benedetto, ma ho parlato e parlo sem-ì n,i «t<.nnm> « »i «ttfnni-i Hoii» nHSftinni delle i piudiziario del quale ci dobbiamo occupare. Fino a ieri non ho parlato Mie di procedura. Ma oggi le esagerazioni di certa sLampa mi costringono a difendermi dall'accusa di ost.ni telegrammi Mie riceve; i telegrammi e gli articoli possono impressionare gli imbecilli per i quali sono scritti. Aw. Scimonelli: — Sono scritti per tuttil ' Uno scatto di Luciano Magrini $ Avv. CarabellleFO continuando: — Solo la sentenza può reintegrare il suo onore. Ora fra oggi o la sentenza del magistrato il periodo destinalo ali"espletamento delle rogatorio deve pur trascorrere. Domandiamo solo che trascorra prima dell'inizio del dibattimento e non dopo la escussione dei soli testi di Luciano Magrini, evitando cosi il danno evidente degli imputati e avendo il vantaggio di acquistare fin da ora al giudizio quegli elementi che il Tribunale ha già ritenuto necessari! al processo e che saranno cosi regolar mente acquisiti. Questa è la nostra domanda. L'accusa che noi fuggiamo è interessatamente fatta dal Magrini e dai suoi amici! Avv. Scimonelli: — E' un bel complimento! Avv. Jarah: — Sono superuomini! Avv. Carabellese: — Luciano Magrini non può essere reintegrato. Luciano Magrini, m piedi, rivolto agli avvocati difensori e agli imputata: — Sono dieci mesi Mie aspetto! VI ho chiamato a Venezia; questa è la terza volta. Siete sempre scappati volgarmente. Siete dei ribaijll e dei cooarai! Le parole Mie Luciano Magr.nl ha pronunciato con accento commosso suscitano approvazioni e proteste vi vissutile nei' i.umeruso pubblico. Intorno a lui, Mie è eccitato,, si stringono gii amioi e i colteghi, raccoiiiauidaudogli la calma. Federzoni si alza e grida al Presidente: — Signor presidente, noi intendiamo che ella WJtó&f & "ftzSSl o,Jndii^« az.onaUsti ossenana alla L3*»», v^:, 7mJUt^cìt^iìÌ^a u Presidente ,,0' t?T,rr,^nf «rt^ prP^m^tó Prende la parola l'avvocato Carabellese, Oft/U- razioni sentimentali a favore del querelante e non rimane che una considerazione di natura economica, quella delle spese giudiziarie so- ste'',1,e dal "querelante. Ma il .Secolo» ha 111™' La considerazione pecuniaria non può avere alcuna inftuettiza. Potrebbe restare un dubbio, uno scrupolo, si potrebbe pensare ad una eventuale modificazione della nostra listo, defensionale prima della ripresa del dibattimento. Ma noi possiamo impegnarci formalmente a lasciare definita la lista defensionale o possiamo inserirla a verbale, n Presidente potrebbe fin d'ora iniziare la citazione di tut- 1 ti i testimoni per le udienze fisse alile quali la ;causa è rinviata. L'interpretazione della leg- le fatta dall'avv. Scimonelli è errata. L'articolo 36!l del Codice di procedura penale richiama l'artìcolo 396. In caso di Impedimento dei testimoni si può interrogarli per rogatoria con le forme dell'articolo 396. Noi non formuliamo nemmeno una tesi: chiediamo che si riconoscano le disposizioni della legge. Nelle ordinanze c'è 11 detto e il non detto. Orbene, nell'ordinanza di ieri vi è anche 11 non detto. SI legsa fra le righe, poi si vedrà, si cercherà di accomodare tutto. All'udiènza la difesa ha dimostrato 11 pericolo che si corre. Il Tribunale deve giudicare coi più rigorosi mezzi di giustizia. Il Tribunale non può onestamente dire che in quindici giorni si possano espletare le rowtorie disposte. Lo ammise ieri sera lo stesso Presidente, che non è uomo da cambiare opinione. Il P. M. ha riconosciuto ieri ed ba ripetuto oggi che le rogatorie, non si possono espletare senza il rinvio della causa. Data la necessità di questo rinvio, è molto meglio concederlo all'inizio» del dibattimento. Dicano quello ohe vodiono gli avversari, scrivano quello die vogliono sui1 loro giornali ! Veglio vedere se hanno il coraggio di, accusarei di ostruzionismo! Avv. Scimonelli: — Si! si! Ostruzionismo, miUe volte si! ('rumori). L'avv. Carabellese. fa atti di' impazienza; ma il Presidente domanda : — Lu difesa degli imputati noe ha nulla da eccepire circa la rinuncìa_che Ha fatto l'avv. Scimonelli del testimonio conte Bosdari? Carabellese : — Nulla. Il P. M. conferma quanto ha cria detto ed aggiunge che il Tribunale non può provvede ! re per le rogatorie, ma deve attendere l'Inter. I rogatario delle parti. Avv. Carabellese : — Noi depositeremo do mani stesso in Cancelleria le noslré domando l;er 19 rogatorie. e tt e i a a o ! "1 residente comincia i'intei'rogatorio delle ialzare 1 impupato, capitano Giovanni |^^J^>aLal»*i piedi, ; p"^" y^taifionn "ii^iSi^f^o^ j f^stgtaTlT?£Ue?™'mi del Gemo . u Presidente, poi, chiede le ffeneralità airli ;imputati appartenenti al Comitato reaazionatie dell'» Idea Nazionale». Francesco Coppo a è figlio del vivente Filippo e di Matilde Pisa cane,, ha 35 anni, fa l'avvocato © il pubblici ! sia, pubblicista, sopratutto. Seguono ie genei rama, dell'on. Federzoni. nato a Bologna, fi ' K"o di Giovanni e di Elisa Giovannini, pub- L'ordinanza che respinge ancora il rinvio Alle 13,45 il - tribunale si ritira per deliberare. Alle 15.15 rientra il Tribunale. Il Presidente legge una ordinanza con la quale ritiene Mie il Tribunale ha già risolto la questione relativa alilo rogatorie e non è tenuto a ribattere da pai-ole usate dalla difesa nello svolge, re le sue istanze. Dà atto della rinuncia al te stimonio Bosdarl. Ordina una nuova citazione dei testimoni Gorrini e Pesavento, riservando si però, dove occorra, di provvedere al loro esame per mezzo della rogatoria. Respinge la domanda di rinvio del dibattimento c ordina • he questo proceda. Gli avvocati • Carabellese e Monti-Guarnieri fanno inserirò a verbale le loro riserve sulla ordinanza! E cosi le questioni procedurali seno momentaneamente unite. — Hanno telegrafato, — dice il Presidente — che sono acrli ordini del Tribunale l'on. Bevionc ed Achille Benedetti, che sì irova a Salse maggiore e non a Tripoli come affermava la dazione dell'ufficiale giudiziario Anzi il Be r.coettt potrà essere citato il 22 corrente (com rtnH ed ilarità). TI Presidente rivolge al testimoni l'ammonizione di rito e li fa ritirare nell'apposita sala i-. M. — Sarebbe opportuno indicare ai te Simona il giorno in oui ricompariranno nei' essere esaminati. Presidente: — L'udienza di oggi potrà essere assorbita dall'interrogatorio delle parti 1 testmioin.i. potrebbero tornare domani Avv. ScimoneMi: — L'on. Foscari g l'on Bur/Alal chiederebbero di essere interrogati questa sera. Presidente: — Fatta eccezione per l'on. Bar. zuai e pei* l'on.. Foscari, dispongo che gii al»'i testimoni tornino domani alle ore 11. Ordino eh- essi escano fuori della sala delle udienze. L'interrogatorio Sdel espiraci Magno ! _ 11 Presidente comincia i'interrogatorio dell ' \iar'1'- " ■ aSiat0 'impupato, capitano Giovani, ru°o'"n'; che si alza in piedi, J,jràca?*a#""1 atJCiula, le sue «ene- ì ^Vanfillerla m uiiìtì3]i^4T i i . ="erla. ln attività di servizio, ap- blicista. Roberto Forges Davanzati, figlio di Domenico. 6 nato a Napoli, ha 34 anni, pubblicista; Maurizio Maraviglia è nato a Paola è liglio del defunto Domenico, ed ha 34 anni, è, impiegalo al Ministero della Pubblica Istru a a o i i r . e ! ; i i — a a e tó U- e a - gerente dell'«Idea ._ Burattini. Il Presidente fa avvicinare il capitano Magrini al tavolo del Tribunale e gli legge l'im putazione, quale risulta dalla querela di Lu ciano Magrini o lo invita a discolparsi, tan 10 per il reato di correità nella diffamazione quanto per l'altro di ingiuria. . . Il capitano Magrini, che ha lasciato il suo posto per avvicinarsi al banco del Tribunale, ascolta, silenziosamente la lettura dei brani della querela, che lo riguardano. L'avv. Di Benedetto chiede di sapere, pri ma dell'interrogatorio dell'imputato, so il querelante Luciano Magrini ratifichi la querela in atti. Presidente : — Questo lo vedremo. Di Benedetto: — Bene, lo vedremo dopo! Presidente: — Dunque, signor capitanò Magrini, risponda. Ella a detto che l'opera di Luciano Magrini era prezzolata. Capitano Magrini: — Fin dalla fine del 1912 11 Comitato talassografico Italiano, di cui presidente il Ministro della Marina, e di cui io sono segretario, aveva, stabilito di fare delle ricerche lungo le coste albanesi, per vedere se fosse possibile mandarvi delle flottiglie di barche peschereccie. Fu incaricata degli studi una Commissione, di cui io facevo parte. Sul « Ciclope » mi sono Tecato sulle coste albanesi. Andai a Durazzo. pòi avrei dovuto recarmi ' a Vallona, ma ebbi ordine di non andarvi, perchè era cominciato i] blocco a Vallona. Cosi, gli studi non poterono continuare. Tornato a Roma, il senatore Volterra propose di mandare una Missione scientifica in Albania. L'Albania èra un luogo aperto agli studi. La Società Italiana per il progresso delle scienze nominò una Commissione, per formulare un programma di organizzazione di una Missione che avrebbe dovuto recarsi in Albania. Io facevo parte della Commissione e ini recai in Albania. Tutti cercammo di arrivare prima degli austriaci. Appena blocco fu tolto a Vallona, mi recai colà e v giunsi il 6 maggio-mattina. Il 6 maggio ero dunque a Vallona. L'Austria aveva pure disposto ii"" inchiesta. Mi premeva di arrivare prima, faw—,i perciò di svolgere subilo la mia missióne e di non farmi scorgere dadi Austriaci. E' da notare Mie sono uno dei Delegati del Governo italiano in seno alla Coni missione iialo-austriaca per lo.studio dell'Adriatico. A Vallona ho preso alloggio in casa del Console, dove alloggiavano altri connazionali, od esempio, il pubblicista Benedetti. Mi sono trattenuto a Vallona sino all'I! maggio, tutto il tempo che mi occorreva per la missione intorno alla pesca. a ò n d ie e - a g- o a en aie e, o. riIl zao ri a o n uo . ! , a; i a ed e r. oo La lettera: "tessi solo le prime parole, » L'8 maggio, — continua il capitano, — Il » lsavas » del Consolato mi avverti che esistfr va all'Ufficio postale una lettera- raccomandata al mio indirizzo. Io, che desideravo -sfus gire alla sorveglianza austriaca, pregai l'interprete di accompagnarmi all'Ufficio postale. Cosi fu fatto. Mi.recai all'Ufficio. Mi dettero la lettera, Mie aprii. Dopo aver letto le prime parole, compresi che non era indirizzata a me. La lettera diceva cosi: .Nous envouons mille dTachm.es... ». (Impressione). Nella lette ra erano inclusi dei ritagli di giornale, in gommai la lettera e la riconsegnai >. — La lettera dà chi era Armata? — Da una Urina illeggibile. 11 cap. Magrini non disse nulla all'"Idea Nazionale ., — Intanto — prosegue il cap. Magrini — la cosa mi aveva seccato e mi aveva addolorato. Giunsero a Vallona molti giornalisti, fra cui il Fabiani, che io aveva'conosciuto-a Venezia. Parlammo dell'occupazione di Vallona. Io Parlai dei giornalisti che difendevano la-Grecia e parlai dMl'incldente della 'lettera, e della faccenda delle mille" dracme, cercai di consigliar-•««•«imi con qualcuno. Parlai col capitano Ca-stoldi esponendogli il mio.caso e;chìedendógliquale fosse il mio dovere. Egli .disse, che ilfatto eia avvenuto e che .era. meglio non prò-pagarlo. Mi consigliò di farne rapporto a chiShe lr^a^M^^Ì(SS^&lettera. Io la confermai.-Nella seconda metedel niese di agosto, mentre ero dal comm. Ra-va per ragioni di ufficio, JOTOndogU fare flr-mare delle carte per ir Magistrato delle Acque, il cav. Lello Ravà mi chiese se ero io quel Ma-grini che aveva ricevuto quella lettera a Val-Iona. . Presidente: — Il cav. Lelio Ravà come-sapeva ciò? Magrini : — Lo sapeva perchè era già statapubblicata dall'/dea sationaie con gli attac- chi a Luciano Magrini. Io non avevo mal a- vuto rapporti con la redazione dell'/dea A'a- zionale. Presidente: — Cosicché lei all'on. Foscari non ba parlato nè del Secolo nè del Magrini, ■e del Governo greco? a ò 2 i e r a o e i o a a o r e i i o e a i a . a l fr . o e a s n a o. i a. ra cr- Cap. Magrini: — Affatto! io ho confermato il fatto delia lettera. L'on. Foscari si mostrò già edotto delia cosa. Presidente: — Lei non manifestò all'on. Foscari il contenuto della lettera indirizzata a Luciano Magrini ? Cap. Magnai; — Noi.Perche fon. Foscari conosceva già tutto. MI limitai a confermargli che avevo ricevuto a Vallona una lettera che avevo aperta per sbaglio. Questo dissi e oggi ripeto In Tribunale. Dopo queste dichiarazioni il Presidente invita il capitano Magrini a dettarle al cancelliere per il verbale. il capitano Magrini precisa testualmente cosi le circostanze più importanti: « Nella mia qualità di Delegato del Governo < italiano in seno alla Commissione penna «nenie ttalo-aus triaca, per lo studio dell'A- < driatico, e data l'attività da me svolta sem- • pre sulle coste dell'Adriatico, la mìa pre« senza a Vallona sarebbe stata facilmente « notata dai funzionari austriaci, ciò Che a«vrebbe reso difficile lo svolgimento della • mia missione, che era desiderata dai promo« tori prima di una eventuale simile spedizio« ne austriaca. Cercai in tutu i modi di sottrarmi all'attenzione dei funzionari au« striaci stessi e per cortesia del Console De • Faccendìs, mi recai ad abitare presso di lui. » evitando di espormi soverchiamente. L'8 « o 9 maggio 1913, il « kavas » del Consolato, «Fothi, mi avverti che all'Ufficio postale austriaco vi era una lèttera' per me. Pregai » l'interprete del Consolato, signor Dionisio «Carbonara, di accompagnarmi, non cono « scendo l'ubicazione dell'Ufficio postale. Pre « sentatomi allo sportello, mi fu consegnata una lettera piuttosto voluminosa». Qui finisce la sua dettatura e si riprendono le contestazioni. Nessun "chèque,, ma ritagli di giornali Presidente: — Era raccomandata la lettera? Capitano Magrini : — No. signore. Era piut. tosto voluminosa, di carta resistente. L'aprii con molta facilità, senza aver prima letto con molta attenzione l'indirizzo, perchè non sapevo che a Vallona si trovassero altri Magrini. Aperta la lettera, che era stata datata da Corfu, lessi queste parole, in francese: « Noi ut inviamo... o vi iuvieremo, non ricordo bone... la somma di mille dracme, per la vostra opera di propaganda Seguivano altre frasi, che non ho letto. Rinchiusi nella lettera erano dei ritagli di giornali. Pubblico (Ministero: — Non vi era niente altro? Non vi era uno chèque? — No, signore. Vi erano solo ritagli di gior nali. Visto Mie la lettera non mi riguardava lessi meglio la soprascritta e vidi che era. diretta al signor Luciano Magrini, Vallona. Chiusi la lettera, bognaudola nuovamente, ' la riconsegnai alla Posta. ' Presidente: — Lei non si allontanò mai dall'Ufficio? „ , , „„. Capitano Magrini : — Nossignore, rimasi nel corridoio. . , , Avv. Scimonelli : — La lettera la riconsegnò *—hLa riconsegnai sul tavolo dell'Impiegato dichiarando: «Questa non è mia». Pubblico Ministero: — E la lettera, quando ella l'apri, non si lacerò? #0„nma„tA — Affatto, nossignore! Si apri facilmente e la busta uon fu lacerata. Scimonelli: — Ma come e poss.bile! Monti Guainieri: — Quale meraviglia, posso portare 100 lettere che aprii io stesso senza iarc strappi! . , „•-•* Il Presidente fa inserire a verbale anche cuesta dichiarazione testuale fatta, nel suo uwogatorio, dal capitano Magrini: . Io ini trovai perplesso perche pensavo di « nom potei- portar via la lettera perche tale « fatto avrebbe dato luogo a ricerche dei sue « destinatario. Non credetti di doverla ricon disegnare aperta perchè sarebbe stato necer < saiio Armare un verbale ed in entrambi «-casi venivo troppo manifestamente a palesar? « la mia presenza a Vallona ai funzionari au. «striaci». ., . , „ P. M.: — Può dirci altri particolari sulb lettera? , . . Cav. Magrini: — La lettera aveva' la busta frigia, formato protocollo o anche più grane. La carta non era intestata ed aveva una Arma che decifrai. C'ora una Arma sotto alcune frasi di saluto. Presidente: — I ritagli di giornali di che lingua erano? .. , Cap. Magrini: — Non guardai, non badai alla lingua In cui erano stampati. Ciò non m. interessava. La confidenza al giornalista Fabìan Il Presidente riassume così il resto della di chiaraz-one fatta dal capitano Magrini: « Il Cavas Carbonara era rimasto abbasso • sulla porta al piano terreno e gli dissi so.. • tanto che la lettera non era per me. Intan • to arrivarono a Vallona numerosi giornali « sti fra 1 quali Francesco Fabiani. Ed io, 'a • sera deìl'll magg.c, poco prima dMla mia • partenza, discorrendo con il Fabriani, Mie < era rimasto, sembrami, il solo fra i giornalisti che si erano recati al campo di Fior., « parlando di una' poss.bìlità di sbarco di • truppe italiane a Vallona ed accennando 11 • Fabiani all'opposizione delle truppe greche • a tale sbarco, si venne a discorrere del mc« todo del Governo greco per eserMtare la su,,. • propaganda. Il Fabiani'alluse allora a qual« che giornalista che aveva sposato la causa < greca ed allóra gli accennai in tutta confi «denza come avevo avuto occasione di veder* • la lettera in cui si parlava di mille dracme « per la sua opera di propaganda al gioroali« sta Luciano Magrini. Partii la sera stessa da • Vallona. Il g.orno 15 o 16 maggio 1913, a • Roma, essendo contrariato del fatto succes«isomi, prima per il modo dell'apertura della «lettera e poi - per il fatto in se stesso, chiedi « consiglio al capitanò signor Castoldi, che co« inescavo da tempo e che era competente «delle cose albanesi, perchè aveva fatto pane «della gendarmeria macedone, e gli narra* il «fatto In tutti i 6uoi particolari ad eccezione «<iei nome del giornalista e gli domandai « quale fosse 11 suo parere su ciò che dovevo • fare, per il modo dell'apertura della lettera «e circa le eventuali comunicazioni del fatto «a chi di ragione. Il signor capitano Castoldi « mi rispose -che Mrca il modo di apertura «della lettera riteneva che nulla vi fosse da « fare e ritenne mio dovere informare, subito « chi di ragione. Ciò Mie feci. Ritornai quindi ■ a Venezia riprendendo il mio ufficio. Nel « mese di luglio si presentò al mio ufficio l'on. «Piero Foscari Mìe conosco da bambino e • che mi domandò se era a me capitato il fatto «della lettera del giornalista Magrini, ciò • che gli confermai senza accennare al con«tenuto dalla lettera di cui il Foscari si mo- • strava già edotto, come io compresi per non « avermene egli richiesto particolari ». • E 11 capitano Magrini ripete poi a verbale la e:irccstanza della discussione col Ravà. Si'riprendono le contestazioni. Nessuna propalazione diRmngcdsapvnbdlrMdncPresidente: — L'imputazione che a lei si fa nella querela e nella c.tazione è che ella abbia propagato al Fabiani, al Foscari, ai due Ravà e ad altri, che Luciano Magrini era pagato dal Governo greco. Ella nega ouesta circostanza? Cap. Magrini: — Nego d.aver propagato ad alcuno il fatto che secondo la querela avrei invece propagato a parecchi. Al cav. Ravà accennai solo, a sua richiesta. Mie nella lettera si parlava di mille dracme. P. M.: — A Vallona ne parlò con qualche altro? — No, solo al Fabiani. Scimonelli: — Si può sapere a ehi ella riferì? A quale autorità ella allude con la frase «a chi di ragione»? Presidente: — Potrebbe essere segreto professionale. Se l'imputato non ba voluto atrio a-'è segno che ci saranno delle ragioni. L'impu. li' tato potrebbe anche non rispondere all'Interl' rogazlone. . ò-1 Continuano gliI interrogatori, i1 Uajni^ DI Benedetta ctìeda .cbe non s prò- &, y*te a -pprtomau. Domani sono impegnato te in altra causa. a- nrir^W^eY* ™*Wd° *-'W?sto pMB0r- Di Benedetto: - MI usi questa cortesia. Sono e, gtanco. Rimandi la causa a posdomani a- u presidente, dopo un po' di titubanza rinl-, via a venerdì il dibattimento, alle ore 10. Alteaore 17.1K l'udienza è tolte Nei corridoi 1 commenti sono oggi più che mal Vivacissimi. a [ A completare il Collegio di difesa dell'Ini- putato capitano Piar Giovanni Magrini, giuna- gerà a Roma l'avvocato comm. Angelo Bizio - Gradenigo di Venezia, obe è stato finora trat tenuto in quella città da indisposizione. i Avendo parecchi giornalisti milanesi 3 di ai- , tre città inviato a Luciano Magrini prima e dittante il processo, dei telegrammi, non solo di augurio, ma esprimenti un convincimento intorno al processo che ai sta discutendo a Roma, ed- essendo stati resi noti quei telegrafa» mj alla pubblica opinione, un gruppo di glor> naiisti romani ha inviato la seguente lettera ai giornali: «Nell'imminenza, della discussione del prò» cesso Magrini-Idea Nazionale, discussione che dovrebbe per ora essere rigorosamente ed esclusivamente lasciata all'opera del giudice per lo accertamento della verità, sono state rese dipubblica ragiono le manifestazioni di amichevola solidarietà per una delle due parti, innanzi a questo fatto, che può apparire al pubblico come una ^inopportuna partecipazione della nostra classe, non importa per quale dalle due parti, in un momento in cui si Importrebbe a ciascuno il più assoluto riserbo in attesa del giudizio, oi sembra nostro dovere di Mttadini e di giornalisti di esprimere la nostra disapprovazione per la oomunicaziono ai gior-nali di tali manifestazioni di consenso personale, che non avrebbero dovuto perdere in a!V cun modo il loro carattere privato ». — seguo* no una cinquantina di Arme.