Giornali e Riviste

Giornali e Riviste Giornali e Riviste a Adolfo dAssier, che fu discepolo di Augusto Comic, - ha lasciato sul suo maestro un quaderno di ricordi, che è ora pubblicato dalla Berne. La prima volta che egli entrò nelia^ parlamento del filosofo positivista vide net . i„«c.?uìera \ bilancia che serviva a pesare t pasti del padrone di casa e trovò questo nel suo salotto, seduto dinanzi al caminetto uà duo candelieri scrupolosamente simmetrici: il discepolo concluse subito che si trattava dt un uomo ordinato. Infatti, A. Corate lo era Uno ali intolleranza. Non poteva soffrir discu». sioni, s: esprimeva come un geometra a st credeva infallibile. Le lotte dei partiti alla Camera lo mettevano fuori di sè: « Ma dieno il potere a Satana, magari, purché ci sbarazzina da; chiaccheroni I > Amava l'assolutismo • la dittatura. Giulio Cesare era per lui « l'incomparabile ». Detestava l'ambizione guerresca di Napoleone I fino a proporre di equipaggiare una flotta per riportare a Sant'Elena quell* spoglia maledetta; ma Unì per perdonargli in, grazia del 18 brumaio, che aveva rovesciato ' un Governo 'libero, il suo eroe favorito erai': l'Imperatore Nicolò, che trattava da collega o '■ al quale indirizzava del « brevi ». che resta» vano sempre senza risposta. Infatuatissimo di sè. si credeva, col Littré, il 30I0 degno di figurare all'Accademia delle Scienze, e finì anche coi litigare con lui. sebbene 11 Littré lo avesse tolto dalia miseria, il suo gusto per il potare personale gli valse il favore dell'Imperatrice c il permesso di continuare le sue conferenze ai Pala's-Royal. col pretesto che il positivismo era la sola dottrina capace di disciplinare il socialismo. « C'era del Torquemada e del Ro* bespìerre — dice Adolphe d'Assler — nella sua fisionomia quasi feroce. Mi disaffezionai di questo monomane senza cessar di ammirare "opera sua ». Alla Banca Operaia di Taranto è stato posto ali asta e comprato per 32,350 lire un topazio, che è unico al mondo ed ha una storia interessante. Si tratta di un topàzio brasiliano del peso di 1591 grani, ed un blocco di topazio di simile peso e durezza pare che non esista in nessun luogo. Su un lato del topazio è incisa a puuta di diamante, quasi per intero, una figura di Cristo: è un Ge9ù raffigurato nell'atto di spezzare il pane. Attraverso il topazio il Cristo appare in un vero fulgore di gloria ed in una splendida luce. La sorprendente immagine fu scolpita in, rilievo dall'Insigne incisore Cartello, nel 1870, spendendovi attorno ben 15 anni di lavoro. Come Tiotè egli trovarsi in possesso del topazio non si sa. Si dice che 11 gioiello era destinato a Ferdinando. II dei Borboni; altri dicono che re Ferdinando lo avesse affidato al Cartello affinchè vi scolpisse la figura ai D'isto slmboleggiaute l'Eucarestia, perchè 11 topazio forse donato quindi al Papa dell'epoca. Venuta meno la dinastia dei Borboni, il topazio fu offerto a Vittorio Emanuele IT. ma per varie vicende esso rimase al Cartello, e quindi ai suoi congiuti ed eredi. Di qui altro vicende e tentativi fatti per venderlo. E le occasioni non mancarono, tanto che un amatore offri oltre 100 mila lire, ma non si raggiunse mai l'accordo per le pretese dei proprietaridel topazio, il quale figuro in varie Esposizioni, e fu portato anche all'estero, suscitando ovunque ammirazione. Il gioiello venne finalmente acquistato dal cav. Francesco dura, di Taranto, il quale, dopo i sacrifici incontrati per comprarlo, dovette pignorarlo per 12 mila lire. Quando la Regina Margherita era ancora . Principessa di Piemonte. Giulio Monteverde fu ospite della reale villa di Monza per fare il busto dell'augusta signora. Veramente, quando lo scultore si recò a Monza invitato a rimanervi qualche tempo per fare questo busto, nou aveva pensato che sarebbe stato ospite dei Principi ed era sceso all'albergo. Presentatosi all'indomani dal Principi per prendere i loro ordini e sapere a quale ora la Principessa era dispósta a ' posare, il principe Umberto gli domandò dove eia sceso e diede ordine mandassero subito a prendere i suoi bagagli per portarli olla Villa. La Principéssa posò parecchie volto. Un giorno, mentre l'artista, più del solito compreso del suo lavoro,, cercando forse di superare qualche difficoltà, si era fermato a guardare silenziosamente, l'opera sua, la Principessa si fece dare un pezzo di carta' e lina matita dalla marchesadi Villa Marma e incominciò a .disegnare...la testa dell'artista. Quasi istintivamente senza rendersene conto, il Monteverde rimase fermo qualche minuto, 11 tempo necessario perchè la Principessa potesse disegnare con pochi tocchi, uno schizzo assai rassomigliante. « Altezza - disse dopo qualclicistante l'artista - non sono io che devo posare... ». a va bene... Sarà stato un piccolo intermezzo». E mostrò il disegno. • Vi manca però una cosa » - disse allora il \frmtpverrte. « Che cosa? ». « La firma». E la Principessa firmò con due parole in latino 11 ritratto che l'artista conserva gelosamente. — Cosi il Mantegazza in Cronaca d'oro. a a i t „ a in fondo rovesciato nulla e che della, sua gran e collera non resta che un po' di semuma. uno , ^nomerà P^curiosi queste IW™** manda per 'eccessiva pudicizia. Si trattava Jean Richépin, il poeta francese, che recentemente ha provato l'amarezza di un fiasco elettorale, doveva tenere tempo addietro una conferenza a Boston, per il che era stato pagato a forfait da un impresario. Questi, che ci teneva a mostrarsi gentile, qualche ora prima della conferenza consegnò al conferenziere un fascio di banconote, dicendogli: ■r Prendete-, giacché ho il denaro con me, tanto fa ch'io vi paghi subito». «Benissimo — rispose il Richépin. — Il compenso anticipato è ottimo per rendere più chiara la voce... Ma noo vi pare che la cosa sia un po' imprudente da parte vostra? ». « Come sarebbe a dire?. — lece l'impresario. — Io so benissimo che voi non ve la batterete all'inglese prima della conferenza. Il vostro nome è troppo noto! ». « Non posso che ringraziarvi della vostra buona opinione — replicò Richépin. — Ma supponete che io muoia... in questo momento stesso... ». « Oh! — dichiarò freddamente l'americano — questo non importerebbe niente. Ho già calcolato ohe incasserei altrettanto facendo vedere il vostro cadaverel ». — dosi la rivista U Secolo XX. DI tanto In tanto, un'ondata di pudore, ch«j non si sa donde venga si abbatte minacciosa e implacabile sul teatro e sulla letteratura, e sembra dover tutto travolgere, finché ci si accorge, dopo ch'è passata, che essa non na di rappresentare alla Corte, durante un certo viaggio a Fontaineblau, la commedia del Molière- Le coca imaginaire. Ma il titolo apparve subito un po' troppo vivace alle orecchie delle caste e nobili dame, quelle stesse, beninteso, che nei teatri di società si divertivano senza arrossire alle porcherluole del signor Colle. Per ordine del Re, Le cocu tmaainalre fu annunciato sotto il titolo: Falsi allarmi [slcD e cosi, ancora una volta la mo- raie fu salva. Luigi XV era stato pronto a i mettere la sua brava foglia di fico a Molière. a i , - — Cosi Comoedia. In molti parchi, con ingresso a pagamento, Il solleciti e noiosi ciceroni mostrano al visi¬ e piute" e "pubblicate d^" un geniale" sVorico. che a fi pm vecchio albero conosciuto è un cipresso a altìssimo, che protegge colla sua nera ombra " fantesca il cimitero, di .Santa Maria del i - Tuie, piccolo villaggio dell'Intendenza di Oaxaca, in Messico, .il tronco di questo patriarca dei cipressi, misura, in circonferenza, nella parte più grossa trentotto metri. Humboldt, che ha studiato nel 1803 questo albe?» matusallemico, lo ritenne dell'età di cinque 4 seimila anni: questo... stato civile venne confermalo, negli anni seguenti, éa altri studiosi. L'illustre Humboldt incise sul tronco del- e. 1.^,0 un'iscrizione che si legge ancora, beo-', i Un» iiena oafi,ati caclr a undici anuL - tuo BICUB y""»". 0 «"""■

Luoghi citati: Boston, Messico, Monza, Piemonte, Sant'elena, Taranto