La cortesia che ammazza

La cortesia che ammazza La cortesia che ammazza (Nostra corrispondenza particolare) • LONDRA, ghigno. Mi siedo a Marcarvi 1* pietose avventure dei nostri futuristi' qui a Londra mica per dare addosso al futurismo. No, solo per mostrarvi come questi buoni inglesi sappiano ancora trattare le piccole escandescenze dei piccoli innovatori a buon mercato. Di dar addosso al futurismo nessuno a.vrebbe mai dovuto sentire il bisogno, per la semplice ragione che si è sempre dato addosso da sè. Ce n'è tanto minor bisogno oggi. Oggi, qui in Inghilterra, il futurismo è ormai relegato sul solaio dei-passatismo. Gli inglesi, esaminatolo con rispettosa . cura, noli vi hanno scoperto ohe un po' di' greve, convenzionalissimo passato in pelle • di scoiattolo avvenirista.. La pelle può esser buona, tutt'al più, per cavarne qualche tappetino da saletta eccentrica o qualche tappezzeria d'anticamera; ma l'animalo al' di sotto è buono a niente. Anche certi egotisti impuberi che cinque anni fa gli diedero il benvenuto entusiasti, dicono ora che è più morto ohe la Regina Anna: della quale, per generale consenso, nulla c'era di più morto, nel Regno' Unito, prima che venisse a soccombervi anche il futurismo. Questo ha fatto il suo tempo, dichiarano i suoi turiferari indigeni di ieri, che nell'intervallo hanno spuntato i barn. Sembrava un ruggito, osservano, e non era che un belato. Se un ruggito precorritore,è necessàrio, ne occorre uno sul serio, più audace e più nuovo. E lo hanno inventato or ora. Si chiama « verticismo ». Anche il vorticismo, è ovvio, si prepara ad essere il becchino di sè,stesso. Ma intanto proclama di essere il becchino di quel veochio. ciarpame che usurpa il nome di futurismo. Ne segue che i nostri futuristi si trovano lasciati indietro, rovesciati nell'orda opaca degli aborriti passatisti. La sorte, nella sua iniquità, li ha ributtati di colpo in mezzo a noi, miseri avanzi del tempo che fu. E come si può aver cuore di dar loro addosso? Qua la mano, ragazzi. Siamo fratelli nella disgrazia comune. A Marinetti dovremmo bensì qualche rancore, perchè ha cooperato a far diffamare l'Italia all'estero, creandovi -tra i giovincèlli più asini o pettegoli la spiacevole impressione che il nostro paese sia un fetido, immobile antro di lagnateli. — « E'- ben naturale », argomenta, postillando i manifesti roarìnettiani, uno scribacchino inglese in un volume di trecento pagine, « è ben naturale che sia sorto il futurismo in. Italia. Poiché si tratta in gran parte d'un paese di musei, di ruderi, e di ciceroni, i quali prostituiscono con, venale ostentazione le smunte bellezze dei suo passato a completa rovina del suo presente ». — Razza d imbecille! Senonchè, Marinetti ha cooperato a queste diramazioni senza volerlo, volendo anzi il contrario. Perdoniamogli. Adesso che è precipitato tra i passatisti anche lui, riconosciamo con onestà i suoi, buoni intenti, il suo talento .d'organizzazione, il suo senso della reclame. Se si fesse, dedicato al lancio d'una ditta di camicie da uomo o d'una nuova marca di sigarette, òhe fortuna, per il mercato italiano e per lui! Si dedicò al lancio del futurismo. Lo lanciò in modo portentoso, lo sciorinò in un baleno sotto gli occhi del mondo. Purtroppo, era;merco scadente, e il lancio fu. uno sbaglio. Ora Marinetti lo sconta. Ancora così giovane e già così decrepito, il suo futurismo si dibatto quassù entro la fossa scavatagli dal suo successore inesorabile, il. vorticismo. Gli dobbiamo dunque; in quest'ora di sventura, urna simpatia fraterna. Nondimeno, le avventure! futuriste in Inghilterra devono essere raccontate.. E' opportuno conoscerle per quel che rivelano, dello spirito inglese contemporaneo. Possono riuscire molto istruttive. Gli inglesi d'oggi han perdutola bussola in politica; perpetrano, in politica, degli eri-ori fin più gravi dei nostri ; e ne subiranno tra breve delle conseguenze assai più amare di quelle che stanno amareggiando noialtri. Ma, nella vita quotidiana, o meglio nell'attitudine'che assumono di fronte alle novità anche più vacue e grottesche che la vita quotidiana spinge loro tra i piedi, rimangono ammirevoli. . Il futurismo approdò qui cinque anni fa con dei passaporti pessimi. In Italia, quando non cercavate di soffocarlo sotto la congiura •de] silenzio, lo; coprivate d'uova marcie in putiferi eccessivi. Gli davate un'importanza straordinaria perchè, scortesemente, non volevate dargliene alcuna. Gli inglesi non commisero questa {/affé passionale e puerile. Ad onta' dei suoi pessimi passaporti, accolsero il futurismo con sobria cortesia, senza prevenzione di sorta. Non gli diedero nè troppa importanza, nè troppo poca. Lo trattarono <*n quel sereno senso delle proporzioni con cui vari trattati tutti i .ghiribizzi a cui il mondo si abbandona oggi come vi si è abbandonato in tutt'i tempi. I giornali che non discutono stamparono in venti righe i capisaldi del futurismo tra le loro rubriche secondarie, senza scaldarsene punto. Quelli che discutono, presero a discuterli con onesta calma in qualche colonnetta, di prosa riserbata pei giorni di magra. Le loro conclusioni furono che c'era d'aspettarsi alquanto poco dai futuristi, ma che si poteva lasciarli vivere benissimo. Sentendosi lasciati vivere, i nostri futuristi s'illueerb che l'Inghilterra fosse aperta alla conquista, e capitarono qui di persona, prima con le loro, tele, poi con le loro letture e con la minaccia dèlia loro musica, accolti a braccia .aperte da quel gruppo d'impuberi che presto doveva seppellirli. Gli inglesi andarono a vedere in buon numero, con pacata curiosità, le tele futuriste, avendo i giornali benignamente annunciato che forse potevano riuscire curiose. I visitatori tentarono di capirle, vi si scervellarono sapra con tutta serietà ; ma in breve provarono una icerta voglia di riderò e di andarsene. Non risero, però. I futuristi erano presenti, e non sta bène ridere iu faccia neanoho a un futurista. E fu molto male che i futuristi fossero presenti, perchè il pub blico, prima d'andarsene, volle sbirciarli da capo a piedi. Li trovò ineffabilmente man Bueti, e pensò : c Gridano di voler dar fuoco ai musei e alle biblioteche, ' posano « dir «trattori. Mance la stoffa! Questi buoni ra, gassi proti odiali non daran faoao a niant*. vvtbiUacsmfmtLcleenptmfdagodlniiasrfsniatg non distruggeranno niente. 'Se lo facessero, comincerebbero a divenire interessanti. Ma non lo faranno inai: E che stiamo a guardarli? Andiamo via. Som molto più interessanti le nostre suffragette, e anche più virili. Almeno quelle, quando annunciano di voler spaccar tutto, si méttono a spaccar tutto per davvero 1 » Dòpo di che, il pubblico sè ne andò tacitamente con la tranquilla intenzione di non tornar più. E la critica fu Ugualmente gentile. I futuristi speravano ohe almeno lei s'infiammasse, che cercasse di crocifiggerli. — «-Eh no, non è il caso », scrissero i critici maggiori alla fine dei loro argomenti, che non interessano più. «Noi preferiamo vedere in questa piccola avventura dei futuristi un tentativo onesto, ma interamente fallito, di affrontare un problema che trascende le loro forzeintelletlualie tecniche. L'esito non e solò mediocre^ ma carico di convenzionalismo come un'oleografia qualunque. Ce ne spiace, ma i pittori futuristi non riescono che a presentarci una comunissima oleografia tagliuzzata in mille pezzi, e poi rimessa insieme secondo i loro gusti e le loro teorie. Dicono ohe è una grande novità. Veramente, non è che l'oleografia di prima. Tuttavia,' usando questi quadri futuristi come disegni per tappeti e per carte murali,'si-potrebbero forse ottenere degli effetti piacevoli all'occhio ». — I futuristi s'indignarono ma la critica era già passata ad altro. É non ci. fu versò d'inferocirla. Marinetti principiò ad inquietarsi. Si augurava delle insolenze e dèi frastuoni. Non otteneva che della cortesia: In. questo mare di cortesia, si sentiva affondare insieme con l'intiero zatterone del futurismo. E il guaio non era tutto qui. Il peggio era che quegli impuberi indigeni che avevano abbracciato il futurismo allo sbarco, accennavano ora pa piantarlo in asso per far tesoro del gentile suggerimento dei critici. Tappeti, carte murali, decorazioni, piccoli interni eccèntrici per femmine e per giovinotti alhv-moda: in questo, vivadio, si fiutava odor di danaro! Innanzi tutto, però, bisognava spazzar via dal mercato il signor Marinetti e i suoi satelliti italiani. Bisognava strappar loro le redini, accusarli di passatismo larvato, spingersi più avanti, creare un movimento, locale, nominarsene leader», e prepararsi a storchiare in piena autonomia delle buone sterline dalle tasche dei parvenns londinesi, bisognosi di nuovo per mancanza di vecchio. E gliimpu,beri indigeni, ormai consci del crescere dei baffi, venivano appunto ingaggiando, contro gli invasori marinettiani, una lotta, sorda, perfida, spietata per tutte le coultssts artistiche di Londra. Restavano, ai nostri futuristi, le parole in libertà e lìa musica eòi macinini da caffè : due risorse su cui' Marinetti contava, molto per debellare da una parte la micidiale cortesia del pubblico e dei critici, dall'altra la vigliacca congiura degli impuberi. Se riusciva finalmente a far baccano, a suscitare controversie, tafferugli, bollori, il futurismo era salvo. E Marinetti scese in.campo con quelle parole in libertà che in Italia avevano scatenato dei finimondi così provvidenziali. Ma qui, ahimè, non scatenarono nulla. I giornali, con inalterata cortesia, spiegarono di'che. si trattavate annunziarono il luogo e l'ora dello declamazioni. Il pubblico lesse, di che si trattava, e se ne stette educatamente a casa, u na volte, t- questo l'ho visto io, — Marinetti declamò per due ore in una gran sala dove si stipavano dieci persone, cinque delle quali a mano a mano si eclissarono, con ogni riguardo, in punta di piedi, come uscendo di chiesa. Erano dei reporter»; e. presero onestamente nota del fatto che, a parte i risultati, il declamatóre aveva senza dubbio faticato e sudato come un negro. Un'altra volta, mi han detto che Marinetti giunse a racimolare una cinquantina di ascoltatori, fra cui figuravano persino alcuni inglesi di tipo medio normale. Uno dei quali, a'un tratto, grugnì ; e parve che alfine si potesse venire a un bel pugilato gonfio di passione e di reclame. Per sfortuna, il grugnitore era un. omone con tanto di spalle, e un futurista spiccato ad offrirgli due .pugni sul muso ne ottenne un sorriso così scoraggiante, - che non corse nemmeno uno scappellotto. E la risorsa delle parole in libertà cadde- sfiatata senza strappare una protesta, un'invettiva,, una scortesia. , , I futuristi, ormai carichi d'amarezza e di sfiducia come pifferi di montagna, si accinsero allora a sfoderare.la risorsa estrema: quella della musica coi, macinini. La macchinazione venne allestita in queste ultime settimane. Marinetti diede prova, anche qui, delle sue notevoli qualità d'organizzatore. Organizzò la comparsa della sua orchèstra nientemeno che dinanzi al -gran pubblico del Colìieum, il più popolare/ tra i mmic-halh di Londra, il quale scritturò lui e i suoi musici per ben quindici giorni; Fu un bel colpo. — « Gli inglesi mon vengono a noi ì » mormorò Marinetti. , Ebbene, noi andremo a loro, o ci sentiranno! » — Nel frattempo, egli faceva sforzi erculei per seminare una buona volta qualche irritazione, qualche in surrezione preliminare nsl pùbblico. Si ricordò corno sian. gelosi, i londinesi, del loro vestire, e annunziò una prossima rivoluzione sartoriale su basi futuriste. Sventuratamente, però, nessuno se ne commosse. L'unica sequela fu che il direttore del Tailor and Cutter andò a verificare in qua! modo vesta or* il capo dei futuristi, e,- con estremo garbo, ne scrisse poi un trafiletti obbiettivo é tecnico nel suo innocuo periodico^, trovando che la giacca e il panciotto del « signor Martinetti • potrebbero andargli molto meglio. Allora, fallito l'attacco al guardaroba degli inglesi] Marinetti si risolse, ad aggredire il loro filisteisnio in uno dea soliti manifesti zeppi di insolenze. Il manifesto uscì alla vigilia della prodezza musicale al C'oliaeum. « Urtali alle folgori! » vi urlava tra l'altro Marinetti; e, da ultimo, con una disperata mossa strategica, vi additava all'ammirazione degli inglesi, come i supremi artisti della razza, con tanto-di nome e cognome, quegli ex-impuberi ribelli «he par seguitavano a scalzarlo nell'ombra. Egli, voleva strabiliarli è rabbonirli, ipater. Maghilterrs, e assicuri 1 dimostrò plàcidamente come l'autore del manifesto vi si riveli piuttosto un passatista che un futurista; quindi consigliò Marinetti di tenersi un po' più up to ditte. 9 soli a strillare, in tanta pace, furono gli ex-impuberi in congiura. Non sapevano .che farsene, loro, degli elogi di Marinetti. —- « Se li tenga pure », replicarono sprezzanti con una lettera collettiva ai giornali. « Noi li consideriamo come impertinenze. Non vogliamo aver niente più da-spartire nè col 3i'gnor Marinetti nè col suo futurismo! » ■*' .- Intanto giungeva l'ora della grande affermazione musicale al C'oliseum. Dio degli dei, bella-tempesta glorificante al C'oliseum,. Anche questa esplosione gli andò male. Le insolenze non ouèsero alcuno. Il Time», in un garbatissimo articoletto di' fondo, pigliandolo spunto dall'antiquato appello alle folgori, ohe disastro! Desolato, desolante, da farpietà, solo pietà. Il puoblico non si ribellò: s'illanguidì, trovò spaventevolmente greve emonotono il borbottìo'di quei solenni maci- nini pitturati con tanta presunzione. Non invelenì i futuristi: finse di applaudirli. Mapurché .facessero presto, purché si passassesubito al numero successivo. Cornei futuristiseguitavano ad imperversare, il pubblico prèse a tempestare l'impresa di patetici, accoranti appèsi •« .Ifo more, no . more!Basta, basta qui! » — Ma l'impresa non poteva mandarli via su due piedi, Marinetti e i suoi musici. Dovette ricorrere adv un espediente; Proiettò sul telone, prima di rialzarlo pel njimero futurista, un avviso' luminoso (roba da schiaffi, ma non ce ne furono) il cui succo era questo: « Sissignori, avete ragione. Non lo meritavate. Perdonateci. Non lo faremo mai più. Ma abbiate pazienza. 'grazie al cielo, se ne vanno! » — Infatti,da 'sabato scòrso, dopo sette giorni di sorrisi tri.Sono convinti della loro strana musica, questgiovinotti ! Sopportateli almeno per una settimana. Contentatevi di' sorridere.. Sabatobutati loro dal buon pubblico'su richiesta dell'impresa, Marinetti e i suoi musici sono scomparsi per sempre dalla' ribalta del Contenni. ■ Ma le loro'.tribolazioni non erano terminate. Fuori, in agguato, li attendeva la catastrofe finale. Il gruppo, degli ex-impuberi, sempre più ansioso di' far tabula rasa dei futuristi, aveva veduto con immensa gioia iniziarsi il loro ultimo,: lacrimevole insuccesso, .e ne aveva colto l'appiglio per lanciare un manifesto suo proprio': il « Manifesto del Vorticismo », ovverossia il « Colpo di. Grazia al futurismo e a tutti gli altri Rifiuti della : Scienza Insulsa ». II'che',-per noi, significa niente, e ce ne importa anche meno; ma pel • futuristi significa anche troppo. Significa che j il « Nuovo.Movimento » s'è impadronito del campo, che il vorticismo li ha spodestati, che .il futurismo è divenuto un passatismo; o che 'qui non gli resta più nulla da fare. Ogni ri' vincita è preclusa:, il vorticismo si consolida come cemento sotto il sole. In questi giorni, oltre il manifesto di cui sopita, esso va ormai sbandierando un orgauo ufficiale il cui titolo ó' semplicemente' una bestemmia: Blast! Alla bestemmia, ostentata in caratteri di scatola sul frontespizio d'una rivista, Marinetti non c'era ancora arrivato. Ci sono arrivati i suoi successori di Londra. Egli può tornarsene in Italia quando vuole. E questa è la fine del futurismo in Inghilterra. '£ MARCELLO PRATI.