Il giubileo di un autore drammatico

Il giubileo di un autore drammaticoIl giubileo di un autore drammatico (Achille Torelli) Nel 1864, mi giovane dt renfanni, dava nel Teatro dei Fioremtóni di Napoli i miai primi saggi di arte drammatica. Aveva nome Achille Torelli; la mia giovinezza, il suo fervore, 2 ano ingegno pronto e vivace avevamo diffuso attorno a lui un piccolo movimento di interesse, di simpatia, di aspettazione. Le prime commedie: Amori di corte e Dopo morto erano ancora semplici esercizi scolastici in versi martelliani, ma La missione della donna aveva qualche virtù maggiore di composizione e di attraenza. Il pub hlioo aveva in cominciato a concedere al giovanissimo autore un po' di q.uell'at- vcepmpcdgtonzione che Paolo Ferrari, il Castelvec- ^chio, il Fortis, e, prima ancora, il Ciooni ì e il iTiaoometti, avevano quasi interamente assorbito coffle loro opere. Il grave dram' ma romantico o naturalistico, l'ampio com- '. medione artificiato complicato di tesi e d'intrighi ohe trionfarcmo col Poeta e la Ballerina e la Morte Civile, col Ridicolo, con Prosa, e oom la Donna e lo Scettico, col Cuore ed Arte e con la Statua di Carne sembravano già quasi far sentir troppo il loro peso. La Missione della donna era qualcosa di greggio, ancora, di incompleto, ma di più sn<illo nel tempo stesso. Tuttavia, quando poco dopo apparvero gli Onesti, quando venne La verità, l'aspettazione fu ripètuta-, mente delusa. Bisognò attendere una me- j moranda sera del novembre 1867 perchè A- jchine Torelli col trionfo dei Mariti, nel tea- I tro Nicoolini di Firenze, offrisse uno dei i casi più singolari nella storia dela lettera- -tura drammatica del secolo scorso I Mariti diedero al giovane di ventitré anni, fervido di speranze, ma pressoché ignoto, all'infuori dei primi non sempre proeperi tentativi, la corona di una celebrità improvvisa. La commedia corse per l'Italia |vittoriosa e. fascinatrice di tutti i pubblici: j il nome del suo autore fu levato alle stelle. I Ben parve che fosse sorto allora chi dovesse jrapire lo scettro del teatro italiano a quell'altro autore, che pure aveva trionfato con un Goldoni, e a cui non si risparmiavano malumori e acerbe critiche. Paolo Ferrari rispondeva dal canto suo al trionfo dei Mariti con un'altra vittoria clamorosa: Il duello. Le due commedie rap 'presentavano come due scuole: questa, il lteatro a tesi aperta, esplicita, prestabilita e visibile in ogni figurazione e circonvoluzione del suo complicatissimo intreccio: quella un teatro a morale più leggero, meno dogmatico, meno schiavo delle dimostra¬ zioni tematiche, meno vincolato e prigio- utero dei problemi sociali, e della teorie. Tanto l'una quanto l'altra hanno per cir, ca mezzo secolo dimostrato la loro energia ! vitale: ma / Mariti aucor'oggi,, dopq aver occupato per quasi dieci lustri le sceme di tutti i teatri d'Italia, dopo aver anch'essi sopportato gli assalti del tempo, delle mo- de, dello forme, dei capricci e delle nuove abitudini, si sentono più freschi e più agili, più vicini, alla vita., c'alia semplicità del l'arte trionfa.trice degli anni, che non la formidabile disquisizione romantico-natura- lista sociale affidata al macchinoso intrec- ciò del Duello. I Mariti e Achille Torelli sono come un fenomeno nella, storia del nostro teatro contemporaneo. La commedia è passata florida, fiera delle sue forze, del suo rinnovantosi fascino attraverso la varietà dei tempi, del pubblici e dei sentimenti, con un po' di- eterna giovinezza, o di eterno buon senso morale nella sua anima. Ancor oggi essa resiste: ancor oggi la si va a ricercare come un «semolate di quelle ampie rappresentazioni di vita e di caratteri, dove non sia soltauiito la fatica di un solo o di una coppia di interpreti intesi a raooogliere su di sè tutta la somma di interesse e di effetto sul pubblico, ma un'equilibrata varietà di aziouè per un grande complesso di personaggi; — ancor oggi, la si riporta non di rado alla luce della scena, tra le preziosità, i pervertimenti e le sottili rmafldziiB della commedia psicologica contemporanea, tra gli impeti illusori dei drammi violenti ridiventati nuovi sui vecchi tronchi artificiali; tra le facezie parigine delle pochades, ed essa riconquista ancora il suo posto d'onore dinanzi ai nuovi pubblioi con la dignità di una nobile signora, oon la sicurezza di chi non ha perduto 'la fiducia nelle vive energie della sua arte leggiadra di seduzione, con la cullila della 9iia bella armonia di voce e di sentimenti. Gli attori ricorrono «incora a 'lei spesso per comporre quei quadri d'interpretazione complessiva ohe si fauno sempre più rari nelle commedie nuove, e sempre più difficili con le presenti condizioni della compagnie dtrnimimaibiche. Noi 1867 i Mariti ebbero nascendo, raccolta attorno a sè una schiera di interpreti che si chiamavano Cesare Rossi, Teresa Bernieri, Annetta Campi, Giacinta Pezzana, Franoeeco Ciotti, Enrico BeHi Blanes e Luigi Beilotti Bon. Tutti costoro erano radunati in una sola mirabile compagine sotto la guida del Bellétti Bon ; oggi uà simile stuolo compatto .e valido di forze personali si scindirebbe .per lo meno in sette compagnie! n • Ma'il fenomeno non è la commèdia soltanto, è Achille Torelli stesso. La commedia vincitrice del tempo, che rimarrà certamente come uno dei monumenti significativi e durevoli dello svolgimento dell'arte drammatica nel sc«cw> XIX, riassume in sè la storia e l'essonza del suo autore. Degli altri autori contemporanei o a lui vicini, noi possiamo o potremo dire la varietà dell'opera. Paolo Ferrari non è soltanto nel Goldoni, o nel Panni, o nel Duello, omelie Due Dame: è un po' in ciascun» di «atte, e ciascuna di tutte esprime e ricorda a. nei damati fi <mck *t M »fè«ftk Jan. * k varia abilita del «io talento; Giuseppe Giocosa non ci si svela nella isola Partita a scacehi, o ned. Tristi amori, o nel Come le foglie ; parlando di Ini, il nostro pensiero passa per molteplici esemplari ; della sua attività. Ma pel Torelli mo. Egli, dopo aver scritto per cùiquanb'affini pel Teatro, è rimasto l'autore dei Mariti. La sua storia, il suo nome, la sua gloria, la sua eredità sono racchiuse nel giro di questa cinque atti. ' In verità il caso d'Achille Torelli è singolare. Il trionfo dei Mariti non fu il capriccio soltanto di tin momento, non fu soltanto ^'effimero entusiasmo d'un pubblico. Anche i,a ì duchessa dt Bracciano, tragedia di un certo D'Agnillo sollevò in quei tempi un indicibiUe coro di .lodi, oome fosse destinata ad iniziare '. » rinnovamento tragico; ma chi ricorda oggi ancora la tragedia brionfatrice ed acclamata e il nome del suo oscuro autore? La commedia del Torelli ha ricevuto invece del tempo la sanzione del suo valore, della sua saldezza, della sua resistenza : ma il suo autore non ha saputo di poi scrivere un'altr'opera che ne uguagli il pregio e ne raggiunga l'intima energia. Mentre per altri autori il tempo ha distrutto, dopo la prima fiammata di entu aiasmi, il ricordo dell'opera e la fama del no¬ dcmrdpasfvst, mo> P*r 3 Torelli la fama dei Mariti s'è man j tenuta integra e pura ed ha circondato la fijgura dello-scrittore — che dopo la prima gio I vanii© conquista, ha affaticato l'esistenza te i t*Ta in dolorose sconfitte, — di una luce di -rispetto e di simpatia. Così poterono compirai il singolare fenomeno d'un autore drammatico vivo tuttora sul tea'tro per l'energia costante di .una sola commedia, e il raro caso di una fama ciroosorifbfca in un punto solo di una lunga attività, come un lembo di verde in |una solitudine deserta. j Quest'uomo che ha ormai raggiunto i setr I tant'anmi, questo scrittore che lungamente si jlenzioso. è vivo ancora nell'arte e nella me- 'moria dfigili uomini pei-, la bellezza e la vita di una creatura della sua prima giovinezza, appartiene, vivente, già alla storia. Il ciclo della sua attività si è chiuso da molto tempo; egli potè scrivere ancora in quarant'amni quindici o venti commedie, ma esse non han no 'lasciata altra traccia di sè che quella d luna tormentata operosità di scrittore che va nainente insegue i sogni e i fantasmi di una mela raggiunta una volta, e quindi fata%nente smarrita. L'energia della sua concezione si è cristallizzata in un circolo ristretto di idee e di figure, di impressioni e di sensazioni : il \ suo, parve un arresto improvviso di vitalità r dopo un atto vigoroso di forza-. Discorrendo, un giorno del suo Teatro, io ini chiedevo : » Che è mai passato ueìl pensiero di Achille Torcili duranteil lungo periodo che ci divide da' suoi- Mariti? Le .ansiose perseveranti battaglie di ohi, 'ignoto, tonta , strappare alla fortuna un sorriso ed mi fa jvore» ch« cos;1 soaio.di frante ai tormentosi assalti di chi, vincitore un giorno, prova ad ogni nuova opera l'amara disillusione di una conquista fallita? Egili può talora nella sua ! coscienza stmtirai soddisfatto del proprio la |voro, ma no, il publico nella sua crudele am¬ mirazione per quanto un giorno da lui ebbe, gli perpetua bell'animo il rammarico, gli accende nel cuore più vivo il dolce e insieme aspro ricordo" di un tempo. Egli può dopo i Mariti, scrivere la Moglie, comporre le stanne antiche e donne moderne, dipingere Una corte nel Secolo XVII, può diffondere un rasoio dell'antica luce in Scrollino,, può da più larerhe figurazioni sceniche passare a piccoli episodi delia vita e della fantasia nel Chiodo scaccia chiodo, aeM'Asino di Bvridano, ma la folla gli ripete: non sono i Mariti, le platee sospirano / mariti, la critica inesorabile gli mette ogni volta sotto gli occhi quelle due care, terrìbili parole: / mariti. Questa tortura della propria fama ha inseguito il Torelli per lunghi anni : egli rimase cosi antemente tra due diversi sentimenti : la soddisfazione di aver dato al Teatro,italiano una delle poche buone e vitali commedie del secolo e il disagio di non poter pareggiare con altri quel fortunato e geniale saggio d suo talento drammatico. Nella virtù stessa dei Mariti sono i germi della decadenza e delle vane prove successive dello scrittore, il Torelli non ci ha dato oon quest'opera la vasta commedia di tipi di caratteri, non l'ha appoggiata e imperniata su una giaiiide tesi o un vasto problo ma. Piuttosto chie*un tutto organico compatto, attraversato dal filo d'una grande azione conduttrice, I mariti sono un quadro o una successione di quadretti che debbono, secondo l'autore, illustrare e provare urna vecchia sentenza, ohe il teatro moderno ha già più volte commentato-: il buon marito fa la buona moglie. Non protagonisti quindi, ma una serie di protagonisti, non unità di intreccio, ma una pluralità di casi, o di coppie coniugali che debbono con la loro particolare parallela azione concorrere nella dimostrazione del principio ; una molteplicità di episodi, di scenette ohe con vergono, ognuna per proprio conto, allo scopo dell'autore. Per ciò i Mariti rappresentavano nei tempi in cui sorsero, una reazione alla commedia macchinosa, al teatro a tesi, di cui il Ferrari importava dalla Francia l'influenza. C'è quindi più italianità ed originalità nei Mariti ohe in tutto il teatro morale e sociale dell'autore del Ridicolo. C'è un maggior senso di vita, di freschezza, di liberazione dagli artifici scenici: e sopratutto, più che dalla grandezza del pensiero e dalla profondità dell'osservazione, più che dal vigore dei tipi e della loro analisi, più che dalla forza e dalla complicata ingegnosa architettura scenica, la virtù dei Mariti deriva da una geniali armonia dì elemento e di colori, dsj*le fe- a a i a a te e ri o n te k J li Mento del Torelli è più acconcio all'analisi che alla sintesi : egli meglio che il tutto, vede le parti, e i Mariti sono non già un tutto, ma un mirabile congegno di parti, un lampo di geniale analisi espressa in un armonico quadro. Fate che questo lampo non si ripeta, o si manifesti con minor splendore di forza e di luce e voi avrete le opere successive del Torelli: la moglie, Fragilità, Amor che dura:, Scrollino, ecc., dove incontrerete qua e là scene, tipi, ambienti, episodi di squisita fattura, quadretti di energiche pennellate e di acceso color drammatico, ma a cui mancherà quello spirito che li riunisca in un solo grande organismo scenico e infonda, come .da un'arteria in tante piccole vene, il sangue che dia la vita alla complessa creatura. L'attitudine del Torelli a creare eccellenti trattò di rappresentazione di vita, piuttosto che a imaginare in tutta .la sua alterezza il fantasma di un'azione organica, la fortunosa vicenda di ogni sua opera condannata a subire 'il confronto con la prima e più felice sua commedia, l'ansia tormentosa dell'autore che mal sa distaccarsi dal lavoro imperfetto della sua fantasia e della sua arte, spiegamo un altro fenomeno dell'autore dei Mariti: il mmameggiamento continuo, la fatica assidua essscpuucteili demolizione e di ricostruzione che egli ha !fatto subire alle sue open Le scene migliori di una commedia caduta o di cui-egli non sia soddisfatto passano in un'altra, attorno ad un particolare squisito che ha potuto salvare da qualche naufragio egli costruisce altre scene ed altre situazioni : il materiale si scompone, si riordina con incessante fatica nelle sue mani: ad un vec- chio edificio egli rifa un piano, ora due, ora : tutti ; ma il materiale ò sempre lo stesso, la [isanomia ne rimane sempre un po' sconnessa e framuneutaria come quella di una casa' rifatta con vecchi mattoni o con le demolizioni di un'altra. Egli ripiglia persino le prime concezioni giovanili e le risottopone al suo lavoro di rifacimento. Dagli. Onesti de' suoi primi eaggi di teatro trae La contessa di Har!/n ; dal Fra mi. umori; e l'altro deriva Y Asino di Blindano, con la materia di Donne anti- jche e donne moderne cerca fabbricare varie ialtre commedie. Mutano i titoli : ma l'opera completa, felice, originale, nelle sue lumie I e nel suo spirito non si compone più ^^j^sue mani. E intanto in questo tormento as-|Vsiduo anche le belle-qualità s'affievoliscono e svaniscono; il dialogo, così bello, così lucido, così vivo nei Mariti diventa confuso, ritorto : pi ni-Pocruraliane di dir troppo o di essere: ip. «occupazione di (Ut t toppo o a^J^" jDpiù acuto e penetrante lo trasmuta spesso in, voun enigma. I particolari si complicano affl'ec-1 fiun enigma, i parwcow 1' \flcesso: le situazioni non si profilano più net-.cte. ,limn.de- ma si fanno ognor più confuse, iSnCrnri&r*romtottate CJpietonolie, arcniteiiaws... „ . ;e'""V"""', ~ ,'• „ „™ jeCosi e che se noi voghamo respirare 1 aria j^pura e semplice della buona commedia, dob- bu- ^ ™. ^(„nara a mmi he- immarno' ancora e sempre ritornare a quei ne- enedetti Mariti. .ila che importa? La vecchia, gloriosa commedia anche se toccata in qualche parte della persona dall'opera roditrice del tempo; anche se diventata un po' semplice ed ingenua ne' suoi movimenti interiori di fronte alie agitazioni e ai fremiti dello spirito presento, è pur sempre quella che rimarrà come uno dei termini ricordabili nella non ^ ricca fioritura del nostro teatro nazionale. Ed è ben quallla ancora che può far da sola onore ad un nome. Per questo, ora che nella sua vecchia Napoli si -sta per festeggiare il giubileo letterario di Achille Torelli, il ricordo cioè di un'attività cominciata or sono cinquantanni, e spiegata nella buona e nell'avversa fortuna con un costante nobilissimo senso di dignità e di- arte, nessun titolo più alto,'più sintetico, più onorevole può aggiungersi al nome e alla vita di lui, che quello di autore dei « Mariti ». Il vecchio scrittore — Don Achille — come lo chiamano oordiailmente e rispettosamente gli amici e i famigliari, è ben il superstite venerando di un secolo, è ben quegli che reca ancora tra le sue mani vive e l'offre al pubblico dog'una sua vivente creatura, superstite anch'essa tra le molte del suo ingegno e le infinite che le sono nel Teatro di cinquant'anni cadute attorno sepolte e obliate. Ricordandolo ed onorandolo ora, si riapre per un momento una delle pagine che non sono più sai-tonto cronaca effimera di teatro, ma appartengono alla storia dell'arte dram- matica. E non sono molti quelli che hanno il diritto di scrivervi il loro nome, anche se esSo debba essere legato ad una sola opera DOMENICO LANZA. sfodd0sasfoptusfinmdpAcgdvavfqnpmdnflp1pmvrr1edRsnistdectsd

Luoghi citati: Bracciano, Firenze, Francia, Italia, Napoli