Il discorso-programma di Giuseppe Bevione al teatro Vittorio Emanuele di Giuseppe Bevione

Il discorso-programma di Giuseppe Bevione al teatro Vittorio Emanuele La lotta elettorale per il IV Collegio di Torino Il discorso-programma di Giuseppe Bevione al teatro Vittorio Emanuele Dimostrazioni in piazza, colluttazioni ed arresti La vasta sala dea Teatro Viatorio Emanuele «a Ieri sera affollatissima di pubblico, convenuto per udire ranniii-wzlato discoi'so-progi'uinina del candidato nazionalista Giuseppe Bevione. Deserta era soltanto la seconda *fuil<lerla, che l'autorità non volile lasciare aprire al pubblico pel timore che ai ripetessero, In prò- porzionl peggiorate,, gli incidenti incresciosi che al ebbero a lamentare nel passato ottobre dell'oli. Fedor- in occasione delia con<ferenza zoni nello stesso teatro. Questo timore fu giudicato da alcuni eccessivo, ma in realtà non era ingiustificato. Infatti anche ieri sera i socialisti ripetendo la tattica ostruzionistica già esperimentuta nello scorso ottobre tn occasione del discorso elettorale dell'on. Panie al « Trianon », si portarono in buon numero dinanzi all'Ingresso del teatro e frammischiane""si ai possessori di biglietti d'invito, fecero . .sa in modo da ostacolare il passaggio. Il parapiglia che ne avvenne è facJie immaginarlo. Le grida e lo proteste ai incrociavamo in tonalitàx crescente, aumentando straordinariamente la confusione. Vi furono momenti in cui il plglaineuto prose l'aspètto di una vera colluttazione corpo a corpo. Un numeroso gruppo di guardie e carabinieri era stato disposto all'ingresso per fare argine alla fiumana che si agitava in tutti i sensi, ma non era possibile dare una qualunque forma di disciplina alla folla urlante. Mentre ferve la mischia, grossi nuclei di giovani nazionalisti intonano in coro la » Canzone a Tripoli», alle cui .note facevano eco i fischi delia parte avversaria. Molte furono indubbiamente le .persone che rimunziarono ad entrare, per non dovere attraversare a colpi di gomito le violante ondate della folla. In queste condizioni il teatro fu conquistalo dagli invitati; ma il teatro era tuttavia, ,io ripotlanio, affollatissimo. L'attrattiva particolare della serata era di assistere al contraddittorio del candidato nazionalista col candidato del sociaflistii, ma in sejruJto al rifiuto di Mario Bonetto, di accettare rinvilo fattogli, qur-sta parte del programma venne a mancare. Scoccate le ventuna e mezza il pubblico inoomiincia a dire segni di qualche impazienza e con prolungati applausi invite, il candidato a presentarsi al suo cospetto. Verso le 21,40 finalmente il telone si alza e sul palcoscenico appare Giuseppe Bevione, che ha al suo fianco l'on. Federzoni e attorno, in circolo, oltre un centinaio di nazionalisti militane nell'organizzazione, i anali hanno voluto presentarsi al pubblico vicino al duce. Un limghissimo p scrosciante applauso si eleva daHa~snla e va verso la tribuna che è sul palcoscenico. Parla l'onorevole Federzoni Spenta l'eco- fragorosa del saluto dell'uditorio, l'on. Federzoni si avanza verso la ribalta per fare una prima comunicazione. Egli dà cioè lettura dell'invito rivolto da Giuseppe Beviono «i Mario Bonetto, porche intervenisse alia riunione, come contradditore, nonché della lettera di rifiuto di Mario Bonetto, già pub- H discorso L' Bi L'avv. Bevione entra sùbito nel vivo argomento del suo diócoitso programmatico, senza esordi, giudicando brevemente le condizioni politiche alia vigilia deCl'e ultime eiezioni u suffragio allargato e il «icesso d'Estrema Sinistra che segui la grande- prova. Dopo aver osservalo che, secondo lui. m molti Collegi 1 liberali hanno perduto perché non hanno voluto o potuto tare una vera lotta antisociaiileta. l'oratore osserva: Perchè i nazionalisti scendono in campo ' « Le elezioni generali dell'autunno 1013 raddoppiarono le forze. dell'Estrema Sinistra. Questo risultato eia imprevedutu. Il parliloliberale, appena famlgtiarizzato con l'Ingrata, ma inallc-rubile renila, fece Ciò che fanno tutti coloro che. perdono una prova; cercò di spiegarsene lo eause e credette di trovarle nedia depressione, usili disgregazione dulia sue falangi. La scoperta norr tira peregrina ed andava completata da qualche maggiore osscrvaaiono essenziale. Perché, le falangi costituzionali si presentarono naia prima elezione a euffiagio universale cosi depresse e disorganizzate? Pochi videro questo vero mouj ùol prob'.enui, e gli trovarono la giusta risposta. La verità ò che i liberali combatterono jl nemico socialista, il solo nemico che i cosiituzionaili hanno, nelle condizioni più sfavorevoli che si possano immaginare: avendone un sacro terrore u perciò corteggiandone gli uomini c le tendenze, ^chiudendo gli ocelli ulte sue profonde raagugne cua'tltatovolineute rinunciando a sezlonurle sulla piattaforma elettorale, nel casi più severi Ungendo di ignorarne ned modo più completo Inesistènza. Ulte un solo Collegio, eccettuati i pochi Collegi in cui i nazionaisti sii presentarono c vinsero dove si sia fatta una vera Iona oiitisocialista. In nessun posto. Cosi fra i socialisti che sparavano a palle infuocate cóntro i liberali e i liberali che non rispondevano, avvenne ciò che sempre avviene quando si fa Ca guerra con questa tattica evangelica: r morti furono tutti dalla parte nostra. Un esempio tipico fu quello de IV Collegio di Torino. Una propaganda tra 1 convinti, ripugnanza a pronunciare uri vero programma e ad incontrarsi con gli avversari liei1 uno strano pudore determinato dolila coseianza chi essere inerme contro la canagliata e l'insulto, ma cho. In renila, assiume l'aspetto di una confessione di minore forza, d'i minor ragione, se non addirittura di impotenza e di torto; l'on. Pania non » certamente il responsabile di questo stato di cose: egli non'6 che un esponente, ma mollo preciso, e. ciò che è peggio, non più mutabile. La repentina morte dell'onorevole Gay, che ha reso vacante il IV Collegio ripreparnva una .situazione uguale a quefe dell'ottobre scorso ■ • il rispetto al candidato liberala on, Panie L'oratene possa quindi a esaminare la posizione del candidato liberale Panie, rimasto soccombente contro il compianto Gay di fronte a quella del designato suo successore. Mario Bonetto. La posizione aggi, secondo il Bevione, è Identica a quella dello scorso ottobre: rimane l'inerzia da una parto, la disciplina dall'altra : per questa i nazionalisti hanno voluto col loro fervore giio vati ile. colla loro passione e là loro attività, infervorare lo masso del iV Collegio e condurle alla vittoria: essi hanno offerto adoratore la candidatura del IV Collegio accettata eome un dovere, per la possibile riconquista. c Questa candidatura — dice l'avv. Bevione — fu da noi detto, e ripeto questa sera non ò hi contrasto ma in collaborazione con quella dell'avv. Panie. Per l'avv. Panie noi sentiamo siima-e rispetto: e stima e rispetto gli manifesteremo durante tutta la lotta. Nulla faremo, per quanto i sovversivi lo desiderino per rompere limi* della compagine costituzionale. Saremo due eserciti alleati che marciano contro 11 comune nemico, col leggiti! mo desiderio d'i penetrare per primi nella sua fortezza. Se - noi' non avremo la fortuna di entrare in ballottaggio, daremo nell'ultima settimana, non solo i nostri voti, ma tutto il no st.ro .appoggio posHliivo aETon. Panie, conti- iiuando per conto suo la lotta da noi in- trapresa. Sara già per noi una grandissimasoddtefazlone che. se non noi. ega vinca, perchè nessuno potrà negare in questo caso che la disfarla socialiste sarà frutto ctet no-stro intervento. - Ma noi slamo naaadnaiisti; preferiamo per- p v na immediatamente accettato l'offerta (Benis Simo! Bravol applausi). L'on. Federzoni rivol „0 quindi al candidato nazionalista il più for^ vjQO augurio di vittoria. E' questo l'auguric blicata sui giomnaili. Comunica quindi un telegramma, giurato poco prima, del prof. Mussolini, nel quale il direttore dell'» Avanti! » si offre di tenere un oomtoidditorio sul tema proposto diiil candidato nazionalista, per martedi sera; e soggiunge che Giuseppe Bevlone ugurio che i nazionalisti di tutta l'Italia fanno in questa vigiJi di battaglia, nella qualoil giovine partito, che della giovinezza ha tutte le qualità e forse anche i difetti, vuole affermare le sue idealità e la purezza dei suoi propositi volti unicamente all'esaltazione del Paese. Giuseppe Bevione, per serietà di studi e di preparazione, per la. conoscenza dei massimi problemi della nostra vita nazionale è ben degno di essoce fi vessillifero del giovine partito, e il Parlamento avrà in lui una coscienza adamanitaia e un uomo non .pavido delle grandi responsabilità che il mandato politico inyolge in mesto periodo di lotta. Considerando quindi l'assieme dei sovversivismo nelle sue diverse manifestazioni, e gli sforzi che i social'-st-i, fan- no per imstauiiare un dominio di tirannia so- clale, egli pensa che nessuno debba sottrarsi al dovere di contrastare il passo alla, loro marcia, non col fine di difendere gli individui o questa o quella classe, ma la Nazione, il Paese, la Patria, che su tutto e su tutti deve dominare. L'oratore si sofferma poscia su.uno fra i principali dogmi delila,dottrina socialista: H dosrma dell'internazionaTesmo; quell'interno-zlonalismo che è una menzogna — egli escla- ma — quando non è asservimento al naziona-lismo degli altri paesi. Al socialismo nega.del resto anche la virtù di un pratico apostolato e ne trae la dimostrazione dal fatto elle in Au.- stria i socialisti lungi dall'essere elemento di fratellanza fra le varie nazioni dell'Impero sono fucine di inasprimento fra runa e l'altra raz'za. Il nazionalismo sente perciò come suoprimario dovere di mettersi di fronte al socia- ~ .zioiialè contro là' massoneria," però non ostan- jle nnesto suo afteegiamento all'infuori, dice. Idi qualche illustre 'tenoro di Cene d'Assise, !non risulta che l'atto insurrezionale si sia lismo non più in un atteggiamento soltanto difensivo, ma di scendere nella lotta col proposito offensivo di combattere il sovversivismo, sicuro con ciò di compiere, ad una funzione di depuratore' delta vita' nazionale. L'oratore spezza ancora una lancia contro la Massoneria, rilevando che il nazionalismo fu il primo partilo che inalberò la bandiera anti-nwsonica. • I socialisti, come un figlio diesi ribella alla madre, compirono soliamo oggi unatto insurre- concluso ne nel Paese ri» nel Parlamento. L'oratore conclude inneggiando ancora al trionfo di Giuseppe Bevione nel nome augusto di Torino, nell'augusto nome di Italia. Scroscianti applausi coronano le parole del deputato di Boma. Ma un'ovazione maggiore che dura alcuni minarti, saluta Giuseppe Bevione appena si alza ed accenna a parlare. ' ciò lavorare per noi che per il ne di Prussia e ci proponiamo di vincere noi, di entrari noi in ballottaggio, rivelandoci per i combattenti pàft energici, più agguerriti e più nifir ritevoii della fiducia del corpo ulettorale ». L'avvocato Bevione, dopo avere dotto che il socialismo ò il nemico mortale dei liberali, afferma clic, pur di vincere, sono pronti a usare di tutti i mezzi, anche di quelli non. leciti, malafede e violenza.- «i nazionalisti ^limiteranno alle anni lecite » e si affermeranno prima di tutto rigorosamente antisoclalisti. Male amministrazioni socialiste L'oratore afferma che mal, come wa, il socialismo ha perduto il suo carattere apostolico : la fede che animava i primi evangelizzatori, Ja anni si ò spenta. L'oratore afferma clieambizioni personali, calcola, arrivismo, affarismo, discordia si: sono sostituite all'antico spirito brinale ma ardente e sincero... Il" Vangelo è stato smarrito e gli apostoli si sono dilaniati vicendevolmente... Uopo aver accennato alla continua liquidazione di uomini rivolata dalla storia più recente del socialismo, l'oratore fa notare lo stridente contrasto, la Uno della concordia conno i socialisti ufficiali e dico testualmente: Oggi siamo a questo: che i socialisti rifor- misti si presentano dovunque hanno qualcheaderenté contro i socialisti ufficiali; Qui a/l'o-rlao nelle ìmniinonti lotte amministrative, ve-ta hanno dato molte vittorie ai socialisti. Essi ha;ino conquistato molti seggi in Parlamento. qualche Consiglio comunale, ed hanno ammini-strato parecchie organizzazioni di previdenzae moltissime di cooperazione. Abbiamo potutocosi vedere all'opera questi formidabili giudic. dell'onera altrui: il risultato è stato tale che, se l'esperienza a' qualche cosa dovesse servire, i socialisti non dovrebbero piti avere un voto. Dal minuscolo organizzatore della scampagnata del l.p maggio, cho scappa il 30 nprile con le quote dei compagni, al nostro Libero Del Bondio cht per rimanere degno del nome che porta, evado lasciatilo vuote, di trecantomiln lire, risparmiate dai ferrovieri, ld casse dell'organizzazione di previdenza, di cui è qapo, alla inesplicabile vaporizzazione ai lin numero iniprecisato di milioni della Cassa Pensioni, cho dopo tanti anni, tante decadenze e tanti morti di soci non' riesce a distribuire che il tre e mezzo per cento ai soci liquidatori, dai fasti dei socialisti giunti al potere comunale di Alessandria, che non- hupno saputo fare altra riforma realmente democratica, oltre lo sfaccio delle finanze comunuli, ohe l'espulsione delieSuòre eli Carit'. dnàfl n«n«inii ^ . ♦J?- ftiwre cu canta dagli, ospedali, ni misteriosomampolamento di fondr*per le ultime elezioni torinesi, compiuto sugli unii m^llcan'a^o peraùvà che dovi-ebbero andare inv^À intn gi'almente a! coope^ìatori. au"a&o^ recente scandalo della Cassa nep^ Presso VAssodoston* Genemie dc,,H| Opera caduta per fughe di cassieri socia isti inso-vibilità -d'i debitori socialisti, assenza assoluta di diligenza, d'i capacità, di vigilanza da pi"'è dei dirigenti soclolisti. ih un deficit di lire 130.000, e al relutlvo carrozzone dell'illeanza Cooperatimi., che. nella speranza di soffocale lo scandalo, si addossò l'intero dissesto sehhe- ne l soci e i consumatori (MVAIleanza in grandissima maggioranza, nulla abbiano in comune colla sfasciata Cassa Depositi c Prosfili, è — per non uscire di casa nostra —tutta una teoria di esempi luminosi che dima- strano l'incorruttibilità, la purezza, la giusti-zia. la novità, la serietà, la competenza dell'am- ministrazione socialista neUe varie branche incui ha potuto misurarsi finora » 11 popolo del Mezzogiorno tradito ' '. - ,- , ,. , . L'oratore passa quindi, dopo gli accenni alle responsabilità, degli amministratori di alcune istituzioni socialistiche, a esaminare il Partito, i»~ nmi'' "ioft che ne intacca n<m' è piu uno dentro \ confini della Patria, perchè — dice — « ha preso sotto la sua proto- i zione le masse lavoratrici industriali e agricole j del nord, ed ha completamente negletto i con-|tadini del»ud: esso al'('rivelato aristocratico |o Interessato. Questa politica socialista ha a- vino una grave ripercusatone: i contadini del Mezzogiorno, senza aver avuto aloun benefizio, devono, — mentre ancora urge il vassallaggio intellettuale sulle loro esistenze, — subire il rincaro dei. prodotti industriali giungenti dal Nord; rincaro causato dalle elevazioni di paga e dalla diminuzione di orario. Questa, frode, consumata dal socialismo italiano, è stata per. fattamente avvertita Bagli interessati, e ha avuto espressioni colleriche anche alla Camera: i deputati meridionali hanno potuto infatti accusare il socialismo settentrionale di aver ottenuto dal Governo, per le Cooperative, lavori inutili o superflui, che hanno dato una certa mercede alle masse disoccupate, mentre il contadino del Mezzogiorno deve varcare il mare e battere ramingo atle porte de«-10 straniero e soffrire ciò che solamente gli ertili, senza pane, soffrono ■. L'oratore dice, però, dopo aver ripetuto che11 socialismo è stato ingiusto in Italia, e sordo al grido di dolore dei veri, grandi proletari d'Italia, dice che ormai quei contadini del Sud, fino a ieri silenziosi, hanno alzata la te sta, hanno trovato i loro duci, hanno denun ciato la truffa, e preparano la riscossa, che sarà vittoriosa: il socialismo ufficiale usciràcerto abbattuto da questo ciclone, „inrhislrialp p arUtnrrntirn socialismo industriale e aristocratico L'avv. Bevione afferma in seguito, alla ra pjda sintesi critica, la crisi dello stesso socialismo industriale e aristocratico, che crede imminente. Dopo le prime vittorie, dopo aver ridestate le industrio e l'agricoltura, che dor micchiavano, e aver dato ai lavoratori miglio ri mercedi, i socialisti si credettero i creatori della nuova ricchezza nazionale. Durò poco l'incanto; le. mercedi. — cresciute le spose, parvero àncora insufficienti, e lo masse aeriti VOno il bisogno di nuovi aumenti. E i socialisti ripresero la battaglia. Furono scioperi più aspri, più difficili. — che, però, si conclusero Cou la vittoria degli scioperanti o del sociallsino, — perchè gli industriali e gli agricoltori avovano ancora un certo màrgine di profitto esi rassegnarono a dividerlo cogli operai. Ma oggi, il margine disponibile è esaurito. L'oratore ricorda gll-ultlmi scioperi, che si sono avuti nell'industria automobilistica di Torino, neille Officine Miani e Silvestri d'i Milano, nelle Culture di Ferrara, sulle navi degli armatori liberi di Genova; scioperi, che sono miseramente falliti per gli operai. Sono riusciti solo i scioperi, nei quali gli organizzatori socialisti si sono trovati di fronte non un industriale costretto dalle ferree, inviolabili .leggi dell'economia, ma lo Stato con le risorse illimitate del suo bilancio. E mentre gli armatori liberi di Genova resistono, hanno ceduto le Società marittime sovvenzionate, chehanno.modo di riaversi sullo Stato = L'avvocato Bevione dice, a questo punto, che. di fronto all'insuccesso di uno sciopero, ogni uomo libero soffre, perchè tutti i buoni cittadini desiderebbero un progressivo miglioramento di chi lavora: ma, pur troppo, non e così. « Per quanto ciò dispiaccia ai a nnbagas » delle Leghe, — dice l'oratore. — le leggi economiche sono infrangibili, ed oggi siamo in un periodo di profitti minimi e irreducibili per l'industria e l'agricoltura. Questo stato di cose coinvolge la condanna al fallimento di qualunque sciopero. Che farà allora il socialismo? e In linea-politica tutto fu conouisthlo: Ja libertà'è applicala con un'ampiezza, che non si può pili superare; il suffragio universale e da un anno una realtà. In linea di economia, nessuna conquista, degna di considerazione P'.r parecchi anni, si può realizzare. Lo sciopero peggiorerebbe, come peggiorò a Milano, le condizioni dei lavoratori. « Il socialismo, adunque, o spingerà follemente le masse a scioperi impossibili, dannatUn dall'Inizio al fallimento, o le lascierà senza aiuto e senza guida, nel movimento ormaabitudinario verso, nuove conquiste ». Nel primo caso l'oratore prevede la distruzione della ricchezza nazionale ed una non improbabile e terribile ribellione delle classnon proletarie, nel secondo coso il-sociallsmo dòvrti condannarsi all'inerzia e non avrà altra riso-rsa che di collaborare al Governo, con Bisso-lati e Baimondo ministri. Contro governi bloccardi «Noi nazionalisti — dice l'oratore — siamo cou tutte le nostre forze avversi a questa forma di governo bloccardo, che per ora, è doveroso riconoscerlo, il socialismo ultlciale ■ rifiuta, ma che la massoneria cerca in tutti i modi di preparare e che potrebbe domani, ad una nuova crisi ministeriale o ad una nuova trasformazione della tattica socialista,- diventala realtà « li governo radico-socialista tipo francese è in questo momento il "male massimo che noi nazionalisti paventiamo, perdio da'osso il nogiro povero puesc vedrebbe rovesciarsi come da un nuovo vaso di Pandora lutti i Uagell dilapidazione più furiosa del denaro pubblico 10 sfacelo di tutti i presidi dello Stato, la rinuncia all'ultima ora di dignità nazionale di fr0ute alle Potenze struniere, anche infime, sa rebbero le conseguenze immancabili di code-sto regime politico che culminerebbe come va culminando in Francia scandali colossali come lo scandalo fìnanziario-giudiziario Rochette ed iti delitti orribili come l'assassinio compiuto dalla moglie dal ministro Caillaux ». L'oratore a questo punto del suo dire, dopo essersi con vigore scagliato contro il bloccardismo, accenna alla fisionomia della lotta quale la vogliono i suoi amici a quale la vuole lui, che' si è fatto vessillifero di una schiera bene armata e pronta al buon combattimento italico. i . , I legittimi diritti del popolo « Questa sera — dice — desidero solamente impostare la lotta di fronte ai miei avversari, affermando del nostro programma sopratutto ciò cho, per nostra fortuna, ci differenzia dal solo nemico che ìriconosclamo U purtito so ciàlista. Perchè siamo assicurati adunque.con. ,„ miHarcin di un iroverno bloccatelo è- ne 10 la.minaccia cu un. governo Dioccaiciò, e ii« c^a^ ch? al,a„re8[\ SUtttizia alle legittime I'ivead,cazl-°ni delle classi lavoratrici. Le con anc?ra n,on ^"disfacetfi del proiota, B0'a "fazione d(" ••alali-B[n0. la-sola sua forza e la sola sua grani,izza, 1-? musse P°P°1<»'i "01 ianno Penula . mi "u"° J'slustl»a u^claia 5 P»j,ha"no diruto, clle vogliono ottenere, che è indispensabile che ottengano. 11 partito Bociuilstu si è retto a pa llon° LÌolle clas8i infenon contro le rimanenti ckl°8Ì sudali in «mesta grandiosa lite per la rostituzione delia quota legittima spettanti! ai diseredati della sorte. Anche noi dobbiamo, con sincerità ed austerità di animo, assumere aue8,0 <iovere ed adempierlo, non come si ò fatto «uora, concedendo a spizzico, sotto la prcssio: nB di un movimento o per un baratto di voti aUu Camera, riforme e rifurmette deniocratlcll«. ln modo chs» le concessioni Uanuo l'apnalenza e la sostanza di una costante resa u diUcrezione, ma andando avanti alle stesse riven¬dicazioni socialiste dove queste sono eque e prendendo la posizione risoluta di chi ha il suo pugno sul timone, di chi comanda e non ì- nnmnndato » , .n~'in,.a fii, ,„ \£>iii dice che l nazionalisti vogliono che Ia fm'za della nazione abbia origine dalla concol'de volontà di tutte le classi e spezialmente di quelle'proletarie, mentre la lotta di classe 0 Iodio di classe sono motore e nutrimento dcll'a'.'01le socialista, i nazionalisti, nel consapev°le amore verso coloro che furono esclusi per troppo tempo dalle soddisfazioni della vita, trovano la loro prima ragione di vita e di lotta. Ma i nazionalisti studiano con austero iute- esse, non provocato da interessi partigiani, i isogni delle altre classi, degli impiegati,' del rofessionisti, dei piccoli e dei grandi commerianti. dei piccoli e dei grandi industriali, dei iccoli e del grandi proprietari, perchè abbiao tutti 1loro diritti nella vita, essendo anche oro proiettori di quel reddito nazionale che on deve essere sprecato nel criminoso parassismo delle cooperative socialiste da una parte ih certe altre industrie dall'altra. Lo Stato, eso più forte non dalle tirannie di dominanti, a dalla concorde volontà delle classi, conquiterà sempre più quella maggiore autorità che garanzia, por tutti, delle maggiori libertà ociali • individuali. La gratitudine dei naiionalisti per i liberalismi L'oratore a questo punto esalta la grande liberta della quale godono tutti i partiti In Itaia e che è una conquista esclusiva del partito iberale. « La gratitudine — esclama l'avv. Bevlone — he noi nazionalisti dobbiamo al partito libeale, è imperitura. Senza il partito liberale l'Ialia noi! sarebbe uscita dal caos delle rivoluioni politiche per ascendere all'unità, alla grandezza, all'ordine attuale. Senza il partito iberale, noi nazionalisti non saremmo: il parito liberare non sarà perciò mai combattuto da noi, per nessuna ragione, tranne che rinneghi e stesso. Al contrario, noi gli saremo sempre al fianco, truppe più agiti e più decise, per combattere il comune nemico: il socialismo.• DI questo noi iltamo In questi giorni a Torino una prova irrecusabile. Il Comitato del 5 che preparò ia lista amministrativa costiuzionale, conteneva nel suo seno quattro naionalisti: orbene essi non richiesero per loro un solo posto nella lista, mentre già era stata presa la deliberazione, che oggi è pubblica, he noi daremo tutti l nostri voti e tutti i nostri sforzi per il trionfo della lista costituionale ». . I rapporti coi cattolici L'oratore passa quindi a d'ine dei tanto dicussi rapporta colie forze cattoliche organizate e pronuncia, sull'iurgoniento, queste le- taa\\ nnrtàu,1 niKivn saura ineianiDi di idéolo- glie antiquate e di tradizioni superate, asseato di sincerità, il nazionalismo compie verso cattolici un atto di lealtà che 1 liberali normalmente rifiutano : riconosce che essi oggi ono rientrati nell'orbita della Costituzione e he con ossi si può cooperare a fronte alta nùrt'iwiniu WmAi-i l'inumai nella man-n qualunque battaglia. 1 ninnili neua mag gior parte dei 'appoggio e poi ome una colpa. Noi non Uriniamo coi cattu- casi ne ^recitano segrataineate?'di«2SSS5Sr5J'^S'idnale contro tutte le forze sovversive. inter-nazionalistiche, settarie che muovono alias- alto dello Stato e ailla distruzione della Na-zione. Se questo programma onestamenteprofessato ha S'approvazione dei cattolici, e perciò i cattolici ci danno il loro appoggio, bbene noi non respingiamo questo appoggio erne un connubio inconfessabile: anzi ce noompiaciamo come della coopcrazione di tutti gli altri galantuomini chevengono con noi «. Ltoratore a questo punto rifiuta, con ih» vivacissimo epunto polemico, l'accusa menzognera di guerrafondaismo dato al nazionalismo: la guerra di conquista «JS Libia del 1911 si ò imposta sii Paese e ad Governo che l'hanno affrontata e superata : ma grandezza nazionale non è sinonimo di guerra. • M* in questo momento — dice l'oratore — ali Italia s'impone ti raccoglimento ed il consolidamento interiore, e sarebbe demente chi brindano alla natia isola 'verde, inconsape- ranno cogli o«chi ed insieme leveranno un grido di filiale amore per la loro Patria, inquel giorno veramente, comincerà la potenzadella terza Ita'.iu. Ma questo non -avverrà ^egli emigranti salpando dalle banchine di Ge-prendesse oggi od' entro parecchi anni lini- ziatlva di una nuova guerra. Quando noi pre- n^Ton^Ss^f oddunq^ delle armi, ma della volontà italiana nel mon- do. in patria e fuori di patria, nói dobbiamo avere la fede ■radicata e P»»<wjda >come l'ietto- to. di appartenere ad una nazione granale- sima, che fu luminosa di civiltà quando le altre genti erano immerse nella più cupe bar- barie. perchè tutti i suoi dora distribuì pernuffla ali universo, e fece da se, col .sacrificio ài se. ool genio dei suoi uomini e col euo sangue la sua indipendenza, e si ricostruì or- rendo e riparando, in una lotta muta e ira- fòCV4rcivCr°lt5- tfls*™tldelnn0-L'anturio italico ai lavoratori della Pampa silenti. . ^lizìo. Sotto una tenda vicina, gli ingegneri e i sopraintendenti inglesi, ben vestiti, sorridenti, soddisfatti, alzavano «i calici, inneg- L'oratore si avvia rapidamente aHa fine e ha un poetico accenno, commosso ai Qgiiuoli lavoratori di questa Italia che è la grande proletaria che si è mossa e cammina.., . in Argentina - dice - io ho veduto degli italiani curvi sopra il tracciato di una fer-rpvia, frangere con le pa!e la pampa, divisi,vergognosi, come dannati ad un suprgiando alla grande patria lontana; Il durocontrasto mi riempi di amarezza, ma mi il-luminò come una profezia. Ogni inglese è unnazionalista, coma noi vntediamo, pereti;* do-vanirne porta la ferma coscienza di apparto- nere ad una grandenazipne. e perciò ha l'usocompiute, integro, perfetto della sua forza. Il giorno in cui i terrazzieri italiani, nella pampa, mentre I loro dirigenti nella tenda nova- non sentiranno di lasciar* dietro di sè una madre buona e {orte cho.M veglierà e li^^^ gelosamente, a'quoaimque distanza, -COnJtw qualunque nemico. Tn altre .parole questo non avverrà se il socialismo, che non "opera con tutte le [pestarle, non avrà dichiarata la sua bancarotta ». n discorso venne contrassegnato da frequenti ar>piausi ^ ei,ile anche qualche pausa, dovuta nd aiCUiae esclamazioni ed interruzioni di so Cla\istl presenti nella sala. Anzi in qualche pumo per evitare incidenti maggiori, la forza iubbliea dovette fare uscire dalla sala qualche flntenruttore pili insistente, poco dopo le 33 Giuseppe Bevione chiuse il suo'dire e l'imponente uditorio lo risalutò con una proluneatissima ovazione.