Torbide passioni e truci delitti

Torbide passioni e truci delitti Torbide passioni e truci delitti r a a , a e e i e o a i a Un fosco reato dt sangue, di cui fu vittima una sciagurata donna — Antonia Romano vedova Gennaro, poi moglie Boettl — ed autore un uomo che al vizio dedicò la sua triste maturità — il calzolaio Giovanni Brunetti, — avrà, oggi il suo epilogo giudiziario innanzi ai giurati della nostra Corte d'Assise. Nelle carte processuali la'Romano ed il Brunetti non vengono descritti, con le tinte più simpatiche: lui un ubbriacone, un violento, già condannato per delitti contro la proprietà e la persona; lei, una donna di condotta non buona, benché madre di tre figli che le voievano*'un gran bene. Conosciutisi tempo addietro, quando la Romano era già separata dal marito, costoro si accordarono di convivere assieme. L'uomo prese il posto di padrone in casa dell'amante, a Pozzo Strada, ed i figli, piccoli ancora, lo subirono come il loro genitore. Ma una triste, vita di disordini, di afflizioni, di tormenti incominciò assai presto. Dice il Brunetti che egli concorreva al mantenimento della famiglia, non sua; sono concordi invece i figli ed i vicini a dichiarare che il violento calzolaio era, poco amante del lavoro, dedito all'ubbriachezza e si faceva mantenere dalla Romano. Per quattro anni le cose tirarono innanzi cosi. Ma i figli, fattisi grandicelli, avendo compreso la loro triste posizione, cacciarono di casa il Brunetti, imponendogli di non mettervi mai più piede. L'uomo s'allontanò da Torino, peregrinò molto tempo, finché, privo di mezzi, tornò a bussare all'antica porta, dalla donna ch'egli diceva d'amare. Ma nel frattempo nella famiglia jiella Ro mano le cose si erano cambiate. Costei, sbarazzatasi del primo amante, aveva accolto presso di sè certo Giovanni Bruzzi. Il Bruzzi fu un buon compagno, ma non rimase molto tempo presso la donna, perchè una condanna lo obbligò a costituirsi in carcere. Il Brunetti giunse che_ il terreno era già sgombro e potè in tal modo essere riammesso. I giorni dolorosi ricominciarono cosi più atroci, più terribili. Per la seconda volta il violento ubbriacone fu cacciato e definitivamente sui primi giorni dell'anno 1913. II Brunetti tornò talvolta' a cercare la Ro mano; anzi una notte, pretendendo di entrare in casa e non volendo e :?i aprirgli, ruppe per isfogo di livore due vetri iella porta. 11 giorno 11 dicembre .'ell'anno scorso, su bito dopo pranzo, il Bruì. Hi usci col propo sito di andar a ritrovare la Romano, e si pose in tasca un trincetto afnlatissimo. Certo egli si doleva in cuor suo di non essere più mante nuto ed Alloggiato in casa di costei, « certo una quantità di passioni tumultuavano nel suo animo, perchè coloro che in quel pomeriggio lo videro, riferirono poi che il suo viso pareva quello d'un pazzo. A Pozzo Strada vide la donna entrare in una drogheria; egli l'avvicinò e le offerse un bicchiere di vino. La Romano rifiutò; l'altro alzò la voce minacciosa, e solo allora l'infelice accondiscese a bere c ad accompagnarsi con lui. Essa fu costretta a vederselo rientrare in casa dovette subire il desiderio che egli espresse iere ancora e tacque, forse presagendo in ..uor suo la tragedia. Nessun testimonio fu presente a quello che accadde poi, perchè la'flglia della Romano, appena s'accorse delle intenzioni minacciose de] Brunetti, fuggi a chiamare una vicina. Fu stabilito però che appena uscita la ragazza l'uomo estrasse di tasca il trincetto e vibrò al costato sinistro della donna un cosi violento colpo da reciderle il fegato e la vena aorta, Il colpo era stato mortale. L'assassino cavò l'arma dalla ferita, la nascose in un cassetto sotto un cencio, uscì, andò a bere un bicchiere di vino, salutò il figlio dell'uccisa, 'incontrato a caso per la via, poi, alla vista di una guardia municipale, si diede alla fuga, ma, raggiunto, venne arrestato. La Romano poco dopo moriva. ; \, Questo il fatto, che l'imputato non contesta, sebbene ora voglia far credere d'essere stato costretto a colpire la donna perchè da lei as salito. 11 Brunetti, che fu già ricoverato al Ma nicomio, si è anche difeso molto abilmente dalle accuse di sfruttatore, di violento, di malvagio; ma contro di lui, con la voce del dolore e della verità, sono sorti i tre figli della sciagurata donna a ripetere ai giurati tutti i tormenti subiti, tutta una vita di paure e di vio lenze. Oggi avremo il verdetto e la sentenza. Presidente: barone Daviso; P. M. : _cav. Forni; Difesa: avvocati Carlo Pavesio e Torchio cancelliere: Vittónatto; uff. giud.: Riccio dtpntetmctbcgsvtsgCrtfvRdPsa6Giustizia e cuore o a Alla fine dello scorso 1913 il cav. Ottino, amministratore delegato della ,Soc. an. Paramani, fabbricante vernici, riceveva una grave delazione: un viaggiatore, si diceva, aveva incassato, senza piarne conto al cassiere, ingenti somme dai clienti, convertendole in proprio profitto. L'indiziato, sottoposto ad interrogatorio, confessò il suo fallo; ed infatti le verifiche eseguite dall'ufficio contabilità diedero per risultato che l'infedele viaggiatore erasl appro prialo di 7155 lire. Denunciato all'Autorità di P. & ed arrestato, egli narrò le pietose condizioni di famiglia e le numerose sventure che lo avevano tratto a commettere il reato, di cui, tra le lagrime, protestò essere pentito, promettendo di risarcirne la Ditta. La giustizia però ebbe il suo corso, ed :il Tribunale, malgrado le miti richieste della Parte Civile, condannava l'imputato al minimum della pena, e cioè ad anni uno di reclusione e L. 294 di multa. Ricorse in Appello il prevenuto, e la Corte, tenuto conto del presumibile perdono della Parte lesa, non più costituita P. C. malgrado si trattasse di reato di azione pubblica, degli ottimi precedenti dell'imputato ed accedendo alla tesi della Difesa, che chiedeva l'attenuante del valore lieve, gli riduceva la pena a mesi 5 e giorni 25 di reclusione, beneficandolo del perdono e della non Iscrizione al casellario giudiziale. PresìtTenle : cónte Beria; P. M. : cav. Vignolo; Difesa: aw. A. Fea; cane: Tomari. Per un lovestimento automobilistico La sera del 28 luglio dell'anno scorso il controllore delle tramvie della Società Belga-Torinees, Giovanni Bessolo, trovandosi presso la fermata di Ostigliene Torinese, in attesa dell'incrocio di due treni, veniva investito violentemente da un'automobile spinta a grande velocità, portante il N. 63-861. IL Bessolo, trascinato per qualche metro, riportava lesioni alquanto gravi in diverso parti del corpo e dovette subire malattia per più di un mese. ——Jm1gaa i a a i i o e i i i Il guidatore della vettura, che era il meccanico Umberto Santoro, venne deferito al giu> dizlo del Tribunale per lesioni colpose e per contravvenzione alle leggi sulla circolazione delle automobili. Ieri fu condannato a 500 lire di multa ed a 100 lire di ammenda. Presidente :aw. Garelli; P. M. : aw. Giorgi; Difesa: avv. Urani; P. C: aw. Bessolo; cancelliere: Craveri. • . L'assoluzione di un omieida alle Assise di Cuneo Cuneo, 19, notte. E' terminato questa ©era alla nostra Corto di Assisi il processo a carico del giovane ventottenne Pignone Dalmazzo. di Roasch'ia. un paesello situato nella vaEe di Gesso. Il Pignone due anni fa venne a rissa con un suo conterraneo, certo Ghlbaudo Bartolomeo, per f|J" tili motivi di giuoco. Dopo essersi .scambiate male parole, si scagnarono dei sassi. Ad un certo punto, però, 1-1 Piallone «strasse il coltello ne vibrò sei tremendi colpi al Ghibaudo, che, ferito mortalmente, veniva accompagnato atì'ospedtale di' Cuneo, dove il giorno dopo moriva. Il Piglione, dopo il fatto, scappò in Francia, ove rimase due anni lavorando e facendosi anche una discreta fortuna. Nei maggio di quest'anno, un giorno, senza avvisare alcuno, neanche la sua fami glia, si presentò al Procuratore del Re d Cuneo, che ne ordinava immediatamente l'arresto. Stamane, dopo due giorni di escussione testimoniale, sono cominciate le arringhe. La famiglia dell'ucciso si era costituita Parte Civàie col patrocinio deli'aw. Pier Benvenuto Rossi, il quale sostenne la pie7-i colpevolezza, dell'imputato. La stessa teM fu sostenuta dal Pubblico Ministero cav. Toniolo. Dopo ^arringa de! difensore, comm. Fresia, questa sera i murati hanno emesso verdetto dli piena assolutoria per legittima difesa. L'imputato 6 stato subito messo in libertà'. Ldèssrdbpbsn—vVZmSPORT

Luoghi citati: Assisi, Cuneo, Francia, Torino