Ricerche archeologiche nelle Sporadi

Ricerche archeologiche nelle Sporadi Ricerche archeologiche nelle Sporadi . Nella nòstra impresa di Libia c'è una parte che deve «essere. ancora narrata e che,, quando sarà'nota.' rifletterà sulla' tenace volontà Italica una luce nQri meno fulgida di quella che risplende nel racconto dèi rcèhto fatti d'arme vittoriosi.' '';••''. La scoperta della stupenda Afrodite di Cirene, che sembra venuta a rendere più radiosa la -nostra primavera, e le notizie apparse di tanto in tanto del travamento del ruderi di qualche, villa romana e degli avanzi di qualche mosaico, hanno richiamala per \in Istante raMenzkJne dei pubblico sulla mirabile opera di cultura che, in piena attività guerresca, i nostri soldati andavano compienoo con la consapevole devozione di chi rioerchi.il cammino percorso dalla sua-antica anima nel mondo. Ma. aU'infuori di questi vaghi accenni fuggevoli, quasi tutti ignorano che l'Italia, appena affermato il proprio dominio sulle terre redente dalla sua conquista, ha provveduto perchè he fossero rintracciati sotterra e nei monumenti superstiti i titoli della nobiltà antica. ... Cosi furono' eseguite con esemplare sollecitudine e con severità di metodo • scientifico regolari esplorazioni archeologiche- non. solo a Tripoli, presso l'arco di Marco Aurelio, ad Ain Zara, a Ben gasi e a. Cirene, ma nelle Sporidi e sopratutto a Rodi; affidandone l'incarico alla Scuola archeologica italiana di Atene. Anticipando la notìzia dei' magnifici risultati di tali' ricerche, e pensando che essi si sono ottenuti con un lavoro predisposto e in gran parte compiuto quando ancora, nelle valli silenziose non era spenta l'eco delle ultime fucilate, mi torna alla mente il meraviglioso gruppo di Venere e Marte descritto da Lucrezio ne! primo libro dèi suo poema. Perchè come il dio della guerra, col capo posato sulle ginocchia della creatura onnipotente « honiinumque, divumque voluptas », dimentica per un istante . le batto glie, io penso che dovessero scor. dame la realtà e il pericolo preserate 1 nuovi argonauti che movevano alla conquista- del vello da secoli gelosamente conteso dalla terra all'ommirazlone deg» uomini. < Uno spettacolo fantastico L'esplorazione archeologica di Rodi fu iniziala dal prof. Luigi Pernler e dai. Dr. Porro lungo la zona costiera che dalla città si stende verso sud-ovest fino-al capo Monolithos, itn modo da evitare, per cortesia scientifica, il territorio di Lindos in cui si era svolta l'attività degli archeòlogi danesi Blinckemberg e Knich. Anche dopo gli studi compiuti dal Boss r-fl 16*5 e nel 1852., dal Newton nel 1865, nel 1681 dal Biliotti e più tardi dall'HIHer von Gaertri. gen, molte importantissime quistioni topografiche circa l'estensione dei monumenti delle principali città, la distribuzione.e lo sviluppo aelle necropoli, la forma, e l'arredamento-delle singole tombe erano' da risolvere netta zonascelta per le sue indagini dalla missione italiana. *- Ma quello che nessun archeologo ha ancora detto mai è il sentimento profondo che suscite 10 spettacolo delie-rovine disseminate lungo la costiera meravigliosa, ombreggiate dal cespu. gli fioriti fra le acque correnti, in quella vi¬ sione abbagliante di luce e di azzurro, mentre -in alto le nuvole, spinte dal fresco vènto marino, passano a cumuli accompagnate dai trilli di gio:a dejle ailòdòie invisibili. . E' qui che sorgevano le città di Jalysos e. di Kamiros, ricordate nell'Iliade; dai questo terreno sono venuti alia luce 1 tesori più preziosi che hanno arricchito le collezioni di Parigi, di Londra e di. Berlino, sono questi i luoqhl descritti niella leggenda di Althaimenes narrata da Apollodoro. Anche qui i segni dei terribili terremoti che tanno devastata l'isola sono visibili nella straordinaria mescolanza delle roccie di ogni foiine. e dimensione, nello sterminato nume, ro delle rupi spezzate, nell'infinita adunazione tei macigni colossali che sembrano avanzi di Tiganteschi ediflzi, rovine di un'Atlantide fa- volosa. Ma, fra questo immane sconvolgimento je; j. terra, in cui i frammenti delle montagne diroccale appariscono allineati 'come le reliquie di u*i.u architettura di titani, come tronchi di colonne, come trabeazioni, come basi, come acroterii, biancheggiano veramente 1 ruderi marmorei delle antiche città uisfrutte e ridono fiori innumerevoli, nei quali spietnde l'eterna giovinezza della natura. Cosi qui la ricerca archeologica non rivela sostento statue, sarcofagi, beile decorazioni e avanzi di gloriosi monumenti, ma scopre nelle forme che a mano a mano tornano aila luce, una nuova vita e una ebbrezza di rinascere; l'arte e là natura ci appariscono corno due mondi diversi solo nell'apparenza, ma sostanzialmente identici, destinati a fondersi, a fiorire e a splendere (insieme; e i ricordi deell antichi scrittori, le testinionianzo di que'ila vita 'remota sembrano1 continuarsi, nella vita presente delle cose, in una sfera, di sogno, dovè la montagna, la selva, il fiume divengono sentimenti, gl'i uomini* miti, la storia poema. ( La musica deul'antlca leggenda, che giungo al'-nostro - spirito, ci fa vivere un'ora lontana nella quale ci sentiamo frntein eli coloro che la inventarono, e a paco a poco, perduti in quella meravigliosa scena di monti, di valli, H cavarne, di rovine marmoree e di ruscelli che renano al maTC scintillante la loro freschezza, torniamo ad essere i cittadini del tempo passato, respiriamo i versi di Pindaro e di Esiodo. Le città dei morti. Sappiamo da concordi notizie letterarie td epigrafiche che la spianala superiore del monte Fileremo era occupata dalla rocca di Aehaja e che sulle pendici e ai piedi del monte si stendeva la città di Jalysos. Si può anche- ritenere per certo che una stazione prima micenea, poi fen'-cla, preesistesse alla città do. rica, ma non è stato possibile scoprirne nessuna traccia ed è probabile che poco o nulla se ne sia conservato, perchè, ridotta già quasi a villaggio ai tempi di Strabene, nel medio evo forniva al cavalieri di Bodi i materiali per 12 numerose ville di cut era sparsa l'amenissima baia di Irlanda. Assai promettente si annunzia invece lo scave. della spianata superiore del Fileremo, dove, presso una fontana omhregglatei da grandi alberi, si sono rinvenuti vari tronchi d! cotenne scanalate e rivestite di stucco, capitelli corinzi ed enormi blocchi di marmo groventanti da un edilìzio dell'acropoli. La n portanza strategica e la fortezza di questa .posizione furono sfruttate durante l'età di mezzo dai Cavalieri, che vi costruirono bastioni a poderose torri rotonde, fondate sopra le antichissime mura ellenistiche. Tutto intorno, fin sotto le collinette di Makrà Vunàra e il moderno villaggio di Kremasti, si stendeva la ricchissime necropoli di Jalysos, ricca di tombe contenenti ceramiche del più tardo stile miceneo, solò to piccola parte esplprate e il cui scavo annuncia larga messe ai importanti trovamenti. Sul cammino da Yalysoe' a Kalavarda, in territorio di Kamiros, non s'incontrarono località archeologicamente importanti, aU'infuori di quella in cui sorgeva il tempio di Apollo Eretimio, e di Vili anova, dove furono scoperti sarcofagi e tombe a camera scavate nella roccia, con numerosi vasi di tiio arcaico vicino agli scheletri conservatlssimi. Ma, giunti a Kamiros, le ricerche del Pemier e del Porro furono coronate dall'apparizione della acropoli, che si erge maestosa dominando la pianura e il mare. Un fiume pieno di vita, di fiori e di canti circonda la sua immobilità, mentre da sinistra, sull'estremo orizzonte, sorride Nisyros e lontano lontano l'isola di Syme sembra navigare sulle acuue tranquille, profilandosi sullo sfondo evanescente dei monti dell'Anatolia. Anche qui. sotto la fortezza disseminata di blocchi, di ruderi e d'iscrizioni e intorno all'abitato, che doveva atpaUM «a tempi vaie* nei, si stende una necropoli enorme, ricca dì tombe a cupola, a pozzo, a fossa e di camere sepolcrali costruite con parallelepipedi di pietra locale. Chi notrt mai ridire l'effetto di quella visione di rovina e di morte dinanzi allo spettacolo meravigliosamente vivo del mare luminoso e sonoro, che, co! suo riso innumerevole, rallegra la desolata solitudine delle montagne dense di boschi? Nel regno del mito Apollodoro narra che l'eroe Althaimenes, avendo sàpiito da un. oracolo cho suo padre Katreo, figlio del re iMinos, sarebbe stato ucciso da un figliuolo, fuggi da Creta a nodi e vi fondò la, città di Kretinai; quindi salito sul monte Atabiro, vi costrui un altare per il cul- 10 di Giove Atabirio, in memoria del suo patrio Iddio. Ma dopo molti anni, essendo venuto Katreo da Creta per offrirgli il trono, Althaimenes senza riconoscerlo uccise il padre, mentre questi si azzuffava con la gente del luogo che gli contendeva l'approdo. Nella pianura di Leros e sui colli circostanti, nel luogo detto anche oggi Kretinià, furono trovati avanzi di costruzioni e necropoli che ben possono attribuirsi all'antica Kretinai. E fu forse il nome di questa città, derivante da un eponimo Krelinas, che fece del locale eroe camirense. Althaimenes, un colonizzatore venuto da Creta. Ma è veramente mirabile che il Pemier e il Porro nella necropoli di Leros, in numerosi frammenti fittili simili in tutto alle ceramiche del primitivo periodo minoico-cretese. abbiano rinvenuti i documenti evidenti dello relazioni che dovettero legare Creta a Rodi! : Cosi ancora timi vplta la leggenda ci appare non come la fioritura della storia, qualche uosa di esteriore e di ornamentale che gli uomini-le abbiano aggiunto, ma come il fiore della storia stessa, la sua parte più viva, più pura e più profonda, la trasformazione del fatto fugace in poesia eterna, il canto che affascinò l'infanzia della gente umana come 11 canto materno che cullò la nostra puerizia. Guardando gli avanzi delle imponenti costruzioni che occupano in Rodi il territorio di Kamiros. fra 11 mare e il monte Atabiro. e popolano la valle dove il fiume si snoda tortuosamente, i poderosi muri poligonali di sostegno e di difesa, la grande porta dell'Acropoli i cut stipiti colossali sono in parte ricavati dalla viva roccia, in parte costruiti con enormi blocchi recanti nell'interno incavi verticali per l'appoggio dei battenti, i larghi pi lastri di pietra forniti d'iscrizioni greche. le scale tagliate nel macigno, le ampie conche circolari scavate nella rupe per raccogliere forse ad uso sacro lo acque piovane, il probàbile herson di Althaimenes scolpito nella montagna a somiglianza della tribuna della Pnice ateniese e delle celebri tombe della Licia e dell'Arabia iPetrea, guardando tutto ciò e ripensando alla leggenda dell'eroe cretese il quale dopo l'uccisione del patire implorò dai numi di essere inghiottito dalla terra nel luogo del parricidio, ancora una volta noi sentiamo rinascere in noi la meraviglia delle età primordiali e la nostra anima per dersi in quei ricordi come in un vasto mare. I luoghi che ci attorniano diventano fami liarl come se vi fossimo nati; è presente il passato antichissimo; le cose lontane della leggenda e la bellezza eterna della natura sonò la sola nostra vita. E inconsapevolmente interroghiamo l'infinita distesa d«l mare, per scoprire la scia favolosa del vascello guidato da Giasone, carico d'eroi, recanto a poppa l'aratro cho trasformerà le terre lontane e a prora Orfeo, con la sua lira che darà agli uomini le leggi musicali per edificare le città future. ARDUINO 0OLA8ANTI. .... ■^^^■HHHH^ : *x e» ? ■ X^p*-.™, ',-",-.■'.."- "-. jgMHyjfciw •a^r*^" ™ Dall'alto in basso. / professori e alt allievi della R. Scuola.archeologi-* UrMana sulla via che conduce al Fileremo {Acropoli di latito*). ■ Muro settentrionale del Kattraki di Leros. Il monte Atabiro visto dalle rupi il Lero*. Faeeiata di tomba scolpita nella roccia a Lanaonia

Persone citate: Biliotti, Bodi, Luigi Pernler, Newton, Porro, Rodi, Syme