Sull'azione antiitaliano del ministro austriaco in Abissinia

Sull'azione antiitaliano del ministro austriaco in Abissinia Sull'azione antiitaliano del ministro austriaco in Abissinia [Per telefono alia Stampa). Romaa 7, notte. Non è soltanto in Albania che agenti palesi o- segreti dell'Austria-Ungheria lavorano febbrilmente per minare l'influenza italiana; altrove è avvenuto qualche cosa di pèggio, perchè sono stati scoperti in flagrante calunnia italofoba gli stessi rappresentanti ufficiali della vicina Monarchia nostra amica'ed alleata. Un mio ottimo awiioo, che viaggia-in Abissinia, mi ha mandato da Adis Abeba, capitale dell'Impero, una lettera nella quale fra T-artro si -legge ciò che segue: « Ho esitato a dirti ciò che so prima di scriverti, perchè, trattandosi di notizia che, sembra inverosimile, ho temuto di "èssere stalo male informato, ma ora che sono sicuro dell'assoluta esattezza dell'informazione, mi alt retto a mandartela, niella speranza che tu la renda di pubblica ragione. Il rappresentante dell'imperatore Francesco Giuseppe, alla Corte «li Adis Abeba, gareggiando col suo collega di Francia nel tenace lavoro contro l'Italia, 6 arrivato al punto di confidare al giovanissimo Covrano, del quale egli cerca di conquistare le grazie speciali, anche con servigi non diplomatici, che l'Italia si prepara a far la guerra Rll'Ablss'tnia e che a tale uopo sono partite dall'Italia alla volta di Massaua parecchie navi raTiche di anni e di soldati. L'ottimo rappresentante della Monarchia austro-ungarica non ha nemmeno esitato a specificare che 10 navi italiane viste nel MaT Rosso portavano ò Massaua 28 mila uomini!! ». Il mio amico, datimi certi particolari, che io per ora non credo di rendere pubblici, mi assicura che il Governo italiano è slato informato dì tutto e mi^esorta ad incitare a chiedere al Governo austriaco l'immediato richiamo di quella perla di diplomatico, resosi assolutamente incompatibile non soltanto ad Adis Abeba ma anche in tutta l'Abissinia. Io voglio sperare che il marchese Di San Giuliano abbia già fatto il suo dovere e che 11 conte BeTclitold non esiti a dare aMtalia la soddisfazione necessaria. Il conte Berchtold non ha certo dimenticato che il Governo italiano non esitò a punire severamente, troppo severamente, il prefetto di Napoli, solo perchè gli studenti riuscirono a romperò i cordoni militari innanzi al Consolato austro-ungarico. Il caso di Adis Abeba è incomparabilmente molto più grave di quello di Napoli, perchè altro è (peccare (dato che ci sia stato peccato) di ideflcènte previdenza, altro è peccare di calunnia, essendo del tutto falso che l'Italia abbia mandato 28 mila uomini a Massaua, 'allo scopo di muovere guerra aU'Abissinia. Questa vòlta, non c'è di mezzo il luogotenente di Trieste, il quale è più influente, a •quanto pare, dello stesso ministro degli affari esteti. Questa volta, si tratta di un dipendente diretto del conte Berchtold, di un modesto agente consolare che, secondo quanto mi scrive il mio amico, non è nemmeno di carriera. E' vero che egli si è reso '.benemerito vendendo recentemente al Governo di Abissinia molte armi austriache, Ira cuj 100 cannoni provenienti in parte •dagli arsenali di Stato; ma di questa benevolenza non vorrà il conte Berchtold tener parola al Duca di Avarna, potendo que"sti osservare che l'Italia non dovrà essere .grata all'amica ed alleata Austria dell'abbondante fornitura di fucili e cannoni all'Abissinia. C.

Persone citate: Avarna, Di San Giuliano, Francesco Giuseppe