Una giornata di terrore a Durazzo

Una giornata di terrore a Durazzo Una giornata di terrore a Durazzo I particolari del combattimento tra insorti e "nazionalisti., - L'imbarco della ^ " e il trepido ritorno del Re La città salvata dall'energico contegno delle autorità italiane (Per telegrafo ti»! iostro inviato speciale) Durano. V, notte. (»« ttlecrato di Brinili*!, ti, mattino)- Le ««e previsioni <N ieri Hanno ricevuto una tentenna che ben pochi sotpettavano coti fulminea. Al mattino improvvitàmente ti apprende che gli insorti, in numero* di tremila tono oltre Sciak, sulla via di Durano. Alle nove i cannoni dei nazionalisti, appostati sulle colline, aprono, il fuoco contro i montanari insorti e giunti già in prossimità del ponte della palude. Il combattimento e l'imbarco dei Sovrani 'Durante la notte la guardia dei Malissori ed i nazionalisti erano usciti dalla città, ponendosi agli avamposti nelle vicinanze del ponte. La maggior parie però dei componenti la difesa di Durazzo, vista, la mala [parala, si erano •dileguali per modo che i difensori sommavano appena ad un centinaio con ì due cannoni al comando del colonnello Thomson. Il generale olandese De Veer slava agli avamposti. Alle 11 la fucileria fra gli insorti e i nazionalisti è inlensa-, un enorme, panico si impadronisce d\ Durazzo che teme una irruzione degli insorti., Si apprende che l'ar tiglieria durazzina, invece di ottenere effetti sugli insorti, ha colpito alle spalle i nazionalisti per la incapacità di coloro che maneggiavano i cannoni. Il piccolo nucleo dei nazionalisti, è, verso le 12, circondato e disperso. Vi sono già parecchi morti e feriti, e molti prigionieri, fra i quali il capo Adei Malissori ed il Ministro dell'Istruzione ; Gurachuchi. Le staffette annunziano che glVinsorti non sono che a tre chilometri dalla ■città e che essi avanzano fra % cespugli. La, ■cannonata continua. La città si vuota:' una\■jparte delle finestre, si sbarrano; le donne ed i bambini della colonia italiana vengono "imbarcali sulle nostre navi. La nostra Lei/azione rigurgita di rifugiati i quali chiedono asilo. La Legazione li accoglie'tutti, compresi i più accaniti austriacanti. Alla Legazioné^auslriaca domina il terrore; a quella italiana vi è la più grande colina. Alle ore 13 si apprende che la situazione si aggrava sempre più e si conferma che il gruppo nazionalista è battuto e che gli insorti presero le mitragliatrici, facendo prigionieri gli ufficiali olandesi. Alle ore 16 la premi di Durazzo da parie degli insorti sembra inevitabile. Un'automobile italiana con bandiera bianca parte per la linea del fuoco e ritorna con feriti e morti abbandonali sulla strada del ponte, .Al palazzo del Principe la situazione della città è giudicata disperata c ogni 'resistènza impossibile.' Tutta la Corte scongiura re Guglielmo a mettersi in salvo. Il Re è riluttante e vuole rimanere al suo posto. Il Re, pallidissimo, e la Regina, accompagnati dal barone Aliolli e da alcuni giornalisti, escono dal palazzo, attraversano il piazzale dinnanzi alla marina, salutati dal le sentinelle è dai mar l'hai, e sopra una lancia italiana, accompagnati dall'ammiraglio Trifali, si dirigono, verso lo stazionàrio Misurata, che, come si sa, è la nave messa a disposizione del Re. Dal palazzo cala la bandiera albanese che viene innalzata sul Misurata dove il Re si trova. ' L'iniziativa di Alliotti Fuori, della città ' la fucileria continua vivissima. Avviene allora tiri audace, diretto intervento del Ministro Aliotti, che, con due membri della Commissione di controllo reduce dagli ozi di Corfù, parie in automobile verso il luogo del combattimeli lo, onde trattare con gli insorti. Gli addetti militari della Legazione, tenenti Boscia e Andreoni, accompagnano H Ministro col co-mandante di torpediniera Pini. Dopo una ventina di minuti, il barone Aliotti è di ritorno con un ufficiale olandete riconsegnatogli dagli insorti. Alle ore 19 ti tparge in città la novella che è intervenuto una specie di armistizio. Infatti la fucileria e le cannonate si sono da mezz'ora taciute. Gli insorti," a mezzo del Ministro d'Italia, chiedono domattina di trattare con il Re, e dichiarano che non attaccheranno nella notte e che trattengono in ostaggio i prigionieri. Il tenente Andreoni e il comandante Pini 'ti recano a bordo ad informare il Re della specie di armistizio intervenuto. Il Re subito dichiara energicamente di voler scendere a terra, nonostante che il Ministro d'Austria cerchi di dissuaderlo. Pare che il piano austriaco sia inteso.a fare partire il He. Alte 19 e un quarto il Re ti imbarca su una lancia del Misurata e ritorna a terra, salutato da un'ovazione del nostro piccolo gruppo. Più tardi ritorna a terra anche la Regina. L centocinquanta Malissori venuti da Sculari erano stati imbarcati per evitare un massacro nel caso di una invasione degli insorti. Gli insorti, a mezzo del barone Aliotti, hanno dichiarato che non attaccheranno \ la città durante la'notte. Alle otto di stamane -dovevano ottenere dal Re la facoltà di ve■aire al palazzo per trattare. Stasera la «r* *a«."ta. EtdMsi fi» UaUani, net- stino circola per le vie. La bandiera italiana sventola a tutte le finestre. Il Ministro d'Austria-Ungheria con la Legazione è rimasto a bordo della nave austriaca.. Chi ha salvato Durazzo è stato quindi il barone Allotti. La città pud dirsi nelle mani della Legazione italiana. Un picchetto di marinai austriaci sorveglia la Legazione d'Austria. Gli ostaggi degli insorti Ed eccovi ancora altri particolari di questa tragica giornata: anche il Ministro di Rumania e il generale olandese .Cleveer accompagnarono VAliotti alia laguna.a trattare con gli insorti. Questi dichiararono che avrebbero rispettato i. rappresentanli'europei, ma che volevano assolutamente\parlare col Re. Sono rimasti'in ostaggio pdegli insorti quattro ufficiali olandesi, parecchi ufficiali albanesi ed il capo dèi Malissori.- - Coma vi dicevo, al combatti mento al ponte della palude la massima parte dei nazio ; voluto imbarcarsi e fuggire. Per la prima VvoUa ìe vie di Dura:z0 furono invase da donne mussulmane urlanti di terrore di, scinie> accorrenti alla Legazione italiana \ad implorare rifugia nalisti fuggi, ma parecchi dettero prore di eroismo, morendo vittime del loro dnvere.\Naturalmente i più vili furono coloro chesi erano mostrati i più accaniti, contro l'Italia. Ma la Legazione accolse tutti egualmente. / Ecco un notevole episodio : Il vecchio Mehemet pascià Teltovo, montò a cavallo recandosi solo vetso gli insorti per dissuaderli dall'attaccare Durazzo. Una indescrivibile confusione avvenne al pontile dove tutta la popolazione avrebbe i a o l l u , o a i e , a e a II.Ministro Aliotti è l'eròe della giornata, poiché fu per la grande sua energia che si evitò, almeno per ora, la presa di Durazzo con le conseguenze che ognuno può immaginare quali avrebbero potuto essere. Si ritiene che il Re potrà rimanere, qualora un accordo coi capi mussulmani approdi ad un risultato soddisfacente per cssi, e sopratutto per Essad. L'onda dei fuggenti terrorizzati Nell'ora pia tragica, mentre VAliotti andava verso oli insorti, u ministro d'AustriaUngheria, evidentemente disorientato, domandava che cosa stesse avvenendo ai giornalisti! VAliotti durante tutta la giornata percorse infaticabile Durazzo, impartendo disposizioni, obbedito ciecamente e premurosamente da tulli. Fra i primi a fuggire sulle lande della nostra marina fu il famigerato Dervis- Ilima,- l'anima del movimento che ha condotto a queste tristissime conseguenze. Però il Dervis Hima fu pregato 'di rimanere a terra. Dinanzi al luminoso specchio d'acqua del Pontile vi era lutto il vario cosmopolita mondo durazzino. in preda al terrore, che le barche della marina accoglievano e versavano incessantemente sulle navi. I fuggenti gridavano, piangendo, la propria nazionalità e naturalmente mai si vide una così compatta e generale dichiarazione di italianità. Alla fine l'ufficiale preposto all'imbarco gridò: « Io non riconosco più che due funzionalità, quella di coloro che hanno paura e quella di. quelli che non ne aveva già varcato la soglia e merito del l'Italia., E' caratteristico l'episodio dei Malissori. Deciso il giorno 22 il loro allontanamento era stalo dato loro l'incarico di recarsi a Kavaìa dove si diceva riunito un forte nucleo di ribelli. Vestendo i loro costumi, essi attraversarono Durazzo. Alle 6 del mattino dopo j Malissori, che si erano diretti a Cavaia, erano già di ritorno: avevano passato la notte lungo la via ed avevano deciso di, ritornare a Durazzo, dicendo che il loro compito era quello di difendere la persona del Re e non di andare incontro al nemico. " E' ^vostro dovere ! „ Veramente scultorea fu la frase che il eom.andante Pini, recatosi a bordo del Misurata ad invitare il Re a scendere, disse, dinanzi alla esitazione di Guglielmo a ritornare a terra. Come ho accennalo, il Re sembrava volersi attenere al consiglio del ministro d'Austria-Ungheria che cercava di dissuaderlo dal tornare al Palazzo. « E voi credete — disse il Re al Pini — che io possa e debba.tornare? » « Mueslà — rispose il pini — e vostro preciso dovere il farlo! » I primi che verso le ore 15 accorsero verso il teatro del combattimento furono l'ingegnere Moscia, il tenente Boscia e il signor Galli sull'automobile dell'ingegnere Moscia, condotto dallo chauffeur Cervoni. II loro scopo era di raccogliere i feriti. L'artiglieria dei nazionalisti apri il fuoco a mezzogiorno e questo entrare in azione dei cannoni fu certamente .una misura detestabile, perchè aocioù negli insorti - le intenzioni bellicose. hanno... Adesso passi chi vuole1 » ... . j .. 7 . ..' . Allora un onda di terrorizzati si bullo nelle barche: uomini, donne alla rinfusa. Oggi Durazzo è alla mercè degli insorti.-•Se il Re ha potuto tornare al palazzo di cui Probabilmente, te l'artiglieria non foste entrata in azione per orline degli ufficiali olandesi, ti sarebbe potuto evitare lo spargimento di sangue. Già vi ho accennato al più disastroso effetto dei cannoni, i cui proiettili colpirono alle spalle i difemori stessi. Si ignora agicora la entità delle perdite di ambe le parti, che debbono essere siale notevoli. 1 cadaveri denudati coprono le vicinanze del ponte della palude. Il triste corteo Quando si è imbarcata l'onda dei fuggenti, il piazzale dinanzi al palazzo. reale rimase deserto e una calerla di marinai 'italiaiii ed austriaci si era dislesa fra rere\trata del palazzo ed il pontile. Fra quella patena passò il Re a testa china, spettrale.- Si udivano ancora le cannonate. Seguivano il Re il barone Aliolli e l'ammiraglio Trifari, a. capo scoperto, e tutta la Corte tremante. La sola che pareva avesse conser- vaio qualche cìiergia era la Regina. I ha.m- bini realt er""° *lati i»>,"in'uU mezzora\vri'"a- 1 W«'i del triste corteo riswmaro V™1*1;;^M^fJf.^Tà^ì ciala. Il Re scese macchinalmente allagando-, seguito dalla Regina, aiutata dall'ammiraglio tri-fari. Qualcuno intanto si affannava sul ietto del palazzo attorno all'asta della bandiera albanese per farla discendere. Coloro che avevano accampa-^ guato il Re e che dovevano rimanere a terra si schierarono mentre la lancia che portava Guglielmo si allontanava. Guglielmo li salutò colla mano. E1 impossibile prevedere la soluzione im mediata degli avvenimenti.. La Legazione austriaca ha, pel momento,: assolutamente cessato di funzionare. 11.solo Ministro:M-Vanesi che abbia accompagnalo II Re a"bordo del Misurata .'e Mulid bcij. Unteti- vertimento generale è nelle cose e negli e- venti che il barone Aliotti, Ministro d'Ila- Ha, cerca di dominare a vantaggio dell'ae- cordo internazionale. Sulle bande degli ar- mali, che hanno concessa una tregua, im- r.t*.„ ..„,.„..i„.L„ i.„ ARNALDO CIPOLLA.