L' interrogatorio della contessa

L' interrogatorio della contessa L' interrogatorio della contessa Il Presidente dà ordine che la signora esca dalla gabbia-. La contessa attraversa a passo lento ed a capo curvo l'emiciclo: il suo fcnce- dere è nobile, pieno di distinzione. Nella sala il silenzio è profondo. La signora si siede, an- zi si abbandona sulla scranna e copre colle mani il viso, singhiozzando. Il Presidente ledice: «Si calmi: e necessario che ella ci dica tutto quanto vuole, colla maggiore serenità! » La signora con un fll di voce, dopo aver alzata La veletta, dico: «Di che cosa devo prima parlare? , — Racconti come è avvenuto il fatto — esorta il Presidente. La signora, sebbene abbia la voce profonda, parla sorrAiessamonte Una con fermezza. Dice: — Mi ero sentito male tutta la mattina, per. che ero In stato interessante. Senili suonare alla porta; erano le novo e mezzo; scesi di letto e .corsi ad aprire. Era l'attendente dei cavalli, certo Volpi Giuseppe, che veniva a portare della roba: presi gl. oggetti, li deposi in cucina e tornai a gettarmi sul letto. Dopo dieci minuti risuonò nuovamente il campanello. Era una persona di servizio che veniva ad offrirsi: la congedai: io credevo che l'ordinanza Polimanti fosse fuori, perchè non si era lado vivo quando-suoiiairono. Lo viai venire poi dopo qualche istante nella mia camera. Olii domandai: «Come va che siete in casa « non vi siete fatta premura di andare ad aprire?» Egli allora tentò d'abbracciarmi: io mi ritrassi e mi chiusi in camera. Il Polimanti più vóTOTbussò e tentò d'aprire, gl'ieuiutdo: «Che paura ella hai Non sono mica un assass.no! • lo intanto, che già ero sottol'impressione di dolori precedenti, pensai che cosi non si poteva andare avanti e presi ladecisione di' partire il giorno stesso, come dot resto avevo progettato, per recarmi a casa m-a, avendo bisogno di cura. La contessa descrive l'attimo fatale « Il Polimanti — continua la contessa — ritornò a battere alla porta, con voce più calma, dicendomi che gli dessi ordinazioni per la cucina. Io non sospettai .più che avesse ancora dei propositi aggress.vi, ma egli invece, appena gli aprii, mi si gettò, addosso abbracciandomi e gridando frasi di passione. Colluttammo per parecchio tempo; cercai di difenderm. in tutti i modi; mi stringeva sempre più a sè; mi baciava, sembrava uua belva:10 era pazza, lo dico rraucauiente, ero pazza! Ad un dato punto il Polimanti rallentò la stretta: io lo graffiai al viso ed egli pel dolore mi abbandonò per an istante. Eravamo, nella colluttazione, retrocessi fin nella stanza del bimbo. Sul canterano c'era la r.voliella di n.io marito. L'afferrai, la spianai solo per intimorirlo: «Lasciatemi! — gli gridai — se no vi sparo », ma il giovanotto, dopo aver retrocesso di un passo, avanzò ancora, dicendomi : « Non ho apural ». Nell'agitazione il colpo parti, ed io viui con terrore e con orrore cadere11 disgraziato: la terribile scena mi è sempre davanti agli occhi. Terrorizzata, allora fugg.'i chiedendo aiuto ai vicini ». La signora Oggloui ha parlato con voce ferma: solo il volto le Si è arrossato alquanto. L'occhio è rimasto limpido e colla sua na turalo espressione di fierezza. • Le contestazioni Presidente. — La rivoltella era nella fondina? Contessa. — Sissignore. Pres. — E la fondina eia aperta? Contessa — Non so se fosse aperta o chiusama m. pare che il giudice istruttore mi disse Lene era aperta. PJ"e,S' — Ella non ha pensato dì gridare&IUt07 Contessa. — lo ho preso 11 mezzo che primo mi si è offerto per difendermi: se avessi avuto un bastone o uiu irusta l'avrei colpii con quella. 1 Presidente. — Ma un'altra volta, venti giorni prima, ella ha ricorso ai vicini. Contessa. — Quel giorno non mi diede il tempo: il giovane citi in tale stato erre so non rossi ricorsa ad un'energica difesa sarei caduta preda delle brame di quel disgraziato. Presciente. — Non poteva gridare- affacciandosi alla finestra? La finestra era aperta. Contossa. — Non ne ebbi 11 modo. Avv. Rossi (di Pane cifrile). — Ma mentre il Polimanti batteva alla porta, ciò le era possibile! Cnn-t-essa. — Non credevo allora che Polimanti avesse ancora idee aggressive. Avv. Rossi - v.-- {.j;a non ricordava l'episodio di venti giorni prima? Quell'episodio avrebtoe dovuto metterla sull'avviso. Conlessa. — Ma li Polimanti aveva ripreso il tono umile e sommesso della sua voce egli mi pregava d: andare In cucina t! insegnargli a fare una vivanda. Io certo non credevo più • he n PfflJmnn'i avesse» :yjs!i pensio ri. Mi pare d'essere chiara, e più chiara di cosi non saprei davvero come esserel » » La signora pare un po' seccata dalle (itisi stenze dell'avvocato della P. C.: il suo sguardo diventa un po' duro e freddo, quasi meta! lieo. Presidente. — Da quanto tempo ella era i:i stato interessante? Contessa. — Dal mese di settembre. (La tra. gedia avvenne 1*8 ottobre). L'episodio del medaglione Presidente. — Lu sera precedente al fatto non avvenne un certo episodio d'un medaglione ? Contessa: — Sissignore; anche in quel gior no io mi sentii molto male: feci una piccola passeggiata in tranvia. Ritornata a casa, an dai in cucina, a vedere se il Polimanti avesse allestito il desinare; egli allora mi mostrò un medaglione, dicendo: «Ecco il suo ritratto •. Io restai sorpresa, e lo sgridai perchè si era impossessato cruna mia foioeiirrVa. Egli si scu. so. Io però non ebbi allora, per le mie condizioni di debolezza la l'orza di farmi restituire quel medaglione. Presidente: — Ne parlò ella a suo marito? Contessa: — Non ricordo Presidente: — Che contegno teneva 11 Polimanti? Contessa: — Era sempre stato buone, rispettoso e tranquillo. Finche venti giorni prima del fatto mutò contegno e diventò di una insistenza poco corretta, lo diventai, al lora, molto riserbata con' lui. Presidente: — Se olla non gli regalò il m*> | daglione, come potè impossessarsene il Po limanti? Contessa: — C'erano molte fotografie in casa. Avv. Rossi, di Parte civile: — Perchè ella I non avverti suo marito che il Polimanti si era approprialo della fotografia? Contessa: — Io ero molto ammalata, e non , ' t — r ci pensai in quel momento-, del resto, il Polimanti aveva chiesto a mio marito la lotografia mia, dei bimbi e di mio marito per suo ricordo. " lo capisco che un giovinotto possa perdere un poco la testa! „ Presidente: — MI vuol dire qualcosa dell'episodio di venti giorni prima? La signora, sempre con molta calma e con esattezza precisa, narra che una sera il Polimanti, rincasato un po' alticcio, le fece proposte sconvenienti, penetrando furtivamente nella sua camera. Ella lo percosse, gridandogli: «Siete un mascalzone; andate, andatr via! ». La signora riuscì a fuggire al piano superiore, a chiedere aiuto al capitano Bosio, il quale dava una severa strapazzata all'attendente. La mattina seguente 11 Polimanti bussò alla porta della camera della padrona chiedendole perdono, in nome di sua madre. Son madre anch'io — esclama l'accusata — e del resto capii che un giovanotto possa anche eccitarsi un tantino trovandosi a fianco d'una signora,.e lo perdonai e nulla dissi a mio marito. Io sono un carattere dolce e mite; io posso capire che un giovanotto — cosi ripete la signora — possa perdere un poco la testa. Presidente: — Clio può dirmi dell'episodio del bambino? Ricorda? ' Contessa: — Il Polimanti una volta tratto male il mio piccino, ed lo lo rimproverai aspramente. Egli mi rispose arroganiemente. 10 lo licenziai. Ma mio marito, al quale il Polimanti Ani, dopo una vivace scena, per chiedere umilmente scusa, lo perdonò, perchè gli era stato raccomandato dalla famiglia. Noi siamo stati, mio marito ed io. molto gentili col polimanti: lo trattavamo come un figliuolo. Egli certo non ci ricompensò di tate affetto. La Tiepolo non voleva sollevare uno scandalo Presidente : — n fratello del Polimanti non fu a-ià loro ordinanza? Contessa: — Nossignore Siccome era sarto, venne qualche volta in casa nostra per laIvv.' Rossi, di Parte civile: — Comeivadie ella non denunciò a suo marito il primo era ve attentato al suo onore, mentre subito riferì l'episodio, meno grave, del mal garbu verso il figliuoletto? . , „„_„„„„ Contessa: — Aveve combinato col capitano Dosio di cacciar via il Polimanti alla prima occasione per non provocare uno scandalo Mi fu questo contegno suggerito dal pensiero di non far del male al Polimanti, il quale mi aveva supplicato che lo perdonassi. L'interrogatorio u proceduto molto calmo, quasi freddo. La signora ha dimostrata una energia ed una forza d'animo singolari; non dimeno i! Presidente lo chiede se ò stanca. — Un poco — mormora rimontata. \liora il Presidente sospendo per qualch momento la seduta. La contessa però non lascia il suo pasto nell'emiciclo; sorseggia un cordialo. poi rimane assorta, a capo chi.io coile mani raccolte in grembo. Solo lo sguar do diritto e limpido, tratto tratto coire dal banco dei giuraci a quello dei giornalisti, con un'espressione ora Inquieta, ora ilg.da e fiera. Il pubblico intanto si abbandona a vivi commenti, ma l'alto mormcrìo subito viene represso non appena il Presidente riprende la seduta. 11 silenzio si fa di nuovo profondo: solo qualche singhiozzo della contessa interrompe questo silenzio. Avvocato Rossi (della Parto Civile) : — Nel medaglione sequestrato al Polimanti c'erano nei capelli. Può dire so siano suoi? Contessa: — Non lo posso dire, perchè non 11 vidi. Il giudice istruttore mi mostrò dei capelli dietro un mio ritratto in cartolina, trovata nel cassetto del Polimanti. Presidente: — E Li ha riconosciuti? Il ricciolo di capelli e la corrispondenza col giovanotto Il Presidente, intanto, fa vedere il ricciolo di capelli che è sequestrato. La signora lo •samina volgendolo e rivolgendolo ira le di a inguantate; poi dice: «Possono essere tanto .mei, questi capelli, come del mio piccine. ,iel resto il PoUiuanti poteva raccogliere dei miei capelli nella mia camera dopo che mi ero pettinata, mentre egli scopava, L'imputata, alle domande dalla Parte Civile oppone risposte calme, precise, esatte, con un atteggiamento sempre alquanto disdegnoso. V un certo punto ella, nell'interrogator.o, par landò del Polimanti, dice: — Le solito sciocchezze ! — Che intende dire con quella parola solile? - chiede l'avv. Bossi. Imputata (fieramente) : — Ho detto le solite •<ivVho77.e cle'-'li uomini, .non ho detto affatto le solite sciocchezze del Polimanti. All'Imputata poi è richiesto dal Presidente di spiegare perchè durante la villeggiatura mandò cartolino all'ordinanza con un faiso indirizzo. Ella dice: «Il Polimanti era molto devoto alla nostra casa d io avevo per lui ma affezione, come dire.... una affezione quasi di madre per un figlio. E?li quando a'n dò via da San Remo, mi pregò di -crive-g • 'Hle cartoline Illustrate con indiri7zo al r,.me di sua sorella' della quale mi aveva mot parlato c con affetto grande, "erchè riltrimen ti in Quartiere le cartoli le sarebbero p-'issati i traverso a molte mani e ne sarebbe sortiqualche inconveniente: diceva anche che un bersagliere non può ritirare fermo in, posia alcuna lettera o cartolina. Per questo io scrissi al nome della sorella usando frasi che certo non avrei usato se fossero stata spedite direttamente a lui.... Avv. Rossi (di P. C.): — Non potevi ella mandare al Polimanti lo cartoline senza la qualifica di bersagliere? Cosi egli avrebbe po iute ritirarle, termo poeta» . Li à Av. Cinon pa divisa per andare a ritirare le cartoline 1 P. M. (all'imputata): — :Non le parve un otterfugio poco onorevole? Contessa: — Egli si mostrava preoccupato che le cartoline non passassero in quartiere P. M. ; — Ma non le pare che quelle frasi un po' troppo affettuose pare inviate al! orella ma ricevute dal Polimanti, potevano estare quel sospetti che si cercava di evitare? L'imputata dice che l'istruttoria le ha riveito che 11 Polimanti le aveva teso un tranel- 0 per poi gettare con quelle cartoine, che •gli andò con vanteria mostrando a parecchie ersone, del fango su lei e sulla sua famigliai Cartoline illustrate e frasi d'amore Si leggono queste cartoline illustrate sulle ,uali ricorrono queste frasi: Ti penso con 1 fletto torte. — ri bacio con affetto. — Saluti tffettuosi. La contessa osserva le cartoline e e riconosce per sue. Un. Raimondo: — Mi pare che ^e queste artollne avessero avuto un intendimento col.evole era molto più sempice scr.vi.re per •aera I Avv. Rossi — ^'on scrisse la contessa quattro mesi fa una lettera al Polimanti? — Sissignore — risponde recisa la contessa. — Scrissi da Cairo Montenotte perchè mi necessitava di scrivergli. Eni una lettera nella quale davo degli ordini come una padrona può fare col suo .domestico. P. M. — E perchè questa lettera Ina lndl■ nzata direttamente al Polimanti? Contessa — il Polimanti era rimasto In caso nostra a San Bemo coi piccini. P. M. — Gli altri attendenti furono sempre rispettosi verso lei? Contessa — Sissignore, sempre! Mio marito ed io fummo molto benevoli e cortesi coi nostri attendenti e nessuno di essi ebbe però il carattere.... — e <iui la contessa ha una parola aspra verso il morto — come il Polimanti. P. M — Ella, signora, va soggetta a delle convulsioni? Contessa — Sissignore, a delle convulsioni istero-epilettichel Il Rappresentante della legge fa descrivere alla signora la frequenza la natura e il carattere di tali convulsioni che, dice la contessa; 10 incominciarono dall'età di 18 anni per lo spavento provato alla morte di una sua intima amica che si avvelenò per errore. P. M. — Può precisare? Contessa — No, non vi è bisogno che dica 11 nome della povera amica mia! Il fatto avvenne ad Aquila. La signora fa a questo punto la storia clinica delle sue convulsioni, ma afferma che da parecchi giorni prima del fatto ebbe ripetuti accessi di questo fenomeno nervoso. P. M. — Crede che 11 suo stato di gravidanza avesse aggravato queste sue condizioni? — Sissignore! — risponde la imputata. Ma pure, sempre garbatamente, il P. M. insiste nel voler sapere particolari sui suol mali. La signora risponde, con un tono un po' sec cato: — Ma lo chieda ai dottore! L'on. Baimondo o--serva che è inutile continuare l'Interrogatorio su questo terreno perchè i giurati non sono tenuti a credere alla descrizione che una imputata possa e voglia fare delle sue malattie mentali e nervose. Allora si muta argomento e si parla dei bagni a San Remo s la contessa dice che il Polimanti aveva precipua cura di sorvegliare i bambini. p. M. — Non stava anche in barca col Po limanti? Contessa — Una volta sola mi recai col Polimanti Ih barca, ma c'erano anche la governante ed i miei piccini, tton credo che in tutto ciò ci sia del male — dice neramente non capisco Come ci possono essere state delle persone capaci di architettare delle supposizioni ingiuriose da questo semplice fatto. P. M. — In quel periodo ebbe occasione di riprendere la sua ordinanza per mancanza di rispetto? Contessa — Mai! P. M. — Era donnaiolo 11 Polimanti? — CredoI — risponde l'Imputata. Si leggono le brutte copie di due lettere trovate nelle cassetta del Polimanti, Esse sono scritte sopra uno stesso foglio. Una, che contiene delle frasi amorose vive, un po' banali, ma che non accennano a rapporti di indole Intimissiina. appare indirizzata alla contessa. L'altra è la brutta copia di una lettera che 11 Polimanti avrebbe scritto per una certa Letizia fidanzata, che voleva respingere le proposte del nuovo spasimante. Corrispondenza amorosa o soliloquio di spasimante? La Parte Civile vuole dimostrare, che la lettera alla contessa, lettera clandestina, fu spedita effettivamente: invece la difesa sostiene che essendosi trovato la brutta copia della Tetterà nella cassetta del Polimanti vuol dire che la lettera non fu mandata: fu insomma il soliloquio di un amante senza speranze. La discussione si anima, si prolunga, si diluisce fino al tedio. La contessa ascolta tranquillamente e tratto tratto sorseggia un corJiale. La signora è impettita: il suo volto è composto ad una calma quasi austera. Gli avvocati discutono ancora sul valore o sulla portata di quella brutta copia, ma 11 Presidente alla fine si stanca e rinvia l'udienza a domani mattina. La contessa si alza ed a pas-i lenti e gravi esce dall'aula. Poco dopo la solita vettura con le tendin" abbassate attraversa la folla e riporta la conlessa al Carcere giudiziailo. CINI*

Persone citate: Bosio, Bossi, Contessa, Dosio, Rossi, Tiepolo, Volpi Giuseppe

Luoghi citati: Aquila, Cairo Montenotte, San Remo