L'esule Ministro parla di sè e del suo paese

L'esule Ministro parla di sè e del suo paese L'esule Ministro parla di sè e del suo paese "Scioperi agrario,, '* Invadenza «landese - Pronostici riservati Roma, 30, notte, l-rli Giornale d'Italia ha intervistato a Ro-ma al Grand Hotel Essad Pascià. Ecco Vmr '^tervista. Alle prime domande del giornali- psta Essad risnose : — Volete sapere che co- msa intendo di fare per mio conto? Sempli- ccissimo: non occuparmi più di politica; 'iviaggiare molto, veder molti amici; goder- jni questo ammirabile e simpaticissimo yo- istro paese. Una volta un giornalista fran-Acese mi domandò perchè io amo tanto l'I-,rtalia. Risposi: Anzitutto perchè in Italiajtasono tanti miei compatrioti albanesi: più Pche duecentomila. . Richiesto della propensióne su ciò che flavverrà, Essad fece un gesto vivace e sog- Ggiunse: — L'Albania è un paese difficile: chi può prevedere il suo avvenire? Io non mi occupo di* politica; viaggio. , ?Il giornalista interruppe : — Di' modo che inon vi pronunciate neppure circa un vostro ritorno in Albania più o meno prossimo? $Essad replico: fc— Posso dirvi soltanto che, com'è natu- -mrale, Io desidero con tutta l'anima. Ma di- lpende quel ritorno da me? Ci pensino, so .vogliono, gli amici miei convinti dell'asso-. ,luta insussistenza di tutti gli addebiti che mi si muovono : in sostanza pòi io credo che neppure il Prìncipe stesso-è. persuaso di quanto dicono egli pensi di me. Il Prin- cipe sa che io ho servito con fedeltà e onore la patria e il Sovrano assegnatole dall'Eri- ropa, e, qualunque cosa possa credersi in contrario, io vi affermo che, a malgrado di tutto, io ho ancora per Guglielmo di Wied dell'affetto sincero, tanto più che, ripeto, son certo ch'egli, a quest'ora, s'è già ricreduto sul mio conto. Guglielmo è sag- gio e buono, ma coloro dai quali_è circoà* dato hanno purtroppo avuto il potere di UV mitarne e, guidarne la volontà. Alludo; -^yvoi io■comprendete' — agli' ufficiali"4 gendarmeria olandese, che hanno preteso di interpretare le disposizioni dell'Europa attraverso il loro proprio criterio non sempre libero nè sempre felice. In essi io ritengo debba ricercarsi in fondo la chiave degli avvenimenti recentissimi di Durazzo. — Tuttavia, generale, — osservò il giornalista — la marcia degli insorti contro la capitale.... — Gli insorti? — rispose Essad — Vi garentisco nel modo più reciso che se io fossi rimasto a Durazzo, in due giorni avrei sedato quella che esageratamente si vuol chiamare la rivolta. Sapete voi chi sono gli insórti? Sono bravi ex soldati già appartenenti all'esercito ottomano, i quali sono ora privi di lavoro e di pane, sono poveri contadini, malcontenti delle loro misere condizioni : da noi non eniste neppure una parola corrispondente ' alla parola italiana « sciopero »; ma.se ci fosse, io me ne servirei per indicare, appunto, uno sciopero ngrario. Questa è la portata vera della famosa rivolta. Niente ragioni politiche, nessuna ostilità al Principe, ma soltanto pane e lavoro. — Avevate notato nei giorni precedenti al 19 maggio qualche sintomo di quanto sarebbe accaduto? Essad rispose: — Per quanto riguarda l'agitazione dei contadini sì, e ne avevo, come mio dovere, informato il principe; posso dirvi anzi che pochi giorni prima, recandomi a Tirana per miei affari, io incontrai sulla via Maestra una folla di cinque o seicento fra contadini ed ex-militari e 'invitandoli a dividersi per lasciarmi passare, parlai loro; dissi : « Ma che cosa fate? Guardatevi attorno; questi incolti campi della patria nostra aspettano di essere fecondati dalle vostre braccia; perchè questo contegno minaccioso? Non sapete che ae così continuate, io sarei costretto a tornare incontro a voi con le armi per disperdere vi?», ed. essi a-ma: «Da Durazzo giunge voce che voglia istituirsi' la leva militare; che faranno le nostre famiglie allora? Sono già tanto povere e sventurate; d'altronde noai basta ai bisogni del paese la gendarme, ria degli stranieri? gli olandesi non si fanno garanti della sicurezza comune?». Io intesi perfettamente l'origine di questi pensieri e mi convinsi sempre più della rovinosa influenza che quelli olandesi spiegavano al di fuori del loro vero compito. — E che cosa si deve pensare dell'opera degli ufficiali olandesi nella giornata del 19 e nelle seguenti? — Non so — soggiunse Essad. — Non saprei dirlo; so soltanto che il primeipe non ha mai dato ordine di cannoneggiare la miai casa e che dodici ore prima del fattoi aveva invitato Mufld bey, allora ministro degli esteri, di notificare al maggiore olandese Schleuss, che, pur essendo egli, stato nondnato^^Mdanto premo c •• A"> principe atro1 austriacoTbarone~ LoWnthal "e "mi~d^ cono sia sorto fra i due un aspro diver- bio- il Lowenthal chiese a Mufld chi lo a- vesse autorizzato ad impartire un siffatto ordine: Mufld replicò vibratamente che par- lava in nome del principe e non ammetteva inframmettenze: a questo punto, se è vero quanto io credo sapere, il diverbio fra i due uomini divenne così aspro che fu ne- cessario l'intervento di alcune persone per- che non degenerasse in un alterco niente affatto diplomatico. E dodici ore dopo la mia caas veniva presa a cannonate e iovenivo arrestato e condotto sopra un piro- scafo ancorato nel porto. Che cosa ci ve- osservòniiiLu i,umaLuuu«,.u™» u io capo delle forze a disposizione del;ipo rimanevo io Essad Toptani. Mu-ey si incontrò nel Konak con il tarai- 4ete voi in fondo a tutto questo? — Ma i nazionalisti, generale? il giornalista. — Ecco — replicò Eaaad — un'altra pa • r'ola di curioso significato!... Sa nazionalivuol dire essère patrioti sinceri, credo ^essermi dimostrato nazionalista anch'io promovendo la costituzione d'una forza mimare albanese per sostenere con decoro e con amore i diritti e l'integrità della patria iostra contro chiunque avesse ad offender-' ja-'o diminuirla. Che cosa si deve pensare invece dei cosidètti nazionalisti, i quali non Aanno fatto che secondare i più vivi e più rosei desideri degli olandesi impedendo a tae ilmio disegno interamente noto al Principe? — Vorreste dirmi, generale, cornee quan- flò avvenne il vostro ultimo incontro con Guglielmo di Wied? Essad rispose: —1 Tornavo per .l'appunto, come già vi ?° detto, da Tirana, ed era di lunedi; ero invitato a colazione .presso i Sovrani al << konak » e fui trattato, come di consueto, $òn cordiale e simpatica famigliarità: lefc^ndoci da tavola, io esposi al Principe i mei timori-intorno agli avvenimenti i quali poi difatti si verificarono: il Principe non apparve soverchiamente preoccupato dalle tn'.e parole fidando-assai, come ebbe a*dirmi, nella sagace e Zelante attività degli ufficiali olandesi : io gli feci notare allora che costoro avrebbero senza dubbio preso di niira me stesso, essendo io il Ministro della Guerra, vale a dire colui che, a loro modo di vedere, non aveva alcuna ragione d'esistere in Albania. Questo infatti era il chiodo che gli olandesi battevano di più: la necessità dì-abolire il Ministero della Guerra per riunire nelle loro proprie mani la somma dei poteri militari : Guglielmo mi rispose che .gli olandesi rappresentavano *a- volontà'-dell'Europa : io. replicai che, io stesso non lo ignoravo, ma mettevo "lui'in ywardia contro possibili prevaricazioni di roppo zelanti esecutori. Poi, con rinnovale espressioni d'amicizia, ci lasciammo, e dopò accadde quel che voi sapete meglio di me. E dell'Italia, generale, che cosa pensate in rapporto alle cose d'Albania? L'Italia — soggiunse Essad — si comporta da quella grande e leale nazione che essa è e non v'è cittadino albanese che non sappia e non senta ciò e magari "non elevi in cuor suo un confronto tra l'onesta opera degli italiani e quella di altri, sia pure zelantissimi, patrioti a parole. Intanto voi avete a Durazzo un rappresentante energico ed accorto, capace d'intendere e di dominare le necessità della grave situazione. Chi sa che i tristi avvenimenti del 19 maggio non si sarebbero evitati s'egli — il barone Aliotti — fosse stato presente a Durazzo? Io credo fermamente che una cattiva fatalità abbia create tutte le circostanze più sfavorevoli al bene vero dell'Albania e dei suoi figli più,devoti. D'altra parte, io stesso sarei venuto a Roma nei giorni precedenti alla crisi, la quale si sarebbe così quasi certamente evitata, se il vostro Ministro non fosse partito per l'Italia. — Infine, genernle,^voi credete che il trono d'Albania possa un giorno poggiare sopra basi sicure? Essad Pascià, in piedi, si stringe nelle spalle e risponde terminando l'intervista: — Io non mi occupo ora di politica. Non so rispondere al quesito che voi mi proponete. L'Albania è un paese difficile e il suo popolo è buono, ma non è stato compreso trino ad ogtà: mi auguro, per la mia patria, giorni migliori.

Persone citate: Aliotti, Guglielmo Di Wied, Lowenthal, Prin