L'atroce sofferenza di quattro superstiti del "Columbian,,

L'atroce sofferenza di quattro superstiti del "Columbian,, Cóme si pix<6 non morire L'atroce sofferenza di quattro superstiti del "Columbian,, Ritrovati dopo 20 giorni! Lo spaventoso racconto del primo ufficiale (Per radiotelegramma da bordo del Seneca) Halifax, 18. | mDa radiotelegrammi giunti, quattro su-: perstiti della terza scialuppa del Columbiaii, iasono stati raccolti dal vapore americano! Scncha, dopo essere rimasti per quattordici, • • i. j ' . .. giornim balia dell'Oceano. Essi sono il pri- mo ufficiale Tier e tre membri dell'equipaggio, Kendal, Vallanger e Ludwige. Le persone che avevano preso posto nella terza scialuppa erano quindici, ma ad una ad una undici di esse morirono di fame e di freddo. Gli ultimi quattro, allorché furono salvati, non avevano da bere che qualche sorso-di acqua piovana e non avevano più un biscotto ed avevano dovuto cominciare a rosicchiare il cuoio delle loro scarpe. I disgraziati per due giorni poterono avvistare tre vapori, ma non riuscirono a farsi scorgere. Dopo il secondo giorno, non videro più una nave all'orizzonte. Essi ebbero molta pioggia. I quattro superstiti si trovano sotto le cure dei medici e migliorano rapidamente. Ecco maggiori particolari: Quattro uomini emaciati, debolissimi, i quali venti ore prima avevano abbandonato ogni speranza di sopravvivere, furono sbarcati questa sera dal vapore americano Seneca e trasportati a questo ospedale, dopo peripezie che ben pochi uomini hanno soppor- tat0 senza perire. Essi erano gli ultimi su n i l o e perstiti del Columbian e furono raccolti dal Seneka ieri mattina a -10 miglia a sud-ovest dell'Isola dei Castori ed a 150 miglia dalla costa della Nuova Scozia. Il loro salvataggio fu operato appena in tempo per salvare loro la vita. Il comandante del Seneka dichiara che ormai i quattro uomini non avrebbero potuto più vivere sulla scialuppa più di 24 ore. Quando i naufraghi furono avvistati dal Seneka, un quinto uomo si trovava ancora vivo, cioè, il vice-cameriere Triell, ma la commozione, che provocò in lui la vista del vapore salvatore fu così forte, da ucciderlo. Quando il Seneka si avvicinò alla scialuppa, il canotto conteneva quattro vivi ed un cadavere. Intorno al cameriere Triell si racconta questo interessante episodio. Appena il Columbian fu salpato da Anversa il Triell sognò che pet*"giorni sarebbe rimasto in una scialuppa rfWló .mare' e avrebbe finito coi morirvi', undici dei quindici uomini, che discesero nella scialuppa nella notte dei tre maggio, vi morirono di freddo e di fame. La maggioranza fu costretta a bere acqua salata a ciò fece peggiorare le loro condizioni. Alcuni di essi impazzirono ed aumentarono., le sofferenze atroci dei loro compagni. Uno degli ultimi a morire fu un fuochista del Columbian, certo Jacob, un russo, il quale impazzito tentò di uccidere con un'ascia i suoi compagni, che poterono soltanto dopo una lotta disperata, ridurlo all'impotenza. I quattro ultimi superstiti avevano rinunciaito ad ogni speranza. L'ultimo, biscotto se ne era andato e cosi pure l'ultimo goccio d'acqua era finito. La morte si profilava loro innanzi, quando ocr fortuna avvistarono il fumo del t Seneka Ae dopo un periodo di ansietà indicibile i quattro vennero scoperti. Sono un primo ufficiale del « Columbian », due marinai ed un fuochista. Il primo ufficiale ha soltanto 23 anni ed è nativo- di- liverpool, uno è un marinaio canadese e due altri marinai svedesi. Il primo ufficiale ha i piedi in cancrena e bisognerà amputarglieli. Le sue estremità si. ingrossarono tal mente entro gli stivaloni da marinaio, che non poterono venire levati o fu necessario atgliarli a ^zzi V'andò fu tratto a bordo del . Senek-a ,. Gli. al.tri tre 8a4lvatl soffrono Principalmente pef. la ™™« „-„..,„ ,„„„ „„„ ,,rammn il giovane primo ufficiale fece una dramma Uca narrazi0^e de,le pefipezie tra8C0rse. *\ i] A) — Io ero di guardia quando avvenne l'esplosione del Columbian' — diss'egll, in perfetta calma malgrado gli atroci dolori al piedi. — Diedi cubito l'allarme, facendo alzare tutti i compagni. Subito dopo avvenne un'altra esplosione, anche più terribile della prima, che fece saltare In aria tutto il ponte. « Credo che le fiamme dell'incendio trovarono nella stiva il gas prodotto dal carbone. 11 gas scoppiò immediatamente. Altre esplosioni seguirono a pochissimi minuti di distanza: tutto il Columbian era un braciere ardente. Noi non potevamo indugiare a procurarci delle provvigioni. Avevamo appena tempo per buttarci in una scialuppa e per abbassare questa in mare, giacché di minuto in minuto il piroscafo sembrava affondare. Alcuni di noi non avevano che le mutande e la camicia. Un mozzo aveva soltanto un paio di calzoni e tutto il dorso ignudo. Un forte vento ci spinse verso nord. - • Noi non potemmo prendere gli strumenti della navigazione e mentre andavamo alla deriva verso il Nord, capimmo presto che facilmente avremmo potuto incontrare qualche nave. Il mattino seguente avvistammo un vapore appena a tre quarti di miglio a nord. Era l'alba. Il vapore passava veloce coi lumi accesi. Dalla sua grandezza, credo fosse VOlimpic. Disgradiatamente noi non avevamo nemmeno uno zolfanello e non potemmo fare dei segnali. Alzammo però un coro, un gran urlo, ripetutamente, ma purtroppo' non fummo uditi, n giorno seguente avvistammo un vapore che era lontano circa cento miglia Io alzai il mio impermeabile sopra un remo e10 sventolai a lungo, ma invano. Nel pomeriggio dello stesso giorno vedemmo un vapore, credo fosse il Franconia. « Disgraziatamente vedemmo anche il Fmnconia allontanarsi e sparire, dopo avere percorse le acque circostanti senza accorgersi di noi. E' impossibile descrivere la nostra deso lazione. Il tempo,, per fortuna, si fece alquanto migliore. Però nei tre o quattro giorni che seguirono, due o tre volte il mare s'ingrossò e la no*ra scialuppa si riempiva di acqua. Dovemmo lavorare a vuotarla continuamente. Abordo non avevamo che cinquanta, litri di acqua dolce ed una latta, piena di biscotti. Io assegnai un bicchiere di acqua per ogni uomo al giorno, ed un biscotto per ogni pasto. Dopo la prima settimana l'acqua e il cibo scarseggiarono c i nostri compagni cominciarono a soffrire atrocemente. Fu soltanto dòpo la prima settimana che, purtroppo, abbiamo avuto dei morti. .Allora no: togliemmo ai morti le scarpe e ne triturammo .il cuoio in modo da faine una specie di pasta mescolando questo cuoio coi pochi biscotti che ci rimanevano; non era un cibo appetitoso, ma nelle condizioni in cui ci trovavamo era l'unica maniera per prolungare la nostra resistenza.11 primo morto fu un oliatore a nome Hull. -Il primo ufficiale fece quindi il raccontodelle atroci sofferenze dei suoi compagni e della pazzia da cui alcuni furono colpiti. I superstiti prestarono, ai moribondi tutte le cure possibili facendo enormi sacrifici per serbare agli agonizzanti l'ultima goccia d'acqua, l'ultimo biscotto; ma inutilmente. I compagni morti dovettero essere buttati in mareDue, che soffrivano atrocemente, st gettarono in mare e, per quanto i superstiti H cercassero, non fu possibile ritrovarli. (Daily Chiaritele).

Persone citate: Hull, Kendal, Seneca

Luoghi citati: Anversa, Franconia, Nuova Scozia